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Autore: Elpis    27/12/2016    16 recensioni
Lord Voldemort era il male. Quel male che faceva piangere i bambini nei loro letti e guaire i cani al solo annusarne l’odore. Il Signore Oscuro non aveva un’anima – si era occupato personalmente di ridurla in brandelli – e se aveva mai posseduto un cuore doveva averlo smarrito molto tempo fa. A cosa sarebbe servito, d'altronde, a un essere che era così assolutamente ed imprescindibilmente incapace di amare?
Ma se le cose non stessero così? Se prima di diventare Lord Voldemort, Tom Riddle avesse provato la ignominiosa vergogna di innamorarsi? Se fosse esistita una ragazza che – all'insaputa di tutti – fosse riuscita ad entrargli nel cuore? E se questa ragazza si fosse frapposta fra lui e la riconquista della sua eredità di Serpeverde?
Se così fosse, di sicuro la sua storia meriterebbe di essere raccontata.
Dal quinto Capitolo:
“ Puoi crederci o meno, Roxanne, ma sono cambiato.” disse incenerendola con uno sguardo.
Fingeva.
“ Ma davvero?” gli chiese sarcastica.
La mano di Riddle era ancora stretta intorno al suo braccio, lui la trasse più vicina a sé, prima di risponderle in un soffio:
“ Perché non mi dai l'occasione di dimostrartelo? ”
Il calore del suo corpo la raggiungeva nonostante i pesanti strati in cui si era infagottata, rendendole tremolanti le ginocchia.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 37

Il mostro nell’armadio

per il video della ff: https://www.youtube.com/watch?v=wBfGcxzvtZc

 

 

 

Occorre notevole ardimento per affrontare i nemici

ma molto di più per affrontare gli amici!” (1)

 

 

 

 

Hogwarts, 1 Aprile 1943, Sala Comune Grifondoro

 

Era Venerdì pomeriggio, le Lezioni erano finite da un po’ e Roxanne era accoccolata sul divano della Sala Comune, lo sguardo perso a fissare le fiamme del camino. 
Aveva trascorso tutta la giornata in uno stato catatonico, come se non  appartenesse a questo mondo. La mattina si era trascinata alla lezione di Erbologia, rischiando quasi di farsi staccare un dito da una pianta carnivora, a Trasfigurazione aveva agitato fiaccamente la bacchetta contro il suo gattino che non aveva voluto saperne di trasformarsi in un cane e aveva continuato a miagolare scontento. 
A pranzo Sybil aveva annunciato loro che quel pomeriggio sarebbe uscita ad Hogsmeade con Septimus in quello che era il loro primo appuntamento ufficiale. Fuori la giornata era uggiosa, con nuvoloni neri che minacciavano pioggia e un vento da far accapponare la pelle, ma Sybil aveva un viso così raggiante che pareva in procinto di rilassarsi su una spiaggia delle Hawaii. In effetti quell’annuncio, unito ai gridolini entusiastici di Eloise, era riuscito a riscuoterla per un breve momento. Aveva sorriso a Sybil, per una volta dimentica della tensione che ancora c’era fra loro dopo la discussione sullo scottante tema Riddle, e si era divertita a vederla arrossire sempre più sotto il fuoco incrociato delle domande di Eloise. 
Ma alla fine la rossa, senza quasi dar tempo alla gemella di rispondere, era scattata in piedi e se l’era trascinata dietro nel Dormitorio, bofonchiando qualcosa a proposito del fatto che doveva per forza aiutarla a trovare qualcosa di decente da mettersi e Roxanne era rimasta di nuovo sola con i suoi pensieri.
In quel momento probabilmente Sybil era stretta sotto l’ombrello di Septimus o si stava scaldando le mani con un bel bicchiere di Burrobirra mentre Eloise, sbuffando come un mantice, aveva obtorto collo raccattato una manciata di libri e pergamene e si era diretta in biblioteca, rassegnata a passare il pomeriggio nel vano di tentativo di mettersi in pari con lo studio. 
Allo studio, invece, Roxanne non pensava affatto. Anche solo aprire un libro, si sarebbe certamente rivelata un’impresa inutile: non avrebbe fatto che leggere e rileggere lo stesso rigo all’infinito, senza assimilare nemmeno mezza parola. Per quello aveva deciso di non provarci nemmeno e si era accoccolata vicino al fuoco, sperando che i suoi amici e compagni di Casa la lasciassero rimuginare in pace davanti a quelle fiamme che davano una giustificazione plausibile al rossore che a tratti le adombrava il volto.
I ricordi le pungolavano la coscienza di continuo. Non aveva più visto Tom dalla sera prima, non ancora, e più le ore trascorrevano e più la prospettiva di incrociare di nuovo il suo sguardo la terrorizzava. 
Che cosa penserà ora di me?
Quello che era successo la sera prima era stato strano, a tratti doloroso ma soprattutto… intimo. L’idea di essersi mostrata così indifesa e spontanea a Riddle le faceva tremare le ginocchia. 
Un tonfo sordo alle sue spalle la fece trasalire. Si girò di scatto, i nervi a fior di pelle. 
« Ops » bisbigliò un impacciato Hagrid.
Ai suoi piedi una scatola di cartone di dimensioni notevoli, rovesciata a testa in giù. 
« Mi è scivolata » chiarì come se ce ne fosse bisogno. 
Roxanne abbozzò un sorriso poco convinto. Non si era nemmeno accorta della presenza di Rubeus nella Sala comune.
« Oh, questa? » aggiunse vedendo che il suo sguardo si era appuntato sulla scatola. « N-non è niente, sai. Per Erbologia » proseguì mangiandosi appena le parole. « Visto che dobbiamo dissotterrare le Mandragole… il terriccio…. » terminò schiarendosi la gola.
Roxanne annuì, senza prestare veramente attenzione. 

