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Autore: momoallaseconda    28/12/2016    1 recensioni
!!! AVVISO SPOILER !!!
Un Sanji post WCI. La vita ricomincia, ma il nodo in gola rimane.
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Dopo i due anni di allenamento, siamo diventati la ciurma unita, stabile e forte, che volevamo essere fin dall’inizio. Le persone adatte ad affiancare il futuro Re dei Pirati. La lealtà e la fiducia verso Rufy, erano qualcosa che accumunava tutti noi… ma… io, ho infranto quel codice.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Hey, Brother

- There’s nothing in this world I wouldn’t do -

 


 

Hey brother
There’s an endless road to be discovered
Hey sister
Know the water’s sweet but blood is thicker



 
 
Sospiro pesantemente, trattenendo un gemito di fastidio.
In questa cucina, l’aria è diventata irrespirabile.
Basta, esco a fumare sul castello di poppa, all’aria fresca, ho deciso.
Mi alzo, negando gentilmente il bicchiere d’acqua che mi porge la dolce Nami-san ed eludendo la proposta di Brook, di venire con me.
Afferro giacca e sigarette e mi avvio, scansando l’ennesimo tentativo di Chopper di misurarmi qualcosa, da qualche parte, prima di uscire. Non so neanche che test voglia farmi ancora, e, soprattutto, non mi interessa.
So di essere stato maleducato, ma non ne posso più!
Sbuffo, esasperato, osservando il mare placido, in questa notte di luna piena.
Abbiamo lasciato Whole Cake Island da tre giorni e, da quel momento, il nostro piccolo dottore non ha fatto altro che riempirmi di esami e visite varie. Non mi ha lasciato un attimo.
Nami e Brook non sono stati da meno. Sono diventati la mia ombra. Mi trattano con le pinze, come fossi fatto di vetro e dovessi rompermi da un momento all’altro.
Certo, adoro ricevere le attenzioni della mia bella dea ramata, ma qui si sta sfiorando il ridicolo!
Non ho bisogno di guardie del corpo, anche per andare in bagno!
È inutile dir loro che sto bene. Io sto bene!
Per lo meno, fisicamente, non ho riportato grossi danni.
Il mio male non guarisce con un’aspirina.
Aspiro una prima boccata dalla sigaretta, addossandomi al muro con la schiena, chiudendo gli occhi, cercando di rilassarmi.
Quando li riapro mi accorgo di non essere più solo.
A qualche metro di distanza, seduto sul parapetto che guarda il mare, c’è Rufy.
Stringo la sigaretta tra i denti, nervoso.
Anche lui ha paura a lasciarmi solo? Una volta mi era concessa un po’ di privacy, su questa nave!
Schiocco la lingua, contrariato.
L’avranno mandato gli altri, per controllarmi? Sanno che a lui non posso negare nulla.
Cos’è, avete paura mi butti in pasto ai Re del mare o mi trafigga con l’ancora, se resto solo dieci minuti?
Scuoto la testa, storcendo le labbra, sentendo in bocca il sapore amaro del filtro. Ne accendo un’altra.
Mi mancava troppo il mio vizietto. Big Mom non amava avere attorno gente che fumava.
Sbuffo, seccato. Big Mom, in realtà, non amava nulla. Neanche i suoi figli. E, in questo, somigliava molto a qualcun altro…
La luna è bellissima stasera. Illumina la nave in una maniera quasi spettrale, rendendo me particolarmente incline alla malinconia.
Chissà se anche lei la sta guardando?
Spero stia bene. Nella calca della fuga, so solo che è riuscita ad imbarcarsi su una nave, prima che l’isola venisse rasa al suolo.
Reiju… ti prego, sopravvivi. Sei l’unica della famiglia che si merita di vivere.
