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Autore: Nild3    01/04/2005    17 recensioni
Tom Riddle è un giovane studente fuori dal comune: è carismatico, ambizioso, eccelle in tutte le attività che svolge. E nasconde un segreto più grande di lui, qualcosa che cambierà non solo il suo destino. E pensare che non è l'unico...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. Il Prefetto perfetto

 

Una timida luce investì le sue palpebre, causando uno spasmo che rovinò l'armonia del suo viso. Strizzò gli occhi, poi li spalancò. Era l'alba.

Le tende del suo letto a baldacchino erano aperte; dagli altri letti provenivano sbadigli e sussurri. Anche i suoi compagni si erano svegliati.

Stiracchiò gli arti intorpiditi, poi si mise a sedere sul letto.

Alla sua destra, alcune candele accese fluttuavano annoiate sopra il comodino. Sarebbe stato bello svegliarsi col bel sole caldo, preludio della nuova stagione, ma quel privilegio non era destinato a chi dormiva nei sotterranei.  Si alzò, prese i vestiti dal baule ai piedi del suo letto per andare subito a vestirsi. Qualcuno gli disse "Buongiorno!", lui ricambiò con indifferenza, uscendo dal dormitorio.

I bagni erano già pieni.

Aspettò il turno per farsi la doccia pensando a cosa avrebbe dovuto fare quella mattina: colazione nella sala grande, inizio delle lezioni...erbologia, forse... bene, le serre di prima mattina erano stupende. Adorava l'odore di terra umida, le bellissime goccioline di rugiada sulle foglie delle piante. I colori sgargianti dei fiori. Il rosso. Colore della vita. E anche del sangue.

Scosse violentemente la testa sotto il fruscio d’acqua calda, come per distrarsi da quei pensieri.

Si asciugò, si vestì, si mise davanti uno specchio.

Alle sue spalle, i ragazzi chiacchieravano allegramente; qualcuno di loro, ancora assonnato, era vittima degli scherzi dei compagni. Altri, sveglissimi, ripassavano ad alta voce formule e pozioni. Alcune risate.

L'immagine che rimandava lo specchio era tutt'altro che sorridente, o meglio, pareva che non sapesse sorridere. Ma quando lo faceva, pareva che si illuminasse tutto il volto, pareva un dono prezioso di cui pochissimi potevano godere. Una gioia per gli occhi. Le belle labbra carnose si inarcavano in un sorriso appena abbozzato, i lineamenti del viso si ammorbidivano. Gli occhi sprigionavano una luce magnetica, diventando dolci. Lo stesso loro colore, quello del cioccolato, richiamava alla mente dolcezza.

I capelli ricadevano afflosciati sulla candida fronte, a formare un ricciolo morbido e nero.

Si sistemò la cravatta alla perfezione, continuando a guardare la sua immagine. Era diventato un po' narcisista, era come se non riuscisse a staccare gli occhi dal suo bel viso.

- Scusa, devi fare molto?

Un ragazzo alle sue spalle era impaziente di utilizzare lo specchio. Si voltò verso di lui, con uno sguardo indecifrabile.

- Oh... scusami tanto. Fai pure, aspetterò.

- Stavo giusto andando via-, si affrettò a rispondere, con la sua voce forte e calda, - accomodati.

Il compagno stava ancora ringraziandolo quando uscì dal bagno.

- Buongiorno!

- Ciao!

- Ehi, come va?

Rispondeva a tutti con il suo bel sorriso, fermandosi a parlare pochissime volte. Quasi tutte le ragazze che incrociava finivano col chiacchierare fra di loro, con le guance scarlatte.

Lo doveva ammettere. Aveva un fortissimo ascendente su tutti, un carisma particolare che riusciva ad affascinare chiunque. "Il Prefetto perfetto": così lo chiamavano le sue ammiratrici più accanite, che lo sommergevano di sguardi e sospiri.

Dal canto suo, adorava essere ammirato così tanto. Era come se avesse sopravvissuto per anni. Solamente lì, ad Hogwarts, si sentiva vivo, si sentiva un essere particolare.

E lo era veramente, Tom Riddle.

Detestava l'estate per il fatto che dovesse tornare nell'orfanotrofio di Little Hangleton, un posto che riconosceva come casa e prigione insieme. Soprattutto in quel periodo, visto lo scompiglio spaventoso provocato dai babbani e la loro stupida guerra. Da quando aveva ricevuto la chiamata per Hogwarts, detestava il mondo dei babbani. Perché, perché non era nato in una famiglia di sangue puro?! E, innanzi tutto, perché non era nato in una famiglia?!

