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Autore: DirceMichelaRivetti    17/12/2016    1 recensioni
NB: Precedentemente avevo intitolato questa storia "Resistere" ma mi sono accorta che c'era già un'altra fanfic con quel titolo, quindi l'ho cambiato alla mia.
Questa è una storia in cui sto immaginando come si sia svolto il settimo anno di Neville, quando con Ginny e Luna ha rifondato l'Esercito di Silente. Quando si arriverà alla battagliadi Hogwarts, tuttavia, mi staccherò dal canon e ipotizzerò che Harry non riesca ad avere la meglio contro Voldemort e che, dunque, si continui ancora a combattere.
Ho inoltre aggiunto ai personaggi una cugina di Luna.
Cercherò anche di mostrare le incertezze e i turbamenti che Draco vive nel corso del suo ultimo anno ad Hgwarts, quando si è pentito di essere un Mangiamorte, ma non può tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Esercito di Silente, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Capisco l’andare a salvare quel ragazzo, nulla da ridire su questo. Ma si può sapere che cosa ti è saltato in testa di scrivere Esercito di Silente!?” esclamò Ginny, furiosa, dopo aver bloccato Neville nel cortile sul retro della scuola.

“Non sono stato io, è stato Seamus!” si giustificò il ragazzo “Prenditela con lui … e abbassa la voce, o i Carrow avranno poco da indagare.”

“Ho visto anche te rientrare di soppiatto, quasi a mezzanotte, ieri.”

“Sì, sono andato anch’io per … hai capito. Non sapevo nulla della scritta, però! Seamus mi ha detto che aveva lasciato un messaggio, ma non immaginavo che intendesse quello.”

Finnigan!” quasi imprecò tra sé Ginny “È un sacco irrequieto quest’anno.”

“Sai, capita quando il tuo migliore amico è in fuga e tu sei un Mezzosangue, quindi non troppo ben gradito.”

“Ehi, non tentare di difenderlo in questo modo. Cosa dovrei dire io? Quanto dovrei essere nervosa, visto che sono la fidanzata di Harry Potter, mio fratello e una cara amica sono ricercati assieme a lui  e la mia famiglia non solo è considerata traditrice del sangue ma perfino è nota come appartenente all’Ordine della Fenice? … E non fare battute sul fatto che se tutti i Weasley sono membri dell’Ordine allora lo compongono per metà … solo un terzo lo è. Sai qual è un’altra persona che avrebbe tutto il diritto di essere nervosa ma che non agisce senza riflettere come il tuo amico? Susan Bones! Devo ricordarti quanti membri della sua famiglia sono stati uccisi dai Mangiamorte e che sua zia Amelia è stata uccisa da Tu-sai-chi in persona un anno fa? Per nessuno è facile! Beh, se non contiamo Malfoy e gli altri Serpeverde.”

Neville stava per commentare che anche Malfoy non gli sembrava a proprio agio in quella situazione, ma poi si disse che non era quello il momento adatto per parlarne, per cui replicò: “Comunque non puoi essere certo tu a fare la predica sui comportamenti avventati: è stata tua l’idea di rubare nell’ufficio del preside.”

“Dovevamo tentare!”

“Lo so e non ti rimprovero per questo, ma non voglio che tu te la prenda con altri che agiscono allo stesso modo.”

“Io non ce l’ho con voi perché avete aiutato quel ragazzo, ce l’ho con Seamus perché ha tirato fuori l’Esercito di Silente.”

“Anch’io ero arrabbiato, sta mattina, quando l’ho scoperto, ma poi mi sono chiesto: che cosa c’è di male? In fondo sia io che Seamus siamo membri dell’E.S. o almeno lo eravamo. Non ci siamo forse addestrati per poter fronteggiare queste situazione? Ora che ci siamo dentro, perché esitiamo?”

“Neville …” Ginny era colpita da quelle parole, ma anche un poco spaventata.

“Sembrava una follia anche a me, non mi era neppure passato per l’anticamera del cervello, tuttavia questi ultimi giorni, parlare ieri con Seamus, hanno fatto scattare qualcosa in me.”

“Che cosa?”