E gli altri? Non so niente, né se siano insieme, vivi o se siano stati seppelliti dalle macerie dell’isola, come nostro padre.
Ghigno, amaramente.
Padre.
Non lo è stato e mai lo sarà, per me. Ma, nei miei pensieri, fatico a non chiamarlo così. Ha segnato troppo la mia vita, sotto quell’appellativo. Ho faticato a guardarmi allo specchio per molto tempo. Ora so che un bambino non ha colpe.
Vedo un movimento, con la coda dell’occhio. È Rufy che si sta stiracchiando.
Lo osservo, corrugando le sopracciglia.
È un po’ strano non mi abbia ancora rivolto la parola. Che sia per chiedere cibo o per fare qualche domanda idiota, delle sue.
Lo guardo grattarsi la testa e, con un balzo, tornare in piedi, iniziando a dirigersi verso la porta che dà alla cucina. È a quel punto che mi vede. L’espressione terrorizzata che assume, schizzando all’indietro, mi fa capire che, in realtà, questo scemo, non si era neanche accorto della mia presenza, accanto a lui!
Che razza di capitano mi sono scelto…
Per lo meno, non era qui per controllarmi.
“Sanji!! Mi hai fatto prendere un colpo!!” gracchia, tenendosi il costato con una mano.
Io sbuffo una nuvoletta grigia, in risposta, alzando un sopracciglio.
Lui si riprende quasi subito. E, mi sorride… ovviamente.
“Sei uscito anche tu a guardare la luna? Hai fatto bene. È bellissima, stasera. Sembra un enorme biscotto!” mi dice, con quel candore, così tipicamente suo. Probabilmente è davvero convinto io sia uscito per questo.
“Già…” mormoro, non sapendo bene cosa rispondere, spegnendo anche il secondo mozzicone, con la scarpa.
“Senti… so che è tardi ma, non è che avresti voglia di cucinare? Magari qualche biscotto? Non dico tanti. Giusto un centinaio o due…”
Lo guardo, pacato. Sorride sempre troppo, questo ragazzo.
“Perché no? Poi mi ci metto…” affermo tranquillamente, ormai abituato alle sue esorbitanti richieste. E anche perché, in fondo, mi sento ancora in colpa nei suoi confronti.
Prima di affrontare Big Mom in tutta la sua sfolgorante cattiveria, Rufy aveva detto che non avrebbe più mangiato nulla che non avessi cucinato io, e così è stato. Alla fine della battaglia era stremato. È stata una dura prova per lui ed io mi sono sentito un verme per tutto il tempo.
Per come l’ho coinvolto, per come gli ho voltato le spalle, per come l’ho trattato.
Sapevo fin dall’inizio che sarebbe venuto a cercarmi. Ormai, lo conosco troppo bene.
Non so esattamente cosa mi aspettassi da lui. Volevo che mi salvasse? O che mi desse la sua benedizione?
Non lo so più neanche io.
So, però, che ha perdonato quasi subito il mio tentativo di fuga. Certo, il pugno che mi ha tirato alla fine, fa ancora male, ma me lo meritavo.
Non potevo aspettarmi nulla di meno dall’uomo (si, uomo) che mi ero scelto, come Capitano.
La mia lealtà è, se possibile, triplicata. E l’ammirazione ha raggiunto livelli sconfinati.
Ciò nonostante, non smetterò mai di sentirmi in difetto, accanto a lui.
Non sono più la stessa persona che è approdata su Zou, appena un mese fa.
Quel Sanji è morto, quando è sbarcato su Whole Cake Island ed ha conosciuto Pudding.
Scuoto la testa. Ho la psiche ormai distrutta, dagli eventi della mia vita.
Non conosco ancora a fondo questa persona che è, a tutti gli effetti, il nuovo me, ma finora, non mi piace granché. E non so cosa fare.
“Ormai dovrebbe mancare poco a Wano.”
Mi volto verso Rufy, con molta calma. Tiene gli occhi fissi sull’orizzonte scuro, sorridendo appena.
“Nami dice che mancano solo pochi giorni di navigazione e ci riuniremo agli altri.” Mi dice, tranquillo, con una punta di soddisfazione, e il mio senso di inadeguatezza diventa un macigno immane sul  cuore.