« Be’, io vado. Ci vediamo, Ros » bofonchiò Rubeus raccattando la scatola con una mano sola.
« Hag? » lo richiamò, trafitta da un pensiero improvviso. « La Professoressa ha già spostato le Mandragole. Lo ha detto stamani a lezione ».
« Ahh » rispose Hagrid, spostando il peso da un piede all’altro. « Ha detto così? Uhm, immagino che allora di questa non ci sia più bisogno » rispose facendosi rosso e fissando la scatola come se non sapesse che farsene. « Io… ah, la vado a buttare, allora. Buono studio, Ros » aggiunse frettolosamente.   Si allontanò, con quelle sue ampie falcate, senza darle il tempo di ribattere. 
Che strano. 
Roxanne rimase indecisa per una manciata di secondi, di nuova sola di fronte al camino che si stava ormai per spegnere. Poi si alzò in piedi di scatto e, silenziosamente, lo seguì. 

 

***

Nei suoi quattro anni ad Hogwarts, Roxanne aveva avuto modo in più occasioni di aggirarsi furtivamente per il castello. Nemmeno con un incantesimo aiuta-memoria avrebbe saputo dire quante volte aveva percorso scorciatoie, si era nascosta fra le armature o aveva supplicato i quadri di fare silenzio al suo passaggio pur di non farsi scoprire da Gazza e dalla sua gatta grassa. In diverse occasioni aveva pedinato Riddle e la sua cricca di seguaci, pronta a svelare le loro malefatte e smaniosa di far perdere punti alla loro Casa. Un paio di volte si era persino dovuta nascondere da una agguerrita Eloise, decisa a trascinarla a qualche non meglio precisato festino con dei ragazzi più grandi. 
Mai, tuttavia, Roxanne avrebbe pensato che si sarebbe ritrovata a pedinare Hagrid. 
Non era un’impresa particolarmente difficile, per la verità. 
Rubeus era obiettivamente un bersaglio semplice da seguire, oltre alla grossa stazza, le sue movenze impacciate facevano sì che finisse spesso per sbattere contro qualche armatura o far rovinare al suolo qualcosa dei molti oggetti che celava nel suo mantello, facendo risuonare tutto il corridoio di un sinistro tintinnio. 
Che diamine sto facendo?
Riddle mi deve aver mandato in pappa il cervello. 
Pedinare Rubeus per il castello era effettivamente qualcosa di ben contrario ai suoi principi sull’amicizia. 
D’altronde…
D’altronde il comportamento di Hag era insolito nell’ultimo periodo - be’ ancora più del solito - e nonostante Roxanne fosse stata assorbita da… altro, non aveva potuto non notarlo. 
Hagrid si immobilizzò di botto, quasi come se avesse percepito i suoi pensieri. 
Roxanne fece appena in tempo ad incunearsi fra due pesanti armature vittoriane prima che lui si girasse per guardarsi indietro. Erano davanti allo sbocco dei Sotterranei e Roxanne non aveva veramente idea della scusa che avrebbe potuto trovare per giustificare la sua presenza lì se Hag l’avesse scoperta. 
Fortunatamente, Rubeus parve rasserenato e proseguì scendendo le scale, senza più voltarsi indietro. 
Roxanne tirò un sospiro di sollievo, uscendo dal suo nascondiglio improvvisato. Stava per imboccare le scale a sua volta quando d’improvviso si sentì tirare indietro, una mano fredda, che le copriva la bocca, soffocando l’urlo spontaneo che le era affiorato alle labbra. 