“Quando sarà il momento, Harry avrà bisogno del maggior numero di sostenitori. Non sappiamo quanti gliene rimangono, non sappiamo quanti ne saranno vivi quando lui ne avrà bisogno. Quando sarà il momento, dovremo essere pronti. Non possiamo avere dalla nostra solo la buona volontà, dovremo essere preparati per combattere, quindi non possiamo più stare fermi ad aspettare. Inoltre, Seamus ha detto un’altra cosa giusta, ieri sera: gli studenti hanno bisogno di azioni che li ispirino. Hanno paura, dobbiamo mostrar loro il coraggio. Hanno bisogno di sapere che Voldemort non ha ancora vinto, che la guerra si sta ancora combattendo, che non devono rassegnarsi a tutto questo, ma possono ancora lottare.”

“Neville, ascoltami.” lo interruppe Ginny “Quello che dici è giustissimo e lo penso anch’io. Non ne ho parlato perché avevo paura di essere la sola a pensarla così, specialmente dopo il fallimento dell’operazione di recupero della spada.”

“Non siamo i soli. Pensa a quel che è successo con i Patronus: abbiamo iniziato a spiegarli a Grifondoro e subito Tassorosso e Corvonero hanno voluto fare altrettanto. Ho parlato con Macmillan ed è evidente che sta aspettando che qualcuno prenda le redini per fare qualcosa e anche le gemelle Patil mi sono sembrate interessate. Cosa c’è di male, quindi, in quello che ha  scritto Seamus?”

“Innanzitutto mi pare un po’ improprio che lui usi quel nome, quando si è unito all’E.S. per ultimo e poco dopo siamo stati scoperti. In secondo luogo, visto che è un nome che coinvolge molte persone e non solo voi due, penso che dovremmo decidere tutti quanti assieme su cosa fare o non fare a nome dell’E.S. Quel nome appartiene a molti, non se ne può appropriare uno solo. Siamo in tanti e dobbiamo essere uniti. Non credi?”

“Stai pensando di riaprire l’Esercito di Silente?”

Neville era sorpreso: non credeva che Ginny avesse preso in considerazione quella possibilità; lui aveva osato pensarci solo timidamente e non aveva ancora deciso che cosa fosse meglio fare. Quel che stava sentendo, però, gli dava quasi la certezza che anche la Weasley avesse riflettuto su quella questione.

La ragazza, infatti, rispose: “Sì, erano giorni che ero indecisa circa se parlarne oppure no. Visto che però ormai è uscito il nome e ci siamo fatti, nolenti o volenti, della pubblicità, tanto vale approfittarne. Riunione per domani sera, Stanza delle Necessità, chiamiamo solo quelli che sono già membri e che non hanno ancora lasciato Hogwarts, chiaro?”

“Perfetto.”

“Decideremo di cosa l’E.S. si occuperà e come procedere. E dì a Finnigan che è fortunato: se, in fondo, non mi avesse fatto inconsapevolmente un favore, scrivendo quel che ha scritto, mi sarei infuriata con lui e non è bello quando sono adirata.”

Neville si limitò a fare un mezzo sorriso. Ginny gli lanciò un’altra occhiata determinata come per ribadire i concetti appena espressi, poi raccolse la sua cartella e si precipitò dentro al castello, già in ritardo per la lezione.

