Natale 1761

 L’alba era passata da poco, la servitù di palazzo Jarjayes era già in fermento e, dalla cucina, si espandeva il profumo di biscotti alla cannella, appena sfornati.

Nella sua stanza, un bambino dai capelli neri apriva i suoi grandi occhi verdi, per accogliere la luce del mattino.

Quello ero un giorno particolare per il piccolo André Grandier, era il primo Natale senza i suoi genitori, il primo che avrebbe trascorso in quel grande palazzo, nel quale viveva da, ormai, otto mesi.

Nonostante fosse sveglio da un pezzo, il ragazzino non si decideva a lasciare il tepore delle coperte, ma continuava a indugiare, con malinconia, nel ricordo dei precedenti Natali. Il 25 Dicembre, infatti, è sempre stato, per lui, un giorno speciale, reso unico dalle piccole attenzioni, che i suoi genitori gli riservavano: entravano nella sua stanza e lo svegliavano dolcemente, la sua splendida mamma gli porgeva una grossa fetta di torta di mele e cannella, lo prendeva tra le sue braccia e lo coccolava; mentre il padre, dopo avergli augurato un buon Natale, come per magia, faceva comparire un nuovo giocattolo di legno.

Quel mattino invece, si era svegliato con la consapevolezza che, in quel giorno così speciale, i suoi occhi non avrebbero incrociato gli occhi marroni e lucenti della sua mamma né quelli verdi e penetranti del suo papà. Una morsa di tristezza attanagliava il suo petto e una lacrima furtiva era scesa sulla sua guancia, prima che lui fosse abbastanza lesto da fermarla.

Sì, quel Natale si prospettava come uno dei giorni peggiori della sua breve vita.

A un certo punto, la porta si apre e qualcuno entra nella sua stanza; André, convinto che si tratti della sua amata nonna, giunta nella camera per svegliarlo, si asciuga gli occhi, nasconde il viso nel cuscino e finge di dormire ancora.

Il materasso, però, si piega sotto il peso di un piccolo corpicino, due manine afferrano le sue braccia e iniziano a scuoterle e una vocina strillante urla nelle sue orecchie:

˂˂ André, André, svegliati, è Natale ed è il mio compleanno. Compio 6 anni, divento grande. Forza, alzati, andiamo a giocare ˃˃.

È vero, lo aveva dimenticato; immerso nei suoi tristi ricordi, aveva dimenticato il compleanno di Oscar. No, non poteva mostrarsi triste e col viso affranto, era la festa della sua amica e lui avrebbe fatto di tutto per rendere unico quel giorno.

Finge ancora un po’ di dormire, poi, all’improvviso, con un balzo, afferra Oscar per la vita, la rovescia sul letto e inizia a farle il solletico, lei scoppia in una risata convulsa. André si ferma solo quando la sua amica, con le lacrime agli occhi, lo implora di smettere!

A quel punto, André aiuta Oscar a sollevarsi, coglie una rosa bianca dal vaso, posto sul tavolo, accanto al letto, e la pone tra i suoi boccoli dorati, le dà un innocente bacio sulla guancia e, avvicinandosi al suo orecchio, le sussurra:

˂˂ Buon compleanno, Oscar!˃˃.

André inspira il profumo della bambina e si sente, nuovamente a casa: quel dolce odore di latte e rose ha riportato la serenità nel suo animo.

Sì, anche quel Natale sarebbe stato speciale.