« Tom! » bisbigliò sentendo le gambe tremare. 
« Fai piano, Ro » le rispose lui con un sorriso mortalmente calmo. « Non vorrai far saltare la tua copertura ».
Un rossore, immediato e violento, le salì al viso. 

« T-tu… che ci fai qui? Voglio dire…. ah…»
Morgana fulminami, ti prego. 
« Ti sei dimenticata che la mia Casa si trova nei Sotterranei? » le chiese con quell’odioso sorriso beffardo ancora dipinto sul volto. 
« Ah… già » proseguì con voce esile sentendosi sempre più idiota. 
Riddle, evidentemente, non provava un briciolo dell’imbarazzo che le legava la lingua. La fissava con quello sguardo verde e calcolatore di sempre, la pelle che sembrava ancora più pallida sotto la luce della torcia. 

« Ci conviene seguirlo, Ro… o lo perderemo di vista » le disse sfiorandole il labbro inferiore con il polpastrello. 
« Seguire… chi? » mormorò confusa da quel gesto inaspettato. 
Riddle scostò la mano, fissandola beffardo. 
« Ho visto benissimo che stavi pedinando Rubeus. Non pensavo che ti saresti fatta condizionare così dalle mie parole… » aggiunse per provocarla. 
Roxanne sussultò, punta sul vivo. 
« Non mi sono fatta condizionare per niente! Non dubito di Hag, è solo che… è solo che… »
Esitò, non sapendo bene come giustificare il suo comportamento. 
Riddle la fissò mentre il sorriso sul suo volto si allargava. 

« Avremo tempo per litigare dopo. E fare altro, anche » aggiunse malizioso, facendola quasi boccheggiare. « Adesso seguiamo la nostra preda, su » aggiunse sospingendola delicatamente in avanti. 
« Ma… tu non c’entri niente in questa storia e… » provò a ribattere. 

« Non ho intenzione di lasciarti mettere nei pasticci da sola. Avanti… non costringermi a trascinarti ». 
Roxanne provò un brivido mentre seguiva Riddle giù per le scale. Un tempo, la sua presenza l’avrebbe solo inquietata. Adesso, nonostante quel cocente imbarazzo che le si era incollato addosso, sotto sotto si sentiva confortata. 
In fondo alle scale il corridoio era deserto. 
Lo abbiamo perso. 
Ridde, tuttavia, esitò un istante appena prima di volgersi a sinistra. Roxanne lo seguì in silenzio, chiedendosi se sarebbe mai più riuscita a comportarsi in modo naturale in sua presenza. 
« Sento dei rumori » bisbigliò Tom rallentando in prossimità di una stanza. 
« Sei sicuro? Che cosa c’è qua dentro? » mormorò Roxanne di rimando a bassa voce, quasi finendogli addosso. 
Si tirò indietro come se avesse toccato acqua bollente, ristabilendo una distanza di sicurezza. Riddle, se anche si accorse di quella pietosa scena, non la commentò, concentrato davanti alla porta.
« Credo che un tempo fosse un’aula di lezione, adesso è in disuso. Non vedo mai nessuno entrarci » rispose in un bisbiglio.
« Sei sicuro che sia ques… » iniziò Roxanne ma non terminò la frase. 
Da dentro l’aula si avvertì  un trambusto, seguito dal sordo imprecare della voce cavernosa di Hagrid.
« Direi di sì » rispose Tom con l’ombra di un sorriso.
Protese la mano verso la maniglia della porta. 
« Aspetta! » lo bloccò istintivamente Roxanne.
Riddle inarcò un sopracciglio. 

