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Autore: laylabinx    20/12/2016    2 recensioni
Servono solo dieci piccole parole per mandarlo in pezzi.
Studio del personaggio di Bucky Barnes, incentrato sulle parole del codice di attivazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap5

Capitolo 5: Pech'



«Sergente Barnes…?»

Le parole escono impastate e confuse, venate di incredulità. Nonostante le ferite e la gravità dell'incidente, l'uomo steso a terra ha l'aria di chi ha appena visto un fantasma.

Il Soldato esita per un secondo - un piccolo, insignificante attimo. Quel nome non significa nulla, di sicuro non è il suo, ma lo stesso lo costringe a fermarsi. Poi il tempo riparte, il nome scompare e si abbassa per afferrare l'uomo per i capelli.

I colpi vanno a segno in rapida successione, il primo a frantumare il cranio e il secondo a spezzargli il collo. La donna è ancora nella macchina, si lamenta e chiama invano il marito. Howard. Il nome dell'uomo è Howard.

Sistema il corpo sul sedile anteriore e rimane a fissare il sangue mentre imbratta il volante. La donna non può muoversi, le sue ferite sono troppo gravi; si lascia scappare un piccolo singhiozzo disperato e crolla di nuovo contro lo schienale.

Per un istante considera l'idea di recuperare soltanto il carico. Howard Stark era l'obiettivo principale, non lei. Lei non sarebbe in grado di seguirlo, non può neanche chiamare aiuto. Gli basterebbe andarsene e scomparire nella notte, lasciandola insieme al cadavere del marito nella macchina semidistrutta.

Estrazione1. Nessun testimone. Questi erano gli ordini e chi gli ha affidato la missione è stato molto chiari sul da farsi.

Gira intorno alla macchina fino al lato del passeggero.

La donna è già morta, anche se respira ancora. Un liquido chiaro cola dalle orecchie e dal naso, mischiandosi al sangue sul viso. Le tremano le mani e il respiro ormai è simile a rantoli affannati. Trauma cranico, frattura depressa. Gli airbag non si sono aperti e ha sbattuto la testa sul cruscotto quando la macchina si è schiantata contro l'albero. Il suo destino è stato segnato nel momento in cui la vettura è uscita di strada. Sta morendo e i soccorsi non arriveranno mai.

Si china all'interno dell'abitacolo e le stringe le mani intorno alla gola; lei non oppone resistenza se non per un debole gemito quando la pressione le toglie il fiato. Basta un solo movimento e le spezza il collo in uno scatto secco. E’ rapido e indolore, molto più veloce che vederla agonizzare a causa dei traumi riportati.

Abbandona entrambi i corpi tra i rottami e toglie la valigetta dal portabagagli. Il passaggio finale è distruggere la telecamera che ha filmato l'assassinio dal principio. Nessun testimone. Un proiettile piazzato al punto giusto fa saltare la lente e il Soldato torna alla propria moto.

La base è a meno di dieci miglia di distanza ed è abbastanza facile tornare senza essere visto. La valigetta è legata sul sellino dietro di lui, contenente qualsiasi cosa i suoi committenti pensino valga tanto da dover uccidere per averla. Non ha domandato, non ha mai chiesto dettagli; ha semplicemente accettato l'incarico senza una parola, pronto ad obbedire. Adesso però ha delle domande.

L'obiettivo, Stark, l'ha chiamato per nome prima di morire.
Barnes.
Non sa chi sia Barnes né perché Stark l'abbia chiamato così ma vuole saperlo, visto che ha esitato. Non ha mai esitato durante un incarico, almeno non fino a questa notte, e la causa di tale esitazione è stato proprio il nome Barnes. Al nome era perfino associato un grado: Sergente. Militare, quindi. Per chiunque Stark l'avesse preso, si trattava di un militare.

Riflette su quel nome, su cosa possa significare o se abbia davvero un qualsiasi significato, perché nella sua realtà è insignificante. Lui non ha nome, non ha identità, non ha niente all'infuori di una pistola e una missione. È un'arma, nulla di più, però quel nome ha fatto risuonare qualcosa come un sonar.

