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Autore: laylabinx    27/12/2016    2 recensioni
Servono solo dieci piccole parole per mandarlo in pezzi.
Studio del personaggio di Bucky Barnes, incentrato sulle parole del codice di attivazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap 6 finire revisione

Capitolo 6: Devyat'



Nove giorni. Il tempo che ha passato fuori dalla criostasi. 
L'anno è il 2014 e si trova al centro di Washington D.C., a studiare file e dossier riempiti di informazioni sul suo prossimo incarico. Si tratta di un uomo potente e temibile, il direttore di un'organizzazione chiamata S.H.I.E.L.D. ; l'unica foto di lui che gli hanno fornito mostra un viso severo e una benda su un occhio, un'immagine che manda forte e chiaro il messaggio "meglio non prendermi per il verso sbagliato". Ha affrontato la malvagità che c'è nel mondo e l'ha costretta ad indietreggiare al proprio passaggio, ma adesso qualcuno lo vuole morto e non esiste alcun modo di fermare l'ordine.

La tabella di marcia è approssimativa, il particolare che conta è che la missione venga svolta in fretta e per bene. Il Soldato osserva la foto e il Direttore sembra osservare lui di rimando. Ha memorizzato tutti suoi orari e impegni, sa di preciso dove si troverà in ogni momento. Arriverà in posizione perfetta in meno di un'ora e il Soldato sarà pronto ad agire. Richiude la cartelletta di scatto, si alza e si avvia verso la porta.

Nove isolati. La distanza che lo separa dall'obiettivo.
Lascia che siano gli altri a muoversi per primi, che siano loro ad occuparsi di bloccarlo e accerchiarlo. L'auto del Direttore viene circondata da tutti i lati, fori di proiettile riducono la vernice nera e lucida a un colabrodo e i finestrini si riempiono di ragnatele di vetro incrinato.

Il Direttore però è pieno di risorse, molte più di quelle che si sarebbero aspettati da lui, e riesce a sfuggire all'assalto prima che possano finire il lavoro. Si apre una via di fuga e loro lo inseguono, altre macchine e pedoni vengono coinvolti nella frenesia della caccia all'uomo. Il Soldato si limita a tracciare il segnale del trasmettitore nascosto nel sistema di navigazione. Può sentire sirene e grida, poi un fragore di metallo accartocciato e vetro rotto. Continua a camminare verso l'incrocio.

Il SUV del Direttore appare in fondo al viale dopo una sterzata improvvisa e, a dispetto dei danni, non sembra avere intenzione di rallentare. Il Soldato lo sta aspettando.
Prende la mira con la propria arma e spara un piccolo disco che si attacca al fondo dell'auto. Una violenta esplosione ribalta il veicolo a mezz'aria e lo fa ricadere sul tetto, continuando a strisciare sull'asfalto fino a perdere velocità. Il Direttore non è morto, può ancora vedere del movimento all'interno dell'abitacolo.

A terra ci sono brandelli di gomma bruciata e schegge di lamiera sparsi ovunque; molte persone stanno correndo e urlando, qualcuno sta parlando al cellulare - forse per avvisare le autorità di quanto sta succedendo. Non che abbia molta importanza. Strappa via la portiera con un semplice gesto: il Direttore è scomparso, rimane solo il foro frastagliato del passaggio che è riuscito a scavare per accedere alle fogne e scappare. Intraprendente e scaltro.

Le sirene delle volanti di Polizia e di un'ambulanza si fanno più vicine. Si toglie dalla strada principale e scompare in un vicolo prima che arrivino. Un furgone si ferma nel vicolo e la porta si apre; sale a bordo senza dire neanche una parola, mentre ascolta il frenetico giro di comunicazioni che rimbalzano attraverso alcune radio. Non c'è traccia del Direttore ma stanno triangolando la posizione del suo telefono. Una volta che riceveranno il via libera a procedere si rimetteranno in marcia.

La mano di metallo si contrae al suo fianco, si rilassa, si contrae di nuovo. La museruola che indossa è stretta e gli taglia la pelle ma ignora il dolore. I suoi committenti non vogliono che parli, ecco spiegata la presenza del bavaglio, così lo indossa senza lamentarsi. Vogliono risultati, vogliono che il lavoro sia portato a termine. Se per qualche motivo ciò non dovesse accadere si disferebbero di lui e affiderebbero l'incarico a qualcun altro. Ha già fallito al primo tentativo, non succederà al secondo.

