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Autore: nigatsu no yuki    19/12/2016    3 recensioni
Raccolta di nove oneshot a tema natalizio, ognuna su una coppia diversa e con prompt diversi. Spero possano piacervi :3
1) Silent night | Ukatake
2) Brithday night | Kagehina
3) Warm night | Tsukkiyama
4) Bitter night | Iwaoi
5) Santa Claus' night | Asanoya
6) Funny night | Levyaku
7) Lonely night | Kuroken
8) Endless night | Daisuga
9) Magic night | Bokuaka
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Queste storie partecipano al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
[All'interno link dell'evento]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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One shot | Tsukiyama| 2000 parole | Traccia 8  "A e B hanno una tradizione: bere della cioccolata calda (o altro) seduti sulle scale, con le gambe intrecciate"

Warm night
 

La città oltre il vetro era colorata e fin troppo luminosa: i profili dei grattacieli in lontananza erano diventati un'abitudine, le lucine colorate che addobbavano le case basse del quartiere si rifacevano davvero troppo bene al periodo natalizio che pervadeva ogni cosa, lì a Tokyo. Ovviamente Tsukishima trovava tutto quello tremendamente esagerato, ma avrebbe mentito dicendo che l'atmosfera invernale di per sé non gli piacesse.
Tornò a prestare attenzione agli appunti sparsi davanti ai suoi occhi sul divano, gli stava salendo il mal di testa e quello non era affatto un bene: aveva un esame da preparare prima della fine delle lezioni e della pausa per la fine dell'anno e per il Natale. Si ritrovò a pensare che quella era la prima volta, da quando si era trasferito a Tokyo per l'università, che aveva davvero voglia di tornare a casa, di staccare dall'aria asfissiante della metropoli.
Kei pensava sempre come tutto quello era stato semplice: dopo il primo anno di liceo alla Karasuno - dove non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva capito così tanto di se stesso quasi da spaventarsi - gli ultimi due anni di scuola superiore gli erano passati addosso veloci. La squadra era rimasta più o meno la stessa e loro avevano continuato a trionfare; il loro ultimo anno Yamaguchi era anche diventato il capitano. Era stato facile prepararsi con costanza per accedere all'università, non perché ne fosse realmente appassionato, ma perché era sicuro che fosse qualcosa di necessario, un passo che sapeva essere importante per crescere e diventare adulto. Come quello di trasferirsi nella capitale, affittare un piccolo appartamento per studenti, dividerlo con Yamaguchi. Quando l'amico, più di un anno prima, gli aveva comunicato che si sarebbe iscritto alla sua stessa università, seguendo però un indirizzo di studi diverso, Tsukishima non aveva potuto far altro che congratularsi con lui nel modo serio e quasi scostante che lo contraddistingueva, ricevendo in cambio una delle espressioni più felici che aveva visto sul volto di Tadashi, il quale aveva esclamato «Sono così felice Tsukki! Sto già controllando gli affitti degli alloggi nel quartiere, dobbiamo assolutamente andare ad abitare vicino alla fermata della metropolitana.»
Yamaguchi non gli aveva mai più chiesto nulla, erano entrambi cresciuti e sembrava che l'amico avesse imparato a rigirarsi Kei come voleva. Yamaguchi non gli aveva mai realmente chiesto se andava bene andare a vivere insieme, diventare coinquilini, e Tsukishima gli fu grato di quello, come al solito lo aveva tolto dall'imbarazzo di dover essere lui a proporgli qualcosa. Il suo orgoglio o quel suo carattere così complicato perdeva sempre contro la naturalezza di Tadashi, anche se per il ragazzo più basso quello voleva dire esporsi di più e inevitabilmente farlo arrossire in quel modo che Kei aveva pian piano iniziato ad amare.
