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Autore: DirceMichelaRivetti    22/12/2016    1 recensioni
NB: Precedentemente avevo intitolato questa storia "Resistere" ma mi sono accorta che c'era già un'altra fanfic con quel titolo, quindi l'ho cambiato alla mia.
Questa è una storia in cui sto immaginando come si sia svolto il settimo anno di Neville, quando con Ginny e Luna ha rifondato l'Esercito di Silente. Quando si arriverà alla battagliadi Hogwarts, tuttavia, mi staccherò dal canon e ipotizzerò che Harry non riesca ad avere la meglio contro Voldemort e che, dunque, si continui ancora a combattere.
Ho inoltre aggiunto ai personaggi una cugina di Luna.
Cercherò anche di mostrare le incertezze e i turbamenti che Draco vive nel corso del suo ultimo anno ad Hgwarts, quando si è pentito di essere un Mangiamorte, ma non può tornare indietro.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Esercito di Silente, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Neville Paciock, Seamus Finnigan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Era il giorno in cui si sarebbero ritrovati i vecchi membri dell’E.S. Mancavano ancora tre ore.

Neville era seduto sul suo letto che studiava per il giorno seguente, anche se in realtà faticava a concentrarsi sul manuale di Incantesimi. Decise di provare con la pratica: come compito per la settimana successiva, avrebbero dovuto portare un oggetto da loro incantato in modo tale che potesse rispondere a voce almeno alle domande più comuni.

Innanzitutto doveva quindi trovare un oggetto da incantare. Cominciò a frugare nel proprio baule alla ricerca di qualcosa di adatto ed, eventualmente, sacrificabile. Gli capitò fra le mani il pacchetto con ciò che Silente gli aveva lasciato in eredità, era ancora intatto, quasi si era scordato di averlo. Lo strinse fra le dita, incerto: era il momento di aprirlo? Forse era tardi … Lui si sentiva pronto a scoprire che cosa il vecchio preside voleva lasciargli? Che cosa voleva da lui?

Pronto o no, non poteva rimandare ulteriormente, si disse. Se era vero, come sospettava, che Silente aveva lasciato una missione a Silente, forse voleva affidare un compito anche a lui e quindi non poteva attendere oltre.

Il pacchetto conteneva una scatola in legno cubica e una lettera. Per prima cosa aprì la scatola e ci trovò dentro una Ricordella. Anzi, a ben guardare era proprio la sua vecchia Ricordella, con tutte le ammaccature nella lamina in bronzo che la circondava a metà. Neville la prese in mano, l’osservò un poco e penso: Cosa strana fare come regalo il restituire qualcosa che già apparteneva al destinatario. Beh, almeno il fumo non sta diventando rosso, quindi non ho dimenticato nulla. Guardiamo la lettera, forse mi spiegherà qualcosa in più.

Aprì la busta e dispiegò il foglio di carta azzurra su cui era stato scritto con inchiostro amaranto e in una calligrafia piuttosto stretta, dove però spiccavano le aste allungate delle f, d, b, l, g, t e i riccioli erano tracciati con cura ed eleganza.

La lettera diceva:

Gentile Signor Neville Paciock,

sono piuttosto certo che questa mia eredità l’avrà sorpresa, tuttavia le posso assicurare che sono pienamente e totalmente consapevole di quello che sto facendo. Come si usa dire in queste occasioni: Io, Albus Percival Wulfric Brian Silente, nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali … etc etc. Comincerò col dirle che ho notato i suoi miglioramenti nel rendimento scolastico e colgo l’occasione per congratularmi con lei.

Un’altra delle cose di cui sono certo è che l’ ha stupita (o la stupirà, se per prima cosa sta leggendo la lettera) vedere che la mia eredità  per lei è la sua Ricordella. L’aveva persa alcuni anni fa, l’ho ritrovata nel corridoio del terzo piano è ho pensato di conservarla fino al momento in cui ne avrebbe avuto nuovamente bisogno. Non credo le dovrà più rammentare cose dimenticate; come vedrà, mi sono preso la libertà di fare alcune modifiche ed ora è uno strumento certamente adatto a fare altro, per esempio può rivelarsi un ottimo consigliere per capire di chi può fidarsi o dove si trovano pericoli. Vi sono tuttavia contenute altre meraviglie di cui non voglio far ora menzione per non rovinare la sorpresa, ma che scoprirà presto, prendendo famigliarità con questa nuova versione della sua Ricordella.

Detto ciò, ci sono cose importanti che vorrei condividere con lei, quindi la prego di avere la pazienza di continuare a leggere.

Immagino già sappia che ho conosciuto molto bene i suoi genitori e non solo perché studenti ad Hogwarts, ma anche perché membri dell’Ordine della Fenice. Non le spiegherò di cosa si tratta, poiché sono certo che sua nonna, Augusta, gliene avrà sicuramente parlato. I Mangiamorte decisero di catturare e torturare loro, nella speranza di ottenere informazioni, non solo perché erano Auror, ma poiché li sapevano a me fedeli, li sapevano membri dell’Ordine.

