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Autore: FlameOfLife    30/12/2016    2 recensioni
[Law x Kyoko(NuovoPersonaggio)]
Una pasticciona e combina guai di ragazza, dotata dei poteri di un Rogia (frutto Denki-Denki no mi), si ritroverà a navigare insieme alla ciurma di un chirurgo assai noto per i suoi modi sadici di agire.
Ce la farà la nostra cara protagonista ad uscire illesa dalle vendette organizzate al suo indirizzo?
Beh, se anche lei ricorre alle stesse armi, forse il Capitano dei Pirati Heart ha trovato pane per i suoi denti!
- - - - -
Una ff su un personaggio di mia invenzione e Law, con tanto di Pirati Heart e altri pg che appariranno verso metà storia.
Principalmente andrà più sulla comicità (almeno, spero vi faccia ridere :P), ma se ne vedranno anche delle belle!
Vi attende un mix di figuracce, vendette ed intrecci sentimentali.
Ah, ultima cosa prima di lasciarvi alla lettura: vi avverto che mi piace sperimentare, eheh
[Aggiornamenti lenti]
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bepo, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parallelo alla ringhiera del ponte principale del sottomarino, disteso comodamente su una sedia-sdraio color ocra predisposta in precedenza da Bepo, mi ero immerso con evidente interesse nella lettura di un libro di fantascienza ed azione imprestatomi il giorno precedente da Kyoko, il che lo si poteva considerare un avvenimento inaspettato.

Ogni componente della mia ciurma era ben consapevole del fatto che non fosse da me perdermi in simili storie puramente inventate, in quanto prediligevo di gran lunga sfogliare consistenti tomi di anatomia, ma, dacché non ve ne erano di nuovi a portata di mano e quelli popolanti lo studio -dalle ormai pagine ingiallite e stropicciate, con numerosi appunti ai margini- gli conoscevo a menadito, mi ero lasciato convincere ad immergermi in un genere diverso da una cuoca di bordo fin troppo entusiasta dell’occasione presentatasi.

E, sorprendentemente, ciò da lei consigliatomi era riuscito a catturare la mia curiosità. Si narrava la vita di un ladro abile nel furto di segreti dal profondo del subconscio mentre si sogna, divenuto -contro il proprio volere- un fuggitivo ricercato al mondo, ma con una chance di redenzione, ovvero completare un lavoro dove bisogna rendere possibile l’impossibile: impiantare un’idea nella testa di qualcuno… Forse, considerando la trama contorta e che Kyoko conoscesse i miei gusti, non vi era poi molto da sorprendersi della scelta ricaduta sul suddetto.

Pertanto, se tutto fosse andato per il verso giusto, quel giorno avrei passato il tempo a disposizione a leggere sino all’ora di cena perché, malgrado il sole cocente che raramente veniva oscurato dalle nubi, regalandoci un breve istante di frescura, si preannunciava il pomeriggio ideale da trascorrere all’aperto.


Funny: Sento che *anf*, sento che mi sto per sciogliere

James: Sono fradicio dalla testa ai piedi *anf*. Sto sudando come *anf* come un maiale!

Kyoko: Bepooo, diamine, perché fa così caldo!?

Bepo: Quest’isola *anf* è circondata da un *anf* tratto di mare avente *anf* delle correnti calde provocate *anf* dai vulcani attivi sottostanti *anf*

Ovviamente, il mio buon banale proposito si sarebbe attuato se, per l’appunto, tutto fosse andato per il verso giusto. Una circostanza che, tenendo conto dell’iperattività ed imprevedibilità di ciascun membro dei Pirati Heart, si manifestava a dir bene un paio di volte a settimana.

“Quando mi dedico alla lettura, gradisco avere il massimo silenzio. E’ forse pretendere troppo?”

Kyoko: CHE PALLE! NON NE POSSO PIU’ DI QUESTA STRAMALEDETTA ZONA DI MARE!

Shachi – Penguin: A chi *anf* lo dici!

“Direi che non potevano essere più chiari di così…”

Sospirando rassegnato, chiusi il libro riponendo in esso il segnalibro per tenere il punto e presi il bicchiere di limonata posto sul tavolino adiacente al mio sostegno. Sorseggiando con calma la bevanda -temperatura ambiente, siccome il ghiaccio si era già sciolto-, rivolsi lo sguardo ai sonori lagnosi, nonché all’intera combriccola stravaccata sulle assi di legno: una buona metà si era slacciata la tuta bianca liberandosene fino alla vita, mentre alcuni si erano semplicemente messi supini con gli arti tesi, strisciando di tanto in tanto per cambiare posto.

Ad essere onesti, in fin dei conti, comprendevo e condividevo lo stato d’animo collettivo; la cappa d’aria calda formatasi era insostenibile, principalmente all’interno dell’imbarcazione che pareva un forno galleggiante.

Casualmente, individuai un sorridente “Pugno di Fuoco” issarsi dalla sua postazione facendosi leva sulle braccia muscolose e dirigersi verso la gemella, accovacciandosi in seguito vicino alla rispettiva nuca. Desideroso di realizzare quali fossero le sue intenzioni a riguardo, ne seguii i movimenti celandomi con la visierina del cappello.


Ace: Ohi, sorellina, ti pare il caso di metterla sul tragico? Si tratta giusto di qualche grado di temperatura in più

L’occhiataccia truce che ricevette dall’interpellata poteva benissimo bastare come risposta al quesito, ma Kyoko non si limitò a starsene in silenzio. Difatti, un secondo dopo, la sua voce squillante echeggiò nell’aria.

Kyoko: E certo! La fa facile, lui! Grazie al Mera-Mera no mi è immune a questo inferno! Tsk, parli proprio per dare aria alla bocca… vorrei vedere te nei panni di noi poveri comuni mortali!

Ace: Caspita, come siamo irascibili. Il caldo ti fa decisamente male, neh? Comunque, vorrei farti notare che non ne sono completamente immune, e che sei a tua volta una fruttata

Kyoko: Smettila di sfottermi e vai al diavolo! Lo sai che non lo posso tollerare!

Ace: Su, su, non è colpa mia se hai ingerito il frutto sbagliato. Cerca di non essere sempre gelosa del tuo fratellone

Deridendola con un sorriso sulle labbra, cominciò a darle dei deboli sbuffetti sulla fronte con l’indice, incurante delle minacce di lei nel riferirgli che non ci avrebbe impiegato molto nel dimostrargli come l’elettricità, benché non fosse utile per contrastare le alte temperature, non lo si potesse affermare nel togliere di mezzo gli importunatori; tenendo la cannuccia arancione tra i denti, l’angolo destro della bocca mi si incurvò verso l’alto.

Ace: Se ti surriscaldi peggio di una lampadina, va a finire che soffrirai l’afa più intensamente

Kyoko: Nessuno ti ha chiesto di condividere le tue perle di non saggezza, fiammifero ambulante!

Ace: Oh, che ragazza per bene. Non sapevo che dentro di te fosse sopita tanta gentilezza

Kyoko, indispettita dalle continue prese in giro del fratello, biascicò un mezzo insulto e gonfiò una guancia, scaturendo le risate di quest’ultimo e dei vari spettatori al battibecco dei Portuguese.

Trey: Ragazzi, guardate, sta tornando Marco!

Attirata l’attenzione dei presenti con quella informazione, tutti indirizzammo lo sguardo in un’unica direzione.