Si decise ad abbandonare l'idea di studiare ancora in quel tardo pomeriggio, ripose i libri e gli appunti, sbirciando di nuovo verso la finestra vide che si era alzata una leggera nebbiolina: la neve del giorno prima mescolata a quell'atmosfera bianca appena calata rendeva il paesaggio cittadino più calmo. Guardando l'orologio si accorse che era in ritardo: il tempo di arrivare in cucina e tirare fuori tutto l'occorrente che si rese di nuovo conto di quell'idea fastidiosa che gli era balenata in mente la mattina precedente, si ritrovò a fermarsi le mani tese a mezz'aria verso una mensola e lo stomaco che gli stingeva appena.
Patetico.
Era l'unico aggettivo che gli veniva in mente per descriversi, ormai pensava quello di sé da diversi mesi e la cosa lo faceva irritare più che mai.
Nella sua vita i momenti che davvero avevano cambiato qualcosa in lui erano quando aveva perso il controllo di tutto ciò che lo circondava: era successo da bambino, una volta scoperta la verità su suo fratello e in quel caso aveva quasi del tutto perso il suo interesse verso la pallavolo. Il primo anno di liceo, trovarsi alla Karasuno, aveva ribaltato radicalmente il suo modo di pensare: aveva incontrato tante persone - alcune tremendamente fastidiose - e toccato tante idee diverse dalla sua. Era difficile ammetterlo, ma l'avevano aiutato nel suo percorso. Nell'ultimo anno poi molte situazioni nella sua vita erano variate - com'era prevedibile alla fine, spostandosi a Tokyo per studiare, la realtà della grande città, della distanza da casa, persino per lui, non era qualcosa a cui ci si abituava in due giorni.
Di nuovo si ritrovò a pensare che la costante in tutto quello rimaneva Yamaguchi e quasi senza pensarci tornò nel piccolo salotto accendendo le luci sull'albero di Natale che l'amico aveva voluto a tutti i costi addobbare con lui appena due settimane prima.
Il problema, quello che affliggeva la sua mente, che metteva di nuovo in discussione tutto, che rendeva le cose difficili, era che stava dubitando della sua costante.
 
Tsukishima sapeva bene che la parola amichevole non lo descriveva per nulla: non era empatico né solare, e si poteva dire che di amici potesse contarne sulle dita di una mano - perché sì, dopo gli anni del liceo poteva riunire sotto quell'appellativo Hinata e, purtroppo, anche Kageyama. Certo crescendo era cambiato, ricordava come l'ultimo anno alla Karasuno tutti i kohai più giovani pendessero dalle sue labbra perché era il migliore a spiegare le tattiche di gioco; aveva acquisito quell'aria matura che metteva in soggezione certo, ma che poteva anche instillare sicurezza. Ecco perché all'università forse non era riuscito ad avvicinarsi davvero a nessuno, alcuni compagni di corso si trovavano bene a studiare con lui, ma nulla di più. Nessuna uscita di gruppo il sabato sera in qualche locale per karaoke o i pomeriggi per andare al centro commerciale o al cinema.
Quelle erano attività che si riservava di fare con Yamaguchi, un po' perché l'amico l'obbligava, un po' perché alla fine anche lui si divertiva molto.
Anche Tadashi era cresciuto: non era più il ragazzino impacciato preso di mira dai bulli della scuola, era diventato il capitano della squadra, era solare e socievole, era pieno di nuovi amici di città, aveva tutte le sere praticamente impegnate in uscite ed eventi di ogni genere.
E Kei rimaneva indietro.
Alzò lo sguardo verso il vecchio orologio appeso sopra la televisione: Yamaguchi sarebbe tornato a momenti quindi decise di accendere il fuoco mentre pian piano l'aroma di cioccolata calda si diffondeva lento per tutta casa.
