2. Una strana Grifondoro
L'occasione per
parlare con Nagini si presentò qualche giorno dopo;
senza rendersene conto, entrambi stavano sfilando lo stesso libro da uno
scaffale della biblioteca.
- Scusa, non ti avevo
visto.
Tom rispose con un
sorriso appena abbozzato, e lasciò che la ragazza prendesse il libro. Che
diavolo doveva farci Nagini con "Vita e Opere
dei Fondatori"?
- Scusami tanto, però
mi serve...
- No no, stai tranquilla, prendilo pure-, disse Tom, cercando di svincolarsi il più presto possibile.
- Beh, se però ti
serve per studiare...-, Nagini tirò un sospiro, come
se stesse raccogliendo coraggio, - prendilo pure, Tom.
Ma ti prego di darmelo il più presto possibile.
Il ragazzo prese con
riluttanza il libro, e non potè fare a meno di
notare, in quel momento, quanto Nagini fosse carina:
i boccoli castani, un po’ ramati, le ricadevano sulle spalle, lucenti, mentre
alcuni erano legati sulla nuca con un nastro rosso. Gli occhi verde-castani
spiccavano tantissimo fra le ciglia nere e folte. Un rosso vivo le imporporava
le guance e le labbra.
- A dire la verità-,
continuò il Serpeverde, - devo solamente cercare una
data. Posso dartelo fra qualche minuto.
- Fai come vuoi.
Adesso devo scappare, però. Ci possiamo vedere a cena nella sala grande. A più
tardi... mi raccomando!
Nagini se n'era andata e Tom, come al solito, non aveva saputo cosa dire.
Scosse la testa, poi
aprì il libro cercando quello che gli interessava.
Il capitolo su Serpeverde era quello più lungo; ci volle più di qualche
minuto per trovare ciò di cui aveva bisogno.
- La Camera dei
Segreti...
Pronunciò quelle
parole ad alta voce, senza rendersene conto. Più leggeva, più veniva rapito dal
contenuto del testo. Probabilmente l'autore doveva essere avverso a Serpeverde, viste le parole dure con cui ne parlava. Ma a Tom importava ben poco.
- "...nascosta
da qualche parte nel castello di Hogwarts... entrata
mai rinvenuta...".
Chiuse il libro di
scatto, infilandolo poi dentro la sua cartella. Nagini
avrebbe dovuto aspettare, per averlo.
Corse nella sala
comune della sua casa, che a quell'ora era
praticamente deserta; gettò la cartella su una poltrona, il mantello
sull'altra, trasse fuori il grosso libro e si immerse di nuovo nella lettura.
Quello era il secondo libro, in tutta la biblioteca, che parlasse della Camera
dei segreti. L’altro libro lo teneva già da diversi mesi, e non aveva
intenzione di restituirlo. Da tempo conduceva una vita ambigua, divisa fra le
apparenze da salvare e l'interesse per cose proibite da coltivare. Avrebbe
dovuto fingere più di prima, d'ora in avanti.
D'un tratto, udì
movimenti fuori dalla porta d'ingresso alla sala comune; mise il libro sotto la
poltrona, e finse di dormire.
I passi si
avvicinarono, e poco dopo si sentì scuotere lievemente. Si rese conto che era
il professor Silente ancora prima di aprire gli occhi, visto che la lunga barba
castana e un po’ brizzolata gli aveva fatto il solletico al naso.
- Riddle,
ragazzo... tu studi troppo-, il professore rise, - un tuo compagno mi ha detto
di averti visto correre qui, pensavo che stessi male.
- Tutto bene,
professor Silente-, rispose, con finta voce assonnata, - mi sono soltanto
appisolato.
- Meglio così...
Fece per andarsene,
poi si voltò di scatto, - Non vieni a cena, Riddle?
- Oh, certo signore.
- Allora ci vediamo
là.
Si congedò con un
sorriso; Tom tirò un sospiro di sollievo non appena
Silente sparì. Quel professore era un tantino ficcanaso quando voleva, gli dava
un po' sui nervi il fatto che sorridesse sempre, e che sembrava sapesse tutto
quello che succedeva dentro Hogwarts. L'unico del
corpo docenti veramente in gamba.
- Oh, Tom, rimani con noi!-, lo pregò ancora Terry
Flint, tirandogli il lombo del mantello, - Non fai altro che studiare e
studiare!
Tom si alzò dal tavolo,
- Lo sai che a mezzanotte devo fare la ronda, se non comincio presto finirò
tardissimo.
Alla voce di Terry si unirono anche quelle di altri Serpeverde,
che lo pregarono di stare un po' con loro a fare baldoria.
Rimase a malincuore;
pensava in continuazione al libro sotto il cuscino del suo letto, gli mancavano
poche pagine per finire il capitolo su Serpeverde.
