Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: John Spangler    19/12/2016    1 recensioni
Dopo aver lasciato la piccola città di Cocoyashi, Nami Watanabe e sua madre si trasferiscono nella metropoli di Loguetown, una delle perle della California meridionale, per iniziare una nuova vita. Tra amori, drammi e problemi vari, le loro vicende si intrecceranno con quelle degli altri abitanti di Loguetown, mentre intanto il boss mafioso Crocodile conduce nell'ombra i suoi loschi affari, con la collaborazione del Joker. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo questa storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Interludio 5: Sulle ali del fenicottero

 

10 Settembre 1980

Madrid, Spagna

Orfanotrofio Whole Cake Island

 

Nonostante coloro che ci lavorano facciano di tutto per renderli piacevoli, gli orfanotrofi non sono dei bei posti. Nell'aria c'è sempre un'atmosfera triste, resa ancora peggiore dalle espressioni dei bambini, quelle espressioni che sono un misto di angoscia e speranza. Tutti loro, anche se cercano di non darlo a vedere, sperano sempre che prima o poi arrivi qualcuno a prenderli. Questo, però, avviene una volta ogni tanto, oppure mai. La cosa peggiore è che non possono fare nulla per cambiare la situazione. Possono solo sperare che vada tutto bene.

 

Attualmente, l'orfanotrofio Whole Cake Island ospitava ottantacinque bambini di tutte le età. Per la maggior parte erano spagnoli, ma c'erano anche diversi stranieri, entrati nella struttura grazie al buon cuore della direttrice (Un donnone di chissà quanti chili il cui nome era Linlin Charlotte, e che i bambini chiamavano affettuosamente Big Mom. La signora non aveva mai avuto figli suoi, e perciò considerava i piccoli ospiti dell'orfanotrofio come la sua prole), e molti di origine sconosciuta. Tra questi, anche un bambino di dieci anni, biondo, che portava sempre degli occhiali da sole con le lenti colorate. Il suo nome era Doflamingo.

 

Nessuno sapeva da dove venisse. Si sapeva soltanto che la direttrice lo aveva trovato, una buia e piovosa sera di tanto tempo prima, davanti alla porta dell'orfanotrofio, in una cesta di vimini e avvolto in una copertina rosa, assieme a un fenicottero giocattolo che stringeva in mano come se la sua vita dipendesse da esso. Il piccolo era stato subito portato al caldo dalla signora Charlotte, che più tardi aveva anche provveduto a dargli un nome. Da allora, erano passati nove anni. I bambini erano andati e venuti, ma il piccolo Doflamingo era ancora lì.

 

Di tutte le famiglie che avevano visitato l'orfanotrofio, nessuna aveva voluto adottarlo. Nemmeno la direttrice riusciva a spiegarsi il perchè. Forse a causa del suo aspetto straniero, oppure perchè non aveva un bel carattere. Fatto sta che Doflamingo era ancora lì.

 

Naturalmente, la direttrice faceva di tutto per farlo stare bene. Purtroppo, con gli altri bambini non aveva un bel rapporto, anche se ce n'erano un paio che si poteva dire gli stessero simpatici (Un bambino grassottello di nome Trebol e un altro che si chiamava Diamante, che invece era magro come una mazza di scopa). Tuttavia, il suo unico, vero amico, non era un bambino. Il suo nome era Corazon, e nessuno lo aveva mai visto, nè si sapeva della sua esistenza.

 

Questo perchè Corazon era nella testa di Doflamingo.

 

Naturalmente, il piccolo si era guardato bene dal rivelare l'esistenza di Corazon agli altri. Sapeva cosa succedeva a chi diceva di parlare con persone che erano nella sua testa, l'aveva visto alla televisione.