In volo dalla terra ferma, nella sua completa forma animale, Marco sopraggiunse da noi e si aggrappò al parapetto con le zampe, prestando attenzione a non lasciar segni con gli artigli affilati. Ed Ace, che a quanto pareva non era intenzionato a rimanersene buono e fermo un secondo, affiancò il suo nakama salutandolo con una pacca sull’ala.


Ace: Ehilà! Finalmente il nostro pennuto viaggiatore è rincasato! Novità?

Il diretto interessato, prima di riacquisire l’aspetto umano, si premurò di ringraziare il caro corvino per l’accoglienza riservata dandogli una beccata tra i capelli, tirandoglieli poi flebilmente sotto le sue proteste.

Ace: Che diavolo...!? Marco, mi hai fatto male! Questa me la pagherai!

Marco: Sempre ammesso che tu ci riesca, ragazzino. Soprattutto quando mi sono librato in cielo

Ace: Non vale! Questo è giocare sporco!

Qualcuna, sentendo lo scambio di parole tra i due, non aspettò altro per cogliere la palla al balzo; dopo essersi tirata su, facendo una smorfia disgustata nell’appurare come la pelle scoperta si fosse appiccicata al ponte per via del sudore, quasi saltellò sino ad Ace e gli posò una mano sulla spalla.

Kyoko: Su, su, fratellone, non è colpa sua se hai ingerito il frutto sbagliato… o sbaglio?

Ridendo di gusto davanti all’espressione scioccata dell’individuo beffato pubblicamente con la sua stessa battuta di un istante prima, Kyoko prese a correre tra i ragazzi distesi a terra scavalcandoli ogni tanto per scappare dalle grinfie di quest’ultimo che, appena ripresosi, era partito al suo inseguimento sorridendo sinistramente.

“Meno male che il caldo non le metteva voglia di fare nulla”

Abbandonai la sedia-sdraio e mi diressi dall’altro nostro ospite, il quale aveva cominciato a chiacchierare con un paio dei miei sottoposti, per potermi informare sulla situazione nella quale versavamo.

Dreamer: Allora, hai scoperto qualcosa con il tuo giro di perlustrazione?

Marco: Fortunatamente, vi è un villaggio dalle modeste dimensioni nel cuore dell’isola, e sembrerebbe abitato da persone pacifiche, quindi possiamo provare a sbarcare e chiedere un riparo per riposarci

La buona notizia si diffuse in un secondo spaccato, animando chiunque: dovendo attendere la registrazione con il log pose della posizione dell’isola cocente raggiunta a metà pomeriggio e, in seguito, lo stabilizzamento sul campo magnetico di quella successiva, era un sollievo sapere di non essere capitati in un luogo disabitato. Di conseguenza, la nostra imbarcazione non ci mise molto a svuotarsi, facendo sorridere Marco.

Marco: Non occorre sforzarsi per accontentarli, eh

Io: Convengo

Ace: TI HO DETTO DI FERMARTI!

Kyoko: MA MANCO SE MI PAGHI!

Balzata agilmente giù dal secondo ponte, girò all’indietro il capo e fece una linguaccia al suo inseguitore, ottenendo come unico risultato quello di farlo accelerare per acciuffarla e prendersi una piccola vendetta.

Immaginando facilmente che avrebbero tirato per le lunghe, io e Marco ci scambiammo un’occhiata complice ed intervenimmo sfruttando il loro rispettivo punto debole: l’ingordigia e la curiosità.


Marco: Forza, Ace, accetta la sconfitta e falla finita. Almeno possiamo andare a mangiarci un boccone

Io: Lo stesso vale per te, Hotaru-ya. Inoltre, non volevi cercare i sequel dei tuoi racconti e altre cianfrusaglie varie?

I due, da esatta previsione, si arrestarono di botto e, notando la diversità di numero dei presenti rispetto a pochi minuti addietro, sbatterono perplessi le palpebre domandandoci dove fossero spariti di colpo tutti gli altri.

Marco: Ci hanno preceduto nel scendere a terra

Ace: Aspetta... ciò significa che l’isola non è deserta?

Al cenno affermativo del suo nakama, Ace si accarezzò lo stomaco leccandosi famelico il labbro inferiore, mentre Kyoko estrasse il suo borsellino dal marsupio laterale e, scoprendolo incredibilmente gonfio, lo ridepose al proprio posto acquisendo l’identica espressione radiosa della persona alla propria sinistra.

Kyoko: Cosa stiamo aspettando!? Muoviamoci a raggiungerli!

Io: Dato il tempo a disposizione, se ne hai la necessita, approfittane per fare rifornimento delle scorte alimentari

Kyoko: Ricevuto! Prenderò anche degli ingredienti particolari per una di queste sere, così sperimenterò nuove ricette

Da dietro, Ace la abbracciò per i fianchi appoggiandosi con il mento nell’incavo del collo soffiando via i capelli.

Ace: Vero che preparerai pure i piatti preferiti del sottoscritto?

La cuoca, come piccolo dispetto innocente, finse di ponderare con serietà su tale richiesta, dimostrandosi poco propensa nel volerla soddisfare, facendo di rimando imbronciare il ragazzo che insistette.

Kyoko: D’accordo, d’accordo, ti accontenterò. Soddisfatto?

Ace: Eheh, sapevo che la mia sorellina non mi avrebbe detto di no. Non ne è capace

Kyoko: E questo accade soltanto perché sei tu, sfruttatore!

Kyoko sbuffò, voltando la testa dalla parte opposta per celare l’increspatura genuina delle labbra, per poi farsi velocemente scura in viso e agitarsi nel vano tentativo di scrollarselo di dosso il prima possibile.

Kyoko: Porca miseria, Ace! Sei bollente!

Ace: Eheh, scusa!

Nel frattempo che i due Portuguese si ripersero nel rispettivo mondo, andai a recuperare la Kikoku alla sedia-sdraio e, una volta sistemata sulla spalla, mi apprestai a scendere la passerella piazzata dai ragazzi, seguito da un Marco intento a richiamare nuovamente gli ultimi rimasti.


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***


Giunti nei pressi delle porte del villaggio per merito di Marco -in quanto, durante il volo di perlustrazione, aveva avuto l’occasione di memorizzare il tratto da percorrere dall’attracco ad esso-, mi bloccai in mezzo alla strada, seguita a ruota da Ace e Law non molto più indietro rispetto a me.

Ace: ...in che razza di posto siamo capitati?

Sbigottita almeno quanto lo era lui, le uniche parole che riuscii a pronunciare in risposta furono “Bella domanda”.

Bianco. Ovunque si posasse lo sguardo, su oggetti o persone quali fossero, suddetto colore predominava quasi totalmente: i muri ed i tetti degli edifici; le mattonelle formanti le strade comunicanti; i tendoni degli stand delle bancarelle; gli abiti di seta o cotone indossati dagli abitanti del luogo e altro.


Io: Mio Dio... e se a qualcuno non andasse a genio il bianco, cosa gli rimarrebbe da fare? Cavarsi gli occhi? Suicidarsi?