Neville si riprese: la furia con cui Ginny lo aveva investito inizialmente l’aveva un po’ inquietato, ma ora andava decisamente meglio. Era di buon umore. Non aveva immaginato che gli eventi avrebbero preso quella piega, tuttavia ne era estremamente soddisfatto. Il solo pensiero di riaprire l’Esercito di Silente, di ritrovarsi segretamente, di resiste in un qualche modo, lo metteva di buon umore. Le riunioni clandestine del suo quinto anno erano state la cosa migliore che gli fosse capitata nella vita. Gli avevano trasmesso sicurezza; si era trovato circondato da persone che avevano fiducia in lui, senza però pretendere successi; quello che aveva fatto in quelle esercitazioni era stato puramente per se stesso: non per far guadagnare punti alla propria Casa, non per compiacere un professore, non per rendere orgogliosa sua nonna, ma unicamente e semplicemente per lui. Libero dallo stress, dall’ansia, dalla paura di deludere, dal timore di essere deriso, dalle aspettative altrui, non sentendosi osservato e giudicato, Neville era riuscito a padroneggiare bene molti incantesimi, aveva scoperto di essere capace, si era reso conto di non essere quasi un magonò, bensì un mago di tutto rispetto. Da quel momento in poi era molto cambiato, i suoi voti erano migliorati, era riuscito a prendere vari G.U.F.O. e quelli che una volta erano sporadici episodi di coraggio, erano ormai diventati il suo modo di essere. Gli venne spontaneo ripensare al suo primo anno ad Hogwarts, quando aveva fatto guadagnare 10 punti a Grifondoro perché aveva avuto il coraggio di affrontare gli amici e anche a quando si era picchiato con Tiger e Goyle, mentre Ron faceva un occhio nero a Draco, sugli spalti, durante la partita di quidditch tra Grifondoro e Tassorosso … oppure quando si era accorto che Harry ed Hermione erano usciti di nascosto e lui, notando Malfoy nei paraggi, aveva cercato di avvisarli, con scarsi risultati visto che era finito in punizione con loro. Provava tenerezza per il se stesso di sei anni prima; era cambiato parecchio da allora per molti aspetti, ma non per i fondamentali.

Si sentiva in un certo senso in debito con l’Esercito di Silente, era grato ad Harry, era convinto che senza quell’esperienza non sarebbe diventato quello che era diventato o che, per lo meno, avrebbe impiegato molto, molto più tempo a crescere.

Ora si sentiva di dover restituire qualcosa, di dover essere lui ad aiutare gli altri, di dover mettere a frutto ciò che aveva imparato. A cosa serviva conoscere incantesimi se poi non li si mettevano in pratica? Quando aveva deciso di unirsi all’Esercito di Silente non lo aveva fatto per superare il G.U.F.O. in Difesa Contro le Arti Oscure, bensì perché era convinto del ritorno di Voldemort e quindi voleva combatterlo, come avevano fatto i suoi genitori.

Adesso era il momento di agire, di mettere in pratica la teoria, di non stare fermo a guardare e aspettare che qualcun altro combattesse. Non era più un bambino, era un uomo in una guerra e doveva prendere una decisione, doveva decidere se essere protagonista o uno dei tanti ignavi, timorosi. Lui aveva fatto la sua scelta. Lui avrebbe combattuto. Non perché era ciò che si aspettava sua nonna. Non perché voleva rendere orgogliosi i suoi genitori. Lo avrebbe fatto poiché era giusto. Sentiva dentro di sé che doveva combattere contro Voldemort perché era giusto, perché era suo dovere proteggere gli altri e combattere l’oscurità.

Sì, aveva decisamente guadagnato buon umore e determinazione, per cui si avviò verso il castello per trovare un posticino per ripassare un’oretta, prima dell’inizio della lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Passò lungo uno dei portici e vide Afdera seduta su un muretto, con la schiena appoggiata a una delle colonne che reggevano le arcate del portico, teneva tra le mani un librone enorme e aveva gli occhi puntati sull’inchiostro.

Neville, incuriosito, le si avvicinò, allungò lo sguardo per sbirciare quel che stava studiando.

La ragazza si voltò verso di lui, gli sorrise e gli  disse: “Buon giorno, Neville Paciock.”

Il grifondoro ebbe un sussulto e si vergognò di essersi fatto scoprire a spiare, impacciato borbottò: “Buongiorno … come …? Che stai studiando?”

“Rune Antiche” spiegò l’altra, con un pizzico di amarezza nella voce “Anche se sono riuscita a strappare un buon G.U.F.O. è stato solo grazie alla mia buona memoria, tuttavia mi sento molto indietro con questa materia, come se mi mancassero le basi.”

Neville soffocò una risata, ma non ci riuscì del tutto.

“Che cosa c’è di buffo?” domandò Afdera, sorpresa e forse un poco offesa.

“Scusami. Pensavo al fatto che conosci molte lingue antiche e poi ti trovi in difficoltà con le Rune e … niente, l’ho trovata una simpatica contraddizione.”

Afdera lo scrutò qualche istante, pensierosa, poi si rilassò, sorrise e disse: “In effetti è vero. Ho studiato altro e sono rimasta indietro con queste discipline.”