Se avesse conosciuto suo padre, un giorno, aveva promesso a se stesso che gli avrebbe fatto molto male. Non appena pensava alla vendetta, ecco un sorrisetto malizioso dipingersi sul suo viso. Da un po' di tempo non pensava ad altro. Vendetta, violenza. Rabbia repressa, o semplicemente sete di giustizia?

Sapeva solamente una cosa, Tom: era un essere eccezionale. L'abilità con cui svolgeva i suoi compiti era assolutamente innata. Possedeva un grande senso del dovere. Eccelleva in tutte le materie, persino nel Quidditch.

C'era una cosa che non sapesse fare? Non l'aveva ancora trovata; sapeva addirittura parlare con i serpenti, un segreto che custodiva gelosamente. Se si fosse saputo in giro, l'avrebbero letteralmente adorato, oppure l'avrebbero disprezzato, e temuto. Solamente questa prospettiva lo attirava: essere temuto.

Spalancava gli occhi con avidità ogni volta che leggeva le biografie dei grandi maghi del passato; divorava senza ritegno tutto quello che riguardasse la storia; la vita e le opere del grande Salazar Serpeverde, in particolar modo. Non a caso era prefetto della Casa che portava il suo nome.

Tom Riddle era una celebrità in tutta la scuola; non c'era studente che non conoscesse il suo nome, il suo volto.

In qualità di prefetto era molto impegnato, e fra lo studio e le altre mansioni aveva davvero pochissimo tempo da dedicare a se stesso. Ma ritagliava ugualmente minuti preziosi da passare in biblioteca.

Studiava, memorizzava, leggeva più che poteva.

Un alunno modello.

Non aveva molti amici; a parte i suoi compagni di dormitorio e quelli di squadra, Tom dava poca confidenza alle persone, ma non perché avesse problemi nei rapporti con gli altri. Se desiderava conoscere qualcuno, lo faceva senza troppi problemi, visto lo strano fascino che esercitava sui suoi interlocutori.

Era famoso, insomma, come lo erano tutti i prefetti e i giocatori di Quiddicht delle case. Ad Hogwarts si diventava famosi anche per la propria famiglia, per i bei voti, per il coraggio, o semplicemente per la propria personalità, e  Tom aveva per l’appunto trovato una persona che minacciava la sua eccellenza, e questa persona era inespugnabile; questo lo tormentava.

Ogni volta che la vedeva sentiva vuoto allo stomaco come se gli fosse passato un fantasma attraverso, la guardava con disprezzata ammirazione. Odiava persino pensare fra se e se che lei lo turbasse.

Era una ragazza del quinto anno, sveglia ed intelligente, timida e solare. Qualità che Riddle disprezzava per le loro debolezze. Anche lui era molto intelligente, perspicace e voluttuoso, ma gli mancava qualcosa che Nagini Renn -così si chiamava la ragazza- possedeva in abbondanza, qualcosa che non era mai riuscito a capire.

Il nome di Nagini non era famoso, eppure tutti sapevano chi fosse. Non era ambiziosa, ma ugualmente aveva ricevuto cariche, rifiutandole.

Era una Grifondoro, e la rendeva ancora più interessante. I Grifondoro erano famosi per il coraggio, eppure lei sembrava sempre così timida!

Proprio notando un gruppo di piccoli Grifondoro, Tom attraversava la hall, quando suonò la campanella che annunciava l'inizio della giornata scolastica. Vide alcuni suoi compagni uscire verso il giardino, insieme ad altri ragazzi del Tassorosso, con i quali avevano lezione.

- Tom... ehi, Tom Riddle!

Era stato Terry Flint a chiamarlo, uno dei Cacciatori della sua squadra di Quidditch, compagno di stanza e forse unico amico.

- Si?

- Gli allenamenti, Tom...

- FLINT! IN CLASSE!-, la voce di una professoressa rimbombò per le scale dei sotterranei, e Terry sbiancò per l'imbarazzo.

- La Lumah mi ha obbligato a stare tutto il giorno con lei… dice che mi farebbe bene assistere alle lezioni dei più piccoli… ne parliamo a pranzo! A dopo!

I due ragazzi si scambiarono un gesto di saluto, e poi ognuno prese per la propria strada.

Tom assaporò a pieni polmoni l'aria fresca che spirava sulla superficie del lago, e che faceva il solletico agli alberi che separavano il territorio di Hogwarts dalla foresta proibita.

Si diresse verso le serre, dove il professor Garnett stava già facendo l'appello.

 

- E con questo, abbiamo finito.