Frank ed Alice non erano semplicemente coraggiosi. Molti dei maghi che hanno lottato contro Tom Riddle erano persone comuni che hanno deciso di combattere come se fosse una parentesi nelle loro vite. Avevano ambizioni e volevano vivere le loro vite in un mondo libero. In un certo senso anche i tuoi genitori erano così, ma avevano qualcosa in più. Che cosa? Non saprei dirlo.

Non conta solamente il fatto che fossero Auror e dunque avessero deciso che la loro vita sarebbe stata per sempre una lotta contro il male.

 Che cos’era allora?

Mi verrebbe da dire la tempra dei guerrieri, eppure in realtà erano persone molto pacifiche. Eccellevano nei duelli, sì, ma vi ricorrevano solo in caso di necessità e mai li ho visti essere i primi a provocare, nemmeno da ragazzini. Eppure, nonostante sembrassero i più bonari dell’Ordine, erano quelli che forse comprendevano meglio la guerra. Tutti sapevano che non si trattava di un gioco, tutti erano consapevoli del pericolo e dei rischi, però per loro era più facile pensare a un gruppo coeso che combatteva, in loro c’era già l’idea di resistenza. Gli altri membri ragionavano molto come singole persone che si dividevano missioni, forse per colpa mia, forse a causa del numero ristretto. Affidavo sempre compiti all’uno o all’altro, come se fossero tante unità singole ai miei comandi e che non ci fosse il bisogno che comunicassero tra di loro. Certo, in realtà si conoscevano e facevamo riunioni generali e in quelle occasioni vedevo come i suoi genitori erano in grado di aggregare le persone, di infondere speranza e animosità, riuscivano a motivare e a rendere le lotte di tante singole persone come un’unica lotta collettiva. Non si limitavano alle parole. Erano i primi ad affrontare i pericoli. Non per mettersi in mostra, non per arroganza ma perché sentivano che era giusto. Il senso di giustizia era ciò che alimentava il loro coraggio, la consapevolezza che la semplice provvidenza non avrebbe aggiustato le cose. Non aspettavano un cambiamento, agivano per realizzarlo.

Penso fosse questo il qualcosa di più che li contraddistingueva. Per alcuni si trattava di sopravvivere, per altri di proteggere, per altri ancora la sindrome da eroe, c’era anche chi era con noi con modestia perché voleva fare del bene, ma che da solo non avrebbe avuto la forza di opporsi.

Io ho rivisto in lei queste caratteristiche. Forse sono i deliri di un povero vecchio ma, come dicevo all’inizio, sono nel pieno delle mie facoltà mentali. Ha seguito Harry all’Ufficio Misteri, non per voglia di notorietà, non per sete di vendetta (so che il suo desiderio di combattere i Mangiamorte è indipendente da quel che è successo ai suoi genitori), non per lealtà verso un amico (seppure so che l’amicizia è un valore importante per lei); lei è andato e a combattuto e, anche ferito, ha continuato a lottare ed era disposto a farsi torturare pur che Harry non cedesse la Profezia, lei ha fatto tutto ciò unicamente perché sentiva che era la cosa giusta da fare.

Quale nobiltà maggiore si può trovare in un guerriero se non la consacrazione ad un ideale? Un ideale di giustizia, per di più!

Quando un uomo si sottomette ad un ideale, diventa invincibile.

Guardi anche solo nel mondo dei Babbani e noterà nella storia quei generali che, combattendo per un ideale, riuscirono a compiere grandi imprese pur con pochi uomini.

Il volersi salvare la vita può portare alla fuga; il voler proteggere qualcuno può far cedere ai ricatti; il voler essere un eroe induce ad agire solitari per mettersi in mostra, senza considerare le conseguenze; il desiderio di vendetta o la lealtà possono portare a ritirarsi dalla guerra, una volta che il sentimento è esaurito.

Il battersi avendo donato l’anima a un ideale è superiore a tutti questi. Infonde carisma, aiuta ad unire gli altri, genera speranza. È quello che porta a lottare fino alla morte e, quando si è pronti a morire, si sopravvive più a lungo.

Ad Harry Potter io ho affidato una missione pericolosa da affrontare in maniera solitaria, con solo pochi amici fidati, il signor Weasley e la signorina Granger. Dovrà agire a lungo nell’ombra, potrebbero essere mesi oppure anni, nemmeno io lo so. È indispensabile, per tanto, che quando egli avrà concluso la sua missione, non si trovi solo. La speranza non dovrà aver abbandonato i cuori di maghi e streghe. Non ci dovrà essere rassegnazione e sottomissione. È fondamentale che la gente non si sia lasciata abbattere ma che sia unita nell’ideale, magari ognuno avrà motivazioni differenti, ma dovranno essere coesi. Quest’unione e questa forza saranno ancor più fondamentali, nel malaugurato caso che Harry non dovesse portare a termine la sua missione.