Era davvero patetico, si ritrovò a pensare ancora, e aveva paura; probabilmente era stata quella a spingerlo quel pomeriggio, dopo la neve caduta tutto il giorno precedente a ricordarsi della tradizione che lui e l'amico condividevano. Il cambiamento, l'uscita dagli schemi era qualcosa che lo metteva inevitabilmente in allarme, quei mesi trascorsi lontano da casa, in quel nuovo mondo avevano solo messo in evidenza quanto Tsukishima aveva pian piano immaginato: Tadashi era uno che andava avanti mentre lui rimaneva ancorato al passato. Perché nel passato era lui quello forte tra i due, era la spalla dietro la quale Yamaguchi trovava conforto; poi pian piano i ruoli si erano invertiti e Kei era troppo orgoglioso e testardo per ammettere di essere lui quello che aveva bisogno della spalla su cui appoggiarsi, per ammettere che mai avrebbe voluto abbandonare il fianco dell'amico.
«Tsukki, sono a casa!» lo sbattere della porta e il richiamo dall'ingresso distolsero il biondo dai suoi pensieri, prese le due tazze di cioccolata calda fumante ed andò verso la grande porta finestra che dava sul piccolo balcone, unico nell'appartamento, che offriva una vista frammentata solo dai pali del telefono della skyline dei grattacieli del centro città. Vi erano due piccoli gradini che si inframezzavano tra il salotto e la grande porta finestra; Tsukishima si sedette su questi, in attesa.
Appena Yamaguchi spuntò dal piccolo ingresso - tracolla e cappotto ancora indosso, Kei fissò gli occhi in quelli dell’amico sussurrando un piatto «Bentornato» e godendosi oltre la montatura degli occhiali la vista dell'altro che, notata la situazione, fece comparire sul suo volto un sorriso spropositato mentre le guance diventavano appena più rosse, facendo risaltare di più la miriade di lentiggini di cui erano decorate.
Tsukishima ignorò - come ormai era abituato a fare - la stretta che gli attanagliò lo stomaco alla vista dell'amico così felice.
«Tsukki te ne sei ricordato?» Yamaguchi si era disfatto di corsa del pesante giaccone e lo aveva raggiunto rimanendo di fronte a lui.
Kei arricciò il naso «Perché dovrei essermene dimenticato?» gli chiese invece.
Tadashi rise cristallino, poi si sedette anche lui sui gradini, afferrò una tazza fumante e distese le gambe intrecciandole con quelle dell'amico.
Una vecchia tradizione: ogni prima nevicata dell'inverno erano soliti rimanere a fissare il paesaggio bianco dalla finestra di casa Tsukishima, cioccolata calda a portata di mano, prima preparata da Akiteru, quando entrambi erano ancora piccoli, sulle scale di legno e le gambe intrecciate per dividere lo stretto spazio di un gradino.
Erano cresciuti e cambiati, ma Kei voleva che almeno quella cosa tra loro rimanesse la stessa e non esisteva nient'altro, potevano essere ancora bambini, potevano ancora essere solo loro due.
Yamaguchi prese una lunga sorsata di cioccolata, continuando a sorridere per poi iniziare a raccontare all'amico la sua giornata all'università mentre il biondo lo ascoltava, lo aveva sempre ascoltato, perdendosi tra i dettagli inutili di una lezione particolarmente difficile e l'intricato disegno stampato sul suo volto. Lo guardava, e con l'avanzare del tempo aveva finito per accorgersi come ricercava sempre di più quella sua figura, come riuscisse a dargli pace e insieme rendergli lo stomaco leggero. Non voleva spiegare quella sensazione e non voleva dargli un nome, la consapevolezza era nemica in quel caso.
«Non mi stai più ascoltando» Yamaguchi lo guardò accigliato sbuffando, i soliti baffi da cioccolato formatisi tra labbra e naso rendevano il quadretto tremendamente buffo.
Kei sospirò e quasi senza pensarci si spose in avanti, raccolse con un pollice tutto quello sbuffo di cioccolato dal volto dell'amico «Puoi parlarmi della tua lezione di letteratura inglese quanto vuoi, ma lo sai che non la capisco per nulla» spiegò mentre il volto dell'amico assumeva una tonalità che si avvicinava pericolosamente al viola.