 

Non avrebbe saputo spiegare l'origine di Corazon, nè perchè avesse quel nome. Un giorno, aveva semplicemente iniziato a sentire una voce nella testa che gli dava dei consigli. Erano buoni consigli, e grazie ad essi la permanenza nell'orfanotrofio era diventata molto più sopportabile per il piccolo Doflamingo. Non solo, Corazon agiva anche come freno per alcuni dei suoi peggiori impulsi, ad esempio consigliandoli di non reagire quando gli altri bambini lo prendevano in giro per i suoi capelli color oro, o per gli occhi azzurri (O per gli occhiali regalatigli dalla signora Charlotte, a cui lui teneva molto e che non si toglieva mai. Gli stavano un pò larghi, ma confidava che col tempo si sarebbe adattato ad essi). Se non fosse stato per lui, Doflamingo li avrebbe massacrati di botte, e sarebbero stati guai per tutti. (C'era da dire, però, che non sempre Corazon riusciva nell'impresa di frenarlo, e per questo Doflamingo era stato spesso aspramente rimproverato dalla direttrice). Inoltre, Corazon gli raccontava sempre qualche storiella, prima di addormentarsi, e giocava con lui quando gli altri non avevano voglia.

 

Il che era proprio ciò che stava accadendo al momento. Doflamingo era accucciato in un angolo, il suo inseparabile fenicottero in mano, e stava seguendo le istruzioni di Corazon.

 

Ed ecco che il Grande Fenicottero atterra il cattivo con una zampata!

 

Doflamingo mosse il giocattolo simulando un combattimento con un essere invisibile.

 

Presto, prima che si rialzi! Finiscilo con un colpo di becco.

 

Il bambino agì di conseguenza.

 

Vittoria! Il Grande Fenicottero ha vinto ancora!

 

Doflamingo sorrise. Adorava i giochi che faceva con Corazon, perchè vinceva sempre e non si annoiava mai.

 

E adesso, potremmo...

 

- Ehi, moccioso.- Una voce poco amichevole interruppe il gioco. Doflamingo si girò e si trovò davanti Pica, il bambino più antipatico di tutti. Era un bullo che approfittava della sua stazza per terrorizzare gli altri bambini, i quali erano talmente intimiditi che non avevano mai riportato la cosa alla direttrice. Di solito lasciava stare Doflamingo, non reputandolo degno della sua attenzione, eppure ora era lì accanto a lui.

 

- Che c'è, Pica?- domandò stizzito Doflamingo. Detestava Pica, sia per il suo comportamento che per la vocetta stridula che lo contraddistingueva (E che era in contrasto con la sua mole).

 

Ho un brutto presentimento, Dofy, lo avvertì Corazon. Stai molto attento.

 

- Ti ho visto qui nell'angolo e ho pensato di venire a vedere cosa stavi facendo.-

 

- Niente che ti riguardi, te lo assicuro.-

 

- Ah, sì? Beh, questo lo decido io. Che hai in mano?-

 

- Niente.- Doflamingo cercò di nascondere il giocattolo, ma Pica glielo strappò di mano.

 

- Ma che bel giocattolo.- disse il bullo.

 

- Ehi, ridammelo!- Il biondo fece per riprendersi il fenicottero. Pica lo sollevò in alto, in modo che non potesse arrivarci.

 

- Ci tieni molto, eh?-

 

- Ridammelo!-

 

Nel frattempo, gli altri bambini lì presenti avevano interrotto le loro attività e si erano messi ad assistere alla scena.

 

- Uhm...non penso proprio. Sai che ti dico? Da oggi, questo è mio.- esclamò trionfale Pica.

 

- RIDAMMELO!- Doflamingo sferrò con tutta la sua forza un pugno in pancia a Pica, spedendolo a terra. Gli altri bambini trattennero il fiato. Nessuno aveva mai osato colpire Pica! Era un evento sensazionale.

 

Pica si rialzò in fretta, continuando a stringere il giocattolo.- Dannato moccioso...come ti sei permesso?!-

 

- Ridammi il mio fenicottero, Pica.- Doflamingo si preparò a colpire di nuovo. Era infuriato. Assieme agli occhiali che portava, il fenicottero era l'oggetto a cui teneva di più. Non poteva permettere che glielo portassero via.

 

Dofy, è meglio se vai a chiamare la direttrice.

 

Doflamingo ignorò il consiglio di Corazon.

 

- Vuoi questo stupido giocattolo? Ecco, tienitelo!- Pica prese il fenicottero con entrambe le mani e lo spezzò in due. Gettò i pezzi a terra e sorrise beffardo.