“Se vuoi posso darti una mano; me la cavo abbastanza … anche se buona parte del merito va ad Hermione Granger che mi ha sempre aiutato quando qualcosa non mi era chiaro.”

“Se non ti disturba aiutarmi a ripassare un poco le basi, te ne sarei grata. Posso farti una domanda che non c’entra con le rune, ma con te?”

Neville fu sorpreso e rispose: “P-prova.”

“Perché dai sempre ad altri i meriti di quel che riesci a fare tu?”

“Perché è vero. Molte cose non saprei farle tutt’ora, se non avessi avuto amici che mi hanno incoraggiato ed aiutato.”

“Tutti abbiamo delle difficoltà in alcuni settori e ci è necessario che qualcuno ci spieghi e ci sostenga o, semplicemente, ci aiuti a trovare il metodo adatto a noi. Alla fine, però, siamo noi che diventiamo capaci. È giusto essere modesti, non fingere di essere nati imparati, come si usa dire, però non devi nemmeno svilirti.”

“Beh, quando tutti attorno a te ti sviliscono fin da bambino, è facile che finisca per convincerti anche tu di non valere gran che, no?”

Lo aveva detto con serena amarezza: quel brutto passato Neville se lo era lasciato alle spalle, o  almeno ci stava provando. Eppure gli era sembrato strano dirlo ad alta voce, dirlo a qualcuno.

“Tu non valere? Come si può pensare una cosa del genere? Sei piuttosto in gamba.”

Neville rise, pieno di gratitudine, poi disse: “Si vede che sei qui solo dall’anno scorso. Avresti dovuto vedermi i primi anni: se c’era un pasticcio, potevi stare certo che la colpa era mia. Tranne per le esplosioni, quello sono sempre state competenza di Seamus. Pensa che una volta un intruso è riuscito ad entrare nel nostro dormitorio perché avevo perso la lista delle parole d’ordine … però la colpa non era del tutto mia: quel pazzo di Sir Cadogan le cambiava in continuazione!”

“Sir Cadogan, quello delle lezioni di spada? Non sapevo sorvegliasse Grifondoro.”

“No, infatti era stata una sostituzione temporanea, una gran brutta faccenda, magari te la racconterò un’altra volta, però non vorrei annoiarti.”

“Perché dovresti annoiarmi? Qualcosa te lo fa pensare? Mi hai vista forse sbadigliare o seccata?”

“Cosa?!” Neville si sentiva come in preda ad un incantesimo Confundus; balbettò: “No … è che generalmente la gente non vuole ascoltarmi.”

“Innanzitutto io sono io e non sono la gente. In secondo luogo, mi pare che Luna ti parli spesso, così come Ginny.”

“Oh, lei lo fa solo quest’anno, per via della situazione delicata.”

“Il tuo amico Seamus?”

“Beh, siamo rimasti solo io e lui … ma il suo migliore amico è Dean. Seamus e Dean. Harry e Ron. E io con la Mimbulus Mibletonia.”

“La cosa?”

“Una pianta dell’Assiria, me l’ho regalata mio zio Algie, quando ho compiuto quindici anni.”

“Oh, l’Assiria e la Mesopotamia! Che bei luoghi! Babilonia, poi, è semplicemente incantevole!”

“Sei stata anche lì?”

“Sì, due anni fa, sono stati praticamente gli ultimi posti che ho visitato con papà, prima di venire ad Hogwarts.”

Non sapevano più che altro dire, rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni minuti.

Neville poi si scosse e disse: “Allora, queste Rune, dimmi un po’ da dove vuoi iniziare.”

Afdera si spostò leggermente per fare spazio al ragazzo e permettergli di sedersi accanto a lei e poi gli mostrò il libro che stava studiando e cominciò a parlare di quel che voleva capire meglio.

Alla fine studiarono per meno di un’ora, perché poi Neville si ricordò di doversi precipitare alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Nonostante corse per un paio di rampe di scale e un intero corridoio, arrivò in aula quando il professore era già entrato e aveva cominciato a parlare.

“Sei in ritardo, Paciock” lo ammonì Amycus “Dieci punti in meno a Grifondoro.”

“Mi scusi, professore.” disse Neville andando a sedersi accanto a Semus che gli aveva tenuto il posto.