Marco: Per quanto ne sappiamo, questo stile di vita potrebbe essere dettato da un determinato motivo

Ace: Motivo sensato o meno, il mio stomaco sta reclamando viveri con una certa urgenza, pertanto lo scopriremo dopo esserci fatti una buona scorpacciata

Marco: Sei il solito incorreggibile, Ace. Basta vi sia di mezzo del cibo e smetti di ragionare lucidamente

Ace: Quando ho fame, ho fame. Non posso farci niente se tu sei un vecchietto che, a differenza di un giovane e prestante ragazzo quale il sottoscritto, non necessiti di integrare tanti carboidrati

Disinvolto, scrollò le spalle ed intrecciò le dita dietro la nuca, per poi esibire un piccolo ghigno sfacciato mentre Marco ebbe mormorato un “Moccioso impertinente” ed ebbe azzerato le distanze con finta pacatezza per avvolgere un braccio attorno al collo di Ace e arruffargli i capelli.

“Eheh, mi rasserena sempre vedere mio fratello comportarsi spontaneamente con altri. Comunque, tornando a noi...”

Avendo giusto un leggero languorino, mi dedicai a Law per chiedergli se gradiva anch’esso buttar giù due bocconi o farsi un giro in attesa del pasto serale ma, data la sua aria assente ed il corpo teso, richiusi la bocca limitandomi ad osservarlo; il suo sguardo perso nel vuoto, e la mano tenente la spada che stringeva la relativa fodera con più forza del necessario, mi fecero corrugare la fronte.

Ace: Ehi, lumaconi, vi aggregate a noi oppure no?

Al richiamo impaziente di Ace, riportai l’attenzione su lui e Marco -i quali ci stavano attendendo un paio di metri in lontananza- non prima, però, di aver rivolto una seconda occhiata interrogativa a Law.

Io: Ehm... magari più tardi, ora non siamo affamati. Ne approfitteremo per visitare i dintorni

Ace: Ah, d’accordo, come volete voi... A più tardi, allora!

Salutai entrambi sventolando la mano e, una volta spariti dietro l’angolo di un’abitazione, mi concentrai unicamente sul mio Capitano per aiutarlo a riprendere visione della realtà. Perciò, volendo provare a distrarlo dai suoi possibili pensieri negativi, gli rubai il cappello maculato proferendo un “Mio!” vittorioso.

Finalmente Law sembrò accorgersi del suo attimo di smarrimento, al che scosse impercettibilmente il capo e puntò i suoi occhi grigi nei miei neri pece, socchiudendoli subito con fare minaccioso e a mo’ di avvertimento nello scrutarmi calarmi il copricapo sulla testa e sistemarmelo per bene.


Law: Ti conviene restituirmelo, Hotaru-ya

Io: Non posso. L’ho trascurato a lungo, senza mai donargli una carezza o porgergli un complimento per la sua morbidosità, quindi devo assolutamente recuperare il tempo perduto. Approfittane per far respirare i tuoi capelli

Law: Qualsiasi spiegazione idiota vi sia dietro il tuo modo di agire, non me ne frega niente. Perciò, ridammelo subito

Colta alla sprovvista da una simile reazione, in quanto in passato non se l’era mai presa tanto seriamente da non esibire ghigni di vendetta nei miei confronti, per un istante fui indecisa tra l’ubbidire o il perseverare con il mio sciocco tentativo di distrazione. Tuttavia, essendo per l’appunto una reazione insolita, optai per la seconda scelta.

Io: No, lo riavrai dopo avermi accompagnata a fare compere. A meno che tu non voglia usare la forza...

Incrociai con fermezza le braccia sotto al seno, mettendolo alla prova nel fare come suggeritogli in caso di rifiuto.

Se possibile, il suo volto si oscurò maggiormente e lo sguardo divenne più affilato. Ciò nonostante, una manciata di secondi a venire, mi diede le spalle e si incamminò in direzione del vialone principale, ordinandomi di darmi una mossa a meno che non desiderassi venir piantata lì in asso; non avendo ottenuto esattamente l’effetto desiderato -anzi, il suo malumore era addirittura peggiorato-, per la prima volta nel corso della mia avventura per mare, avrei visitato una nuova isola senza esserne particolarmente elettrizzata.



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***


Io: Alla fin dei conti, non mi pare che la situazione sia migliorata

Penguin: Già. Il caldo si fa sentire praticamente ovunque ma, per lo meno, si respira meglio che a bordo

Durante la nostra breve esplorazione del luogo di villeggiatura, eravamo venuti a conoscenza del fatto di essere sbarcati su un’isola dal clima particolarmente torrido, poiché il sole splendeva ogni giorno dell’anno. Di conseguenza, per adattarsi alle condizioni imposte, i residenti avevano reso dominante il colore per eccellenza nel riflettere la luce: il bianco. Anche se, evitare di squagliarsi sotto i raggi, risultava un’impresa ardua.

Alla prima occasione, io e Penguin ci eravamo presi una pausa all’ombra di uno degli alberi piantati lungo la circonferenza di una piazzetta, mentre Bepo si era disteso sul muretto della fontana quadrata posta al centro.


Io: Spero non ci tocchi rimanere qui per l’eternità

Penguin: Ottimista, se in un caso del genere credi di poter durare così a lungo. Comunque sia... BEPO! Quel vecchio pelato quanto ha detto che occorre, al log pose, per stabilizzarsi affinché si possa salpare!?

Bepo: Una giornata. Potremo *anf* potremo ripartire domani!

Io: Grazie a Roger, ogni tanto la fortuna si degna di ruotare pure dalla nostra parte

Siccome non sapevamo come tirare l’ora di cena in questo luogo troppo ordinario per pirati come noi, decidemmo di rimanercene seduti cullati dalla pace e tranquillità, appoggiandoci di schiena contro il tronco dell’albero. Conversammo su svariati argomenti, finché non scrutammo Hiro e Steve dalla parte opposta della piazza i quali, richiamati da me, ci vennero incontro con il nostro meccanico affiancare Bepo per accertarsi delle sue condizioni.

Steve: Toh, guardali qua come si son messi belli comodi ad oziare. Ve lo siete fatti un buon sonnellino?

Io: Ti pare!? Con quest’afa non si riuscirebbe a dormire nemmeno volendo!

Penguin: Ma magari, almeno finirebbe prima la giornata!

Steve sghignazzò divertito dalle nostre risposte pronte date all’unisono, concordando effettivamente con noi due.

Steve: Beh, se vi sono rimaste abbastanza energie da smuovere i vostri pigri culi e aggregarvi a noi, io ed Hiro ci stavamo giusto recando in un posto a provare la specialità del posto

Penguin: Sarebbe a dire?

Steve: Non ho idea in cosa consista precisamente ma, da quanto abbiamo recepito, quest’isola è famosa per una pietanza che vi producono. Sembrerebbe un dolce dai gusti particolari, in grado di regalarti sollievo al caldo

Io: Considerateci dei vostri!

Benché avessi deciso per entrambi senza interpellare Penguin, lui non ebbe nulla da obiettare. Tutt’altro, si alzò di scatto con l’intento di non perdere ulteriori secondi preziosi, rifilando una gomitata giocosa al nostro nakama per scherzare sul fatto che, ovunque vi fossero dei dolciumi, immancabilmente Steve doveva passare ad assaggiare.

Stetti per informarmi sul dove fossimo diretti, quando dei sonori tonfi rimbombarono in lontananza dietro di noi. Nel voltarci, notammo diverse scatole sparse a terra ed una signora -indubbiamente la proprietaria- inveire contro il responsabile del caos che stava scappando a gran velocità da un uomo vestito da cuoco e, più si avvicinava, più sembrava assomigliare ad un ragazzo corvino assai famigliare.