 

Per un attimo, fu come se il tempo si fosse fermato. Doflamingo, Pica e gli altri bambini rimasero immobili. Poi, all'improvviso...

 

Dofy, fermo!

 

...Doflamingo scattò in avanti e iniziò a tempestare di pugni Pica. Quest'ultimo, in un primo momento, fu troppo sorpreso per reagire. Poi si riprese, e fece per colpire a sua volta Doflamingo, ma un pugno sulle parti basse tolse dalla sua mente ogni intento bellicoso. Un altro pugno, stavolta al naso, lo spedì di nuovo a terra. Per la prima volta, il bullo cominciò ad avere paura per sè stesso. Non era mai capitato che una delle sue vittime reagisse, e soprattutto non con quella ferocia. Doveva fare qualcosa per fermare tutto.

 

- Aspetta, ferm...- Un ennesimo pugno in pieno volto lo zittì. Il suo intero corpo era diventato un ammasso di dolore. Il suo campo visivo si riempì di nero. Riusciva solo a sentire le grida d'incitamento degli altri bambini. I piccoli avevano visto il loro spauracchio crollare, e si stavano godendo la scena. Ed era quella la cosa che gli faceva più male.

 

Doflamingo smise di colpire il suo avversario e lo afferrò per il collo.- Ne hai avuto abbastanza?-

 

- S-sì.-

 

Dofy, adesso sarebbe meglio che lo lasciassi andare. Credo che abbia imparato la lezione.

 

Hai ragione, Cora. Lasciami fare solo un'ultima cosa...

 

- Se mi darai di nuovo fastidio, o se darai fastidio a uno degli altri, io tornerò per finire il lavoro. Hai capito?-

 

- Sì!- Pica stava tremando.

 

- E se la direttrice o uno del personale ti chiede cosa ti è successo, dirai che sei caduto dalle scale. Sono stato chiaro?- ruggì Doflamingo, digrignando i denti.

 

- S-sì!-

 

- Adesso vattene.- Mollò la presa e stette a guardare il bullo che correva via spaventato. Seguì un attimo di silenzio, poi gli altri bambini gli corsero incontro.

 

- Sei grande, Dofy!-

 

- Gli hai dato quello che si meritava!-

 

Doflamingo non gli diede ascolto. Si limitò a raccogliere i pezzi del fenicottero e ad andare via.

 

Credi che si possa aggiustare?, chiese a Corazon.

 

Certo, basterà un poco di colla, rispose l'altro. A proposito, Dofy...prima, dicevi sul serio quando hai minacciato Pica?

 

Doflamingo non rispose.

 

***

 

Stesso luogo

Una settimana dopo

 

Essere convocati nell'ufficio della direttrice dell'orfanotrofio non era mai una buona cosa. Per quanto di solito la signora in questione fosse dolce come lo zucchero, quando si infuriava diventava una vera e propria belva. Doflamingo/Corazon lo sapeva bene. Era stato in quell'ufficio tante di quelle volte che si ricordava perfettamente l'aspetto e la disposizione dei mobili. E ogni volta che veniva convocato, era perchè aveva combinato qualcosa. Stavolta però non aveva fatto nulla. Si chiese quindi perchè mai la signora Charlotte volesse vederlo.

 

Secondo te di che si tratta?, disse la voce di Corazon nella sua testa.

 

- Boh. Non saprei.- rispose Doflamingo.

 

Sicuro? Non hai fatto proprio niente, stavolta?

 

- Stavolta no, giuro.-

 

Vabbè, ti credo.

 

Arrivato davanti alla porta, il bambino esitò un attimo, poi bussò un paio di volte.

 

- Avanti, entra pure, caro!- giunse la voce della direttrice.

 

Doflamingo entrò nell'ufficio, notando così che la signora Charlotte non era sola. Davanti alla sua scrivania, erano infatti seduti un uomo e una donna che lui non aveva mai visto. Avevano entrambi i capelli scuri, ed erano ben vestiti. Appena messo piede nella stanza, si girarono subito verso di lui.

 

- Ma che bel bambino.- disse la donna in tono gentile.

 

- Già, anche più di come ce lo aveva descritto, signora direttrice.- continuò l'uomo, che aveva i capelli lunghi, la barba e una faccia amichevole.