“Oh! Abbiamo finalmente imparato le buone maniere e il rispetto, Paciock?” domandò Carrow, quasi a scherno, ma con effettiva sorpresa.

“Le mie maniere sono sempre corrette, semplicemente ogni tanto capita che abbia ragione anche lei, professore.”

“Venti punti in meno a Grifondoro.” replicò, secco, Amycus “Stavo informando la classe che il Ministero ha accettato la mia proposta di riformare questo insegnamento che, da oggi, avrà il nome di Arti Oscure. In questo modo conoscerete una branca della magia che offre enormi opportunità per chi ha il coraggio di osare ad addentrarsi in questo ambito. Le Arti Oscure possono essere padroneggiate da maghi molto potenti e determinati. Non mi aspetto grandi risultati da tutti voi, so che in questa classe ci sono deboli e codardi che non riusciranno a realizzare questi incantesimi, tuttavia, mi auguro che questo corso insegnerà loro ad essere più flessibili. Ci sono domande? Commenti? …” il suo sguardo si fissò sui Grifondoro, nell’aggiungere: “Obiezioni?”

Neville pensò sarebbe stato divertente deludere le aspettative di protesta che aveva Carrow e di spiazzarlo con una domanda apparentemente a favore del cambiamento. Alzò la mano e, quando gli fu data la parola, chiese: “Noi siamo del settimo anno, avremo gli esami finali, è sicuro che riusciremo a sostenere la prova da M.A.G.O. in questa disciplina che cominceremo a studiare adesso? Anzi, non avendo noi un G.U.F.O. in Arti Oscure, potremo sostenere l’esame da M.A.G.O.?”

Seamus rimase subito perplesso per la domanda dell’amico, poi capì che il suo intento era quello di innervosire il Mangiamorte, senza dargli la soddisfazione di poterlo punire.

Carrow, appunto deluso dal fatto che il ragazzo non lo avesse contestato, spiegò brevemente gli accordi che il Ministero aveva preso per la questione degli esami. Continuò poi illustrando una maledizione che evocava una specie di dardo di energia magica, la difficoltà era soprattutto quella di mantenere la concentrazione per direzionarlo da una parte e dall’altra come si preferiva.

Non dovendo esercitarsi contro qualcuno, l’incantesimo fu eseguito da tutta la classe senza proteste. L’esercizio era piuttosto complicato, occorse quasi tutta l’ora per riuscire ad ottenere i dardi, che però rimbalzavano tra le pareti dell’aula, fuori dal controllo di chi li aveva evocati. Si sarebbero esercitati nel direzionarli durante la prima lezione della settimana successiva.

Mentre gli studenti stavano sistemando le cartelle per uscire, Neville fece cenno a qualche tassorosso e corvonero di fermarsi qualche minuto fuori dalla porta; cercò di essere il più possibile discreto per non farsi notare né dal professore, né dai serpeverde. Si fece aiutare da Seamus, a cui era riuscito a sussurrare qualcosa durante la lezione.

Neville fu il primo ad uscire e si fermo a qualche metro di distanza per far segno agli altri.

Appena lo raggiunse, Ernie gli chiese con fare accusatorio: “Che cosa vuoi?! Perché non hai detto nulla durante la lezione? Mi aspettavo protestassi.”

“Sinceramente non avevo particolari motivi per protestare.”

“Quindi ti sta bene che ci insegnino Arti Oscure?”

“No, ma non credo che lamentarsi farà cambiare idea al Ministero; piuttosto cerco di pensare al lato positivo.”

“E quale sarebbe?”

“Comunque” intervenne Finnigan “Non mi pareva magia particolarmente oscura quella di oggi.”

Nessuno gli fece caso; Neville rispose alla domanda del tassorosso: “Conoscere il loro arsenale ci aiuterà a sapere che cosa ci aspetterà nel fronteggiarli e potremo preparare delle difese.”

“Fronteggiarli?!” storse il naso Michael Corner di Corvonero.

“Quando sarà il momento, quando Harry tornerà.” rispose Paciock, con voce serena e speranzosa.

“Potter è solo in fuga.” borbottò qualcuno.

“No.” li zittì Neville, con decisione “Sono certo che adesso sia in missione e quando sarà pronto … dovremo esserlo anche noi … chi vorrà, beninteso. In ogni caso, non pensate sia una buona idea, sapersi difendere dai Mangiamorte?”