La localizzazione viene confermata circa un'ora dopo e si muove per conto proprio. Può ottenere più risultati da solo, c'è meno rischio di distrazione. Prende un fucile e le coordinate e si dirige verso un palazzo dall'altra parte della città.

Il Direttore è malconcio; le ferite, benché non mortali, sono comunque abbastanza gravi da rallentarlo. Si sta nascondendo nell'appartamento di qualcuno, ha spento le luci e si è lasciato cadere su una sedia. Può seguire i suoi movimenti attraverso il mirino in attesa di una visuale perfetta.

Un uomo entra nell'appartamento, nota il Direttore e scambia con lui qualche parola. Il Direttore sa che lo stanno braccando e che il suo nome dev'essere finito in cima ad una lista di personaggi scomodi. Ha fiducia nell'uomo col quale sta parlando, tanto da affidargli la propria vita; sembra sapere che farà la cosa giusta e si è rivolto a lui per cercare aiuto, peccato che il suo tempo ormai sia scaduto.

Si alza, muove un paio di passi in mezzo alla stanza ed è allora che il Soldato spara. I proiettili raggiungono il bersaglio con precisione e il Direttore cade a terra; l'uomo nella stanza si abbassa su di lui per proteggerlo e subito dopo guarda fuori dalla finestra. Riesce a individuare da quale direzione provenivano gli spari, dal tetto dell'edificio dal lato opposto della via, e si accorge della presenza di un cecchino.

Il Soldato non pensa che l'uomo si metterà ad inseguirlo eppure se lo trova alle calcagna, lanciato alla carica nel tentativo di raggiungerlo. Con un tuffo atterra proprio dietro di lui, si rimette in piedi in una frazione di secondo e gli lancia contro qualcosa, che il Soldato blocca al volo con una mano. È liscio e pesante, rosso, argento e blu con una stella bianca al centro. Ricorda una bandiera ma è rotondo e fatto di metallo. È uno scudo e per qualche ragione gli sembra di averlo già visto.

Per un attimo è come se in lui affiorassero pensieri sepolti a lungo e dimenticati. A propria volta lancia lo scudo e colpisce l'uomo sul petto, facendolo arretrare di almeno mezzo metro. Quel breve momento di distrazione gli permette di scavalcare il parapetto e scomparire giù per una scala anticincendio, nel vicolo buio. L'uomo sul tetto e il suo scudo a stelle e strisce rimangono indietro.

Nove ore. Quanto impiega a rintracciare i suoi nuovi obiettivi.
Pierce gliene ha concesse dieci; a lui ne servono soltanto nove. Stavolta sono in due, un uomo e una donna. Sono venuti a conoscenza di alcune informazioni relative all'Hydra che dovevano restare segrete e adesso costituiscono un pericolo.

La donna non sarà facile da togliere di mezzo. È un'assassina addestrata dai Sovietici, la sua scheda personale riporta un elenco di omicidi confermati lungo quanto una guida del telefono. Ha un aspetto familiare, forse faceva parte di un precedente lavoro in cui era stata coinvolta pur non essendo l'obiettivo designato. Adesso le carte in tavola sono cambiate ed è senza dubbio uno degli obiettivi.

L'uomo sarà altrettanto difficile da liquidare. È lo stesso dell'appartamento, quello che il Direttore è andato a trovare prima di morire. È un Capitano dell'esercito, i file dicono che è nato nel 1918 ma non sembra un giorno più vecchio di venticinque anni. È strano, però lui non fa obiezioni. Sa che non è il caso di mettere in discussione gli ordini.

Nella documentazione è stato riportato tutto, dalla sua infanzia all'appartamento nel quale vive adesso, ma non è per quello che c'è qualcosa di familiare in lui. Nel profondo, dentro di sé, il Soldato sente di conoscerlo - ogni dettaglio del suo volto, della vita che ha vissuto. Una parte di lui è convinta di doverlo riconoscere,nonostante sia impossibile.

Non conosce nessuno al di fuori dei suoi committenti e dei guardiani. Non ha bisogno di amici o colleghi, nessuno al quale legarsi che possa diventare un punto debole o un peso. Lui è un'arma, niente di più. Quest'uomo è solo un'altra faccia, un'altra missione da completare.

Studia il volto del Capitano ancora per pochi istanti, chiude la cartellina e la spinge al centro del tavolo.

