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Autore: Marianna 73    15/12/2016    14 recensioni
Scelte che uniscono, trascinano, separano e ricongiungono. Scelte che condizionano un'esistenza ma che spesso poco possono contro l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tempo

“Mantieni la tua promessa, ti prego…”
Quelle parole gli ridondano dentro, respiro su respiro, battito su battito. 
Non riesce a pensare a nulla, che non siano quelle lettere eleganti ed accurate che in un solo attimo hanno fatto della sua vita un mucchio di pietosi sogni spezzati.
Nei minuti eterni che impiega per lasciare la camera degli ospiti ed uscire all’aperto, il bisogno d’aria divenuto di colpo un’urgenza inderogabile, tutto quanto lentamente  si pietrifica, nel suo cuore, ucciso dalla scelta senza ritorno che quelle poche parole hanno espresso. E pietra diventa anche lui, gelida e senza vita, nelle ore che passa seduto su quel gradino impregnato di umidità, il ricordo di quelle labbra morbide sotto alle sue e la consapevolezza che non gli sarà mai più dato assaporarle, a condurlo nel nero sempre più fondo della disperazione man mano che immagina ciò che può aver spinto Oscar a scrivergli quel messaggio cosi ultimativo.
Di certo deve aver scoperto le sue intenzioni, e soprattutto chi e che cosa lui si sarebbe lasciato alle spalle, per tornare al suo fianco.
E l’enormità dello sbaglio compiuto, nel tacergli ciò che era divenuto ed aveva promesso, deflagra muto e terribile nel silenzio immoto del giardino striato di nebbia. 
Ancora una volta i silenzi della ragione si sono imposti sul sussurro dolce del cuore… ancora una volta ha cercato di proteggerla, di non imporle nuovamente una vita che di certo non l’avrebbe resa felice ed ancora una volta ha sbagliato.
Ed ora…
Quasi non si accorge dell’arrivo di Dominique, se non quando questi si siede accanto a lui, sui gradini di casa, e senza dire una parola gli sfila dolcemente il biglietto di Oscar che ancora tiene stretto tra le dita intirizzite, per scorrerlo veloce con lo sguardo.
L’alba è sorta da poco, a colorare di ghiaccio color cipria il cielo e le punte degli alberi.
“Mi spiace, André…” mormora l’uomo riconsegnandogli il foglio “Quando mi sono reso conto di quello che voleva fare, l’ho pregata di aspettarvi, ma… non ha voluto ascoltarmi. È una donna davvero determinata, la vostra Oscar…”
Un sospiro doloroso attraversa il petto di André,  prima che gli riesca di parlare, la gola arrochita dalle lunghe ore passate all’addiaccio.
“Voi non potete immaginare quanto, Dominique… Testarda e cocciuta e determinata e…”
La voce gli si spezza e le mani si muovono a sorreggere la testa divenuta di colpo incapace di sostenere il peso di tutti quegli errori, di quelle scelte senza ritorno che lo hanno portato a quell’aurora  solitaria e disperata.
“E perduta…” mormora, “stavolta per sempre…”
Dominique rimane in silenzio un istante,  prima di posargli una mano su una spalla e stringere forte.
“Se avete idea di dove sia andata potete provare a raggiungerla. Mi ha chiesto di poter utilizzare una delle mie carrozze per andarsene e a cavallo potreste facilmente recuperare il vantaggio che ha su di voi…”
André non attende nemmeno che termini di parlare per scuotere il capo con vigore, senza staccare gli occhi dal suolo.
“No, Dominique, non servirebbe a nulla, credetemi. Oscar ha compiuto la sua scelta e so anche perché lo ha fatto. Gliel’ho letto negli occhi in questi giorni …”
Si ferma, trafitto da una stilettata azzurra come era stato quello sguardo che tante volte aveva domandato la verità al suo. Vorrebbe continuare a parlare ma le parole si rifiutano di uscire, inadeguate come sono, se ne rende conto, per spiegare che aveva letto l’amore, in quello sguardo trasparente, quel tipo di amore che da sempre aveva desiderato da Oscar, quello puro ed incondizionato che non tollera bugie e non accetta compromessi.
Ed in nome di quell’amore, che lui stesso le aveva troppe volte rinfacciato di non saper provare, Oscar non aveva voluto che lui sacrificasse nuovamente ogni cosa per lei.
Aveva scelto di lasciarlo libero, semplicemente.
La stretta di Dominique si intensifica per un istante, come a volergli trasmettere tutto il suo sostegno. “Dovreste entrare adesso, André, e bervi qualcosa di caldo o vi ammalerete” dice poi, alzandosi.
C’è tutto l’affetto sincero che quell’uomo buono ed intelligente prova per lui in quelle parole, ed André lo comprende bene. Ma il luogo in cui si trova ora il suo cuore è così freddo e così desolato che ci mette qualche istante prima di rispondere. Poi il richiamo colmo d'amicizia di quelle parole aprono suo malgrado una minuscola breccia nella roccia che ormai gli ricopre il cuore.
Asserisce con un piccolo cenno, ed un sospiro. “Vengo subito, Dominique, vi ringrazio”.  
C’è tutta stanchezza di quella lunga notte insonne, e di tutti gli sbagli che il troppo amore per quella creatura preziosa ed insostituibile gli ha fatto commettere, quando si alza da quel gradino gelido e con passo quasi meccanico si avvia verso l’interno, consapevole che almeno, a scaldare la sua anima divenuta ghiaccio, troverà  gli occhi nuovamente fiduciosi di Etienne.
 