Ci fu un attimo di assoluto silenzio in cui Yamaguchi spostò appena la gamba sinistra, solo per trovare una posizione più comoda, appoggiandosi alle ginocchia raccolte di Tsukishima, aumentando quel tanto l'imbarazzo che fu sopportato solo da un'ulteriore sorsata di cioccolata bollente.
«Ti ho portato una cosa» ruppe il silenzio Tadashi scavando nella sua tracolla ed estraendo un dvd «appena l'ho visto mi sono ricordato che non l'hai ancora comprato, è una parte del regalo di Natale... possiamo anche vederlo stasera.»
Tsukishima prese ciò che l'amico gli porgeva: era il dvd di Jurassic World. Era quasi del tutto sicuro che i suoi occhi stessero brillando in quel momento, ma cercò di mantenere il suo solito contegno «Non porta male dare i regali prima del tempo?» chiese.
Yamaguchi ridacchiò posando la tazza ormai vuota, leggendo oltre quelle parole: il regalo era tutt'altro che sgradito «Scusa Tsukki!»
«Non devi uscire questa sera?» chiese a quel punto Tsukishima: era strano che proprio un venerdì come quello Yamaguchi decidesse di rimanere a casa, avrebbe potuto contattare i suoi amici dell'università. Non era prettamente un pensiero di gelosia, quello che pervadeva la mente del biondo, la gelosia era marginale. Il contorno più ampio era ciò che gli faceva storcere il naso e, sotto sotto, arrabbiare per nessun motivo apparente.
«No, preferisco stare qui a guardare questo film, fa parte della nostra tradizione, no? E questa rimarrà sempre.»
Eccolo di nuovo, il crampo improvviso allo stomaco che fece alzare uno sguardo fin troppo sorpreso a Kei. Poteva essere la dimostrazione che si sbagliava? Yamaguchi andava avanti, ma forse lo stava trascinando con sé «Rimarrà sempre» si ritrovò a fargli da eco.
Forse si sbagliava: le cose continuavano ad essere semplici, era Tadashi a semplificarle ogni volta; qualcosa era cambiato, ma probabilmente ne aveva visto un risvolto negativo che non c'era, l'altro gli aveva dimostrato il contrario. La sua costante era rimasta.
Tsukishima guardò di nuovo Yamaguchi che sorrideva felice - mentre iniziava a commentare le parti del film che gli erano più piaciute e quelle che l'avevano più spaventato - e si trovò di nuovo a perdersi nei dettagli mentre i pensieri in testa ronzavano di sottofondo.
Li ascoltò tutti, anche quello che gli suggeriva di far tacere per una buona volta l'amico con un bacio. Decise che probabilmente quell'idea se la sarebbe tenuta in serbo per il giorno di Natale.










Angolino
Eccomi tornata proprio di lunedì (che bello riuscire ad essere puntuale per una volta con gli aggiornamenti çwç).
La prima cosa che voglio dire è che questa one shot non doveva venire così: sono stata un persona debole che si è fatta corrompere e alla fine non è riuscita a fare nulla di angst... sono davvero triste!
Scherzi a parte, è la prima volta che mi cimento in questa coppia (l'intera raccolta, vede un sacco di novità) quindi il risultato non mi soddisfa per nulla e quando mai!
Trovo che Tsukishima sia un personaggio impossibile da descrivere bene, o almeno io non ne sono in grado, quindi spero di non aver distrutto la sua caratterizzazione ç_ç
Non mi voglio dilungare troppo perché altrimenti queste note al fondo diventano sempre eterne ^///^ ringrazio sempre tantissimo chi recensisce e chi sta seguendo questa raccolta :3
Aspetto i vostri pareri e ci rivedremo verso la fine della settimana conla prossima storia :D
Alla prossima!

 
   
 
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