“Capisco
l’andare a salvare quel ragazzo, nulla da ridire su questo. Ma si può sapere
che cosa ti è saltato in testa di scrivere Esercito
di Silente!?” esclamò Ginny, furiosa, dopo aver
bloccato Neville nel cortile sul retro della scuola.
“Non
sono stato io, è stato Seamus!” si giustificò il
ragazzo “Prenditela con lui … e abbassa la voce, o i Carrow
avranno poco da indagare.”
“Ho
visto anche te rientrare di soppiatto, quasi a mezzanotte, ieri.”
“Sì,
sono andato anch’io per … hai capito. Non sapevo nulla della scritta, però! Seamus mi ha detto che aveva lasciato un messaggio, ma non
immaginavo che intendesse quello.”
“Finnigan!” quasi imprecò tra sé Ginny
“È un sacco irrequieto quest’anno.”
“Sai,
capita quando il tuo migliore amico è in fuga e tu sei un Mezzosangue, quindi
non troppo ben gradito.”
“Ehi,
non tentare di difenderlo in questo modo. Cosa dovrei dire io? Quanto dovrei
essere nervosa, visto che sono la fidanzata di Harry Potter, mio fratello e una
cara amica sono ricercati assieme a lui e la mia famiglia non solo è considerata
traditrice del sangue ma perfino è nota come appartenente all’Ordine della Fenice? … E non
fare battute sul fatto che se tutti i Weasley sono
membri dell’Ordine allora lo
compongono per metà … solo un terzo lo è. Sai qual è un’altra persona che
avrebbe tutto il diritto di essere nervosa ma che non agisce senza riflettere
come il tuo amico? Susan Bones! Devo ricordarti
quanti membri della sua famiglia sono stati uccisi dai Mangiamorte
e che sua zia Amelia è stata uccisa da Tu-sai-chi in
persona un anno fa? Per nessuno è facile! Beh, se non contiamo Malfoy e gli altri Serpeverde.”
Neville
stava per commentare che anche Malfoy non gli sembrava
a proprio agio in quella situazione, ma poi si disse che non era quello il momento
adatto per parlarne, per cui replicò: “Comunque non puoi essere certo tu a fare
la predica sui comportamenti avventati: è stata tua l’idea di rubare
nell’ufficio del preside.”
“Dovevamo
tentare!”
“Lo
so e non ti rimprovero per questo, ma non voglio che tu te la prenda con altri
che agiscono allo stesso modo.”
“Io
non ce l’ho con voi perché avete aiutato quel ragazzo, ce l’ho con Seamus perché ha tirato fuori l’Esercito di Silente.”
“Anch’io
ero arrabbiato, sta mattina, quando l’ho scoperto, ma poi mi sono chiesto: che
cosa c’è di male? In fondo sia io che Seamus siamo
membri dell’E.S. o almeno lo eravamo. Non ci siamo
forse addestrati per poter fronteggiare queste situazione? Ora che ci siamo
dentro, perché esitiamo?”
“Neville
…” Ginny era colpita da quelle parole, ma anche un
poco spaventata.
“Sembrava
una follia anche a me, non mi era neppure passato per l’anticamera del
cervello, tuttavia questi ultimi giorni, parlare ieri con Seamus,
hanno fatto scattare qualcosa in me.”
“Che
cosa?”
“Quando
sarà il momento, Harry avrà bisogno del maggior numero di sostenitori. Non
sappiamo quanti gliene rimangono, non sappiamo quanti ne saranno vivi quando
lui ne avrà bisogno. Quando sarà il momento, dovremo essere pronti. Non
possiamo avere dalla nostra solo la buona volontà, dovremo essere preparati per
combattere, quindi non possiamo più stare fermi ad aspettare. Inoltre, Seamus ha detto un’altra cosa giusta, ieri sera: gli
studenti hanno bisogno di azioni che li ispirino. Hanno paura, dobbiamo mostrar
loro il coraggio. Hanno bisogno di sapere che Voldemort
non ha ancora vinto, che la guerra si sta ancora combattendo, che non devono
rassegnarsi a tutto questo, ma possono ancora lottare.”