Sarò sincero. Anche se dovesse fare ciò che gli ho chiesto, Harry potrebbe comunque morire prima che Tom Riddle venga ucciso. In tal caso, allora più che mai, sarà necessario che la lotta e la resistenza continuino.

So che non si potrà persuadere tutti i maghi e le streghe a schierarsi contro quello che, presumo, dev’essere diventato il nuovo governo; so che all’inizio saranno pochi, ma saranno quei pochi che potranno animare gli spiriti di tutti gli altri e portare alla vittoria.

A questo punto, mio caro signor Neville Paciock, penso le sia chiaro che cosa mi aspetto da lei.

Non si arrenda. Mantenga viva la speranza nell’animo dei suoi compagni. Li tenga pronti a resistere. Tenga a mente queste parole (le sconsiglio di condividerle con gli altri, perché potrebbero non recepirle correttamente, ma sono certo che lei le comprenderà): Lottare fino alla morte, vuol dire la vittoria.

Ora, le lascio il tempo di metabolizzare quanto le ho scritto e, quando si sentirà pronto, cominci pure ad esaminare la sua Ricordella; sono certo che gradirà ciò che troverà al suo interno.

 

Con l’augurio di ogni bene e successo, con l’auspicio che la speranza arda sempre in lei, mi congedo e rammenti sempre che la fenice risorge ogni vola dalle proprie ceneri.

 

                                                                                                         Albus Silente              

 

Neville era seduto sul letto, gli occhi sgranati sulla lettera. Il fiato corto per l’emozione di ciò che il preside gli aveva detto, per l’onere che gli aveva lasciato. Una domanda nella testa: Come si poteva avere tanta fiducia in lui?

Ora, però, era certo che riaprire l’Esercito di Silente era la cosa più giusta da fare.

Richiuse la lettera nella busta e la ripose, poiché non voleva che qualcun altro potesse leggerla, né amici, né tanto meno nemici.

Si era commosso nel leggere tutte quelle  belle parole sui suoi genitori, effettivamente aveva visto risaltate qualità diverse dal solito coraggio o tenacia decantati dalla nonna e da altri parenti o amici di famiglia. Aveva finalmente visto un lato di loro, in un certo senso più dolce e umano; benché si parlasse comunque di guerra, quella descrizione li mostrava combattenti meno arcigni e freddi di come li aveva dipinti Augusta. Beh, sua nonna tendeva ad esaltare le qualità che lei apprezzava maggiormente, era ovvio. Le parole di Silente gli parevano adattarsi meglio ai volti sereni, agli occhi dolci, ai sorrisi incoraggianti dei suoi genitori che Neville vedeva nelle fotografie.

Ora, però, si ritrovava con un altro peso addosso, con nuove aspettative da non dover deludere, responsabilità di dover essere all’altezza dei suoi genitori.

Questa volta, però, la persona che si aspettava qualcosa da lui era morta, dunque non poteva essere delusa. Non era necessario che altri sapessero il compito che gli era stato affidato. Lui era l’unico a conoscerlo e non lo avrebbe rivelato, l’avrebbe custodito nel suo cuore; l’unica persone verso cui avrebbe avuto responsabilità sarebbe stata se stesso.

Beh, certo, aveva anche la responsabilità di creare e mantenere coesa una resistenza contro Voldemort, ma in fondo era quello che aveva già pensato di fare, no?

Stranamente quella lettera non gli aveva suscitato ansia, anzi gli aveva infuso fiducia: una sensazione davvero strana, inedita quasi.

Ora, però, era curioso di scoprire le nuove qualità della sua Ricordella. La prese e la osservò, ruotandola tra le mani; a un primo sguardo sembrava tutto normale. Provò ad agitarla, capovolgerla, colpirla con qualche cricco, ma non succedeva nulla. Tentò allora ad usare un incantesimo rivelatore ma ancora non ottenne risultati. Si soffermò a riflettere: effettivamente, se Silente aveva destinato quell’oggetto a lui, di sicuro aveva preso le precauzioni necessarie affinché altri non potessero svelarne i misteri, dunque doveva pensare a qualcosa che avrebbe potuto comprendere solo lui e non qualcun altro. Al momento, però, non gli veniva in mente nulla.

Sentì l’orologio che rintoccava le sette: era ora di cena.

Neville si mise la Ricordella in tasca e scese. Raggiunse la Sala Grande e prese posto al tavolo di Grifondoro, per comodità mise la sfera di vetro accanto al bicchiere; poco dopo arrivò anche Seamus che si sedette accanto a lui e non poté fare a meno di notare il particolare oggetto.

“Ehi! Hai una nuova Ricordella? Te l’ha mandata sempre tua nonna? Caspita, eppure è da un pezzo che sei diventato più attento e difficilmente dimentichi qualcosa.”

“No, è quella vecchia …” rispose il ragazzo, cercando una giustificazione che non rivelasse la verità “L’ho ritrovata e …  niente mi è venuta voglia di portarla con me.”

