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Autore: Noeru    23/12/2016    1 recensioni
Gli piaceva davvero essere stato lì? Non se lo stava chiedendo per la prima volta.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andrew McGregor, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ultimo eroe alternativo '
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Aveva sopravvissuto un'altra settimana girovagando fra campagna, paesini e cittadine contando su rare manifestazioni di solidarietà e piccoli colpi di fortuna.
La pratica musicale almeno lo aiutava a non pensare alla propria miseria e teneva calde le dita non munite di guanti.

Lunedì lo aveva distrutto.
Martedì ispirato: suonando la chitarra aveva accidentalmente composto la sua prima piccola linea e l'aveva segnata su un angolo di muro mediante un frammento di mattone rosso scuro.
Trovando poi una penna se l'era scritta sul braccio e rimarcata nel Mercoledì che gli aveva svuotato le mani a causa di un Tesco Express dove aveva speso tutto il poco guadagnato.
Giovedì si era svegliato in un'aiola; venerdì le speranze stavano poco a poco tornando nell'udire la voce di Liam trasmessa dalla radio in quel mini market.
Passavano spesso brani rock a quella stazione e si sedeva davanti all'entrata, affidandosi alle sue orecchie per interpretare Queen, The Police, Green Day e qualsiasi altra sonorità gli sembrasse gradevole.

"Odio la definizione di Frontman; secondo me svilisce il senso della parola Band come struttura orizzontale.
Noi quattro siamo sullo stesso livello, le idee di tutti vengono prese in considerazione e nessuno è di sfondo, contrariamente ad altre formazioni in cui tutto ruota intorno all'elemento più bello dal punto di vista esteriore, ottenebrando gente magari più talentuosa."

"...E non voglio nessun periodo post-Maryanne.
Nessuna persona da paragonare a quando stavamo insieme, di cui imparare il linguaggio non verbale.
Nessun altro corpo da conoscere e toccare o personalità da decifrare.
Il ricordo dei suoi capelli castani, occhi speranzosi e nostre mani intrecciate è sufficiente a confermare lei è stata la sola per me"

Di rado si esprimeva su di lei, ma se capitava il trasporto emotivo era tale da commuovere chiunque sentisse o leggesse le dichiarazioni dell'artista. Ad Andrew bastò ascoltarlo per autoconvincersi a resistere ed essere notato dal musicista divenne un nuovo sogno praticamente irrealizzabile benché lui fosse tra i pochi ad avere cura del proprio pubblico, rispondendo alle domande sui social e non negandosi mai a foto e autografi; instaurare un rapporto col proprio idolo accadeva solo nelle storielle scritte dalle dodicenni alla scoperta del magico mondo degli adulti.

Successivamente la radio lanciò Fell on Black Days dei Soundgarden, gruppo fra i punti di riferimento dei Liberty insieme ai primi Radiohead e i Doors.
I tre quarti del suo cervello erano ingombri di versi e frammenti musicali; alcuni talmente lo segnavano da appuntarseli sul braccio.
"Ragazzo!" Esclamò di Sabato il nerboruto cassiere indiano: "Non hai casa?"
"No, signore...Sono un ragazzo solo e possiedo unicamente una vita da ritrovare..."Andrew si allontanò da quell'omone baffuto.
Avrebbe potuto chiamare la polizia e riconsegnarlo a quei nobiliastri peggio delle autorità.
"Tolgo subito il disturbo! Mi spiace se non resisto alla tentazione..."
"Aspetta!" Lo trattenne il venditore. Sorrideva clemente, mostrando una dentatura giallastra: "Tutti noi ci adattiamo ai contesti in cui veniamo lanciati coi nostri soli mezzi ed apprendiamo mediante l'imitazione..."
Come facesse una simile perla ad emergere dallo strato più basso della società classista britannica se lo domandò, ma gli tornò in mente la filosofia orientale tanto contemplata anche dai Beatles nella loro sperimentale seconda fase.
"Hai fatto bene a perderti...Ogni tanto serve a trovare nuovi percorsi e sono le avversità a mostrare la vera faccia degli uomini..." Sparì nella porta sul retro e tornò con due sandwich confezionati: "Grazie ancora per l'intrattenimento!"

Mangiando, Andrew rifletté su quelle apparenti frasi fatte che un tempo avrebbe messo a tacere con disprezzo, convinto solo la propria voce contasse e gli altri fossero nessuno per dirgli cosa fare.
L'aveva cambiato la strada? No, erano stati i Liberty a portarlo su quel gelido marciapiede.
Se non avesse notato il loro poster sopra i muri rossi della città starebbe di certo ancora inchiodato al suo banco del Worthington tutto ben inciso di poesiole oscene e avrebbe ancora qualche speranza di diventare il prossimo Andy Murray.
Il vetro della porta scorrevole gli restituì due zigomi più sporgenti, profonde occhiaie e capelli inestricabili spalmati sulla sua fronte dall'umidità.
Tremava sotto la lunga giacca verde quando notò un vivace ciuffo castano e degli attenti occhi del medesimo colore passargli dietro svelti.

"Harvey!" L'ex maggiordomo stava uscendo da un palazzo.
Indossava una tuta grigiastra e portava un sacchetto di cartone sottobraccio: "Andrew! Dovresti essere a casa!"
"Non è più casa mia...Loro non sono mai stati i miei veri genitori"
"Allora vieni con me" Si sentiva in debito col giovane nobile, ma era anche curioso; aveva sempre avuto qualche sospetto riguardo i legami fra i padroni ed il figlio.
Nell'appartamentino, Andrew ne approfittò per farsi una doccia, cambiarsi e mettere sotto ai denti qualcosa di sostanzioso: "Tu sapevi già di Angus?"
"Non mi avevano detto niente. Evidentemente è uno scheletro nell'armadio bello grosso..."
Gli raccontò anche di MaryAnne, dei suoi anziani genitori e delle foto assieme a Liam.
"Incredibile quanto velocemente sei entrato nel loro mondo! Da sempre pensavo fosse un nome di ex scelto a caso invece di un tasto dolente della sua vita personale..."
Il più giovane stava per rispondere: "Etcì!"
"Salute!" Harvey non sembrò sorprendersi.
Seguirono altri quattro starnuti consecutivi, effetto dello sbalzo di temperature.
Trascorse i giorni successivi sul divano in casa dell'ex inserviente raggomitolato sotto un plaid a bere rimedi solubili e soffiarsi il naso, cercando di fare meno rumore possibile.
Il condominio era piccolo; qualcuno avrebbe potuto accorgersi del coinquilino del residente all'ultimo piano.

Era come un ebreo rifugiato durante la seconda guerra mondiale, nel corso della quale Werner Jurgens, bisnonno di Ralf, sfidò i princìpi vigenti nel terzo Reich, trasformando i suoi appartamenti nel maniero in uno snodo per la neutrale Svizzera e provvedendo persino ai documenti falsi dal bambino con meno di un anno all'anziano rabbino.
   
 
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