“Neville,
ascoltami.” lo interruppe Ginny “Quello che dici è
giustissimo e lo penso anch’io. Non ne ho parlato perché avevo paura di essere
la sola a pensarla così, specialmente dopo il fallimento dell’operazione di
recupero della spada.”
“Non
siamo i soli. Pensa a quel che è successo con i Patronus:
abbiamo iniziato a spiegarli a Grifondoro e subito Tassorosso e Corvonero hanno
voluto fare altrettanto. Ho parlato con Macmillan ed
è evidente che sta aspettando che qualcuno prenda le redini per fare qualcosa e
anche le gemelle Patil mi sono sembrate interessate.
Cosa c’è di male, quindi, in quello che ha
scritto Seamus?”
“Innanzitutto
mi pare un po’ improprio che lui usi quel nome, quando si è unito all’E.S. per ultimo e poco dopo siamo stati scoperti. In
secondo luogo, visto che è un nome che coinvolge molte persone e non solo voi
due, penso che dovremmo decidere tutti quanti assieme su cosa fare o non fare a
nome dell’E.S. Quel nome appartiene a molti, non se
ne può appropriare uno solo. Siamo in tanti e dobbiamo essere uniti. Non
credi?”
“Stai
pensando di riaprire l’Esercito di
Silente?”
Neville
era sorpreso: non credeva che Ginny avesse preso in
considerazione quella possibilità; lui aveva osato pensarci solo timidamente e
non aveva ancora deciso che cosa fosse meglio fare. Quel che stava sentendo,
però, gli dava quasi la certezza che anche la Weasley
avesse riflettuto su quella questione.
La
ragazza, infatti, rispose: “Sì, erano giorni che ero indecisa circa se parlarne
oppure no. Visto che però ormai è uscito il nome e ci siamo fatti, nolenti o
volenti, della pubblicità, tanto vale approfittarne. Riunione per domani sera,
Stanza delle Necessità, chiamiamo solo quelli che sono già membri e che non
hanno ancora lasciato Hogwarts, chiaro?”
“Perfetto.”
“Decideremo
di cosa l’E.S. si occuperà e come procedere. E dì a Finnigan che è fortunato: se, in fondo, non mi avesse fatto
inconsapevolmente un favore, scrivendo quel che ha scritto, mi sarei infuriata
con lui e non è bello quando sono adirata.”
Neville
si limitò a fare un mezzo sorriso. Ginny gli lanciò
un’altra occhiata determinata come per ribadire i concetti appena espressi, poi
raccolse la sua cartella e si precipitò dentro al castello, già in ritardo per
la lezione.
Neville
si riprese: la furia con cui Ginny lo aveva investito
inizialmente l’aveva un po’ inquietato, ma ora andava decisamente meglio. Era
di buon umore. Non aveva immaginato che gli eventi avrebbero preso quella
piega, tuttavia ne era estremamente soddisfatto. Il solo pensiero di riaprire
l’Esercito di Silente, di ritrovarsi
segretamente, di resiste in un qualche modo, lo metteva di buon umore. Le
riunioni clandestine del suo quinto anno erano state la cosa migliore che gli
fosse capitata nella vita. Gli avevano trasmesso sicurezza; si era trovato
circondato da persone che avevano fiducia in lui, senza però pretendere successi;
quello che aveva fatto in quelle esercitazioni era stato puramente per se
stesso: non per far guadagnare punti alla propria Casa, non per compiacere un
professore, non per rendere orgogliosa sua nonna, ma unicamente e semplicemente
per lui. Libero dallo stress, dall’ansia, dalla paura di deludere, dal timore
di essere deriso, dalle aspettative altrui, non sentendosi osservato e
giudicato, Neville era riuscito a padroneggiare bene molti incantesimi, aveva
scoperto di essere capace, si era reso conto di non essere quasi un magonò, bensì un mago di tutto rispetto. Da quel momento in
poi era molto cambiato, i suoi voti erano migliorati, era riuscito a prendere
vari G.U.F.O. e quelli che una volta erano sporadici
episodi di coraggio, erano ormai diventati il suo modo di essere. Gli venne
spontaneo ripensare al suo primo anno ad Hogwarts,
quando aveva fatto guadagnare 10 punti a Grifondoro
perché aveva avuto il coraggio di affrontare gli amici e anche a quando si era
picchiato con Tiger e Goyle, mentre Ron faceva un
occhio nero a Draco, sugli spalti, durante la partita
di quidditch tra Grifondoro
e Tassorosso … oppure quando si era accorto che Harry
ed Hermione erano usciti di nascosto e lui, notando Malfoy nei paraggi, aveva cercato di avvisarli, con scarsi
risultati visto che era finito in punizione con loro. Provava tenerezza per il
se stesso di sei anni prima; era cambiato parecchio da allora per molti
aspetti, ma non per i fondamentali.