“Secondo me è rotta.”

“Perché?”

“Guarda, si sta riempiendo di fumo nero. Il fumo dovrebbe essere rosso e dovrebbe aspettare che sia tenuta in mano.”

Neville sussultò: non si era accorto di quello che stava accadendo nella sfera. La osservò e immediatamente vide il fumo nero e densissimo.

“Ma che …?” borbottò il ragazzo, perplesso.

“Cos’abbiamo, qui?” aveva chiesto una voce alle loro spalle. La voce di Amycus.

I due ragazzi si voltarono, alquanto sorpresi.

Seamus alzò le spalle e tranquillamente rispose: “Niente, una Ricordella rotta.”

Il professore la guardò con sospetto e domandò: “Di chi è?”

“Mia.” rispose Neville, cercando di non lasciar intuire quanto quell’oggetto fosse importante per lui.

“E perché tieni un oggetto rotto, Paciock?”

Nel dir ciò, Carrow allungò il braccio sinistro e afferrò la Ricordella per esaminarla.

Il giovane rimase un attimo in silenzio per poter imporsi la calma e dire: “Volevo provare ad aggiustarla. Pensavo fosse un buon modo per esercitarmi con qualche incantesimo.”

Il Mangiamorte continuò a scrutarla, provò ad usare un incantesimo rivelatore e rimase piuttosto deluso nel constatare che non accadeva nulla. Scosse la testa e borbottò: “Robaccia.”

Sprezzante, aprì la mano per lasciarla cadere e voltò le spalle per andarsene al tavolo degli insegnanti.

Neville fu estremamente rapido nell’afferrare la bacchetta e usare la versione non verbale dell’Aresto Momentum per impedire che la Ricordella toccasse terra e andasse probabilmente in frantumi. La raccolse con la mano e la rimise sul tavolo; notò che il fumo si stava rapidamente disperdendo.

Bene –pensò- Evidentemente il fumo nero mi avverte quando ci sono dei pericoli. Buono a sapersi.

A Neville sorse un pensiero: Quella nuova versione della Ricordella, poteva rispondere a delle domande?

Decise di tentare. Prese la sfera in mano e domandò nella propria testa: Posso fidarmi di Seamus? È leale?

Si sollevò un fumo azzurro.

Bene. Rispondeva alle domande. Sapere però che cosa significasse quel colore era più incerto. Lui considerava l’azzurro un colore calmo, tranquillo e dunque gli pareva di poterlo associare all’affidabilità. Era effettivamente così? Il nero certamente lo associava al pericolo per colpa dei Mangiamorte che vestivano quasi sempre di quel colore, avevano come simbolo il Marchio Nero e praticavano Arti Oscure.

Forse i colori delle risposte dipendevano da a cosa la sua mente li associava.

Volle fare una verifica e chiese se si potesse fidare di Ginny, poi domandò per Luna ed entrambe le volte il fumo divenne azzurro. Bene, a meno di non aver un’idea completamente sbagliata di tutti i suoi amici, poteva essere sicuro che l’azzurro indicava una persona in cui poteva avere fiducia.

Notò, però, che alcuni dei compagni lo guardavano incuriositi, per cui decise di rimettersi in tasca la Ricordella e rimandare ad un’altra volta gli esperimenti per capire i significati della scala cromatica di quell’utilissimo strumento.

Bene. Una delle almeno due nuove funzioni l’aveva svelata. Sì, era certo che non si limitasse a quello il potenziamento della Ricordella. Silente, nella lettera, aveva parlato sia del suo utilizzo come consigliera, sia della possibilità di … entrarvi dentro? O per lo meno di scoprire qualcosa che c’era all’interno di essa.

Terminata la cena, mancava ancora un’oretta, prima del ritrovo concordato dell’Esercito di Silente.

Neville decise di non tornare nella Sala Comune, ma di andare direttamente al settimo piano, nella Stanza delle Necessità. Era venerdì, quindi avrebbe avuto tutto il fine settimana per studiare e fare i compiti; lui aveva voglia di tornare in quel luogo che gli aveva dato tante soddisfazioni e in cui si era sentito talmente bene e restare un poco solo lì. Inoltre, voleva essere certo che la Stanza apparisse davvero come occorreva a loro. Si ricordava che Harry gli aveva spiegato che la Stanza cambiava aspetto a seconda dei bisogni di chi si rivolgeva ad essa, quindi era necessario essere precisi su quel che si chiedeva, al momento dell’apertura.

Salì al settimo piano, trovò facilmente la porta, come se la Stanza già sapesse del suo arrivo. Appoggiò la mano sulla maniglia, pensò a come si ricordava lo stanzone dove si era esercitato con gli amici, pensò a ciò che occorreva quella sera, poi aprì.