Steve: Che mi venisse un colpo, se quello non è Ace!

Penguin: Dubito tu possa sbagliare. Chi altro se ne va in giro mezzo nudo e con un cappello arancione da cowboy?

Non appena il soggetto posto al centro del discorso raddrizzò il capo, notandoci così a propria volta, sorridente deviò il percorso intrapreso in precedenza per poterci raggiungere, rallentando quel tanto che occorse per mettersi a correre sul posto e unirsi alla conversazione come se niente fosse.

Ace: Salve! Come va?

Io: Ace, si può sapere cos’è successo? Perché quel tipo ti sta inseguendo!?

Ace: Oh, quello? Non badateci. Si tratta solo di un malinteso, nulla di cui temere

Eppure, quel sorrisetto malandrino la raccontava diversamente. Per non accennare, inoltre, alle urla di sottofondo riportanti parecchi fantasiosi insulti coloriti e minacce di morte rivolte al suo indirizzo, accompagnate da un paio di coltelli branditi con fare assassino e pronti a venire utilizzati in caso di necessità.

Penguin: Ehm, sicuro di non aver bisogno di una mano?

Ace: Nah, accade spesso e me la sono sempre cavata facilmente. Il tempo di seminarlo sparendo dalla circolazione, ed il gioco è fatto! Perciò, ci si vede!

Lo seguimmo con lo sguardo per un tratto, ridendo della scena assistita e della battuta di Penguin nello sperare che non venisse colto dalla narcolessia, altrimenti qualcuno avrebbe dovuto salvarlo stile principessa.

Steve: Pen, f-forse non è delle sue sorti di cui dovremmo preoccuparci

Puntando l’indice di una mano, ci indicò l’inseguitore di Ace ormai non molto distante fissarci con astio; nell’immediato, realizzammo soltanto ora che, nel parlare con lo scroccone di cibo, avevamo sbandierato il nostro rapporto di reciproca conoscenza e che, pertanto, il cuoco poteva riversare su altri la sua collera.

Io: D-Di nuovo qui tra una decina di minuti?

Scambiata un’occhiata di intesa con Penguin e Steve, che annuirono velocemente, eseguimmo una giravolta di 180° ed iniziammo a scappare a gambe levate, maledicendo il fato per dover grondare di sudore ancora una volta.


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***


Con l’umore maggiormente abbattuto, mi ritrovai a sospirare sconsolata per la terza volta nell’arco di un minuto.

“Avrei fatto meglio a seguire i ragazzi e andare a mangiarmi qualcosa”

Portai una mano all’altezza dello stomaco, scendendo poco dopo a massaggiare la pancia in un inutile tentativo di far placare il brontolio di quest’ultima che si era risvegliata al seguito della lunga camminata totalmente a vuoto.

Arrivati ad un punto dell’appassionante giro turistico -ammettendo che lo si potesse lontanamente definire tale pure con ironia-, ad occhi esterni non dovevamo sembrare altro che due povere anime pie vaganti a casaccio, poiché ignare nel dove potersi recare a sbattere la testa.

Mano destra in tasca e sinistra alla Kikoku, Law persisteva nel proseguire dritto per la propria strada senza mai soffermarsi a studiare il posto o a far compere. Incurante di qualsiasi essere vivente gli fosse attorno, se ne sgusciava via tra la folla come un fantasma.

Anch’io parevo non esistessi per lui perché, benché avessi osato rivolgergli la parola ogni tanto, sorvolando sulla partenza tutt’altro che promettente, mi ignorava bellamente fingendo addirittura di non udirmi; accumulando fallimenti su fallimenti, quel dialogo a senso unico stava contribuendo ad innervosirmi in maggior misura.


“Dannazione! Cosa posso fare per farlo tornare il solit-”

Io: Ma che...!? Sparisci!

Ritenendo di essere stata attaccata di soppiatto mentre ero distratta, mi divincolai agitandomi freneticamente per liberarmi il prima possibile dalla strana cosa ruvida e pelosa piombatami sulla testa, la quale mi aveva circondata fino al busto. Tuttavia, appena mi venne concesso di rivedere la luce, realizzai con mio sommo imbarazzo che si era trattato di un tappeto appeso al tendone di una bancarella e che, al contrario, ero stata io ad averlo “aggredito”. Lo rimisi com’era lisciandolo alla bell’e meglio con le mani, sperando che nessuno avesse assistito.

Donna: Attenta, ragazzina vestita di scuro! Dietro di te!

Messa in guardia dalla passante vicino, evitai a pelo di scontrarmi con dei signori trasportanti un pesante carico di merce. Purtroppo, nell’essermi scansata di colpo balzando sulla destra, finii ugualmente con l’urtare qualcuno che, cadendo di sedere, si aggrappò erroneamente alla tovaglia verde coprente il bancone di un mercante, tirandosi appresso delle cassette di legno contenenti numerosi ortaggi rotolati in strada, creando scompiglio tra la folla.

Io: Ops...

Un ometto sulla sessantina, situato dall’altra parte del banco alimentare, verificata l’entità dei danni ai suoi affari, ma non avendo assistito inizialmente al via dell’incidente, sbraitò contro il povero malcapitato.

Mercante: Razza di idiota, guarda cos’hai combinato! Adesso la mia verdura è immangiabile!

Uomo: V-Veramente non sono stato io. E’ colpa di-

Mercante: Di chi!? Non provare a prendermi per il culo, e ripagami fino all’ultimo berry!

Approfittando dell’attimo di confusione, affrettai l’andatura per sparire da lì onde evitare che se la prendessero con la sottoscritta -in realtà legittimamente-, ricongiungendomi a Law ad un incrocio poco più avanti. Ed ovviamente lui, nel frattempo, non si era discostato da quello stato di mutismo assoluto.

Io: Come dici, scusa? Oh, giusto, hai ragione. Ti ringrazio per avermi aspettata e, non temere, è tutto sotto controllo!

Sibilai inacidita, trafiggendogli la schiena con lo sguardo. E ricevetti qualche sorta di risposta? Figurarsi! Sospettai persino che non si fosse accorto della mia momentanea assenza, e tanto bastò a farmi perdere le staffe.

Io: Stammi un po’ a sentire, Law!

Incurante delle possibili conseguenze negative, lo agguantai per la maglietta obbligandolo a voltarsi verso di me però, quando feci per riaprire bocca, un brivido mi percorse l’intera spina dorsale; con una strana sensazione dentro, attivai l’haki dell’osservazione e, istintivamente, portai la mano libera all’arma.

Law, registrando il mio cambiamento repentino di comportamento, e vedendomi pronta a reagire in qualsiasi frangente, si tenne per sé ciò che probabilmente stava per sbraitarmi contro e pretese una spiegazione.


Io: Lo sento. Deve essere per forza qua attorno, ma dove!?

Law: Di cosa stai parlando?

Io: Abbiamo qualcuno alle nostre calcagna, solo non riesco ad individuarne la posizione

Il suo sguardo, in meccanico, saettò in diverse direzioni.

Io: Sto controllando ovunque tra i posti più nascosti, eppure non riesco a stanarlo. Sembra quasi... non so, come se non si stesse seriamente impegnando a mimetizzarsi con l’ambiente?