Non doveva fare altro, i compiti li aveva già fatti prima di andare a cena.
- E non sapete che
battuta ha fatto Tom!-, Terry
stava raccontando un'altra delle strabilianti partite di Quidditch,
accompagnando le parole al mimo, - La Pluffa è
schizzata dentro il centro perfetto della porta! Poi Tom
è passato accanto alla tribuna a velocità incredibile, e...
- Eravamo tutti là, Terry!-, disse qualcuno, facendo ridere tutti i presenti.
Tom faceva il modesto,
cercando di spostare l'attenzione su qualcun altro.
A Terry
si aggiunse Freya, che però si mise a raccontare
l'incredibile caduta che aveva subito il mese scorso. Poi d'un tratto, mentre
tutti gustavano il budino al cioccolato, tutti quelli seduti di fronte a Tom si zittirono.
Il giovane prefetto
sentì una mano sulla sua spalla e Terry, proprio di
fronte a lui, spalancò gli occhi sopra la testa del compagno di squadra con
aria molto stupita, mentre gli altri si erano messi a parlare sottovoce fra di
loro.
Tom si voltò, trovandosi
alle spalle Nagini più imbarazzata che mai. Con che
coraggio una Grifondoro si intrometteva in un'allegra
discussione fra Serpeverde? Era ben conosciuto
l'antagonismo fra i Serpeverde e le restanti case.
Qualcuno mormorò
qualcosa di molto spiacevole, mentre Tom si era
alzato dal tavolo per parlare con Nagini. Adesso la
sovrastava di una decina di centimetri.
- Mi dispiace davvero
tanto di disturbarti, Tom, credimi-, mentre parlava,
la ragazza si torturava le mani, - ma quel libro...
- Te lo darò stasera
stessa-, tagliò corto Tom, - non preoccuparti.
- No... non è per
questo. Mi serve, capisci? Mi serve adesso.
Nagini era più rossa di una
fragola, e Tom era prossimo a diventarci. Nessuno dei
due sapeva più cosa dire, mentre l'intera tavolata dei Serpeverde
continuava a fissarli cercando di cogliere qualcosa dalla loro conversazione.
Tom afferrò un braccio
di Nagini, ed insieme si allontanarono a grandi passi
fuori dalla sala grande; si lasciarono un mare di mormorii alle spalle.
Il ragazzo non aveva
più intenzione di nascondere il suo imbarazzo.
- Senti, Nagini...
La ragazza lo zittì
con un gesto, - Prima che tu dica qualsiasi cosa, Tom,
ti prego di scusarmi ancora per averti disturbato...
- Sta' zitta un
attimo!
Nagini arrossì ancora di
più, chinando lo sguardo, incapace di sostenere quello di Tom.
Il ragazzo si rese conto di averla spaventata, e riprese con un tono più calmo.
- Non devi scusarti,
non ce n'è motivo. Volevo solamente chiederti perchè hai tanta urgenza di avere
quel libro.
- L'hai già letto
tutto, Tom?
- Veramente...-, si
zittì un attimo, - no, non l'ho letto tutto.
- Allora ti prego...
finiscilo presto. Non dovevo lasciartelo, questo pomeriggio.
Tom doveva fare molta
attenzione a quello che diceva, visto che quasi bisbigliava. Tirò un sospiro,
passandosi una mano fra i capelli. Nagini ebbe un
fremito.
- Perché hai
insistito che lo prendessi, allora, se ne avevi così bisogno?
La ragazza sollevò il
piccolo viso, e Tom potè
vedere i suoi occhi lucidi. - Volevo... essere gentile-, rispose, con la voce
incrinata, - tu lo sei stato con me l'altro giorno, nella serra, volevo
solamente ricambiare.
Nagini singhiozzò, e scappò
via farfugliando scuse.
Tom rimase esattamente
al suo posto, confuso. Non aveva mai conosciuto qualcuno così strano in tutta
la sua vita. Che motivo c'era di reagire a quel modo... mettersi a piangere,
addirittura! Era davvero COSI' sensibile? Si pentì addirittura di averle fatto
delle domande... pensò di scusarsi, anche se in fondo non aveva avuto alcuna
colpa... già si vedeva chiamarla un attimo a parte, il giorno dopo a colazione,
suscitando ancora la curiosità nei suoi compagni... a che diavolo pensava?! Si
era completamente rammollito davanti a due occhioni
verdi?!
Continuando a
rimproverarsi, tornò nel dormitorio a prendere il libro. Gli rimanevano appena
quattro pagine, che divorò camminando, mentre si avvicinava alla torre dei Grifondoro. Fermò un ragazzo a caso, uno biondino e rotondetto, - Fammi il piacere di darlo a Nagini Renn, per favore.