Ecco! Lo stesso luogo dove Harry aveva dato lezioni, però sembrava meno spazioso in quanto era presente anche un tavolo rotondo in legno massiccio, scuro, ben levigato, decorato finemente con intagli a motivi floreali. Notò che attorno ad esso c’erano esattamente quattordici seggiole e di fronte a ciascuno un cartellino segnaposto con i nomi scritti sopra: Neville Paciock, Ginevra Weasley, Luna Lovegood, Seamus Finnigan, Lavanda Brown, Nigel, Calì Patìl, Padma Patìl, Anthony Glodstein, Michael Corner, Terence Steeval, Hannah Abbot, Susan Bones, Ernest Macmillan.

Neville notò con piacere che c’erano proprio tutti i nomi dei vecchi membri ancora a scuola. Pensò che erano ancora in buon numero, nonostante l’assenza degli studenti già diplomati e quelli che si erano dati alla macchia. Escludendo Nigel, erano tutti studenti del settimo o del sesto anno; lo ritenne un dato abbastanza confortante poiché ipotizzava che ai nuovi membri, più giovani, avrebbero potuto insegnare le cose che loro avevano imparato normalmente in classe negli anni precedenti.

La porta si aprì. Il ragazzo si voltò e vide Luna entrare nella stanza.

“Oh, anche tu sei già qui.” disse la corvonero, entrando.

“Ciao, Luna. Come stai?”

“Bene. Due paia delle mie scarpe sono scomparse, non so se siano stati di nuovo i nargilli. È bello essere di nuovo qui. Mi sono mancate molte le nostre riunioni, l’anno scorso. Avevo notato, però, che i ragazzi che avevo conosciuto all’E.S. mi trattavano con più gentilezza rispetto agli altri, mi salutavano e mi rivolgevano la parola ogni tanto. Continuavo a sentire un senso di appartenenza.”

“Davvero? Per me non è stato così, non ho sentito particolare differenza da come ero trattato prima a dopo, ma in effetti io non sono mai stato isolato. All’inizio ero ridicolo, ma gli altri grifondoro mi hanno comunque accettato e mi hanno sempre fatto stare bene con loro. Non ero popolare, ma nemmeno emarginato.”

“Sei fortunato.”

Ecco nuovamente aprirsi l’uscio. Questa volta ad entrare fu Ginny.

La Weasley si guardò attorno e commentò: “Carino com’è oggi questo posto.”

“Anche tu in anticipo?” si meravigliò Neville.

“Evidentemente …” rispose Ginny, un po’ fredda.

“Credevo saresti venuta assieme a Calì e Lavanda.”

“Non è che siano mie amiche e poi credo che stessero preparando l’oroscopo per Divinazione o qualcosa del genere. Io non avevo altro da fare e odio stare ad aspettare: trovo parecchio seccante quando devo attendere un certo orario e non posso fare nulla perché non ho abbastanza tempo per iniziare e finire qualcosa. Mi sono detta che arrivare un po’ prima sarebbe stato comodo.”

Neville fece un cenno di assenso col capo. Rimasero in silenzio per qualche lungo momento, quasi ci fosse imbarazzo tra di loro, nonostante si conoscessero ormai da alcuni anni e avessero combattuto assieme.

“Chi parlerà per primo?” domandò Luna, interrompendo il silenzio; vedendo l’espressione interrogativa degli altri due, spiegò: “Mi pare di aver capito che è stata una vostra idea riaprire l’E.S., dunque uno di voi dovrà dare inizio alla riunione, tenere un discorso sul perché ci siamo ritrovati, che cosa si ha in mente e così via. Ho sentito che cosa dicono gli altri di Corvonero: si aspettano che abbiate le idee chiare che diciate loro che cosa si deve fare. Non penso saranno molto propositivi. Lo trovo un po’ sciocco. Io ho piacere di essere parte attiva, di consultarmi ed esprimere il mio parere, non capisco bene perché loro preferiscano essere più … come dire? Forza lavoro? Non proprio … Beh, preferiscono essere guidati anziché far parte di chi prende decisioni.”

“Mah! Io, veramente, avevo in mente un sistema democratico” ribatté Neville “Però anche Seamus ha detto che crede che gli altri saranno qui soprattutto per ascoltare, più che per decidere.”

“E allora? Quale sarebbe il problema?” domandò Ginny, che non sembrava preoccupata da quell’eventualità.

“Vuoi dire che tu te la sentiresti di prendere le redini?” domandò Neville, un poco sorpreso “Di avere la responsabilità di decidere?”

“Se gli altri hanno fiducia e lasciano gestire le cose a me, o noi, senza protestare, tanto meglio. La mia preoccupazione è l’opposta! Ossia che tutti vogliano comandare, ognuno abbia un’idea differente e alla fine si perda più tempo a discutere piuttosto che a fare, col rischio poi di scontentare tutti; perché, sapete, i compromessi sono stati inventati per accontentare tutti, ma finiscono col lasciare tutte le parti insoddisfatte.”

“Anche questo modo di vedere le cose non è sbagliato.” ragionò Neville “Il fatto è che, proprio perché gli altri riporranno la loro fiducia in noi, dovremo stare molto attenti a quel che prepareremo. Insomma, capire quali sono i nostri obbiettivi, come portarli avanti, senza tradirli e senza mettere in pericolo gli altri.”