Law: Potrebbe trattarsi di un semplice marine o di un cacciatore di taglie inesperto

Mentre ce ne restammo in disparte a decidere il da farsi, il sole tramontò all’orizzonte, al che gli abitanti dell’isola provvidero nell’illuminare il tutto con luci artificiali e alcuni nel rincasare per occuparsi del pasto serale da consumarsi in compagnia della famiglia.

Riprendemmo il cammino, fianco a fianco, solo quando Law propose di imbucarci in uno dei vicoli meno affollati per provare a trarre in trappola il nostro inseguitore ed io, reputandola una buona idea, ebbi annuito.

Una volta superati gli ultimi edifici e sbucati sul confine del villaggio, confermai a Law di una presenza dietro un muretto che aveva disceso assieme a noi lo stesso tratto per svariati minuti. Sfoderata la Kikoku, ed espansa la Room dopo averla attivata, tagliò la punta di un grosso cespuglio e la lasciò atterrare sulla ghiaia.


Law: Shambles!

Nel punto esatto dov’era il pezzo della siepe, adesso vi era un bambino dai capelli biondo splendente ed occhi verde smeraldo il quale, realizzato l’improvviso scambio e messa a fuoco l’arma appuntita ad un paio di centimetri dal collo, con un breve squittio si rannicchiò su se stesso.

Bambino: V-Vi scongiuro, non uccidetemi!

Smascherata l’identità del presunto nemico, e data la mancanza di pericoli imminenti, abbandonai la difensiva ed ogni proposito di attacco ad un movimento falso dell’avversario. Law, invece, rimase guardingo e sull’attenti.

Law: Per quale motivo ci stavi pedinando? Cosa vuoi da noi?

Il piccolo, con terrore, continuava a spostare alternativamente lo sguardo tra Law e me come se stesse valutando chi dei due fosse pronto a farlo fuori, e tale perdita di tempo non andò a genio ad una data persona.

Law: Ti ho fatto una domanda, parla!

Se possibile, il biondino si fece più minuscolo stringendosi ulteriormente gli arti a sé, così decisi di intervenire.

Io: Law, sii meno aggressivo e abbassa la spada. Si tratta pur sempre di un bambino

Law: Un marmocchio o no non fa differenza, se la persona in questione risulta alquanto sospetta. Fino a quando non ci avrà degnato di una risposta soddisfacente, non intendo concedergli di andarsene incolume

Io: Uff, d’accordo, come preferisci. Permettimi solo di occuparmene io, almeno sono sicura che non lo affetterai

Pronunciando uno “Tsk” scocciato, accettò ugualmente il mio consiglio e ritrasse la spada allontanandosi di qualche passo. Mi accovacciai al medesimo livello del bambino per instaurarci un contatto visivo, richiamando a me un tono di voce il meno intimidatorio possibile.

Io: Ciao! Il mio nome è Kyoko. E il tuo qual è?

Law: Ancora non sappiamo chi sia e quale scopo abbia, e tu parti con il riferirgli dettagli sul tuo conto? Complimenti

Io: Mi hai dato via libera, no? Onde per cui, vedi di non interrompermi. So quel che faccio!

Lo rimbeccai mostrandogli una linguaccia dispettosa, ricevendo in cambio un’occhiataccia torva, per poi ridedicarmi al biondino dagli occhi talmente sgranati da apparire due palline da golf.

Io: Non dar troppo peso a quello lì. Spesso agisce da vero pazzo scorbutico però, in fondo, non è una cattiva persona... Ebbene, dove eravamo rimasti?

Ammetto di non essere mai stata un’esperta nell’approcciarmi con il prossimo, soprattutto con i bambini, tuttavia mi sforzai nel rammentare come Makino si rivolgesse a me ed ai miei fratelli, in modo da poterla utilizzare come esempio e imitarla. Nonostante questo, non ottenni risultati positivi.

Io: Oi, tutto ok? Guarda che non devi avere paura di noi. Non ti faremo del male

Bambino: N-Non volevate affettarmi?

Io: Ah? E questa da dove ti è uscita? Nessuno ha parlato di affettamenti

Law: L’hai fatto tu poco fa, Hotaru-ya

Io: Serio? Non me ne sono resa conto...

Law: Non ne dubito

Io: Che vorresti insinuare? Sicuramente, mi sarà scappato per causa tua!

Law: Non scaricare su di me colpe che non ho. Se vuoi prendertela con qualcuno, allora fallo con la te svampita

Io: Io sono tutto, fuorché svampita. E’ la sfiga a perseguitarmi!

Law: L’importante è crederci

Una risata cristallina interruppe la nostra discussione, ricordandoci per quale motivo -o, per meglio dire, per via di quale soggetto- avessimo cominciato a battibeccare: il piccolo spettatore era scoppiato a ridere con gusto, interrompendosi quando si accorse di due paia di occhi puntati contro; con le gote tinte di un tenue rossore, si grattò la guancia con un dito.

Bambino: E-Ecco, mi è venuto in mente il tuo incidente al mercato, per-

Io: Mi hai vista!?

Pronunciai la frase di getto e quasi urlando, pentendomene esattamente l’istante dopo poiché, senza aver bisogno di verificare per accertarmene, sapevo dell’espressione interrogativa assunta da Law, pertanto mi schiarii la gola.

Io: Cioè, non ho idea di cosa tu stia parlando ma, prego, continua pure

Il bambino parve confuso dai miei strani balzi, non a caso impiegò un attimo nel riprendere la parola, esitando.

Bambino: Ero uscito per svolgere una consegna per la mia mamma, quando vi ho visti ed ho capito che eravate due forestieri dai vostri abiti. Non sono in molti a sbarcare sulla nostra isola, perciò vi ho seguiti

Io: In conclusione, sei solamente un curiosone

Sorridendogli per rassicurarlo, mi alzai sgranchendo le gambe indolenzite e raddrizzando la cintura.

Io: Sentito, Law? Era mosso da intenzioni innocenti-... dove stai andando?

Liquidandomi con un “A cenare”, a passi moderati incominciò a ripercorrere il tratto intrapreso per venire qua.

Io: Come sarebbe a dire “A cenare”? Ehi, aspetta un secondo!

Ordinando al piccolo di attendermi immobile dov’era, andai dietro a Law per ottenere ulteriori informazioni.

Law: Siccome non è nostro nemico, non abbiamo più nulla a che vedere con lui

Io: Ok, però si è fatto tardi e non mi pare carino abbandonarlo in mezzo alla strada

Law: Lo ripeto: non sono più affari nostri

Io: E se gli capitasse qualcosa? Tipo perdersi o, peggio, venire aggredito e ucciso!?

Doveva considerarsi fortunato con l’essersi imbattuto in noi due -beh, meno male che c’ero io assieme a Law, altrimenti non osavo immaginare come poteva evolversi la vicenda-, ma se, spinto ancora dalla curiosità, fosse andato ad importunare qualcuno di poco raccomandabile? Il solo pensiero mi fece salire l’angoscia.

Law: Se ti stanno tanto a cuore le sue sorti, accompagnalo fino a casa. Magari ti divertirai in sua compagnia. Dopotutto, non eri tu quella che si stava annoiando e spazientendo della mia?

Io: Ma io non-

Law: A proposito di ciò, giacché mi pare di averti portata in giro per l’intero pomeriggio come da programma, questo può ritornare al legittimo proprietario. E non ti azzardare a rifarlo in futuro

Levò la mano dalla tasca dei jeans, per andare a posarmela sulla testa e sfilarmi via il cappello maculato. In seguito, con movimento elegante e sicuro, fece assumere alla suddetta una posa troppo specifica per i miei gusti.