I rari flash che lo colpiscono quando è in azione sembrano per la maggior parte schegge di ricordi. Sono indefiniti, muri di mattone e vicoli polverosi e ciocche di capelli biondi. Niente di tangibile, niente di vero, niente al quale possa aggrapparsi. Brandelli della vita di qualcun altro, di una vita prima delle pistole e del sangue. Una vita che non gli appartiene.

Barnes. Il nome continua a rimbalzare nel suo cervello. Sergente Barnes. Chi diavolo può essere?

È così lontano da lui ed estraneo, un nome nel quale non si riconosce. Gli scivola addosso come olio sull'acqua e rotola a terra, abbandonato. Barnes. Spiacente, non c'è nessuno con quel nome da queste parti.

Un nuovo nome viene a galla appena diventa chiaro che la sua mente non voglia avere nulla a che fare con Barnes.
Stark. Howard Stark. Eccentrico inventore, milionario e… qualcos'altro. Che altro? Non lo sa, perché il nome Stark - proprio come Barnes - non dovrebbe avere alcun significato. Eppure è come se l'avesse e lui non sa darsi una spiegazione in merito.

Anche quel nome porta con sé alcuni granelli di false memorie, briciole di informazioni e dettagli. Ci sono balenii di luci ed elettricità, un attenuato rumore di applausi che sembra risuonare da un passato distante secoli. Immagini sfocate di un uomo dai capelli scuri, carismatico; parla del futuro come se ci fosse stato e manda il pubblico in visibilio.

Il Soldato scuote il capo e si concentra sulla strada immersa nel buio. I pensieri sono una distrazione e lui si rifiuta di lasciarsi infastidire. La missione è compiuta, l'obiettivo e i testimoni eliminati. Allora perché non riesce a liberarsi dei pensieri che continuano ad ammassarsi nella sua testa?

La base si profila in lontananza, un insieme di magazzini e depositi illuminati; si ferma sul retro di un blocco isolato prima di slegare la valigetta e dirigersi all'interno. I suoi committenti stanno aspettando, recuperano la valigetta senza dire una parola e poi la aprono con cautela. All'interno ci sono cinque sacche bluastre dall'aspetto anonimo ma di particolare valore, a giudicare dal sangue che è stato versato per averle.

«Ottimo lavoro, Soldato,» dice uno degli uomini, lo sguardo fisso sulle sacche di liquido. «Il tuo contributo ha spianato la strada al futuro.»

Non gli importa nulla del futuro; al momento i suoi pensieri sono rivolti al passato.
Sergente Barnes. Howard Stark. Quei nomi significano qualcosa, però non sa cosa e non conoscere la risposta a quella domanda è come sentire una pressione che spinge dietro i bulbi oculari. Il bisogno di ottenere risposte e il rifiuto di ammettere la presenza stessa di domande sono in guerra uno con l'altro dentro di lui. Non durerà per molto; non dura mai troppo a lungo.

I suoi committenti non gli lasciano il tempo di rimuginare, hanno altri piani. Le sacche che ha recuperato sono piene di siero, qualcosa che dovrebbe servire a creare altri Soldati come lui. I tre giorni successivi sono fatti di esperimenti e test, urla e pianti di agonia. Alla fine le grida si spengono e nascono cinque nuovi assassini.

Sono tutti già ben preparati, soldati d'elite letali in qualsiasi maniera immaginabile, eppure lo costringono ad occuparsi del loro addestramento. Lui non è in perfetta forma e si nota fin da subito. Uno dei nuovi Soldati riesce ad avere la meglio durante una sessione di combattimento e lo lancia a peso morto dall'altro lato della palestra. Dà la colpa ad una mancanza di concentrazione, qualcosa che non gli è mai successo prima; dalla notte in cui ha ucciso Howard Stark non si è più sentito a posto e nemmeno ha ottenuto risposte.