 

- Ehm...- Doflamingo rimase dov'era. Gli estranei lo mettevano sempre a disagio.

 

Non startene lì impalato, baccalà!, gli gridò Corazon. Dì qualcosa.

 

- Ehm...salve.-

 

- Non avere paura, Dofy, avvicinati. Questi signori sono qui per te.- lo incoraggiò Big Mom.

 

- P-per me?- Poteva significare solo una cosa...

 

- Esatto, sono qui perchè vorrebbero adottare un bambino. Oh, ma che stupida! Non vi ho ancora presentati. Dofy, questi sono i signori Homing e Maria Donquijote. Signori Donquijote, questo è Doflamingo, ma tutti lo chiamiamo Dofy.-

 

- Doflamingo...è un nome singolare.- disse la signora Donquijote.- Mi piace.-

 

- Quanti anni hai, piccolo?- gli chiese Homing.

 

- Ho...ho nove anni.-

 

- Dofy è qui con noi da quando era ancora un neonato. In tutti questi anni, nessuno ha mai voluto adottarlo.- intervenne Big Mom.- Ed è un vero peccato. E' un bambino molto gentile e intelligente, anche se un pò monello. Ha solo bisogno di qualcuno che gli voglia bene e che gli dia una buona educazione.-

 

E anche di qualche consiglio in fatto di abbigliamento, commentò sarcasticamente Corazon.

 

Chiudi il becco, Cora!, rispose Doflamingo.

 

- Ti piacerebbe venire a casa con noi, Dofy?- Maria Donquijote aveva un'aria rassicurante, dei begli occhi profondi e un sorriso luminoso. Doflamingo decise che gli piaceva.

 

- Non...non lo so. Non avete figli vostri?-

 

- Purtroppo no.- gli rispose Homing.- Stiamo cercando di avere dei bambini da un sacco di tempo, ma finora non siamo stati fortunati. Perciò, prima di diventare troppo vecchi, abbiamo deciso di adottarne uno.-

 

- E volete proprio me? Sicuri?- Doflamingo non credeva alle sue orecchie. Stava finalmente per avere una famiglia?

 

- Sì, se lo vuoi anche tu.- rispose Maria.

 

- Possiamo fare così, Dofy. Starai a casa dei signori Donquijote per un paio di settimane, e se ti troverai bene ufficializzeremo l'adozione. Che ne dici?- gli chiese la direttrice.

 

Accetta, Dofy. Quando mai ti ricapita un'occasione del genere?

 

Doflamingo si trovò d'accordo con Corazon. Non poteva lasciarsi sfuggire quell'occasione, o sarebbe rimasto per sempre in quell'orfanotrofio.- Va bene.-

 

I Donquijote sorrisero, e Big Mom annuì soddisfatta.- Splendido! Allora, dovete giusto firmare un paio di fogli e poi...-

 

Mi sa proprio che ce l'abbiamo fatta, caro Dofy.

 

Già, hai ragione, Cora.

 

Doflamingo sorrise di gioia. Per la prima volta nella sua vita, si sentiva davvero felice.

 

***

 

16 Luglio 1985

Madrid, Spagna

Villa della famiglia Donquijote

 

Doflamingo si trovò talmente bene con i Donquijote che l'adozione fu ufficializzata dopo appena una settimana. Ora, finalmente, il bambino che nessuno voleva aveva un cognome e dei genitori che gli volevano bene. Non avrebbe potuto andargli meglio. Homing e Maria erano delle persone squisite. Purtroppo, non si poteva dire lo stesso per i due fratelli di Homing, Vergo e Gaimon. Vergo, il maggiore dei tre, era a capo dell'azienda di famiglia (Che si occupava di trasporti), e non era proprio un campione di simpatia. Si diceva anche che avesse rapporti poco chiari con la criminalità organizzata d'oltreoceano, ma non era mai stato dimostrato. Gaimon, il più giovane dei tre fratelli, era invece volgare e stupido, oltre che una costante fonte di imbarazzo per sua figlia Albida e il resto della famiglia. Per fortuna, i contatti tra i tre fratelli erano abbastanza sporadici.