“Ah, certo, ma in che modo?!” borbottò Ernie “Adesso che ci hanno perfino tolto lezione di difesa.”

“Adesso te lo spiego. Ci siamo tutti quanti? Gemelle Patili, Lavanda, Anthony, Michael, Terry, poi chi altro …? Ah, Hannah e Susan … e ovviamente Ernie e Seamus. Perfetto. Ascoltatemi tutti quanti” li richiamò pazientemente il grifondoro “Che cosa abbiamo fatto l’ultima volta che ci è stato impedito di imparare come difenderci?”

Tutti tacquero, ma tutti conoscevano la risposta.

Dopo qualche momento, Finnigan, con occhi quasi spiritati, sussurrò: “L’Esercito di Silente!”

“Esatto” annuì Paciock “Abbiamo pensato sia il momento di ricominciare ad addestrarci segretamente e … forse fare qualcosa in più. Decideremo. Se la pensate allo stesso modo, domani, alle 21, sapete dove ci troviamo. Per ora, però, non una sola parola con chi non è già membro: prima ci contiamo noi e poi decideremo cosa fare.”

“Neville!” gli sorrise Ernie “È l’idea che ci voleva. Conta pure su di me.”

Altri consensi furono bisbigliati dal gruppetto.

Neville ne fu contento e ribadì: “Domani sera potremo parlarne più approfonditamente, adesso  è meglio disperdersi, prima che questo assembramento insospettisca qualcuno.”

Tutti annuirono e iniziarono a dirigersi verso le lezioni successive, erano tutti quanti particolarmente di buon umore.

Dopo che le Patil e Lavanda ebbero preso la strada per la lezione di Divinazione, rimasero soli Neville e Seamus che si incamminarono verso Storia della Magia.

“Grande!” esclamò Finnigan “Finalmente ti sei deciso ad agire!”

“Perché stavate tutti aspettando me?” si lamentò l’amico “Perché non l’hai proposto direttamente, anziché fare quel giochetto di scrivere il nome a mia insaputa? Ginny si è infuriata! Oh, certo, non fosse stato per quello, non so se e quando sarebbe saltata fuori l’idea.”

“Visto che ho fatto bene? Io ero arrivato all’ultimo momento, non mi sembrava il caso di proporre l’idea; poi io non volevo certo la responsabilità di dirigere tutto quanto l’E.S.

“Dirigere l’E.S.?” si spaventò Neville “Io non voglio …”

“Troppo tardi.” lo interruppe Seamus “Hai proposto la riapertura, quindi avrai il compito di tenere le redini della situazione, di organizzare, gestire, insegnare e così via!”

“Cosa? No! No!” replicò Neville, sempre più preoccupato “Potrei anche fissare le date degli incontri, ma non posso certo gestire, né tanto meno insegnare. Io ho bisogno di imparare, ancora!”

“Tutti abbiamo bisogno di imparare. Mia madre dice sempre: Dalla tomba alla bara, ogni giorno si cresce, ogni giorno si impara. Intanto ripasseremo quello che vi ha insegnato Harry, lo insegneremo ai nuovi, poi troverai il modo di imparare qualcosa di nuovo, magari salterà fuori un libro o qualcosa del genere.”

“È confortante vedere il tuo entusiasmo e la tua sicurezza, quando si tratta di una responsabilità che hai deciso peserà sulle mie spalle. Per fortuna c’è anche Ginny in questa storia, lei è molto più brava e saprà anche gestire le persone.”

“Non è che lei le sappia gestire le persone, lei le spaventa e loro non osano disobbedire.”

“Dai, non essere cattivo. È solo molto convincente quando è arrabbiata. A proposito, sei stato fortunato che questa mattina abbia trovato prima me a cui fare una scenata per la tua scritta notturna.”

“Accidenti, non immaginavo se la sarebbe presa. Ma lei sa che hai intenzione di …?”

“Sì, lo abbiamo deciso assieme. Te l’ho detto: per fortuna c’è anche lei in questa storia!”

Intanto erano arrivati nell’aula del professor Ruf, per cui accantonarono l’argomento per concentrarsi sulla nuova lezione.

   
 
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