“Neville” replicò Ginny, molto seria “So perfettamente che non è un gioco e prendo molto sul serio la situazione. Penso che siamo in grado di gestirla, che i nostri obbiettivi non siano difficili da definire e, soprattutto, credo che chi non vuole correre rischi non si unirà a noi.”

“Luna, tu che cosa ne pensi?”

“Possiamo fare la differenza” rispose la corvonero “La paura di sbagliare non ci deve rallentare o immobilizzare, tuttavia non si può nemmeno cercare appositamente il pericolo. Comunque, siamo a scuola, è un campo di battaglia relativamente protetto; le nostre agitazioni avranno un effetto all’interno del castello, non fuori e quindi non credo ci tireremo addosso condanne di morte. Certo, però, se saremo identificati come perturbatori della quiete e avversi al Signore Oscuro, sicuramente verremo tenuti sotto sorveglianza anche fuori da Hogwarts, finita la scuola. Dobbiamo essere chiari e spigare tutto questo agli altri: conoscendo i rischi, prenderanno la decisione che preferiranno.”

“Quindi” Neville volle essere certo “Siamo d’accordo che questa volta non si tratterà semplicemente di lezioni di difesa?”

Le due ragazze annuirono con decisione.

Intanto era giunta l’ora del ritrovo. Ernie fu puntualissimo: entrò alle 21.00 precise, spaccando il secondo; con lui erano entrati anche il resto dei tassorosso. I corvonero, invece, giunsero a scaglioni, a due a due, poiché avevano pensato che, in quel modo, sarebbero riusciti a muoversi più silenziosamente. Lavanda, Calì e Nigel arrivarono assieme.

Bene! C’erano tutti … o quasi.

“Dov’è Seamus?” chiese Neville, accorgendosi dell’assenza dell’amico.

“Non lo so” rispose Lavanda “Non è già qui?”

“Sì, è uscito prima di noi.” aggiunse Calì “Mi pare abbia detto di voler preparare qualcosa per la serata.”

“Qui non s’è visto.” replicò Ginny.

“Se fosse stato scoperto dai Carrow?” iniziò a preoccuparsi Neville “Coi Dissennatori se la sa cavare, ma con i Mangiamorte …”

“Calmati” lo richiamò Ginny “Sono sì e no cinque minuti di ritardo. Si sarà perso nel fare qualcosa, lo conosci meglio di me e sai che si distrae facilmente. Calì ha detto che forse Seamus voleva fare qualcosa prima di venire, quindi forse la starà finendo. Per ora non c’èmotivo d’agitarsi. Certo, se tra una mezzora non fosse ancora arrivato, forse potrebbe essergli successo qualcosa, però …”

Non fece in tempo a finire la frase. La porta si spalancò ed entrò Seamus che con la bacchetta stava facendo fluttuare davanti a sé una cassa di legno traboccante.

“Eccoti!” esclamò Neville, sollevato “Ma dove sei stato? E che cos’hai portato?”

“Eh, state a vedere!” rispose l’altro, sorridente.

Seamus si avvicinò al tavolo e appoggiò la cassa, poi iniziò a svuotarla, spiegando: “Ho pensato che una riunione dovrebbe avere bevande e qualche stuzzichino, così ho fatto una capatina rapida, rapida in cucina. Mi hanno dato mandarini, frutta secca, cosucce da sgranocchiare e poi succo di zucca, burro birra, whisky incendiario, idromele … Dovrebbe essere tutto.”

Il tavolo fu riempito dalle vivande portate dal grifondoro. La Stanza provvide a far emergere bicchieri e piattini.

“Grande! Bravo Finnigan!” si congratularono Ernie e alcuni altri.

Seamus si voltò, un poco tronfio, a guardare Neville che gli sorrise bonario.

Finalmente si sedettero attorno al tavolo ma passarono almeno una decina di minuti a distribuirsi il cibo e versarsi da bere, prima di cominciare la riunione vera e propria. In realtà rimasero ancora un poco in silenzio, sorseggiando, sbocconcellando qualcosa e scambiandosi occhiate un po’ imbarazzate o distogliendo lo sguardo, in attesa che qualcuno trovasse il coraggio di parlare.

Infine Ernie ruppe il silenzio con una domanda: “Allora? Per cosa siamo venuti qui, esattamente?”