Nove minuti. La durata dello scontro sul ponte.
Sbarazzarsi di Sitwell non è complicato, ma la donna e il Capitano… è un altro discorso. Dimostrano di essere tenaci quanto il Direttore e la situazione prende ben presto una piega irritante. Il Soldato si concentra sulla donna per prima e attacca come un predatore.

Se pensava che gli avrebbe permesso di ucciderla senza opporre resistenza o combattere, si era sbagliato di grosso. Addirittura lei riesce ad avere la meglio per una manciata di secondi, gli colpisce il braccio con un minuscolo congegno che emette un segnale elettromagnetico e gli fa perdere l'equilibrio. Si tratta più che altro di una fastidiosa seccatura, che lo fa infuriare.

La segue con lo sguardo per prendere la mira mentre lei si mette a correre allontanando più gente possibile dalla strada man mano che guadagna terreno. La traiettoria non è pulita, il proiettile le trapassa la spalla e la fa cadere a terra; il Soldato si incammina verso di lei per finire il lavoro.

Il Capitano lo intercetta prima che possa raggiungerla e diventa subito chiaro che neppure lui abbia intenzione di cedere senza lottare. Il Soldato è veloce ma il Capitano combatte alla pari, sia in difesa che in attacco. È altrettanto aggressivo e forte come il suo avversario e lo scudo è capace di trasformarsi in un utile strumento d'offesa.

Afferra il Capitano per la gola e lo manda a sbattere contro un furgoncino; lui contrattacca calciandolo indietro. Lo scontro è violento e rapido e ad un tratto il Capitano lo rovescia a terra, sulla strada. Atterra di schiena e quando si risolleva di scatto la museruola cade sull'asfalto.

Stranamente, il Capitano sembra vacillare.
Incredulo si ferma e sbianca, quasi non gli fosse rimasto più sangue nelle vene. «Bucky?»

Anche se il nome sembra ricordargli qualcosa il Soldato risponde con un'occhiata gelida. «Chi diavolo è Bucky?»

Il Capitano non ha il tempo di replicare perché all'improvviso un uomo dalle ali di metallo compare dietro il suo avversario e lo spinge a terra. Il Soldato si rialza ed estrae una pistola, ma esita per una frazione di secondo: quel nome significa qualcosa, il Capitano significa qualcosa.

L'esplosione del furgone alle sue spalle lo coglie di sorpresa e gli fa perdere l'occasione giusta per sparare. Impreca sottovoce prima di scomparire tra la cortina di fumo nero e denso; lascia il Capitano e la donna e in mezzo alla strada, circondati da più armi che uomini. Saranno morti entro un'ora, non rimane per finire il lavoro che ha cominciato.
Non è in grado.
Sente che si sta sgretolando in mille pezzi e tutto quello che può fare è mettersi a correre.

Bucky. Bucky. Bucky. Il nome rimbalza impazzito nella sua testa, lacerando ogni cosa con la quale entri a contatto. È rimasto sepolto a fondo, antico e dimenticato, e adesso si sta facendo strada verso la superficie con le unghie e con i denti.

Bucky. Bucky. Bucky. Ogni sillaba lo colpisce come un calcio alle costole. L'uomo sul ponte. Il Capitano. Steve Rogers. Pensa di conoscere quell'uomo, ma non è possibile perché il Soldato non conosce nessuno. Non ha mai conosciuto davvero qualcuno. L'uomo sul ponte è niente e tutto allo stesso tempo.

Riesce a trovare la strada per tornare al laboratorio per pura fortuna; la sua mente è confusa, il suo cervello trabocca di schegge di vetro e frammenti di metallo appuntito. Pierce sta parlando ma il Soldato non risponde. È ancora il Soldato? È Bucky? Chi diavolo è…?

Pierce lo schiaffeggia con forza per richiamare la sua attenzione. Gli sta ancora parlando, gli sta spiegando quanto il suo contributo sia importante per l'intera umanità. Il Soldato però non vuole ascoltare. Ha una domanda.

«L'uomo sul ponte…» biascica con voce roca. «Chi era?»

Pierce risponde di malavoglia. Senza perdersi in troppi dettagli spiega che l'ha incontrato in settimana durante un precedente incarico; il Capitano sta creando dei problemi ed è necessario eliminarlo.

«Lo conoscevo,» insiste il Soldato, perché anche se la possibilità è da escludere a priori, quest'uomo - il Capitano, Steve… lui lo conosce.

Pierce sospira e ordina di resettarlo, di farlo tornare pulito come un foglio bianco. Qualsiasi accenno di memoria che sta riaffiorando deve sparire.