Ritroveremo gli altri. I Mugiwara saranno riuniti, di nuovo, dopo settimane.
Perché il pensiero non mi rende felice? Perché vorrei buttarmi a mare, piuttosto di vivere quella riunione?
Accendo la terza sigaretta, sentendo il cuore accelerare i battiti.
Lo so bene io, il perché.
Ho paura. Non voglio confrontarmi con loro.
Il mio caso è diverso da quello che è stato per Robin, Nami o Usop.
Io ho tradito il loro Capitano, quando eravamo ormai un gruppo solido, non pirati alle prime armi.
Io ho volutamente lasciato la ciurma. Non volevo essere salvato.
Io ho picchiato Rufy, fino a ferirlo seriamente, quando era già allo stremo.
Io… avevo deciso, definitivamente, di non fare mai più parte dei Mugiwara e mi stava bene.
Dopo l’inganno di Pudding, ho creduto di essere morto dentro. Anche lei, mi aveva tradito.
Per la prima volta in vita mia, ho odiato una donna e non una qualsiasi. A lei avevo aperto il mio cuore, certo di aver trovato una persona buona, in un universo di mostri.
Da idiota quale sono, ho fatto male i miei calcoli. Ha cercato di uccidermi, ma non c’è riuscita.
Tutto per merito dell’uomo che ho vicino, a cui devo, ancora una volta, la mia vita.
Come puoi essere ancora così ben disposto verso di me, Capitano?
Ho causato a tutti innumerevoli sofferenze, eppure hai ancora fiducia in me.
E, se anche per Nami, Chopper e Brook, la cosa è già nel dimenticatoio, non significa che per gli altri sia così.
Mi tratteranno in maniera diversa? Mi odieranno? O, peggio, non mi vorranno più?
Loro non c’erano su Whole Cake Island. Sanno solo quello che è stato riportato dai giornali. Ed io, lì, figuro come un traditore della peggior specie.
Rufy la fa facile. Per lui non lo sono mai stato.
Ma io volevo davvero lasciarli. Volevo vivessero una vita lontana da me, dai miei problemi.
Alzo gli occhi, osservando la luna stagliarsi sopra le nostre teste, in tutta la sua magnificenza.
Ho paura del loro giudizio, di quello che potrebbe pensare di me il resto della ciurma.
E la cosa che più temo è il parere di Zoro.
Sbuffo piano, per non farmi sentire da Rufy, ancora in contemplazione del mare.
Mi fisso le scarpe, stringendo la sigaretta tra i denti.
Mi fa ridere pensarci ma, si, l’opinione del marimo mi angoscia. So bene come la pensa, riguardo ai tradimenti. A Water Seven ce ne ha dato dimostrazione.
Ci siamo sempre fidati della sua capacità di giudizio. Facevamo affidamento su di lui per preservare le regole e ristabilire l’ordine.
Dopo i due anni di allenamento, siamo diventati la ciurma unita, stabile e forte, che volevamo essere fin dall’inizio. Le persone adatte ad affiancare il futuro Re dei Pirati. La lealtà e la fiducia verso Rufy, erano qualcosa che accumunava tutti noi… ma… Io, ho infranto quel codice.
Se l’opinione di Zoro dovesse essere negativa, anche quella degli altri potrebbe vacillare. È matematico, senza tanti dubbi, il giudizio del marimo è sempre stato sacro, per ognuno di noi.
Perfino Rufy potrebbe nulla, contro l’intera ciurma.
No, decisamente non sono felice dell’imminente riunione. Anche se muoio dalla voglia di rivederli, fin da quando ci siamo separati a Dressrosa.
Cosa farò se le cose dovessero andare male?
Se escludiamo Zeff, gli unici che hanno rappresentato qualcosa di importante per me, sono stati loro. Questo gruppo di pirati sconclusionati e attacca briga che, ora, tengono in mano le sorti della mia vita.