Ginny si alzò in piedi e rispose: “A nessuno di noi piacciono i Carrow o Piton come preside. Sappiamo benissimo che non è questione di didattica. Siamo qui perché siamo consapevoli che quello che sta accadendo in questa scuola si sta verificando anche nel resto del mondo magico britannico: Voldemort e i Mangiamorte stanno prendendo il potere, occupano le posizioni di potere, hanno emanato leggi contro i nati babbani e non passerà molto, prima che inizino ad accentuare la differenza sociale e giuridica tra un mezzosangue e un purosangue. La cosa più agghiacciante, a parer mio, è che la maggior parte della gente sembra essere indifferente. Sono in atto uccisioni e incarcerazioni del tutto immotivate, eppure sono pochissimi i maghi e le streghe che si indignano, che protestano, che cercano di reagire. Hanno paura? Sicuramente alcuni sì; ma temo anche che ci siano parecchi che, sentendosi al sicuro, rimangono indifferenti alle ingiustizie che li circondano. Se lasciamo che la paura o il falso senso di sicurezza ci dominino, allora lasceremo vincere Voldemort, ne saremo complici.”

“E che dovremmo fare?!” esclamò Hannah Abbot “Essere noi, dei ragazzi, a combattere?”

“Saremo noi che dovremo vivere in questo mondo.” replicò Ginny.

Neville aggiunse: “L’Esercito di Silente è nato per imparare a difenderci e a proteggere, per essere in grado di lottare. Prima di diventare dei combattenti, però, dobbiamo imparare ad essere buoni cittadini, consapevoli. Quante persone considerano il Ministero come qualcosa di estraneo, spesso nemico? Non è così. È vero, la maggior parte delle persone non prende parte attiva nelle decisioni e nelle azioni del governo, si limita ad eleggere i rappresentanti ed è giusto così: ognuno ha il suo lavoro. Questo può andare bene in tempi normali, ma non oggi. Oggi, dobbiamo tutti quanti ricordarci che il Ministero siamo tutti noi, che la responsabilità di quel che accade non è mai solo dei politici, ma di ciascuno di noi. Oggi, dobbiamo renderci conto che non possiamo più essere spettatori passivi, ma cittadini attivi che agiscono e combattono perché il potere è stato usurpato, perché il nostro mondo sta venendo distrutto, perché il compito di difendere quel che di buono c’è non è esclusivo degli Auror o di altri ma è il compito di tutti noi. Ogni cittadino ha il dovere, sempre, ogni giorno, di agire per il bene della comunità e rispettarne le leggi. A volte si tratta solo di pagare le tasse, altre di mettere i propri talenti a disposizione per onorare il nostro paese, oggi invece si tratta di impedire che sprofondi nelle tenebre. Sì, siamo ragazzi, alcuni di noi sono appena maggiorenni, altri no, e allora? Ci saranno sempre cento possibili scuse per chi non vuol combattere, per chi non vuole avere la responsabilità: troppo giovane, troppo vecchio, paura per i parenti, troppo grasso, troppo magro, troppo debole, non abbastanza potente, non abbastanza veloce, non avere la tale o tal altra capacità, un raffreddore, un’allergia e qualsiasi altra cosa possa passare per la mente. È facile evitare il combattere, trovando una scusa con cui giustificarsi e non sentirsi in colpa con se stessi. Ci sono però anche ragioni per combattere al di là di ogni possibile difficoltà: giustizia, libertà, equanimità. Poter vivere in un mondo dove il tuo sangue non ti condanna, dove poter parlare senza paura di essere arrestato. Lo avevamo, non perfetto, anzi, pieno di difetti e contraddizioni, ma almeno non era malvagio. Era composto da tante persone che sbagliano e commettono errori, ma lo facevano con la bontà nel cuore. Adesso siamo alle soglie di un regno di terrore, dove vige la legge del più forte, dove non c’è altro che malvagità, volontà di sopraffazione. È compito di ciascuno, noi compresi, agire secondo coscienza. Non si può sempre aspettare che siano altri a risolvere i nostri problemi o ad agire per primi.”

Ci fu qualche lungo momento di silenzio; dapprima tutti gli occhi erano puntati su Neville, poi avevano iniziato a guardarsi tra di loro, sorpresi: chi mai aveva sentito Paciock parlare con tanta determinazione? Chi si aspettava da lui argomentazioni così salde? Chi lo aveva mai sentito tenere un discorso così lungo?

Sì, erano tutti piuttosto stupiti, ma anche ammirati; quelle parole avevano pizzicato le corde dei loro cuori e le avevano fatte vibrare. Si erano sentiti scuotere e rinvigorire e un caldo ardimento iniziava a scoppiettare nel loro animo.

Neville continuò: “Nessuno sarà obbligato a combattere od osteggiare i Carrow, Piton, i Dissennatori o qualsiasi altra creatura o persona che ci vesserà. Il compito primario dell’Esercito di Silente rimarrà quello di insegnare a difendersi e a combattere. Un esercito, però, non può limitarsi alle esercitazioni. Con chi vorrà, organizzeremo anche delle azioni concrete, fuori da questa Stanza. Certo, finché siamo a scuola non potremo fare gran ché, però ci impegneremo e, quando saremo  troppo grandi per frequentare Hogwarts, porteremo la nostra lotta nel resto del mondo magico. Saremo pronti a quel che c’è fuori da queste mura.”