«Ma io lo conoscevo,» ripete il Soldato. Nessuno gli dà retta.
Lo fanno sdraiare sulla poltrona, gli infilano un dischetto di gomma tra i denti e premono l'interruttore.

Le schegge di vetro e frammenti di metallo nel suo cervello prendono a mischiarsi tra loro in un vortice lacerante; i pensieri diventano liquidi come metallo fuso, che trasforma i nomi in cenere. Ogni cosa sparisce, cancellata. Tabula rasa.

Nove parole1. Quante bastano a risvegliare una coscienza a lungo sopita.
Sta affrontando di nuovo il Capitano, non su un ponte ma su di una nave da guerra che si libra nell'aria. Il Capitano continua a chiamarlo con un nome che non ha mai sentito prima, sta cercando di parlare ad una persona che non esiste. Il Soldato ha l'ordine di toglierlo di mezzo per portare a termine l'incarico e non ha intenzione di fallire ancora.

Il Capitano si mantiene in posizione di difesa questa volta, bloccando i colpi e schivandoli ma facendo poco o nulla per contrattaccare. Ha deciso di evitare di battersi, come se il Soldato fosse un suo amico. Peccato che il Soldato non abbia amici; combatte per uccidere, per concludere la missione. I suoi attacchi sono mirati a spezzare ossa e causare emorragie interne. Il coltello e la pistola che porta con sé servono ad infliggere danni ben peggiori. La lama infatti viene conficcata nella spalla del Capitano e tre proiettili gli finiscono in corpo. Dovrebbero essere sufficienti ad ucciderlo ma non sembrano avere alcun effetto.

Rimane in piedi anche quando la nave comincia a puntare verso il basso e la sua uniforme è impregnata di sangue. Senza pensare alla propria incolumità spreca energie per liberare il Soldato, intrappolato da una grossa trave di metallo che lo schiaccia contro un pannello di vetro. Poi fa la mossa più sciocca di tutte: abbandona lo scudo.

«Non combatterò con te, Buck,» dice ad un uomo senza nome. «Tu sei il mio migliore amico.»

Per qualche ragione provoca un moto di rabbia nel Soldato. Lui non ha amici, non ha un nome, non è nessuno - eppure quest'uomo, questo stupido idiota, è disposto a morire pur di dimostrargli il contrario. Ruggisce e si lancia addosso al Capitano, bloccandolo sulla superficie incrinata per prenderlo a pugni più forte che può.

«Tu sei la mia missione,» sibila, una mano stretta a pugno e sollevata per colpire.

«Allora concludila,» rantola il Capitano, con il viso ormai ridotto ad una maschera piena di lividi. «Io sarò con te fino alla fine.»

Il Soldato si blocca, il braccio ancora alzato e gli occhi incollati al volto tumefatto dell'uomo sotto di sé. Le parole lo scuotono come un uragano, spazzando via strati e strati di oscurità e nebbia. Le ricorda perché è sicuro di averle dette lui stesso, sebbene non sappia di preciso quando. Ricorda anche l'uomo a terra, pesto e sanguinante e indifeso. Lo conosce, conosce il suo viso: Steve.

Il mondo sembra crollargli sotto i piedi e il Capitano - anzi no, Steve - precipita insieme ad esso. Lo guarda cadere nel vuoto, una bambola di pezza senza ossa vestita con i colori della bandiera americana. Il corpo inerte colpisce la superficie del fiume e affonda; il Soldato salta solo mentre la nave alle sue spalle inizia ad andare in pezzi.

Nove secondi. L'attimo che gli serve per tornare a galla.
L'acqua è limacciosa e opaca per via dei numerosi detriti che cadono dal cielo, smuovendo la terra sul fondo, ma in superficie scintilla come uno specchio. Il relitto della nave ancora in fiamme sembra quasi l'illustrazione di un pianeta morente e nuota in quella direzione.

Raggiunge il Capitano (Steve, gli ricorda con insistenza il suo cervello) che fluttua a peso morto tra la fanghiglia. La luce del sole filtra sbiadita e si riflette sugli inserti bianchi dell'uniforme, filamenti di sangue si allungano dai fori di proiettile nel tessuto e prendono la forma di viticci cremisi.

Non sa se Steve sia morto o vivo, non perde tempo a pensarci: lo afferra, lo stringe contro il proprio corpo e nuota per portare entrambi in salvo. Il braccio di metallo rimane arpionato intorno al petto del Capitano.