Sospiro pesantemente, appoggiandomi con i gomiti al parapetto e fissando la distesa d’acqua infinita davanti a me.
Famiglia… è un termine che ho sentito spesso, nelle ultime settimane. Big Mom e mio padre se ne riempivano la bocca, in continuazione.
Aspiro una nuvoletta grigiastra, perso in mille considerazioni.
“Rufy?” Il tono esitante con cui lo chiamo, lo fa voltare quasi di scatto.
“Si?” mi incita, dopo un attimo di smarrimento.
“Come ci si sente, ad avere dei fratelli che ti vogliono bene?”
Senza guardarlo, sento il mio capitano trattenere il fiato, sorpreso. Ed io con lui.
Non so davvero come mi sia uscita questa domanda.
Forse è la tristezza che mi pervade, a farmi parlare a vanvera.
Forse ho solo bisogno di sentirmi dire che esistono legami sinceri.
Forse, voglio solo sapere cosa si prova.
Rufy non parla, guarda il mare.
Mi volto verso di lui, la sigaretta che pende dalle mie labbra, diradando il fumo grigio nell’aria.
Quando prende parola, lo fa con un tono dolce e nostalgico. “Ci si sente bene.” Mormora, senza guardarmi, ma sorridendo “Sai di avere qualcuno su cui puoi fare affidamento, sempre e comunque. Che non ti tradirà mai, neanche se nonno Garp lo sgrida perché crede abbia finito la marmellata, e, invece, sei stato tu.” Si volta, visibilmente emozionato. “Vuol dire avere dei compagni fidati. A volte decideranno loro il gioco, altre volte tu.” Continua, ridacchiando. “Vuol dire avere qualcuno che capisce come stai, solo guardandoti. Che ti para le spalle. Che condivide i tuoi sogni e le tue paure. Che se sei triste, viene a consolarti. Vuol dire sapere di avere a che fare con un idiota, o due, ma che difenderesti a spada tratta, perché solo tu puoi chiamarlo così.” Sospira, ricordando chissà che momento. “Si sta bene, Sanji. È bello.” Termina, con un’alzata di spalle.
Io non parlo. Non so bene cosa dire. Abbasso lo sguardo, puntandolo sulle mie scarpe, soppesando le sue parole.
Sapevo già adorasse i suoi fratelli, ma non lo avevo mai sentito parlare così di loro.
Volevo sapere cosa si prova? Eccomi servito. Ed, ora, sto peggio di prima.
L’invidia mi brucia nelle vene, come alcool su una ferita.
Di che mi stupisco? L’ho voluto io…
Perché gliel’ho chiesto? Cosa volevo dimostrare, a me stesso? Sapevo già di aver avuto un’infanzia d’inferno, perché ho voluto punirmi, ulteriormente?
Rufy, non ha colpa. È stato fortunato e sono felice abbia potuto avere dei momenti così belli, nel suo passato.
Spengo l’ultima sigaretta, sotto la suola. Non ho più voglia di fumare.
Mi giro, per guardare negli occhi il mio amico. E sorrido, amaramente. Non mi vergogno a mostrami debole davanti a lui, so che capisce.
“Avrei voluto provarlo anch’io…” ammetto, quasi in un soffio.
Rufy mi fissa, neutro, le braccia poggiate al parapetto, la luna ad illuminare il suo viso.
Infosso la testa tra le spalle, mettendo le mani in tasca, sospirando.
Guardo la porta della cucina. Forse dovrei entrare ed iniziare a fare i biscotti.
“Sanji?”
“Dimmi...”
“Come ci si sente, ad avere dei fratelli di sangue?”
Lo guardo, sorpreso. È mortalmente serio.
Perché lo vuole sapere? Vorrei tanto chiederglielo, ma qualcosa mi frena.
“Beh…” inizio, titubante “Per quanto mi riguarda, non si sta tanto bene…” ammetto, storcendo la bocca. Rufy mi osserva, attento. “Avere il sangue in comune non significa niente. Non li senti speciali, quando ti picchiano o ti deridono. Non sei felice, se ti prendono di mira. Se diventi la loro vittima preferita. I giochi non sono divertenti e non comandi mai tu. Ti senti sempre una nullità, se paragonato a loro, da chi non dovrebbe fare preferenze. Non c’è niente di speciale nell’avere fratelli di sangue, come i miei…” Sospiro pesantemente, chiudendo gli occhi.