« Non vorrai tirarti indietro adesso ».
« N-no… è solo che… » balbettò confusa. 
« Il tuo amico Hag potrebbe trovarsi in guai seri. Non dirmi che hai paura, Ro » la riprese lui. 
« Non ho paura! » scandì lentamente. « Non ci sarà niente oltre quella porta, Tom. Hag non è la persona che pensi » continuò inalberandosi. 
Riddle sorrise, beffardo. 
« C’è solo un modo per scoprirlo » disse prima di spalancare la porta.
Per una frazione di secondo, Roxanne pensò che nella stanza non vi fosse nulla di strano. 
I banchi e le sedie erano quasi tutti addossati vicino alla cattedra, la polvere e le loro pessime condizioni suggerivano chiaramente che la stanza non venisse usata da un po’. Hagrid era proprio davanti a loro, davanti all’unico armadio, dalle dimensioni imponenti. La scatola che aveva trascinato così rumorosamente per tutto il corridoio era adesso ai suoi piedi, aperta. 
A Roxanne bastò tuttavia un secondo di più per capire che dentro l’armadio c’era qualcosa che non ci sarebbe dovuto essere. 
Qualcosa di grosso. 
Peloso, nero come la notte, con occhi rossi e chele schioccanti. 
A quella vista, Roxanne non riuscì a reprimere un grido. 
Hagrid si voltò di scatto, come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata. 
« Hag, allontanati subito da lì! » urlò istintivamente sfoderando la bacchetta. 
La cosa nell’armadio iniziò a schioccare le chele minacciosa, mentre gli occhi si assottigliavano in due fessure sinistre. 

« Rox… che ci fai tu qui… » mormorò Rubeus confuso. « Tu! » proseguì irato mentre il suo sguardo si appuntava su Riddle. « Dovevo immaginarlo che c’entravi tu! »
« Hag, diamine, vieni subito verso di noi! » ripeté con una nota isterica nella voce, puntando la bacchetta contro la creatura. 
L’Acromantula iniziò a sibilare e lentamente sporse una chela fuori dall’armadio. 
Era enorme. 
Accucciata là dentro riusciva a celare la sua vera stazza, ma Roxanne non dubitava che se fosse uscita sarebbe stata di poco più piccola di Rubeus. 
Un semplice Stupeficium sarà sufficiente su una creatura del genere?
Ricordava di aver letto che molte tra le creature magiche più potenti, avevano una pelle resistente agli incantesimi.
Be’, non ci resta che scoprirlo. Rimuginò cercando di farsi forza. 
« No! » tuonò Hagrid mettendosi davanti al mostro con le braccia aperte. 
« Hag, cosa… » bisbigliò Roxanne senza abbassare la bacchetta.
« Aragog torna dentro l’armadio. Torna dentro, avanti! » ordinò mortalmente serio. 
Roxanne impiegò una manciata di secondi appena per capire che si stava rivolgendo alla creatura disgustosa alle sue spalle. 
« Hagrid… » chiocciò quella con una voce stridente. 
Poi però parve come rimpicciolirsi, rannicchiando quel suo grosso corpo peloso dentro l’armadio. 
Sa parlare. 
Non era un pensiero troppo confortevole, per la verità.
Hagrid chiuse veloce le ante, celando la creatura alla loro vista. Poi, si girò lentamente verso di loro. 

« Non ci dovete far del male. Non è cattivo, Aragog ».
« Oh, Hag… » disse Roxanne facendo un passo avanti. 
Il braccio di Riddle si frappose fra di loro, arrestandola. 
« Si tratta di questo, dunque » disse con placida calma. « è da un po’ che ti tengo d’occhio, Rubeus. Non pensavo che saresti stato così folle da aprire la Camera…»
Hagrid lo fissò con espressione vacua. 
« Non so di che parli, Riddle » rispose, volgendosi verso Roxanne. « Non è cattivo, davvero… L’ho cresciuto io » aggiunse con una punta di orgoglio. 
Roxanne provò un misto di compassione ed amarezza, accorgendosi che Hagrid credeva davvero a quello che diceva. La mano di Riddle era tuttavia ancora frammista fra di loro e lui proseguì, con il tono autoritario di chi non ammette repliche. 
« Hai aperto la Camera dei Segreti. Hai sguinzagliato il mostro di Salazar per Hogwarts. E adesso lo tieni nascosto, quaggiù, pronto ad aggredire chissà quale altro innocente… »
Hagrid lo fissò, sconvolto. 
« Che diamine vai blaterando? »
Dall’armadio provenne un rumore cupo, di chele che sbattevano fra di loro. Rubeus si voltò preoccupato, poi si avvicinò loro, sospingendoli verso la porta. 
« Proseguiamo questa conversazione fuori dall’aula. Lo stiamo facendo agitare ».
Roxanne pensò che la preoccupazione per quella cosa fosse un tantino eccessiva ma l’idea che potesse nuovamente uscire dall’armadio e mostrarsi in tutto il suo orrore non era molto allettante. 
Hagrid li sospinse fuori dall’aula, mentre rosso e visibilmente agitato lanciava delle occhiate preoccupate all’armadio, da quale provenivano ancora rumori sordi. 
Si chiuse la porta alle spalle, pronunciando un poco convinto “Colloportus”. 