Io: Fermo. Non oserai...!

Esibendo un ghigno che era tutto un programma, riattivò la Room e sparì in pochi secondi, non lasciando tracce. Ed io rimasi imbambolata lì, realizzando a scoppio ritardato che quel farabutto mi aveva piantata in asso.

Bambino: Allora è stato lui a farmi comparire davanti a voi! Fooorte!

Mentalmente, mi presi ripetutamente a sberle e mi ripromisi di allenarmi nel contare minimo fino a dieci prima di spiccicare sillaba con Law, perché non potevo cacciarmi sempre in simili casini. Ne andava della mia sanità! Sia mentale, sia fisica data l’attuale fame provata.

Bambino: ...! ...ona! Ci sei!?

Sentendo venir tirata ripetutamente la maglia all’altezza del fianco, abbassai lo sguardo posandolo sul bambino.

Io: Scusa, non ti stavo ascoltando. Puoi ripetere?

Appurato di avermi riportata tra noi, mollò la presa attorno al bordo del mio indumento vermiglio e mi si parò davanti, fissandomi intensamente con un bagliore nelle pupille che non mi piacque affatto. Non seppi spiegarmi se si trattò di qualche mia paranoia, o se Law avesse intuito correttamente sin dall’inizio su di lui.

Bambino: Insegnami il suo trucco!

Io: Trucco? Quale trucco?

Bambino: Quello che c’è dietro la sua sparizione! Voglio imparare a teletrasportarmi come fa lui!

Adesso che fu tutto cristallino, non potei fare a meno di ridacchiare della semplice ammirazione del piccolo.

Io: Confesso che sarebbe interessante avere un’abilità del genere, ma noi non possiamo apprenderla

Bambino: E perché no!?

Io: Vedi, ci sono persone normali e altre dotate di particolari poteri. Esse, con tempo e fatica, lo sviluppano rendendolo personale ed unico al mondo. Funziona così

Come mi ero aspettata, la spiegazione ottenuta non fu decisamente gradita, difatti si mise a borbottare indispettito per questa ingiusta “esclusione”. Stetti ad osservarlo col sorriso sulle labbra, finché non si alzò un flebile venticello che gli provocò un tremolio alle braccia ed un principio di pelle d’oca; seppur la temperatura non fosse variata dal tramonto, la corrente d’aria che ci avvolse fu abbastanza fresca.

Io: Forza, non sprechiamo ulteriore tempo e incamminiamoci verso casa tua. I mocciosi come te non dovrebbero gironzolare di notte... i tuoi genitori ti staranno aspettando o cercando in pensiero

Bambino: Non c’è problema, tanto la mamma e il papà lavorano sempre fino a tardi. E, comunque, non sono un moccioso! Tra un mese avrò ben undici anni!

Io: Oh? Perdona l’errore. Ordunque, mi è concesso o no sapere qual è il nome del qui presente ometto?

Bambino: Ihih, certo! Mi chiamo Raki!

Fu così che ci abbandonammo alle spalle quel tratto buio di confine, proseguendo lungo la restante parte di esso.

Ciò di cui non ebbi minimamente tenuto conto, però, fu un possibile ed ininterrotto interrogatorio da parte di un bambino che, smaltita la paura provata sino ad un istante addietro, si rivelò essere un concentrato puro di energia; sarebbe stato chiaro a chiunque che Raki fosse poco propenso nel restarsene cheto troppo a lungo.

Sotto questo aspetto, riscontrai una forte somiglianza al mio fratellino Rufy. Di conseguenza, mi venne spontaneo supporre che si trattò di siffatto motivo se, a differenza della mia natura impaziente, assecondai la sete di sapere di Raki, sperando di rispondere alle innumerevoli domande nel modo più esauriente possibile. E non ritengo necessario aggiungere di come, scoperto pure il mio potere ed il fatto di navigare per gli oceani per merito di un’imbarcazione particolare, abbia incrementato il gesticolare del piccolo.

All’incirca una mezz’oretta a seguire, il mio nuovo compagno di giri si arrestò nei pressi di un cancelletto di un edificio, informandomi che si trattava di casa sua. Pertanto, feci per salutarto definitivamente e rientrare al sottomarino, ma un’ombra nella sua espressione non me lo permise.


Io: Raki, qualcosa non va?

Raki: ... domani non puoi proprio venire a trovarmi?

Lo sussurrò con una tale tristezza, che per un attimo non seppi come reagire per non creargli difficoltà.

Raki: Potrei chiedere al mio papà di prepararti la sua torta speciale, e alla mamma di cucirti un vestito uguale ai nostri per non farti soffrire il caldo. E poi, potremmo giocare assieme e-

Io: Sei molto dolce nel volerti dar da fare per me, ma io ed i miei nakama dobbiamo ripartire seguendo la nostra rotta nei tempi dettati dal log pose. Inoltre, in quanto cuoca di bordo, ho il compito di rifornire le scorte alimentari prima di prendere il largo per chissà quanto... puoi comprendermi?

Nonostante non gli venisse facile accettarlo, Raki annuì ugualmente. Tuttavia, trascorsa una manciata di secondi, alzò il braccio per tenderlo tra me e lui con la mano chiusa a pugno, ad eccezione del mignolino piegato a uncino.

Raki: Quando sarò più grande, partirò anch’io per l’avventura. E il giorno in cui ci incontreremo, sarà il mio turno di raccontarti i miei viaggi e mostrarti la mia forza

Proferendo un convinto “Guarda che ci conto!” alla promessa fatta, con un sorriso divertito in volto imitai il suo gesto e andai a stringergli il ditino con il mio, concludendo con una scompigliata ai capelli biondi prima di voltarlo su se stesso e dargli una spintarella giocosa verso l’abitazione per farlo filare al sicuro tra le quattro mura.

Ridendo ora felicemente, Raki percorse veloce il vialetto comunicante tra il cancelletto e la porta d’ingresso della casa, girandosi un’ultima volta per incrociare lo sguardo con il mio.


Raki: Buona notte, Sorellona! E grazie di tutto!

“Uh? Sorellona?”

Attribuendolo come un normale comportamento da bambini, sorvolai su ciò e mi misi in marcia pescando dalla borsa una bella mela rossa sgraffignata al mercato, addentandola dopo averle dato una strofinatina sulla maglietta, in modo tale da riempirmi in parte lo stomaco brontolante.

“Ed ora, preoccupiamoci di far pesare a quel maledetto il fatto di avermi lasciata sola a fare da balia ad un bambino”

Avendo un conto in sospeso con un certo Capitano dei miei stivali, attivai la mia elettricità per recarmi nei vari luoghi di ristoro dove Law poteva essersi rifugiato a mangiare, sfrecciando tra le poche persone rimaste fuori che, travolte dalla folata d’aria causata dal mio passaggio, si guardavano attorno spaesate.


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***


Kyoko: Che tu sia dannato, finalmente ti ho scovato!

Tali parole, pronunciate alle mie spalle quasi in una sorta di ringhio rabbioso, mi fecero ghignare divertito. Indubbiamente, consapevole in quale situazione l’avessi piantata in asso appena qualche ora addietro, non doveva aver trascorso una serata tranquilla; con normalità, mi voltai per metà busto.