Si
sentiva in un certo senso in debito con l’Esercito
di Silente, era grato ad Harry, era convinto che senza quell’esperienza non
sarebbe diventato quello che era diventato o che, per lo meno, avrebbe
impiegato molto, molto più tempo a crescere.
Ora
si sentiva di dover restituire qualcosa, di dover essere lui ad aiutare gli altri,
di dover mettere a frutto ciò che aveva imparato. A cosa serviva conoscere
incantesimi se poi non li si mettevano in pratica? Quando aveva deciso di
unirsi all’Esercito di Silente non lo
aveva fatto per superare il G.U.F.O. in Difesa Contro
le Arti Oscure, bensì perché era convinto del ritorno di Voldemort
e quindi voleva combatterlo, come avevano fatto i suoi genitori.
Adesso
era il momento di agire, di mettere in pratica la teoria, di non stare fermo a
guardare e aspettare che qualcun altro combattesse. Non era più un bambino, era
un uomo in una guerra e doveva prendere una decisione, doveva decidere se
essere protagonista o uno dei tanti ignavi, timorosi. Lui aveva fatto la sua
scelta. Lui avrebbe combattuto. Non perché era ciò che si aspettava sua nonna.
Non perché voleva rendere orgogliosi i suoi genitori. Lo avrebbe fatto poiché
era giusto. Sentiva dentro di sé che doveva combattere contro Voldemort perché era giusto, perché era suo dovere
proteggere gli altri e combattere l’oscurità.
Sì,
aveva decisamente guadagnato buon umore e determinazione, per cui si avviò
verso il castello per trovare un posticino per ripassare un’oretta, prima
dell’inizio della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Passò lungo uno dei
portici e vide Afdera seduta su un muretto, con la
schiena appoggiata a una delle colonne che reggevano le arcate del portico,
teneva tra le mani un librone enorme e aveva gli occhi puntati sull’inchiostro.
Neville,
incuriosito, le si avvicinò, allungò lo sguardo per sbirciare quel che stava
studiando.
La
ragazza si voltò verso di lui, gli sorrise e gli disse: “Buon giorno, Neville Paciock.”
Il
grifondoro ebbe un sussulto e si vergognò di essersi
fatto scoprire a spiare, impacciato borbottò: “Buongiorno … come …? Che stai
studiando?”
“Rune
Antiche” spiegò l’altra, con un pizzico di amarezza nella voce “Anche se sono
riuscita a strappare un buon G.U.F.O. è stato solo
grazie alla mia buona memoria, tuttavia mi sento molto indietro con questa
materia, come se mi mancassero le basi.”
Neville
soffocò una risata, ma non ci riuscì del tutto.
“Che
cosa c’è di buffo?” domandò Afdera, sorpresa e forse
un poco offesa.
“Scusami.
Pensavo al fatto che conosci molte lingue antiche e poi ti trovi in difficoltà
con le Rune e … niente, l’ho trovata una simpatica contraddizione.”
Afdera lo scrutò
qualche istante, pensierosa, poi si rilassò, sorrise e disse: “In effetti è
vero. Ho studiato altro e sono rimasta indietro con queste discipline.”
“Se
vuoi posso darti una mano; me la cavo abbastanza … anche se buona parte del
merito va ad Hermione Granger
che mi ha sempre aiutato quando qualcosa non mi era chiaro.”
“Se
non ti disturba aiutarmi a ripassare un poco le basi, te ne sarei grata. Posso
farti una domanda che non c’entra con le rune, ma con te?”
Neville
fu sorpreso e rispose: “P-prova.”
“Perché
dai sempre ad altri i meriti di quel che riesci a fare tu?”