“Mi dispiace, forse non era la risposta che volevi… Dovresti fare questa domanda a qualcuno che ha una famiglia normale.” Concludo, atono, riaprendo gli occhi.
Il silenzio cala su di noi.
La luna ci osserva, stagliata nel cielo senza nuvole. La nave ondeggia lievemente. Il mare è calmo.
La brezza notturna mi accarezza, facendomi voltare e trovandolo che mi sorride, affettuosamente.
“Non dovresti essere tu a chiedere scusa per la tua vita. Non è mai stata colpa tua, Sanji.”
Deglutisco rumorosamente, preso in contropiede.
Scuoto la testa, facendo un sorrisetto. “Cosa importa, ormai? Il bello del passato è, che è passato…”
Mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.
Rufy ghigna. “I fratelli non puoi sceglierli. Quelli che arrivano, devi tenerteli. Nel bene e nel male.”
Non pensarci, non eri tu quello.
Schiocco la lingua. “Sarebbe stato meglio che non fossi mai nato. Tutti sarebbero stati più felici.”
Non avrei dovuto permettere che voi foste invischiati nei miei casini.
Rufy perde il sorriso. “Non dirlo neanche per scherzo! Come farei io senza i tuoi manicaretti?? Mi picchi se rubo qualcosa, è vero, ma alla fine mi lasci mangiare quello che voglio! E Zoro? Non avrebbe nessuno con cui confrontarsi! Voi due siete la mia avanguardia! E Nami e Robin senza le tue attenzioni e protezioni?? Brook si sentirebbe solo... Chopper, ti idolatra. Per non dire di Franky ed Usop, quando li lasci lavorare in cucina, perché è più caldo e nella loro officina fa freddo e non vuoi che si ammalino.
“Tu ci proteggi, sempre. Ti occupi di noi, ci fai rimanere uniti! Senza di te, non saremmo la famiglia che siamo!” conclude, senza traccia di imbarazzo per ciò che ha ammesso.
Siamo noi i tuoi fratelli, Sanji! Nessuno di noi ti lascerà mai andare via! Mai! Ricordatelo!
Ridacchio, divertito. Ho appena un po’, gli occhi lucidi, ma deve essere colpa del vento.
Rufy sorride. “Zeff sarà fiero di te quando tornerai al Baratie, dopo aver trovato l’All Blue!”
Hai sempre avuto una famiglia che ti vuole bene. Non hai motivo per essere triste, amico mio.
Lo guardo, mesto, mentre vengo invaso da un turbinio di emozioni. Alle quali, fa capo la gratitudine.
Sono così stanco di soffrire. Ho l’anima lacerata.
Non credo che il mio male potrà mai guarire, è troppo radicato in me, ma Rufy ha ragione.
Loro sono la mia famiglia, come lo sono Zeff e i cuochi del Baratie!
Mi conoscono, sanno chi sono e che non ho mai voluto far del male a nessuno.
Hanno tentato di schiacciarmi in tanti modi. Ma io sono ancora qui!
Acciaccato e depresso, ma vivo. Vivo e amato, anche se ho fatto di tutto, per dimenticarlo.
Sono vivo e ho ancora degli amici, a questo mondo! Brave persone, su cui fare affidamento.
Temo il giudizio dei miei compagni su Wano, ma il capitano sembra deciso a non mollare.
Se è così fiducioso, deve pur esserci qualcosa di buono, in me.
“Rufy?” più sereno, lo chiamo. “Hai voglia di fare i biscotti con me?”
Lui si volta, annuendo, contento di aver avvertito un tono più dolce nella mia voce.
“Tu vai pure avanti, io arrivo tra poco.”
“Certo!! E chiederò anche agli altri se vogliono farlo!” esulta, avviandosi verso la porta della cucina.