Io: Come mai mi cercavi, Hotaru-ya? Qualcosa non va? Ah, per la cronaca, complimenti per la rima

Furente, strinse con maggior forza la tracolla della sua immancabile borsa nera tenuta sul fianco destro, ed assottigliò pericolosamente lo sguardo.

Kyoko: Ti rendi conto che non mi sono potuta fermare un attimo da quando te ne sei andato, perché quel bambino non la smetteva di pormi quesiti su quesiti riguardo il mondo al di fuori di questo buco di isola infernale!? Hai una vaga idea di come mi sia sentita!?

Io: In realtà, mi preoccupa lo stato di quel povero moccioso. Insomma, scegliere te come guida... se ne fossi in grado, in questo momento starei provando pena nei suoi confronti

Kyoko: C-Come sarebbe a dire!? Tutta qui la fiducia riposta in me? Wow, ne sono commossa! Manco gli avessi riempito la testa con chissà quali scemenze... poi facile criticare quando tu te la sei tranquillamente svignata, eh?

Mantenendo l’aria da finto innocente, scrollai le spalle con nonchalance.

Io: Mi era parso che ti avesse presa in simpatia pertanto, onde evitare di disturbare il vostro divertimento, ho ritenuto opportuno lasciarvi soli

Kyoko: Tsk, come no. Raccontane un’altra

Sempre ghignando, mi girai nuovamente verso la distesa d’acqua salata divenuta un tutt’uno con il cielo notturno, perdendomi ad analizzare alcuni membri della mia ciurma trafficare con un paio di scatole, mentre altri con delle buste in plastica; riconoscendo subito le prime, non ci misi molto a comprendere le loro intenzioni.

“Non ricordavo più di averle a bordo. Chissà perché avranno deciso di tirarle fuori proprio ora”

Trascorso un breve istante in silenzio, udii i passi di Kyoko tra la sabbia ma, anziché proseguire dritta per raggiungere i ragazzi e aggregarsi a loro come supposi, prese posto accanto a me sedendosi sulla parte di roccia ancora disponibile. Tuttavia, mi sorprese maggiormente la sua espressione non più adirata, bensì seria e riflessiva.

Io: Hotar-

Kyoko: Per caso, senza rendermene conto, ho detto o fatto qualcosa che ti ha recato fastidio?

Non individuando quale motivo l’avesse spinta a domandarmi ciò, inarcai lievemente un sopracciglio e rimasi in attesa di delucidazioni, le quali mi vennero date quando Kyoko, non ricevendo nessuna risposta dal sottoscritto, si convinse a sollevare lo sguardo da una conchiglia scheggiata al mio volto, leggendovi solo confusione.

Kyoko: Intendo oggi pomeriggio, all’entrata del villaggio. Mi sono accorta del tuo momentaneo smarrimento e così, volendo distrarti da ciò che ti impensieriva, ho messo in pratica le prime idee balenatemi per la mente lì su due piedi. Però, data la tua reazione, continuo a chiedermi cos’abbia sbagliato... se ho fatto qualcosa di non dovuto, ecco

Inevitabilmente, mi riscoprii a ghignare un’altra volta nel giro di pochi minuti.

Io: Tu commetti spesso cose che dovresti evitare, Hotaru-ya

Fingendosi indispettita, mi tirò un debole colpetto sul braccio mentre mi diede dello stupido sorridendo.

Io: Comunque, non è questo il caso

Kyoko: Davvero? Uhm, se me lo assicuri te... allora, posso sapere il motivo che vi era dietro tale comportamento?

Io: ... semplicemente, la particolarità di questo luogo di villeggiatura ha portato a galla dei vecchi ricordi

Kyoko: Oh... perdonami, questo non l’avevo ipotizzato. E, non so, vuoi forse...?

Sebbene la domanda venne volutamente lasciata in sospeso, stavolta era sicuro di dove volesse andare a parare, di conseguenza risposi negando con il capo per declinare l’offerta.

Kyoko: Comprendo la tua decisione, e la rispetto. Però voglio tu sappia che, per qualsiasi cosa e in qualsiasi momento vorrai, sarò a disposizione pronta per dare una mano quando possibile. Parola di Portuguese D. Kyoko!

Risoluta, si batté un pugno sul petto guardandomi dritto negli occhi, per poi sorridermi contenta e rincuorata nell’aver verificato di non essere stata lei la causa del mio malumore. Dopo di che, data una rapida stiracchiata alla schiena e sistemata ai vestiti, impuntò i piedi nella sabbia pronta a rialzarsi.

Kyoko: Perfetto! Adesso che la questione tra noi è risolta, se permetti, andrò a spiare cosa sta combinando quel branco di scalmanati alquanto movimentato

Io: Attendi un secondo, e lo scoprirai ugualmente restandotene qua comoda

Affermato ciò, per Kyoko ero appena diventato un soggetto sospettoso a mia volta, difatti attirai su di me la sua completa attenzione; socchiudendo le palpebre, si avvicinò a me allungando il collo.

Kyoko: Come fai ad esserne certo? Sei a conoscenza del loro piano? Perché, se le cose stanno in questo modo, d-

Non le fu concesso abbastanza tempo per proseguire l’interrogatorio, che la sua voce venne sovrastata da un paio di potenti botti risuonanti a lungo nelle vicinanze dell’insenatura. Colta impreparata, saltò sul posto, giungendo nel cadermi sulla spalla battendo il naso; massaggiandolo, si raddrizzò di busto imprecando.

Kyoko: Che cavolo è stato!? E perché si è accesa all’improvviso una strana luce!?

Io: Sono gli effetti derivanti nel far scoppiare un fuoco d’artificio, Hotaru-ya

Con un cenno del mento, le indicai suo fratello sfruttare i poteri del rispettivo frutto per aiutare il branco di scalmanati movimentato -come da lei definiti- accenderne ancora di più grossi; delle piccole scintille sfrecciarono via da essi dirigendosi verso la volta celeste, esplodendo in tante altre colorate ad una certa altezza da terra.

Un grido di pura euforia si levò dai diretti responsabili, mentre Kyoko si era totalmente incantata a contemplarli.


Kyoko: Sono magnifici

Con la coda dell’occhio, osservai il suo volto venire illuminato dalla vasta gamma di sfumature dei fuochi. Era talmente estasiata da ciò, che le sue iridi parevano brillare diversamente dal solito e le sue labbra si erano distese in un sorriso radioso, quasi bambinesco. Era in questi momenti di serenità che si rilassava totalmente, perdendo quella perenne ombra nel suo sguardo.

Dreamer: Capitano, Kyo-chan, volete gradire?

Si appostò davanti a noi, tendendo le braccia con nelle mani due coni gelati avvolti alle estremità da un fazzoletto di carta. Al contrario di me che rifiutai, Kyoko accettò di buon grado ringraziandolo per tale gesto cortese.

Kyoko: Quindi sarebbe questo il tanto decantato “Gelato dai mille gusti” tra le vie del villaggio?

Interessata, se lo girò tra le dita analizzandolo scrupolosamente, come se bastasse studiarlo con lo sguardo per riuscire ad individuarne tutti i sapori racchiusi in quelle tre palline dolci dal motivetto colorato piuttosto bizzarro.