“Perché
è vero. Molte cose non saprei farle tutt’ora, se non avessi avuto amici che mi
hanno incoraggiato ed aiutato.”
“Tutti
abbiamo delle difficoltà in alcuni settori e ci è necessario che qualcuno ci
spieghi e ci sostenga o, semplicemente, ci aiuti a trovare il metodo adatto a
noi. Alla fine, però, siamo noi che diventiamo capaci. È giusto essere modesti,
non fingere di essere nati imparati,
come si usa dire, però non devi nemmeno svilirti.”
“Beh,
quando tutti attorno a te ti sviliscono fin da bambino, è facile che finisca
per convincerti anche tu di non valere gran che, no?”
Lo
aveva detto con serena amarezza: quel brutto passato Neville se lo era lasciato
alle spalle, o almeno ci stava provando.
Eppure gli era sembrato strano dirlo ad alta voce, dirlo a qualcuno.
“Tu
non valere? Come si può pensare una cosa del genere? Sei piuttosto in gamba.”
Neville
rise, pieno di gratitudine, poi disse: “Si vede che sei qui solo dall’anno
scorso. Avresti dovuto vedermi i primi anni: se c’era un pasticcio, potevi
stare certo che la colpa era mia. Tranne per le esplosioni, quello sono sempre
state competenza di Seamus. Pensa che una volta un
intruso è riuscito ad entrare nel nostro dormitorio perché avevo perso la lista
delle parole d’ordine … però la colpa non era del tutto mia: quel pazzo di Sir Cadogan le cambiava in continuazione!”
“Sir
Cadogan, quello delle lezioni di spada? Non sapevo
sorvegliasse Grifondoro.”
“No,
infatti era stata una sostituzione temporanea, una gran brutta faccenda, magari
te la racconterò un’altra volta, però non vorrei annoiarti.”
“Perché
dovresti annoiarmi? Qualcosa te lo fa pensare? Mi hai vista forse sbadigliare o
seccata?”
“Cosa?!”
Neville si sentiva come in preda ad un incantesimo Confundus; balbettò: “No … è che
generalmente la gente non vuole ascoltarmi.”
“Innanzitutto
io sono io e non sono la gente. In
secondo luogo, mi pare che Luna ti parli spesso, così come Ginny.”
“Oh,
lei lo fa solo quest’anno, per via della situazione delicata.”
“Il
tuo amico Seamus?”
“Beh,
siamo rimasti solo io e lui … ma il suo migliore amico è Dean. Seamus e Dean. Harry e Ron. E io con la Mimbulus
Mibletonia.”
“La
cosa?”
“Una
pianta dell’Assiria, me l’ho regalata mio zio Algie,
quando ho compiuto quindici anni.”
“Oh,
l’Assiria e la Mesopotamia! Che bei luoghi!
Babilonia, poi, è semplicemente incantevole!”
“Sei
stata anche lì?”
“Sì,
due anni fa, sono stati praticamente gli ultimi posti che ho visitato con papà,
prima di venire ad Hogwarts.”
Non
sapevano più che altro dire, rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni minuti.
Neville
poi si scosse e disse: “Allora, queste Rune, dimmi un po’ da dove vuoi
iniziare.”
Afdera si spostò leggermente
per fare spazio al ragazzo e permettergli di sedersi accanto a lei e poi gli
mostrò il libro che stava studiando e cominciò a parlare di quel che voleva
capire meglio.
Alla
fine studiarono per meno di un’ora, perché poi Neville si ricordò di doversi
precipitare alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Nonostante corse per
un paio di rampe di scale e un intero corridoio, arrivò in aula quando il
professore era già entrato e aveva cominciato a parlare.
“Sei
in ritardo, Paciock” lo ammonì Amycus
“Dieci punti in meno a Grifondoro.”
“Mi
scusi, professore.” disse Neville andando a sedersi accanto a Semus che gli aveva tenuto il posto.
“Oh!
Abbiamo finalmente imparato le buone maniere e il rispetto, Paciock?”
domandò Carrow, quasi a scherno, ma con effettiva
sorpresa.
“Le
mie maniere sono sempre corrette, semplicemente ogni tanto capita che abbia
ragione anche lei, professore.”
