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Autore: Sakurina    22/05/2009    4 recensioni
“Ti amerò sempre. Come non si può amare Ino Yamanaka per tutta la vita?” le domandò Kiba.
“Lo dai come se fosse una cosa scontata, Kiba, quando sai perfettamente che non è così.” sbuffò Ino.
“Ehi Ino-hime… io non avrò quoziente intellettivo 200, ma quel poco di cervello che ho lo sfrutto sicuramente meglio di Shikamaru Nara.”
Spin-off della raccolta "The Bride Collection" di Wishful Thinking. [KibaInoShika]
“Temari…della sabbia” sospirò un alticcio Kiba alzando un calice nella direzione della donna.
“Lo sposo” sorrise cinica quella, abbozzando un inchino ironico. “Oh, non ce n’è bisogno” sorrise lui con un cenno soddisfatto della mano “Piaciuta la commedia?” domandò poi.
“Di classe” sospirò lei sorseggiando “Sembravi proprio innamorato”.
[InoKibaTema] by Wishful Thinking
Kiba, suo marito. Temari, la moglie di Shikamaru. Shikamaru, l’uomo che amava. Era sbagliato. Era ingiusto. Era terribilmente crudele. Come superarlo? Come? Divorziando da Kiba dopo un giorno di matrimonio? Uccidendo Temari? Fuggendo per sempre lontano da tutti? Davvero sarebbe servito a qualcosa? No.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Kiba/Ino, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Bride Extra3

Bride Extra3

*Giulietta Capuleti*

Romeo & Juliet

 

 

 

L’acqua la chiamava, con il suo movimento sinuoso; la incantava con giochi di luce e col melodioso infrangersi di onde sulla riva.

I festoni e le luci, le decorazioni e i fiori, che con tanta cura lei e Sakura avevano scelto per i loro matrimoni si rimiravano nello specchio d’acqua, incorniciando la figura candida della sposa, che in tutta la sua elegante bellezza si sporgeva dal ponte che sovrastava il fiume, poco lontano dal luogo della festa.

Il mascara e l’ombretto, che le avevano donato tanta grazia e beltà fino a poco prima, ora non erano altro che un’ombra nera di sporco che macchiava le gote della ragazza.

Il rossetto carminio era sbavato ai lati delle labbra, e alcune tracce si stagliavano pure sui guanti candidi, insieme a una lineetta dorata intorno all’anulare sinistro.

Ino abbassò il volto verso quel particolare aureo, contraendo il viso in un’espressione angustiata, sconvolta dal ricordo di suo marito a letto con la donna che le aveva rovinato la vita due volte.

Il dolore le trafiggeva il petto come mille lame, mozzandole il fiato, facendola quasi soffocare. Solo i singhiozzi strozzati dalla mancanza d’aria sfuggivano dalle sue labbra e dal volto contratto.

Gli zigomi le dolevano, ma ancora di più il petto, il cuore, spaccato a metà da quella sofferenza immensa, a cui non vedeva via d’uscita.

“No, non posso…” singhiozzò fra sé e sé la biondina, portandosi le mani nei capelli, strappandosi il velo e tutte le forcine in un impeto nervoso.

I capelli le caddero sulle spalle, come una cascata dorata, attorcigliati fra di loro in mille nodi dolorosi.

Ino si sporse, tremante, cercando di levarsi freneticamente la fede nuziale dall’anulare, come se scottasse, come se fosse qualcosa di sporco che andava ad infangare il bianco del suo guanto di seta.

“Levati, levati…” pregò con voce sconvolta, le lacrime che scivolavano a fiotti lungo le gote sporche di trucco colato.

Finalmente, Ino riuscì a sfilare il cerchietto dorato dal dito e, avvolgendolo nel velo nuziale, lo buttò nel fiumicello, accompagnato da un urlo sofferto e carico di rabbia.

Disperata, continuò ad urlare e ad agitarsi, buttandosi a terra. Batté con forza i pugni contro il legno del ponte, ansimando in cerca di quell’aria che non riusciva a respirare a causa del dolore che la spezzava a metà, a causa del pianto che la sconvolgeva.

Aria, era tutto ciò che desiderava. E più ne respirava, più si sentiva soffocare.

Si tirò su a sedere, coprendosi il volto con le mani e imbrattando i guanti con le lacrime sporche di trucco.