Tom ripose l'ultima boccetta di polvere ramata nell'armadietto, mentre la ragazza in lacrime, seduta a terra, tirava ancora su col naso.

- Scusami ancora, Tom-, disse la ragazza, fra un singhiozzo e un altro, - ti ho fatto perdere tanto tempo... il pranzo è già stato servito, e tu sei qui a rimediare un danno che ho fatto io!

Il giovane prefetto le sorrise, - Non preoccuparti, l'ho fatto con piacere. E' stato anche un mio errore, dopotutto.

La ragazza rispose al sorriso non molto convinta, poi si alzò in piedi e sistemò i libri nella sua cartella. Chissà cosa avrebbero detto le sue amiche, dopo che aveva trascorso quasi un'ora da sola col prefetto!

Anche Tom prese le sue cose, - Adesso vado, Laura-, si congedò, - fra un quarto d'ora ho gli allenamenti.

Uscì dall'aula tirando un sospiro di sollievo, pensando a quanto si potesse essere sbadati. A Laura, una Serpeverde del sesto anno, era sfuggito un incantesimo perché l'aveva scossa per un braccio per attirare la sua attenzione, e tutti gli ingredienti dell'armadietto erano finiti a terra. Alcuni purosangue non meritavano proprio quel titolo.

Non gli era rimasto nemmeno il tempo per andare a pranzare, i suoi compagni l'aspettavano al campo di Quidditch per gli allenamenti giornalieri.

Corse nel suo dormitorio e indossò la divisa; il manico di scopa era pronto accanto alla porta, vicino gli appendi-abiti.

Si meravigliò non poco, quando al campo non trovò nessuno. Era in ritardo, ma non tanto da essersi perso gli allenamenti!

Sia le tribune che gli spogliatoi erano deserti; le bandiere con gli stemmi delle Case sventolavano annoiate alla brezza fresca. Nessun giocatore volteggiava nel campo. Ma dov'erano finiti tutti?

Che fosse successo qualcosa?

Tornò sui suoi passi per andare a cercare qualcuno. Se avevano deciso di rimandare tutto perché non era stato avvertito?

- Oh...

Alzò gli occhi. Davanti ai suoi occhi, sulla soglia del portone secondario, c'era Nagini Renn. Aveva un enorme sacco di terriccio fra le braccia, e dal colore della sua faccia era chiaro che non si aspettava di trovare qualcuno, fuori.

I due si fissarono per qualche secondo. Nagini, poi, abbassò subito i suoi occhi verde-castani sulle scarpe sporche di terriccio, e i boccoli castani le caddero molli sulle spalle.

Tom avanzò in sua direzione, deciso a non guardarla neppure; il modo migliore per evitare una situazione imbarazzante. Anche Nagini pensò la stessa cosa, e camminò per la sua strada, verso le serre. Gli occhi di Tom caddero sopra qualcosa che le era scivolata dalla tasca. Era una piccola bisaccia di velluto rosso, uno di quelle usati per le erbe. Doveva chiamarla ed avvertirla, oppure doveva portargliela di persona? Dopotutto era una Grifondoro, non occorreva che si mostrasse gentile con lei; non ne avrebbe guadagnato nulla. Scosse la testa, ed entrò nel castello. Si bloccò per un attimo, e tornò indietro, sul prato. Raccolse la bisaccia, e tastandola si accorse che doveva contenere monete. Sbirciò in direzione delle serre, ed intravide una figura nera che si muoveva all'interno.

Entrò nella serra numero due, piena di giovani arbusti di cicuta. Nagini stava depositando il sacco accanto al tavolo da lavoro del professore.

- Ehm...

Nagini si voltò di scatto, convinta ancora una volta di essere da sola.

- Credo che questo sia tuo-, Tom mise in mostra il sacchetto scarlatto, - ti è scivolato sul prato, qualche minuto fa.

- Ti ringrazio-, rispose Nagini, ostentando un sorriso sincero, - non me n'ero accorta per niente.

Lo prese, riponendolo nella stessa tasca dalla quale era scivolato.

- Cosa ci fai qua, a quest'ora?-, chiese Tom, guardando con insistenza il sacco alle spalle della ragazza.

- Ho portato del terriccio paludoso, serve a Garnett questo pomeriggio. Mi ha chiesto di occuparmene, quindi…

Tom colse una nota di nervosismo nella sua voce; dopotutto, anche se di Case diverse, lui era sempre un suo superiore.

- Mh... va bene. Ciao.

Non le diede tempo di ricambiare il saluto, ed uscì.