Un applauso non poté essere trattenuto oltre. Tutti furono molto soddisfatti e si dissero disposti all’azione. Ogni perplessità e timore era stato fugato. In quel momento si sentivano pronti a tutto; era però difficile sapere quanto a lungo sarebbe durato quell’entusiasmo e se avrebbe resistito alle prime difficoltà, i pericoli e, forse, i sacrifici.

“Saremo solo noi?” domandò Corner, dopo che il vociare degli altri si fu un poco placato.

Questa domanda fece ammutolire tutti quanti: era una questione seria e delicata. Se da una parte era sensato e coerente coinvolgere nuovi studenti, dall’altra era difficile capire di chi potersi fidare per evitare un tradimento come la volta precedente. Tutti quanti avevano l’impressione che, per quanto fosse stata aspra la punizione della Umbridge, quella dei Carrow sarebbe stata peggio.

“Io penso” esordì Luna, alzando un poco la voce per sovrastare il brusio che si era creato “Che i membri di ciascuna Casa si consultino tra di loro e scelgano assieme altri loro compagni che possano condividere i nostri ideali e abbiano il coraggio necessario, fosse anche solo quello necessario di prendere lezioni e tacere. Inoltre credo che se vorranno unirsi a noi studenti dei primi tre anni, per loro ci dev’essere solo addestramento e non partecipazione a proteste, mezze sovversioni o simili.”

“Cosa?!” sbalordì Terence Steeval “Vogliamo davvero coinvolgere anche ragazzi così giovani?”

“Solo per insegnar loro Difesa contro le Arti Oscure, visto che la scuola non provvede, le stesse cose che abbiamo imparato noi sui banchi.” precisò Luna “Non so se Carrow insegnerà ad affrontare folletti della Cornovaglia, berretti rossi, mollicci o tutte le altre creature che noi abbiamo visto a lezione, per cui credo sia giusto che i più grandi istruiscano i più piccoli.”

“Fino al terzo anno solo lezioni, dal quarto diamo la possibilità di partecipare ad azioni ostili al regime, se lo si desidera?” domandò Bones per essere certa di aver compreso bene “Non sono troppo giovani anche al quarto anno?”

Intervenne Ginny: “Io e Luna eravamo al quarto anno, quando abbiamo seguito Harry all’Ufficio Misteri e abbiamo combattuto per la prima volta i Mangiamorte. Mi sembrerebbe ingiusto, quindi, tenere fuori dall’azione gli attuali studenti del quarto anno.”

“Sì, ma voi eravate alla fine del quarto anno.” replicò Anthony Goldstein.

Discussero a lungo e alla fine decisero che si sarebbe potuto partecipare ad eventuali azioni dopo aver compiuto i quindici anni, anche se si era ancora al quarto anno. In realtà non avevano molto chiare le idee circa quali azioni avrebbero potuto compiere.

Ripassarono tra di loro quali caratteristiche cercare nei potenziali nuovi adepti, come riconoscere di chi potersi fidare. Certo, erano indicazioni generali, certezze non ne potevano avere.

Per onorare il loro primo incontro, la primissima riunione dell’Esercito di Silente, decisero di ritrovarsi tutti assieme e con i nuovi studenti che desideravano iscriversi, durante la prima uscita ad Hogsmeade, presso il pub La testa di Porco.

Finirono di bere e sgranocchiare. Si salutarono con grande entusiasmo e abbandonarono la Stanza delle Necessità pochi per volta.

Più tardi, nel dormitorio maschile del settimo anno di Grifondoro, Seamus e Neville si stesero sui propri letti, molto stanchi ma soddisfatti.

“Bella l’idea di portare un po’ di vivande.” si congratulò Neville.

“Bello in tuo discorso. Lo hai scritto e imparato a memoria?”

“No. L’ho improvvisato.”

“Davvero? Non avevi preparato nulla?”

“Già. Mi sono stupito anch’io … Alla fine, però, era come i discorsi che abbiamo fatto io e te … mi avranno ispirato quelli.”

“Sei stato molto convincente, comunque. Bravo.” Seamus sbadigliò.

“Grazie …” rispose l’altro, un po’ imbarazzato “Adesso è meglio dormire. Domani ho Rune Antiche alla prima ora, non voglio sbadigliare in aula. Buonanotte.”

“Notte.”

I due grifondoro si addormentarono, con grandi speranze nei loro cuori e nelle loro menti.

 

 

 

 

 

Nota d’Autrice

Salve a tutti quanti!

Grazie a tutti voi che leggete questa storia e grazie soprattutto a chi l’ha inserita nelle preferite/seguite/ricordate; un altro grazie anche a chi ha lasciato una recensione.

 

Volevo scusarmi per l’attesa di questo capitolo, ma è stato davvero difficile scriverlo, spero di riprendere un ritmo un po’ più veloce per i prossimi, nonostante le festività.

 

Un saluto ancora a tutti voi e, se vi va, lasciate la vostra opinione, ditemi che cosa vi piacerebbe trovare nei prossimi capitoli, quali avventure vorreste vedere ^_____^

   
 
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