**** *** ****
 
“Fate correre quei cavalli, dannazione!” la voce di Oscar, sebbene offuscata della stanchezza e della sofferenza che quel viaggio a tappe forzate ancora le procura, risuona colma della frustrazione che il non potersi muovere in autonomia le causa. 
Ha lasciato Montpellier nella mattinata e sa che non potrà  giungere a Palazzo Jarjayes prima del giorno dopo. E anche sperando che il colloquio con suo padre possa svolgersi nel miglior modo possibile, ci sono poi parecchie altre incombenze cui dovrà provvedere, per cui  difficilmente riuscirà  a ripartire in giornata.
Questo significa che le resteranno due giorni per riuscire a…
"Oddio, è davvero pochissimo tempo!" Mormora tra sé mentre aggrotta la fronte e, a quel pensiero, il cuore accelera, gravato dall’ansia.
Deve farcela, deve...
Una fitta di dolore alla spalla ed un piccolo capogiro la obbligano a chiudere un istante gli occhi e ad appoggiarsi allo schienale imbottito del sedile, la rabbia che si trasforma in minuscole goccioline di sudore ad imperlarle la fronte.
Il fattore tempo è determinante. Se qualcosa non dovesse funzionare così come lo ha programmato….
Quel pensiero, ed il vuoto nel cuore che esso gli causa sono sprone per rialzarsi, incurante di ogni sofferenza e sporgere imperiosa la testa fuori dal finestrino per spronare ancora una volta il postiglione.
“Vi ho detto di correre, avete capito? Ho maledettamente fretta!”
 
**** *** ****

L’ultimo baule, quello con le sue poche cose ed i libri che il Dottor Delacroix gli ha prestato, è pronto.
Controlla un’ultima volta che le lettere che il medico ha scritto di suo pugno per il suo collega americano siano al loro posto, ben custodite in un involto di tela cerata che le dovrebbe difendere dall’umidità e dalla salsedine cui saranno esposte nella stiva della nave.
In accordo con Dominique hanno pensato che dovrà occuparsi lui di spiegare al medico che provvederà ad Etienne in Virginia tutti gli esercizi cui insieme hanno sottoposto il ragazzo, in quanto è stato André a prendersi cura di lui e ad aiutarlo a metterli in pratica.
Mentre abbassa lentamente il coperchio del piccolo baule bordato di cuoio non può non ripensare alla resistenza opposta dal piccolo ai suoi primi tentativi di convincerlo a provare quella strana e purtroppo dolorosissima ginnastica.
C'erano voluti tutta la sua pazienza e la sua capacità di persuasione per convincerlo prima a vincere la paura della sofferenza e poi a spronarlo a sfidare i suoi limiti.
Sorride, al ricordo dei sorrisi stremati ma luminosissimi che avevano accompagnato ogni piccolo, grande risultato ottenuto: sorrisi pieni di luce, in grado di spazzare via la notte dell’anima in cui aveva vissuto in quei mesi interminabili. E c’è il rimando a quella luce, nel piccolo scatto della serratura che si chiude, quasi a rammentargli tutto ciò che sarà la sua vita, quando quella nave lo porterà via dalla Francia per sempre: un universo freddo e grigio, nel quale si è imprigionato da solo, rischiarato solamente dalla felicità immensa che ha acceso gli occhi neri di Etienne, quando due giorni prima, in quella mattina desolata  di nebbia e solitudine, gli ha comunicato che sarebbe partito con loro.
Si rialza e con un movimento stanco afferra il baule per depositarlo nel corridoio, dove sa che uno dei domestici passerà a prenderlo. L’attività è frenetica in quelle ore e quasi tutto il personale è impegnato a caricare sul carro, che l’indomani mattina seguirà  le due carrozze, gli ultimi bagagli.
Tra poco scenderà anche lui a dare una mano, le cose da fare sono ancora tante, in quelle poche ore che li separano dalla partenza alla volta di Marsiglia per imbarcarsi.
Rinchiude la porta e vi si appoggia, come per riordinare le idee, concentrato su quell’ultimo compito da adempiere e che si concretizzerà in quei due fogli bianchi che lo attendono, muti, sul ripiano dello scrittoio.
Deve scrivere a sua nonna per dirle addio… e vuole scrivere ad Oscar per dirle che manterrà fede alla sua promessa, come lei gli ha chiesto di fare. Ma quanto dolore tutto questo gli causerà già sa che non sarà mai in grado di spiegarglielo….
 