 

La vita di Doflamingo era cambiata, così come il suo rapporto con Corazon. Se prima questi era una semplice voce nella testa, ora era in grado di assumere il controllo del corpo. Doflamingo aveva continuato a mantenere segreta la sua esistenza. Corazon rimaneva sempre il suo miglior amico, anche se poi ne aveva conosciuti molti altri. Si era lasciato alle spalle l'orfanotrofio, ma di tanto in tanto telefonava alla direttrice per sentire come stava. Era molto affezionato al donnone, che considerava alla stregua di una madre.

 

La vita di Doflamingo era cambiata in meglio, e tutto sembrava filare liscio come l'olio.

 

Tuttavia, ad un certo punto erano successe due cose che avevano rimescolato le carte in tavola.

 

Dopo anni e anni di tentativi, finalmente Maria Donquijote era rimasta incinta. Homing aveva accolto con gioia la notizia, Doflamingo un pò meno. Era convinto che con l'arrivo del bambino, i suoi genitori adottivi avrebbero smesso di volergli bene. Naturalmente non l'avrebbero mai fatto. Pur non essendo sangue del loro sangue, i coniugi Donquijote adoravano Doflamingo.

 

L'altro evento fondamentale accadde qualche mese dopo la notizia della gravidanza. Negli anni a venire, Doflamingo lo avrebbe considerato il giorno più brutto della sua vita.

 

Nel dare alla luce il bambino, Maria Donquijote morì.

 

Sia lui che Homing ne furono devastati, e passarono diversi giorni nell'angoscia più totale, ma alla fine riuscirono ad andare avanti. Homing chiamò il piccolo Rosinante, e iniziò a dedicargli tutte le attenzioni di cui aveva bisogno. La vita sembrava essere tornata alla normalità, se non fosse stato per un piccolo particolare che avrebbe cambiato per sempre la vita dei Donquijote. 

 

Un pò alla volta, Doflamingo aveva cominciato a odiare il suo fratellino. Un odio cocente, che Corazon aveva fatto di tutto per contrastare, senza però riuscirci. Quel piccolo mostro aveva ucciso Maria venendo alla luce. Perchè era dovuta andare così? Perchè Maria Donquijote era morta, mentre Rosinante era ancora vivo? Con quale diritto si era preso la vita della seconda figura materna della vita di Doflamingo? Senza darlo a vedere, si era lasciato consumare da quell'odio. Al punto che ora, esattamente un anno dopo la morte di Maria Donquijote, stava per compiere un gesto atroce.

 

No, Dofy, non farlo!, ripetè Corazon per l'ennesima volta.

 

Stai zitto, Cora. Quel mostro merita di morire.

 

Doflamingo, un cuscino in una mano, si avvicinava lentamente alla culla dove dormiva il piccolo Rosinante. Suo padre si era addormentato sul divano del salotto, e in casa non c'era nessun altro. Sarebbe stato uno scherzetto: avrebbe soffocato suo fratello con quel cuscino, in modo da non lasciare tracce. Tutti avrebbero pensato a una fatalità, a una delle tante morti in culla di cui ogni tanto si sentiva parlare. Nessuno avrebbe mai sospettato di lui.

 

Quando fu a pochi centimetri dalla culla, Corazon cercò di prendere il controllo del corpo.

 

Non posso lasciartelo fare, Dofy!

 

Il corpo di Doflamingo si bloccò. La bocca gli si aprì e il braccio destro prese a tremargli.

 

Lasciami, Corazon! Lasciami!

 

No, Dofy, è solo un bambino. E' tuo fratello, cazzo!

 

Non è mio fratello, è solo un mostro che mi ha portato via mia madre!

 

Non...

 

Alla fine Doflamingo riuscì a riprendere il controllo del proprio corpo. Si avvicinò alla culla e fece quello per cui era venuto lì.

 

Corazon non potè fare altro che guardare impotente mentre Doflamingo soffocava il piccolo Rosinante. Quando ebbe finito, il biondo si allontanò da lì e tornò nella sua stanza, sorridendo per la soddisfazione, senza neanche guardarsi indietro.

 

Mio Dio...Dofy, che hai fatto?!

 

Stai zitto, Cora.