Più a lungo rimane fuori dalla criostasi, più flash e frammenti di memoria sembrano affiorare. Non sono comunque nulla di concreto, ma si fanno più intensi e frequenti. Sono spesso accompagnati da una forte emicrania, un punteruolo infilzato nel cervello insieme ad ogni immagine. Ogni ricordo (se davvero di quello si tratta) è pericoloso come un aneurisma pronto a scoppiare.

Sergente Barnes. Barnes. Barnes. Il nome ruggisce incandescente, una fornace tra le mura della sua mente. È un nome che scotta e accende i suoi sensi, marchia a fuoco la sua pelle. Dopo aver passato così tanti anni tra la neve e il ghiaccio, pronunciare quel nome è come trovarsi tra le fiamme dell'Inferno.

Il nome echeggia ancora rovente quando l'altro Soldato lo rovescia senza sforzo; una bruciante agonia gli carbonizza i nervi ottici. Barnes. Barnes. Barnes. Colpisce il muro di schiena e per un attimo la brace si estingue, Barnes e Sergente e Stark spariscono in un velo annebbiato di dolore e collera. I ricordi sono come lingue di fuoco ma la sua rabbia è gelida e mortale.

L'altro Soldato intanto uccide uno dei dottori presenti e in breve nella palestra si scatena un putiferio. Qualcuno lo afferra per una spalla e usa il suo corpo come scudo, in cerca di una via di fuga, mentre il resto dei Soldati rimane all'interno. Servono due unità complete per far tornare la calma e si registrano numerose perdite tra i militari.

I cinque nuovi Soldati sono troppo instabili, troppo imprevedibili. Vengono messi in stasi in tutta fretta, aspettando il momento in cui sarà possibile organizzare maggiori contromisure per contenerli. Lui osserva in silenzio, consapevole che a breve toccherà a lui. Non lo tengono fuori mai più del tempo necessario e adesso che la sua presenza non è indispensabile lo riaddormenteranno. Non che sia una gran sorpresa, ma lo stesso non è piacevole.

Il suo turno arriva il giorno dopo e lo conducono in una stanza dove c'è un'unità di criostasi aperta. Dormirà fino a che gli verrà assegnato un nuovo incarico, impossibile dire quanto potrebbe volerci. È successo prima e succederà di nuovo e di nuovo e di nuovo. Stavolta però gli sembra quasi di sentirsi sollevato; perlomeno la procedura metterà fine all'irradiante sensazione di bruciore causata da quei nomi. Stark e Barnes. Stark e Barnes.

Lo stanno preparando per la stasi quando si decide a parlare. Non aveva mai fatto domande prima, non aveva mai avuto ragioni per farne, ma adesso ha bisogno di sapere. La supernova accecante che si sprigiona nella sua testa lo sta facendo impazzire.

«Chi è il Sergente Barnes?» chiede alla fine, con voce rauca e secca.

Un tecnico che si sta occupando di lui lo guarda e poi scambia un'occhiata col collega. L'arma ha parlato, non è previsto che l'arma parli. Non rispondono alla sua domanda; gli fanno indossare una specie di museruola e lo infilano nella capsula.

Non ricevere alcuna risposta è la cosa peggiore. Nonostante il freddo della criostasi aiuti a placare il violento incendio nella sua testa, non riesce a staccare del tutto la spina per togliergli ogni residuo di consapevolezza. Passa i cinque anni successivi ad avere incubi su un carismatico scienziato che inventa macchine volanti, in un futuro che si trova nel passato. Ha incubi che coinvolgono un uomo chiamato Stark, un soldato di nome Barnes, e tutto quello che riesce a vedere è sangue.

 

 

 

1. In gergo militare indica il processo di rimozione e trasferimento di personale o di altri elementi, in genere da una zona considerata pericolosa ad una più sicura. Quando i soggetti coinvolti oppongono resistenza ed è necessario un intervento coercitivo si parla di estrazione (esfiltrazione) ostile. [NdT]

  

Capitolo originale dell'autrice

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