“Venti
punti in meno a Grifondoro.” replicò, secco, Amycus “Stavo informando la classe che il Ministero ha
accettato la mia proposta di riformare questo insegnamento che, da oggi, avrà
il nome di Arti Oscure. In questo modo conoscerete una branca della magia che
offre enormi opportunità per chi ha il coraggio di osare ad addentrarsi in
questo ambito. Le Arti Oscure possono essere padroneggiate da maghi molto
potenti e determinati. Non mi aspetto grandi risultati da tutti voi, so che in
questa classe ci sono deboli e codardi che non riusciranno a realizzare questi
incantesimi, tuttavia, mi auguro che questo corso insegnerà loro ad essere più
flessibili. Ci sono domande? Commenti? …” il suo sguardo si fissò sui Grifondoro, nell’aggiungere: “Obiezioni?”
Neville
pensò sarebbe stato divertente deludere le aspettative di protesta che aveva Carrow e di spiazzarlo con una domanda apparentemente a
favore del cambiamento. Alzò la mano e, quando gli fu data la parola, chiese:
“Noi siamo del settimo anno, avremo gli esami finali, è sicuro che riusciremo a
sostenere la prova da M.A.G.O. in questa disciplina
che cominceremo a studiare adesso? Anzi, non avendo noi un G.U.F.O.
in Arti Oscure, potremo sostenere l’esame da M.A.G.O.?”
Seamus rimase subito
perplesso per la domanda dell’amico, poi capì che il suo intento era quello di
innervosire il Mangiamorte, senza dargli la
soddisfazione di poterlo punire.
Carrow, appunto deluso
dal fatto che il ragazzo non lo avesse contestato, spiegò brevemente gli
accordi che il Ministero aveva preso per la questione degli esami. Continuò poi
illustrando una maledizione che evocava una specie di dardo di energia magica,
la difficoltà era soprattutto quella di mantenere la concentrazione per
direzionarlo da una parte e dall’altra come si preferiva.
Non
dovendo esercitarsi contro qualcuno, l’incantesimo fu eseguito da tutta la
classe senza proteste. L’esercizio era piuttosto complicato, occorse quasi
tutta l’ora per riuscire ad ottenere i dardi, che però rimbalzavano tra le
pareti dell’aula, fuori dal controllo di chi li aveva evocati. Si sarebbero
esercitati nel direzionarli durante la prima lezione della settimana successiva.
Mentre
gli studenti stavano sistemando le cartelle per uscire, Neville fece cenno a
qualche tassorosso e corvonero
di fermarsi qualche minuto fuori dalla porta; cercò di essere il più possibile
discreto per non farsi notare né dal professore, né dai serpeverde.
Si fece aiutare da Seamus, a cui era riuscito a
sussurrare qualcosa durante la lezione.
Neville
fu il primo ad uscire e si fermo a qualche metro di distanza per far segno agli
altri.
Appena
lo raggiunse, Ernie gli chiese con fare accusatorio: “Che cosa vuoi?! Perché
non hai detto nulla durante la lezione? Mi aspettavo protestassi.”
“Sinceramente
non avevo particolari motivi per protestare.”
“Quindi
ti sta bene che ci insegnino Arti Oscure?”
“No,
ma non credo che lamentarsi farà cambiare idea al Ministero; piuttosto cerco di
pensare al lato positivo.”
“E
quale sarebbe?”
“Comunque”
intervenne Finnigan “Non mi pareva magia
particolarmente oscura quella di oggi.”
Nessuno
gli fece caso; Neville rispose alla domanda del tassorosso:
“Conoscere il loro arsenale ci aiuterà a sapere che cosa ci aspetterà nel
fronteggiarli e potremo preparare delle difese.”
“Fronteggiarli?!”
storse il naso Michael Corner di Corvonero.
“Quando
sarà il momento, quando Harry tornerà.” rispose Paciock,
con voce serena e speranzosa.
“Potter
è solo in fuga.” borbottò qualcuno.
“No.”
li zittì Neville, con decisione “Sono certo che adesso sia in missione e quando
sarà pronto … dovremo esserlo anche noi … chi vorrà, beninteso. In ogni caso, non
pensate sia una buona idea, sapersi difendere dai Mangiamorte?”