“Mi sembra un’ottima idea.” Mormoro, sinceramente. Dovrò farmi perdonare il comportamento di prima. Ho fatto preoccupare a morte tutti loro, per giorni. È normale abbiano paura di vedermi scomparire.
Con un ultimo ghigno incoraggiante, Rufy rientra.
Rimango ancora un istante appoggiato al parapetto di quella nave, che ho rischiato non rivedere più.
Credo che non tornerò mai quello di un tempo, forse non lo voglio nemmeno.
Potrò plasmare il nuovo Sanji, a mio piacimento. Sarò un uomo nuovo.
Raddrizzo la figura e sorrido, rassicurato, un attimo prima di aprire la porta.
Subito, Chopper mi corre incontro. Una volta tanto, solo per un abbraccio, felicissimo di fare i biscotti. Getto un’occhiata al tavolo della cucina, dove Rufy sta impilando sacchi su sacchi di farina, presi dalla dispensa; prima di venire atterrato al suolo, da un pugno della mia bellissima dea ramata, che gli urla qualcosa riguardo il fare attenzione alle quantità, se non voleva avvelenare tutti, un’altra volta, con Brook e Carrot che se la ridono, dietro il bancone.
Ridacchio anch’io, mio malgrado partecipe dell’ilarità generale.
Chopper raggiunge il resto dei nostri Nakama ed io faccio per seguirlo, ma poi, mi blocco.
Il sorriso mi si congela, sul viso.
Parlare di fratelli con Rufy, ha fatto affiorare un pensiero spontaneo.
Se nostro padre ci avesse permesso di essere bambini normali, noi… avremmo anche potuto… volerci bene?
Scuoto la testa, affranto.
Non ho idea di dove siano, né se siano ancora tutti vivi, e, non posso fare a meno di pensare, che se nostra madre fosse sopravvissuta, forse, le cose sarebbero andate diversamente.
Non lo saprò mai. È un quesito che non avrà risposta.
Tanto vale mettere il cuore in pace e godermi la vita, con la famiglia migliore che potessi trovare.
Annuisco, tra me e me, sicuro.
Nostro padre non condizionerà mai più l’esistenza di nessuno.
Rejiu e gli altri, se ancora vivi come credo, ora sono liberi di fare quello che vogliono.
Nonostante tutto, spero ancora che siano abbastanza intelligenti, da abbandonare qualunque mira bellicosa e decidere di avere una vita normale. Lontano da me. Questa volta, per sempre.
Guardo i miei Nakama giocare ed un nodo mi sale in gola.
Ho odiato i miei fratelli e li odio tutt’ora.
Mi hanno rovinato la vita.
La decisione definitiva è stata mia.
Non voglio rivederli mai più.
Eppure, è strano quanto questo pensiero mi ferisca.

 

 
What if I’m far from home?
Oh brother I will hear you call
What if I loose it all?
Oh sister I will help you back home
Oh, if the sky comes falling down, for you


 
There’s nothing in this world I wouldn’t do
 
 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ok, non è una song-fic… ma ci va vicino.
Hey, brother di Avicii mi pareva indicata per il contesto in cui versa il nostro povero cuoco… adesso più che mai ha bisogno di affetto (che tu sia maledetta Pudding, anche se non me la conti giusta………)
Ho voluto immaginare i suoi pensieri quando (e se), riusciranno a ripartire da WCI, tutti interi. Ho creato un futuro in cui Judge è rimasto ucciso sull’isola, mentre i mugi e i fratelli Vinsmoke sono riusciti a scappare.
Perché, nonostante tutto, sono profondamente convinta che Sanji, in un angolino del suo cuore, speri ancora nella redenzione dei fratelli, una volta eliminato il fattore scatenante (Judge).
PS: non ho messo Pedro, perché ho paura che anche il visone faccia una brutta fine…
Fatemi sapere che ne pensate, grazie!!
A presto,
Momoallaseconda
   
 
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