Il ragazzo rimase
imbambolato davanti al dipinto della Signora Grassa, che nascondeva l'ingresso
alla sala comune dei Grifondoro, stringendo un grosso
libro fra le mani: incredibile, aveva parlato con un Serpeverde,
con quel bravissimo cacciatore della squadra di Quidditch!
E gli aveva addirittura chiesto un favore! Avrebbe dovuto chiedere a Nagini come si chiamasse... proprio non se lo ricordava.
Non appena portò la
tazza di latte alla bocca, una sonora e dolorosa pacca alle spalle quasi gli
fece sputare quello che stava bevendo. Tom si voltò
di scatto per prendersela col responsabile, e dovette calmarsi un attimo quando
vide che si trattava del giovane professor Kent,
l'istruttore di volo della scuola.
Kent godeva di molto
successo fra il pubblico femminile, e non solo a scuola; era stato portiere
della squadra nazionale inglese di Quidditch per due
anni, poi aveva lasciato tutto, improvvisamente. Si diceva che avesse seri
problemi di salute; i più pettegoli sostenevano che avesse avuto guai col
dirigente della squadra.
- Riddle,
ragazzo mio!-, lo salutò Kent, gioviale, - Pronto per
l'amichevole?
- Non so se
giocherò... ho troppe cose da fare, professore. C'è la mia riserva pronta.
Kent aggrottò le ciglia
bionde, - Un vero peccato!
Lo salutò con
un'altra violenta pacca sulle spalle, e Tom fu
tentato di ricambiarla, senza affettuosità però. Che persona petulante, Kent!
Si mise in bocca una
ciambella ancora calda, agguantò la cartella ai suoi piedi e si alzò per
correre in biblioteca; aveva ancora mezz'ora di tempo prima della lezione di
Silente.
Tantissimi sbattiti
d'ali attirarono l'attenzione, e si voltò per assistere alla scena quotidiana
dei gufi postini. Come al solito, nessun messaggio gli aveva cambiato la
giornata.
Andò a Incantesimi
col pensiero fisso di andare in biblioteca quando fosse stato possibile,
chiedendosi, guardando il resto della classe fare pratica, se fosse stato
possibile saltare quelle lezioni, visto che sapeva già fare quelle cose; fra
l'altro, era un eccellente autodidatta.
Uscito dall’aula,
urtò con violenza uno studente; lo guardò in cagnesco prima di raccogliere i
libri, - Fa' attenzione, diamine! Meriteresti almeno dieci punti in meno alla
tua casa!-, poi filò via, lasciando il ragazzino prossimo alle lacrime.
Cominciò ad avanzare
verso la scalinata principale... ed ecco Nagini...
incredibile come, in quei giorni, si incontravano praticamente dappertutto!
Tom notò che la ragazza
era insieme ad altre tre, e una strana luce le illuminava il viso: era
raggiante, per nulla timida e rabbuiata come ogni volta che le aveva parlato;
forse non l'aveva mai notata, nella sua naturalezza, se ne rese conto tutto in
una volta.
Rimase inebetito a
fissare Nagini che scendeva le scale insieme alle
compagne. Solo qualche attimo dopo si rese conto di quello che stava facendo;
era una fortuna che lei non l'avesse visto, non avrebbe sopportato di doverla
affrontare.
Seduto a una
scrivania della biblioteca, qualche minuto dopo, cercava di concentrarsi sul
testo sotto ai suoi occhi. L'ennesimo manoscritto storico su Hogwarts. Nemmeno un accenno alla Camera dei Segreti;
avrebbe dovuto fare tutto da solo, la curiosità lo stava divorando.
Impossibile chiedere
a un qualunque professore, visto che era palese che quello fosse un argomento
proibito, come ogni cosa che riguardava Serpeverde.
Chiuse di botto il
libro, e lo ripose al suo posto. Forse avrebbe dovuto cercare nella parte dei
libri proibiti? Gli serviva in ogni caso un'autorizzazione di un professore,
altrimenti non avrebbe potuto fare nulla. Si sarebbe inventato qualcosa.
La Camera gli stava
davvero a cuore; una delle poche notizie che aveva a riguardo (trovata nel
libro che teneva con se e che non aveva intenzione di restituire) diceva che
fosse stata costruita da Serpeverde per contenere una
sorta di arma, qualcosa di molto potente che avrebbe dovuto servire a lui e ai
suoi eredi per epurare Hogwarts dai mezzosangue. Tom detestava i mezzosangue, così come odiava tutti i babbani, anche se nelle sue vene scorreva in parte sangue
di quel tipo. Lo faceva sentire sporco ogni volta che ci pensava.