“Ah,
certo, ma in che modo?!” borbottò Ernie “Adesso che ci hanno perfino tolto
lezione di difesa.”
“Adesso
te lo spiego. Ci siamo tutti quanti? Gemelle Patili,
Lavanda, Anthony, Michael, Terry, poi chi altro …? Ah, Hannah
e Susan … e ovviamente Ernie e Seamus. Perfetto.
Ascoltatemi tutti quanti” li richiamò pazientemente il grifondoro
“Che cosa abbiamo fatto l’ultima volta che ci è stato impedito di imparare come
difenderci?”
Tutti
tacquero, ma tutti conoscevano la risposta.
Dopo
qualche momento, Finnigan, con occhi quasi spiritati,
sussurrò: “L’Esercito di Silente!”
“Esatto”
annuì Paciock “Abbiamo pensato sia il momento di
ricominciare ad addestrarci segretamente e … forse fare qualcosa in più.
Decideremo. Se la pensate allo stesso modo, domani, alle 21, sapete dove ci
troviamo. Per ora, però, non una sola parola con chi non è già membro: prima ci
contiamo noi e poi decideremo cosa fare.”
“Neville!”
gli sorrise Ernie “È l’idea che ci voleva. Conta pure su di me.”
Altri
consensi furono bisbigliati dal gruppetto.
Neville
ne fu contento e ribadì: “Domani sera potremo parlarne più approfonditamente,
adesso è meglio disperdersi, prima che
questo assembramento insospettisca qualcuno.”
Tutti
annuirono e iniziarono a dirigersi verso le lezioni successive, erano tutti
quanti particolarmente di buon umore.
Dopo
che le Patil e Lavanda ebbero preso la strada per la
lezione di Divinazione, rimasero soli Neville e Seamus
che si incamminarono verso Storia della Magia.
“Grande!”
esclamò Finnigan “Finalmente ti sei deciso ad agire!”
“Perché
stavate tutti aspettando me?” si lamentò l’amico “Perché non l’hai proposto
direttamente, anziché fare quel giochetto di scrivere il nome a mia insaputa? Ginny si è infuriata! Oh, certo, non fosse stato per
quello, non so se e quando sarebbe saltata fuori l’idea.”
“Visto
che ho fatto bene? Io ero arrivato all’ultimo momento, non mi sembrava il caso
di proporre l’idea; poi io non volevo certo la responsabilità di dirigere tutto
quanto l’E.S.”
“Dirigere
l’E.S.?” si spaventò Neville “Io non voglio …”
“Troppo
tardi.” lo interruppe Seamus “Hai proposto la
riapertura, quindi avrai il compito di tenere le redini della situazione, di
organizzare, gestire, insegnare e così via!”
“Cosa?
No! No!” replicò Neville, sempre più preoccupato “Potrei anche fissare le date
degli incontri, ma non posso certo gestire, né tanto meno insegnare. Io ho
bisogno di imparare, ancora!”
“Tutti
abbiamo bisogno di imparare. Mia madre dice sempre: Dalla tomba alla bara, ogni giorno si cresce, ogni giorno si impara.
Intanto ripasseremo quello che vi ha insegnato Harry, lo insegneremo ai nuovi,
poi troverai il modo di imparare qualcosa di nuovo, magari salterà fuori un
libro o qualcosa del genere.”
“È
confortante vedere il tuo entusiasmo e la tua sicurezza, quando si tratta di
una responsabilità che hai deciso peserà sulle mie spalle. Per fortuna c’è
anche Ginny in questa storia, lei è molto più brava e
saprà anche gestire le persone.”
“Non
è che lei le sappia gestire le persone, lei le spaventa e loro non osano
disobbedire.”
“Dai,
non essere cattivo. È solo molto convincente quando è arrabbiata. A proposito,
sei stato fortunato che questa mattina abbia trovato prima me a cui fare una
scenata per la tua scritta notturna.”
“Accidenti,
non immaginavo se la sarebbe presa. Ma lei sa che hai intenzione di …?”
“Sì,
lo abbiamo deciso assieme. Te l’ho detto: per fortuna c’è anche lei in questa
storia!”
Intanto
erano arrivati nell’aula del professor Ruf, per cui
accantonarono l’argomento per concentrarsi sulla nuova lezione.