 

***

 

Stesso luogo

30 Marzo 2002

 

Come Doflamingo aveva previsto, nessuno sospettò di lui per la morte di Rosinante, che venne attribuita a cause naturali.

 

Quel che non aveva immaginato, era che Homing, poche settimane dopo, avrebbe seguito sua moglie e suo figlio nella tomba. Lo trovarono seduto nel suo ufficio, con in mano un bicchiere di vino rosso e una confezione di sonniferi mezza vuota sulla scrivania.

 

Gli altri Donquijote intervennero subito per occuparsi di Doflamingo. Vergo, in particolare, lo prese sotto la sua ala. Doflamingo ebbe così modo di scoprire che suo zio non era poi tanto male, e che le voci secondo cui aveva rapporti con la criminalità organizzata erano vere.

 

Tra le altre cose, Vergo gli rivelò che le Industrie Donquijote traevano una grossa fetta dei loro profitti illeciti proprio dai traffici con una famiglia mafiosa americana, i Petricelli. Allettato dalla prospettiva del guadagno facile, Doflamingo tenne la bocca chiusa. Inoltre, cominciò a frequentare sempre più spesso i vari ambienti in cui operava suo zio. Questo perchè, siccome Vergo non aveva figli, un giorno Doflamingo avrebbe ereditato un posto di rilievo nell'azienda di famiglia, e un pò di pratica non gli avrebbe certo fatto male. Perciò, appena diventato maggiorenne, Vergo lo prese a lavorare con sè.

 

L'altro suo zio, Gaimon, cercò di combinare un matrimonio tra Doflamingo e Albida, ma fu costretto a desistere quando scoprì che a quest'ultima piacevano le donne. Ciò nonostante, i due cugini, che provavano un sincero affetto reciproco, continuarono a frequentarsi (Anni dopo, Doflamingo fece perfino da testimone al matrimonio di Albida, che fu una delle prima ad approfittare della legge spagnola sui matrimoni omosessuali per impalmare la sua compagna, una modella giapponese di nome Reika Momousagi).

 

Poi, un giorno, Vergo morì, seguito a ruota da Gaimon, e Doflamingo si ritrovò a capo delle Industrie Donquijote assieme ad Albida (Essendo lei una delle poche persone di cui lui si fidava, le aveva chiesto di affiancarlo nella direzione dell'azienda. Tra l'altro, Albida era completamente all'oscuro delle attività illegali condotte dal cugino). Deciso a farsi un nome, espanse l'attività originaria in svariati settori, fino a far raggiungere all'azienda dimensioni mondiali. In pochi anni, divenne uno degli uomini più ricchi d'Europa, e poi del mondo. Si occupò sia delle attività legali che di quelle illegali, rafforzando i legami con i Petricelli ed esplorando nuove frontiere della criminalità.

 

Ormai diventato ricco e potente, Doflamingo aveva tutto ciò che voleva, ed era felice come non mai. L'unica nota negativa del periodo fu la morte di Big Mom, all'inizio del 2001. Doflamingo si occupò personalmente del funerale, e in seguito fece anche una grossa donazione all'orfanotrofio. Morta la signora Charlotte, tutti i suoi legami col passato erano stati recisi. Tutti tranne uno...

 

- Stai zitto, Cora! Non mi servono più i tuoi consigli!-

 

Corazon continuava a farsi sentire, di tanto in tanto, ma Doflamingo non gli dava più ascolto come prima. Anzi, la maggior parte delle volte lo ignorava. Il loro rapporto aveva cominciato ad incrinarsi dopo l'omicidio del piccolo Rosinante, e ora i due erano proprio ai ferri corti.

 

Dofy, te lo ripeto, non mi piace quello che stai facendo.

 

Doflamingo sbattè un pugno sulla scrivania del suo ufficio.- Quando mai! Hai sempre da ridire su tutto. Invece di sostenermi, non fai altro che rimproverarmi.-

 

Questo perchè sei diventato un criminale della peggior specie, Dofy.

 

- Non chiamarmi più Dofy!-

 

Guardati. Sei diventato irriconoscibile. Cosa direbbero i tuoi genitori o la signora Charlotte, se ti vedessero?

 

In un primo momento, Doflamingo non rispose.

 

Dofy...