Si allontanò dalla serra a grandi falcate per tornare nel suo dormitorio. Incredibile come quella ragazza riuscisse a metterlo in imbarazzo. Si irritò ancora di più quando si sentì chiamare proprio da lei.

- Cosa c'è?-, le rispose con leggera impazienza.

- Tu sei Tom... giusto?

Il ragazzo annuì, ben curioso di sapere dove voleva andare a finire.

- Allora avevo ragione-, gli sorrise ancora, - tutto qui... ciao, ci vediamo!

Nagini tornò alla serra, lasciando Tom con una certa inquietudine addosso. Perché mai una Grifondoro doveva turbarlo tanto?

Fino all'orario di ripresa delle lezioni, si ritirò nel dormitorio a leggere.

Aveva preso alcuni volumi in prestito dalla biblioteca, tutti libri sulla storia di Hogwarts. Il nome di Serpeverde sembrava essere tabù, se non fosse stato per il titolo di fondatore della scuola che gli si doveva. Tom era certo che era molto vicino a scoprire qualcosa di importante; a sedici anni possedeva articolate nozioni di magia nera che aveva rubacchiato qua e la dai libri, proprio perché questa branca della magia lo affascinava da impazzire. Sentiva di esserne particolarmente portato. Il suo interesse per queste cose era nato giusto un anno addietro, durante una lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Silente, quel grande mago il cui potere era paragonabile solamente alla sua forza di volontà, aveva attirato l'attenzione di Tom parlando proprio dei rettilofoni; Salazar Serpeverde lo era, e a quanto ne sapeva lui, solamente pochissimi eletti possedevano quel dono. Che ci fosse un qualche collegamento fra lui e il mitico mago?

Ripensava a questo, mentre rileggeva per la decima volta lo stesso rigo, cercando di concentrarsi. I ragazzi del primo anno facevano un inferno nella sala comune, e non gli permettevano di studiare in santa pace.

- Fate silenzio! Insomma!-, tuonò una voce, che Tom riconobbe essere di Freya Ingreed, il terzo cacciatore della sua squadra. Finalmente qualcuno che potesse dargli spiegazioni dell'allenamento saltato!

Si recò alla sala comune per incontrarla.

- Oh, Tom! Dagliela tu una bella sgridata a questi bambocci, non stanno un attimo zitti!

Bastò la presenza del prefetto a incutere timore nei ragazzi che si inseguivano per la sala, ed ognuno tornò ai propri libri.

- Freya, dimmi... dov'eravate tutti, dopo pranzo? Sono andato al campo, e non c'era nessuno.

- Ma... avevo detto a Terry di dirtelo! Quasi metà squadra era impegnata con i troppi compiti, e così...

Tom si rese conto che non aveva più incontrato Terry perché non era nemmeno andato a pranzo, quindi non poteva saperlo.

Il pomeriggio, poi, si rivelò piatto e grigio.

A cena, Tom mangiò con particolare appetito un po' di tutto quello che c'era sulla lunghissima tavolata della sua casa. Notò ancora una volta Nagini fra i Grifondoro, ed evitò per pochissimo il suo sguardo.

Tornò poi immediatamente a studiare nella sala comune. Solamente a notte inoltrata chiuse tutti i libri ed uscì nel corridoio, per il giro di ispezione che toccava a tutti i prefetti; doveva assicurarsi che nessuno gironzolasse per la scuola oltre la mezzanotte.

Era così misteriosa Hogwarts, illuminata dalla luna. I raggi argentati producevano ombre inquietanti attraversando le vetrate dei corridoi, e i versi delle civette risuonavano con echi sinistri fuori, nella foresta proibita. Non era ancora riuscito a sgattaiolare fuori per andare a dare un'occhiata di notte.

Passeggiare lentamente per i freddi corridoi lo rilassava; si sentiva avvolto dalla potenza magica dei secoli, ne respirava l'odore, si sentiva parte di tutto questo. E pensava in continuazione al fatto che secoli prima, anche Serpeverde aveva camminato per quei corridoi. Il ricordo del grande mago gli portava alla mente la sua innata facoltà. Era una cosa di cui andava fierissimo, perché lo faceva sentire in qualche modo vicino al grande Salazar. Sarebbe diventato come lui, un giorno. E non avrebbe avuto nemici.

- 'sera, Riddle.

- 'sera, Phoenix.

Il prefetto dei Tassorosso, un ragazzone alto almeno due metri, lo trattenne un po' a parlare, poi tornò al suo giro di ronda. Erano le due passate quando tornò a letto.

 

 

  
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