Sospirò ancora, tremante e sconvolta.

Senza sapere come o quando, ritrovò chiarezza, freddezza mentale.

E tutto tornò nella sua mente, chiaro e abbagliante, come il flash troppo forte di una macchina fotografica.

Kiba, suo marito. Temari, la moglie di Shikamaru. Shikamaru, l’uomo che amava.

Era sbagliato.

Era ingiusto.

Era terribilmente crudele.

Come superarlo?

Come?

Divorziando da Kiba dopo un giorno di matrimonio?

Uccidendo Temari?

Fuggendo per sempre lontano da tutti?

Davvero sarebbe servito a qualcosa?

No. Ino (nome che non era accompagnato più da alcun cognome) era forte, ma non tanto da essere abbandonata due volte, da due uomini per un’altra. Due uomini che aveva amato con tutta se stessa, donandogli tutta se stessa, e che l’avevano trattata come un giocattolo.

Forse, se entrambi le avevano preferita un’altra… lei non valeva poi così tanto, come aveva sempre creduto.

Una risata. Isterica, certo. Era tutto ciò che le veniva da fare.

Rise disperatamente, aggrappandosi alla ringhiera del ponte e facendo forza per sollevarsi.

“Abbandonata due volte… tradita due volte… ah ah ah… sei patetica, Yam-Inuz-… chi diavolo sei tu?!” sbraitò Ino, colpendo con forza il parapetto ligneo con i pugni, guardando con odio incommensurabile il suo riflesso sconvolto nell’acqua. “Io… ti odio… non ti sopporto più…” sibilò sprezzante a se stessa.

Raccogliendo le sue ultime energie, la ragazza scavalcò la balaustra, mettendosi a sedere sopra di essa. Si sporse verso il fiume, esaminando con lo sguardo offuscato la dinamica della caduta: l’acqua era molto bassa, il salto decisamente alto, si sarebbe praticamente schiantata contro le rocce e, se tutto fosse andato bene (almeno nel suo suicidio!), sarebbe morta sul colpo.

“Non farlo.”

“Vattene, chiunque tu sia.” sibilò la ragazza, incantata nella contemplazione della caduta davanti ai suoi occhi, allettante promessa di libertà.

“Ti seguirò.” l’avvertì la voce maschile, così confusa alle sue orecchie.

Seccata, Ino si voltò con aria di sufficienza verso la figura in smoking nero dietro di sé. Inarcò le sopracciglia, indifferente, quando si trovò davanti Shikamaru che le porgeva la mano, con volto pallido e allarmato.

“Vattene.” sibilò velenosa, riportando i suoi occhi azzurri sul fiume che la chiamava, invitante e letale come il canto di una sirena.

“Ino… non dovevi sposare Kiba. Non dovevi farlo. Lo sapevi che presto o tardi ti avrebbe tradita, e non si è smentito nemmeno il giorno del matrimonio.” commentò secco il Nara, lanciandosi verso di lei e afferrandole entrambe le braccia con presa salda.

“Sei stato tradito anche tu, fino a prova contraria.” gli rammentò la ragazza, un sorrisino ironico sul volto.

“Lo so, ma io soffrivo per te. Soffro per te.” le sussurrò Shikamaru, appoggiando la fronte contro la nuca spettinata della compagna, con fare disperato.

“E io mi butto per te, Shika. Perché mi hai spezzato il cuore. E Kiba non l’ha voluto riparare. E ora sono sola, e brutta, e disperata. E in questo stato non voglio più vivere.” singhiozzò Ino, tornando a versare lacrime disperate.

“E se io è da anni che continuo ad amarti imperturbabilmente, vuol dire che non sei e non sarai nulla di tutte queste cose. E devi vivere, perché non sei sola. Perché io ti penso continuamente. Perché io ti amo ogni secondo. Perché faccio l’amore con te ogni notte.” la pregò il ragazzo, lasciando scivolare le mani sulla vita della sposa e trascinandola indietro, lontana dalla morte.

“E a me questo non basta, Shika, non basta… perché sono solo una donna, maledizione… non ho la forza di superare tutto da sola… non ho la forza di sopportare tutto questo…” si disperò Ino, aggrappandosi con forza alla camicia del compagno, sostenuta solamente da lui.