**** *** ****

L’espressione impietrita di suo padre la accompagna, mentre percorre a ritroso il lungo corridoio a scacchi, il battito furioso del cuore che quasi sovrasta la cadenza ritmica e sicura dei suoi passi sul marmo lucido. 
Ogni cosa si è avverata esattamente, come nel progetto che aveva immaginato in quelle lunghe ore di viaggio, quasi che ogni evento sia stato guidato da un arcano potere. Ciascuno degli avvenimenti che si sono susseguiti in quella mattinata le si ripropone alla mente mentre continua a camminare verso i suoi appartamenti: l’espressione di gioia e sollievo che si era dipinta sul volto di suo padre, stranamente presente a Palazzo a quell’ora inconsueta del mattino, nel vederla sana e salva dopo giorni e giorni passati senza avere sue notizie, lo sgomento che aveva sostituito la letizia quando aveva udito ciò che lei gli aveva detto, la voce ferma malgrado la stanchezza che le cerchiava gli occhi.
“Non cambierò idea, padre," aveva proclamato, calmissima, dopo avergli spiegato il motivo per cui era tornata e le sue intenzioni per il futuro.
“Ho scelto davvero, questa volta e per impedirmi di vivere come davvero voglio non avete che un modo.” Aveva sguainato la spada, con un gesto sicuro, e l’aveva posta tra le mani di suo padre.
“Uccidetemi, qui ed ora.”
Si era inginocchiata davanti a lui ed aveva chinato il capo.
“O lasciatemi libera di vivere come il mio cuore desidera”
I minuti successivi allo spegnersi dell’ultima delle sue parole erano stati i più intensi della sua vita.
Non avrebbe saputo dire quanti ne erano trascorsi, se pochissimi o infiniti.
Sapeva solo di aver fatto l’unica cosa davvero giusta da quando aveva scoperto di amare André: regalarsi la possibilità di vivere quell’amore fino in fondo, senza menzogne e senza riserve.
E se ciò non fosse stato possibile tanto valeva morire.
Aveva sentito il respiro di suo padre farsi sempre più affannoso, ma il braccio che impugnava l’arma non si era mai levato. Quando aveva udito il rumore del metallo che cozzava sul pavimento aveva alzato gli occhi e aveva scorto le lacrime, in quelli di suo padre. 
Non aveva parlato, il Generale, ma il suo capo si era chinato in un impercettibile cenno di assenso. 
Le stesse lacrime avevano baluginato nel suo sguardo mentre si rialzava e lasciava lo studio, qualcosa di molto simile al suono di un singhiozzo che proveniva dalle sue spalle.
Non si era voltata, sapeva bene che mai suo padre avrebbe voluto mostrarsi piegato dal dolore. Lo aveva salutato con la mano già sulla maniglia.
“Addio, padre “ aveva sussurrato, cercando a sua volta di trattenere il pianto, “Vi ringrazio per avermi fatta diventare ciò che sono.”
Scorre ancora sulle guance quel pianto quando raggiunge la sua camera e scrive con precisione tre diverse missive.
La prima, la più lunga, è destinata a sua madre e contiene tutte le informazioni che Dominique le ha fornito nel loro colloquio di qualche giorno prima, e la preghiera a farne buon uso qualora la situazione in Francia dovesse ulteriormente degenerare.
La seconda è per Girodel, per ringraziarlo dell’aiuto dato ad André e per informarlo di comunicare a Sua Maestà che ha lasciato il suo incarico di Comandante della Guardia del nuovo ambasciatore, unitamente alle sue scuse.
L’ultima è la richiesta di congedo illimitato in seguito alle ferite riportate durante l’aggressione subita qualche giorno prima, che potranno essere certificate dal Dottor Delacroix di Montpellier, destinata al Generale Bouillet.
Lo sguardo corre immediatamente all’orologio sulla mensola del caminetto, subito dopo aver apposto la sua firma sull’ultimo messaggio e le sfugge un sospiro, che è insieme ansia e stanchezza, mentre sigilla i tre fogli, ma non c’è esitazione quando lascia la camera, diretta agli appartamenti della servitù. 
Deve fare presto, non c’è più molto tempo…
 
**** *** ****

“Siamo tutti pronti?” La voce di Dominique risuona nella nebbia dell’alba e la frase non fa in tempo a disperdersi nella bruma che dalla carrozza risuonano le vocette eccitate di Jules ed Etienne: “Prontissimi, Padre!”
“Anche voi siete pronto, André?” domanda l’uomo rivolgendosi a lui, chiuso nel suo mantello ed in sella al suo fianco, con uno sguardo greve di preoccupazione.
Lo sbuffare nervoso dei cavalli è l’unico suono che riempie il silenzio per alcuni istanti. Poi la voce di André, sicura, malgrado il suo sguardo, opaco come la nebbia che li circonda.
 “Prontissimo, Dominique. Andiamo.”

Continua….

È solo questione di tempo, dunque…. Soprattutto di quello che io continuo a non avere, e che ancora una volta mi ha tenuta così a lungo lontana voi. Ma manca poco, pochissimo davvero. E vi giuro che ci provero’ a non sparire più così a lungo. 
Per l’attesa, la pazienza e tutto il resto, come al solito…GRAZIE!









   
 
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