 

- Ora basta!- gridò Doflamingo.- Ne ho abbastanza di te!-

 

Che hai intenzione di fare?

 

- Stai a vedere...-

 

A quel punto ebbe inizio una sorta di lotta interiore che andò avanti per quasi un'ora. Doflamingo fece appello a tutte le sue forze per sopprimere Corazon. Tuttavia, quest'ultimo oppose una strenua resistenza, e alla fine riuscì a sopravvivere, anche se la sua fu una vittoria di Pirro. Decise pertanto di far credere a Doflamingo di averlo distrutto, in modo da potersi riorganizzare con calma.

 

Doflamingo si accasciò sulla poltrona, esausto, e si addormentò.

 

Corazon si rifugiò in un angolo remoto della mente di Doflamingo, dove si mise ad elaborare una strategia. Non era finita lì. Aveva visto cosa era diventato l'altro, ed era deciso a fare qualcosa.

 

Dovessi metterci degli anni...giuro che ti fermerò, Doflamingo!

 

***

 

Stesso luogo

23 Dicembre 2011

 

Corazon prese un paio di respiri profondi e si lasciò cadere sulla poltrona, esausto. Ci aveva messo un'eternità per prendere il controllo del corpo. Del resto, erano passati anni dall'ultima volta, ed era parecchio arrugginito. Era stata un'autentica lotta. Doflamingo era diventato forte. L'unica nota positiva era che non se ne sarebbe accorto. Corazon avrebbe fatto in modo che pensasse di essersi addormentato, o qualcosa del genere.

 

Prese il vecchio telefono sulla scrivania e cominciò a comporre un numero. Quello che stava per fare equivaleva a un tradimento, ma non aveva scelta. Doveva cercare di contrastare Doflamingo, prima che fosse troppo tardi. Aveva un piano preciso. Una serie di piccole batoste alla sua attività criminale, per poi arrivare al colpo finale. Sapeva come muoversi, e a chi rivolgersi. Ci sarebbe voluto un pò di tempo, ma era sicuro che alla fine avrebbe vinto la sua battaglia.

 

Sei diventato crudele, Dofy, pensò Corazon. Un mostro. Non è questo che volevo per te.

 

Si portò la cornetta all'orecchio e attese.

 

La voce dell'uomo che rispose dall'altra parte dopo qualche attimo era impastata dal sonno, e a giudicare dal tono non doveva essere molto felice di essere stato svegliato.- Pronto?-

 

- Parlo con l'Ispettore Drake Diez, dell'Interpol?-

 

- Sì, ma...chi è lei? Che...yawn...che cazzo vuole da me a quest'ora?-

 

- Mi ascolti attentamente, Ispettore, perchè ho delle informazioni molto importanti da comunicarle...-

 

***

 

Stesso luogo

Oggi

 

Drake guardava il pazzo ridente in cui si era trasformato Doflamingo con un misto crescente di orrore e disgusto. Aveva già una mezza idea su come stessero le cose in realtà. Doveva solo confermarla con un bell'interrogatorio.

 

Fece un cenno ai suoi uomini.- Ammanettateli tutti e due.- Le proteste della segretaria Mone furono subito messe a tacere, mentre il miliardario continuava a sghignazzare come una iena. Furono entrambi condotti fuori dalla villa e fatti salire su una delle auto dell'Interpol.

 

Drake salì sull'altra auto. Si accomodò sul sedile del passeggero e rimase in silenzio, continuando a riflettere su quello che aveva già classificato come il caso più strano della sua vita.

 

E nell'ufficio di Doflamingo, un certo fenicottero giocattolo rimase su una mensola a prendere polvere.

 

 

NOTA DELL’AUTORE: Inizialmente avevo pensato di far suicidare Doflamingo per evitare l’arresto. Ma poi Yellow Canadair (Che qui ringrazio) mi ha fatto notare che la cosa non andava d’accordo col suo carattere, è così ho cambiato tutto. Comunque, che ve ne pare di questa mia versione di Doflamingo? Fatemelo sapere con una bella recensione.

 

E per oggi è tutto. Ci rivediamo tra due settimane, con l’ultimo, scoppiettante capitolo di questa storia. Nel frattempo, buon Natale e buon anno nuovo!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: John Spangler