“Andiamocene.” sibilò il Nara, la voce bassa e sicura, da uomo.

“Cosa?” sussultò Ino, fra i singhiozzi e le pieghe della sua camicia.

“Scappiamo, ora, subito.”

“Sarebbe… tradire Konoha.”

“Forse, ma io non ce la faccio più a tradire il mio cuore.” ringhiò Shikamaru, prima di prendere con forza il volto di Ino fra le sue mani, e di fare nuovamente sue quelle tanto bramate labbra, salate dal pianto.

E la ragazza si aggrappò a lui disperatamente, perché in quel momento, quel bacio era l’unica promessa che la teneva aggrappata alla vita, il respiro di Shikamaru era l’unica aria che riusciva a respirare e a curare il suo cuore ferito.

“Ecco, lo sapevo.” sbottò improvvisamente una voce dietro di loro, portandoli ad interrompere quel tanto agognato contatto.

Tsunadesama…” singhiozzò Ino, allarmata.

“Mi dispiace, non posso più farlo…” scosse la testa Shikamaru, fissando con occhi sbarrati la donna che si avvicinava a loro con sguardo seccato.

“Lo so, lo so. Non avrei dovuto farlo io. Per nulla al mondo avrei voluto vedere… questo.” sbuffò Tsunade, massaggiandosi le tempie, visibilmente scocciata. “Sinceramente, pensavo che foste un po’ più forti e… sì, credo di aver sottovalutato il vostro legame. Se solo avessi capito... ma è tardi ormai.” concluse, rassegnata.

“Noi ce ne andiamo, stasera stessa.” affermò il Nara, aiutando Ino ad alzarsi, cingendole l’esile vita col braccio.

“D’accordo, e io domani mi darò da fare per annullare questo matrimonio. I presupposti per l’annullamento ci sono tutti, se Ino non è contraria…” asserì Tsunade, rivolgendo alla sposa uno sguardo interrogativo.

“Ovviamente sono d’accordo.” mormorò la bionda, scuotendo la testa, scossa.

“Okay. Per te Shikamaru… credo che l’unica alternativa sia il divorzio.” interpellò poi il Nara, l’Hokage. .

“A meno che io non sia morto” insinuò il ragazzo, d’un tratto illuminato.

“Chi mai potrebbe dire una cosa del genere?” Tsunade era sorpresa, contrariata.

“L’Hokage” propose Shikamaru, sempre più convinto della sua ipotesi.

Tsunade lo mise alla prova, critica: “E andartene…da tutto e da tutti…”

“A essere di nuovo me stesso” assentì lui, d’un tratto, stranamente, sereno.

Inspiegabilmente, all’udire quelle parole, la sposa proruppe in un pianto disperato, e dovette affondare il viso nel petto del Nara, bisognosa di un contatto diretto con lui.

“Ino…” sussurrò Shikamaru, baciandole la testolina bionda con dolcezza consolante.

“Beh, buona luna di miele, piccioncini. Domani Konoha e Suna vi piangeranno, ma spero mi perdonerete se alla vostra celebrazione funebre sorriderò, per un istante.” sospirò Tsunade, congedandosi con un gesto della mano e ritornando verso il ricevimento scuotendo la testa, commossa.

“E ora…?” domandò Ino, fissando il volto del ragazzo che aveva rinunciato a tutto per lei, accarezzandolo con dolce lentezza.

“E ora ci siamo noi e ci saremo solo noi...per tutta la vita.

E d’improvviso, quelle parole, dette da lui, non suonavano più come un’incombente minaccia, ma come una meravigliosa, fresca promessa.

 

 

 

 

*Angolo di Luly e Sil*

 

Eh va beh.

Chiamateci monotone, ma tutto sto casino di fanfics alla fine è stato fatto per far finire questa enorme odissea iniziata da Sil in ShikaIno. Che poi ovviamente è il bene. ù_ù

Partendo da una ShikaIno finita male, in ShikaTema, siamo passati attraverso la KibaIno, la KibaTema e ora rieccoci alla ShikaIno. Il cerchio si è chiuso e tutto è andato a finire per il meglio. *__*

Perché si amano tantissimo!

Grazie a Mimi18 e Rory-chan per aver commentato!

Un bacione,

alla prossima!

 

  
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