« Sentite, so che c’avete intenzione di denunciarmi… e uh, non posso impedirvelo… Ma vi prego… consentitemi solo di trovargli una sistemazione migliore. Nemmeno Aragog vuole stare ad Hogwarts, lo porterò in un luogo più adatto alle sue esigenze… Vi prego, lo uccideranno se lo scoprono… » li supplicò fissandoli con quei suoi occhioni grandi lucidi. 
« Che è esattamente la fine adatta ad un mostro del genere » commentò Riddle, impietoso. 
Le mani di Hagrid si strinsero a pugno. 
« Tu, dannata serpe…»
Fra le dita di Tom comparve la bacchetta di tasso, come per magia.

« Dicevi, Rubeus? » chiese con voce melliflua. 
« Fermatevi! Fermatevi, entrambi! » urlò Roxanne mettendosi in mezzo. 
« Ros, tu non capisci, lui… » iniziò Hagrid prima di essere interrotto. 
« Sei tu a non capire, Hag » mormorò con tono accorato. « Quella creatura è pericolosa. So che sei in buona fede e credi di poterla controllare ma…»
« Aragog è mio amico! » tuonò Hagrid mentre lacrime grosse come biglie gli scivolavano dagli occhi. « Non penso di controllarlo, mi fido di lui, che è diverso! E non lascerò che uno come lui gli faccia del male! » esclamò sfoderando la bacchetta. 
« Expelliarmus!»
La bacchetta di Hagrid disegnò un arco perfetto prima di planare al suolo. Roxanne osservò la mano che aveva lanciato l’incantesimo come se non le appartenesse. 
Lo sguardo con cui Hagrid la fissava era palesemente ferito. 
« Pensavo… pensavo tu fossi diversa, Ros » mormorò. 
Poi si girò e raccattò la bacchetta, allontanandosi con quel suo passo pesante. 

« Hag! Aspetta Hag! » provò a richiamarlo ma lui non si voltò nemmeno a guardarla. 
« Dobbiamo informare i professori » disse Riddle non appena la sua sagoma fu sparita dal corridoio. 
Roxanne si morse il labbro, esitante. 
« Non fare niente per ora. Lascia… lascia solo che provi a parlargli. Da soli » chiarì con voce supplichevole. 
Riddle inarcò un sopracciglio. 
« Stai davvero cercando di proteggerlo? Dopo quello che hai visto? »
L’idea non sembrava piacergli molto. Roxanne deglutì.
« Hai… hai perfettamente ragione Tom, ma ti prego… »
« Sai che un Colloportus non sarebbe sufficiente a tenere a bada quella cosa se solo volesse uscire da qui. Lo sai, vero? »
Roxanne lo fissò dritto negli occhi. 
« Fallo per me, ti prego. Dammi solo la possibilità di parlare ad Hag ».
Riddle rimase a fissarla per una manciata di secondi. Poi, di malavoglia, annuì.
« Spero solo che tu non debba pentirtene, Ro ».

 

 

 

Note:

  1. Citazione di Silente, tratta da Harry Potter e la Pietra Filosofale. 



 

Ciao a tutti e soprattutto buone feste!

ecco un piccolo regalo natalizio tutto per voi. Ormai non mi scuso più per il ritardo che è divenuto cronico, ma vi ringrazio enormemente per continuare a leggere. Spero che il capitolo vi sia piaciuto… pazientante ancora un poco siamo quasi al (poco) happy ending!

 

Grazie tantissimo a: giuliagiulia, svevamalfoy, alex200qwe, Fenio394Sparrow, Phoenix_aureus, Queen Malfy Slytherin, Jessie_Yon, Cippolippa, mollyhooper, severuslupin. 

nonché a tutti colore che hanno aggiunto la ff o che mi hanno scritto in privato!

 

un bacio enorme, mangiate tanti dolci e passate delle belle vacanze!

Ely

 
  
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