Non è sicuro del perché sia così determinato a riportarlo in superficie, dato che con molta probabilità è già morto, ma continua a nuotare. I suoi polmoni bruciano per la mancanza d'ossigeno e può sentire la testa troppo leggera. Non ci fa caso e punta risoluto verso l'alto, fino ad emerge oltre il pelo dell'acqua.

Prende una profonda boccata d'aria, satura di fumo; la corrente porta con sé chiazze d'olio e rottami e, nonostante la terraferma non sia a troppa distanza, il corpo che sta trasportando sembra fare del proprio meglio per tornare ad inabissarsi nel fiume. Non ha idea del perché mantenere salda la presa sia un pensiero irremovibile. Ringhia per la frustrazione e ricomincia a nuotare.

Impiega molto più tempo di quanto avrebbe voluto per raggiungere la battigia e posare la suola degli stivali sul fondale sassoso. È affannato, quasi stremato dalla spossatezza, ma tiene le dita sempre strette alle cinghie dell'uniforme del Capitano (Steve) e riesce a trascinarlo fino alla sponda.

Allenta la presa soltanto quando gli sembra che Steve sia al sicuro. Lo lascia cadere sulla riva con un tonfo attutito; respira a malapena, da un angolo della bocca sgorga un rivolo sottile di sangue e acqua, però è vivo grazie al Soldato. Per la prima volta ha risparmiato una vita piuttosto che spezzarla.

Rimane a fissare il Capitano per alcuni lunghi istanti, le parole gli echeggiano in mente ancora e ancora. Sarò con te fino alla fine. Si sente stordito e arrabbiato (oppure potrebbe essere una commozione cerebrale, che di sicuro ha riportato) e sa che dovrebbe portare a termine il lavoro, eliminare l'obiettivo e farla finita.

Se davvero avesse voluto ucciderlo avrebbe potuto lasciarlo affondare nel fiume e annegare. Potrebbe comunque strangolarlo o spezzargli il collo e lasciarlo lì, morto. Potrebbe completare la missione in un centinaio di maniere diverse, ma non lo fa. Non può. Sarò con te fino alla fine. Si inginocchia e appoggia una mano sulla stella al centro del petto del Capitano.

Nove battiti. Quanto a lungo resta così.
Tiene il palmo posato sul torace di Steve, rincuorandosi nel constatare la presenza di un debole battito cardiaco. Non ha alcun senso, dato che è stato inviato a svolgere il compito opposto. Il suo incarico non era tenere quest'uomo in vita, era stato mandato ad ucciderlo; non sa perché ma salvargli la vita è diventato importante, forse persino la cosa più importante al mondo.

Rimane ad osservare il suo viso, analizzando ogni dettaglio nel tentativo di ricostruire un ricordo qualsiasi. Sente di conoscerlo ed è un problema. Perché se davvero si conoscono, se sul serio esiste qualcosa nel passato che lo lega a quest'uomo non ne ha memoria. Il Capitano si sbagliava quando diceva che erano amici, perché gli amici si ricordano uno dell'altro e non cercano di uccidersi perché gli è stato ordinato da alcuni ufficiali del governo.

Ritira la mano e si alza. Chiunque lui fosse in passato, ormai non è più quella persona. Adesso è nessuno, non ha un posto al mondo dove andare, non ha amici. Non ha ricordi. Non ha nulla.

Nove passi. La distanza che percorre prima di sentir arrivare qualcuno alle sue spalle.
È una donna, che chiama Steve a gran voce in tono angosciato.

Si allontana dal Capitano ancora privo di sensi sulla riva, dall'uomo che dice di essere suo amico anche se lui non se ne ricorda, dall'uomo che prima per lui non significava niente ma adesso invece significa tutto.
Dieci passi.
Continua a camminare.

 

 

 

1. I'm with you 'til the end of the line

Nel caso della traduzione conteggio come nove parole l'intera frase di Steve, ovvero «Allora concludila: io sarò con te fino alla fine.» [NdT]

 

 

Capitolo originale dell'autrice

Show her some love!

 

 

 

Ehilà!
Faccio capolino un istante per augurarvi buone feste e per linkarvi anche un post Tumblr che riporta una breve analisi dell'outfit del Soldato d'Inverno, visto che mi sembra molto in linea con alcuni degli argomenti trattati in questi capitoli. Enjoy and happy holidays, everyone!

Your Humble Translator

   
 
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