Dreamer: Comprarlo è stata un’idea di Shachi, Penguin e Steve. Sono passati in negozio dopo la cena, pensando di prenderne un po’ da gustarlo in compagnia in riva al mare provando, assieme, i fuochi che tenevamo nel ripostiglio

Kyoko: E’ stata decisamente un’idea carina, la loro. E pure golosa, eheh

Dreamer: C’è di mezzo Steve, cosa ti aspettavi?

Al nominare il ragazzo goloso di zuccheri, entrambi se la risero. Dopo di che, Dreamer ci salutò e andò ad accertarsi che ad ognuno dei presenti sparsi in giro fosse stato offerto il gelato.

Kyoko: Sicuro di non volerne uno? Se non lo prendi adesso, rischi che sia finito quando avrai cambiato idea

Io: I cibi troppo dolci non mi attirano particolarmente

Kyoko: Generalmente, anch’io prediligo il salato al dolce, ma ogni tanto qualche eccezione nella vita va pur fatta, no?

Non volendo attendere oltre per assaggiarlo, si portò lo spuntino notturno alle labbra addentandone una piccola parte; trascorsa una manciata di secondi, durante la quale Kyoko assaporò lentamente il tutto e concluse pulendosi le labbra con la lingua, eccola leccarselo felice mentre, ad alta voce, elencava stupita gli innumerevoli gusti presenti. Evitando di soffermarmi sui suoi gesti di pocanzi, mi concentrai su un’altra delle tante dimostrazioni del suo lato infantile, sogghignando.

Io: Spesso mi domando se, effettivamente, hai gli anni che affermi di avere

Kyoko: Solo perché sono più pimpante di te, non significa che io sia una ragazzina. Inoltre, parli così per il semplice fatto di non averlo voluto provare, altrimenti comprenderesti la festa che stanno avendo le mie papille gustative

Io: Addirittura? Beh, in questo caso, desolato per averla interrotta durante la sua degustazione

Kyoko: Scuse non accettate

Mi fece una pernacchia, per poi rimettersi a mangiare e seguire lo spettacolo organizzato dai ragazzi che, nel giro di breve, sarebbe giunto al termine. Sbuffando divertito, mi apprestai a fare altrettanto, permettendo ad un piacevole silenzio di avvolgerci fino allo sparo dell’ultimo fuoco d’artificio.

Kyoko: Sai, da piccola, mi è capitato raramente di poterli ammirare. Eheh, ricordo ancora oggi la prima sera... le loro dimensioni erano talmente impressionanti, che mi ero messa ad osservarli dietro la finestra della camera da letto

Io: Avevi paura dei fuochi? Non mi dire

Kyoko: Ridicolo, vero? Se ripenso di aver insistito io per vederli, per giunta... non solo temevo potessero venirci contro da un istante all’altro, bensì di diventare sorda a vita, difatti non mi ero mai azzardata a rimuovere la mani dalle orecchie. Eppure, ne ero completamente affascinata. Persino Ace, nonostante fosse bello calmo al mio fianco, brontolando a braccia conserte sul fatto di non capire tutto quell’interesse, non si lasciò scappare nulla

Nel posare lo sguardo sulla figura fraterna, un sorriso nostalgico le nacque in viso. Sapendo del forte legame che univa i due Portuguese, ed immaginandomeli da bambini trascorrere dei momenti assieme come raccontatomi, era trasparente il perché Kyoko, giusto un attimo fa, si fosse estasiata a tal punto.

Io: Nessuno ci vieta di rifarlo quando preferite. Basta che vi ricordiate di rifornire il sottomarino alla prima occasione

Kyoko: Sarebbe molto bello... Ti ringrazio, Law

Mi sorrise a trentadue denti, felice come non mai per la serata passata e per eventuali future dalle prospettive quasi identiche. Ricambiai voltandomi e calandomi maggiormente il copricapo e, in seguito, mi alzai raccogliendo la nodachi deposta a terra vicino al masso.

Io: E’ stata una lunga giornata. Mi ritirerò in camera mia

Kyoko: Hai ragione, sarà passata la mezzanotte. E, con la camminata di oggi, una sana dormita è quello che ci vuole!

Mandata giù la punta del cono, si alzò anch’essa con un agile balzo, aggiustando la borsa a tracolla affinché non si impigliasse con l’arma tenuta sempre sul fianco destro. Ciò nonostante, invece di incamminarsi verso la nostra imbarcazione, rimase ferma a grattarsi la nuca.

Kyoko: Ehm, ritengo sia corretto rimandare il mio rientro ed aiutare a ripulire la spiaggia dal nostro passaggio. L’essere stata qua a non far niente, se non a rimpinzarmi e chiacchierare, mi ha già fatta sentire in colpa abbastanza

Io: Non sarà, invece, una scusa per verificare se è avanzato del gelato e concederti il bis?

Kyoko: C-Certo che no! Anche se, essendoci, potrei approfittarne... ma non era questa la motivazione di base!

Io: Fufufu, d’accordo, fingerò che sia vero. E, parlando di gelato...

Per non darle la possibilità di anticipare le mie mosse, rapido avvicinai il mio volto al suo e posai le labbra all’angolo sinistro della sua bocca, pulendolo dalla macchiolina di dolce formatasi prima passandoci la punta della lingua. Successivamente, mi scostai da una Kyoko leggermente arrossita ghignando soddisfatto.

Io: Nocciola e cocco... Non male

Senza attendere alcuna reazione, la sorpassai con passo lento; sarebbe stata una questione di qualche secondo.

Kyoko: LAW! Maledizione, sei... sei... argh, non lo so, SEI SEMPRE TU!

Io: Ti auguro altrettanto la buona notte, Hotaru-ya

“Decisamente niente male questo gelato dai mille gusti più uno




Angolo autrice ^^:

Due anni e quasi quattro mesi… mio Dio, ancora non mi capacito del fatto che sia realmente trascorso tutto questo tempo dall’ultima volta che ho aggiornato questa storia. Ora mi spiego il perché, nel mettermi a preparare il relativo codice html -che pareva infinito-, abbia provato una sensazione di stranezza mista ad ansia da pubblicazione XD

Badate bene, prima di star qui ad esporvi brevemente i motivi che mi hanno spinta ad assentarmi così tanto ed a ritornare soltanto oggi, sottolineo subito che suddetto aggiornamento non implica un mio regolare ritorno nel fandom. Tutt’altro, non ho idea di quando porrò la parola “Fine” alla long!

Come prima cosa, mi pare doveroso porgervi le mie più sentite scuse per essere sparita nel nulla. Vero, nel 28° capitolo (30° nella lista, se si includono gli special) vi avevo informate che avrei preso una pausa da tutto, tuttavia non avrei mai immaginato -né desiderato- che la situazione sarebbe degenerata a tal punto. Ma, a seguito di alcuni cambiamenti di una certa rilevanza nella mia routine quotidiana, di alcuni momenti negativi e altri fattori che vanno a completare il pacchetto, purtroppo mi viene più difficile dedicarmi alla scrittura come ai tempi iniziali.

Lentamente sto procedendo con la long, ogni tanto concludo delle one shot o butto giù degli schizzi per altre storie sia su One Piece che altri Anime/Manga ma, per l’appunto, tutto avviene lentamente.

Se adesso avete avuto l’occasione di leggere ancora qualcosa sulla coppia LawxKyoko è perché, oltre a volermi scusare ed avvisarvi sul futuro andazzo generale, questo Special ve lo avevo promesso ancora ai tempi degli ultimi capitoli postati -ed essendo tale, non vi sono problemi se non ci si ricorda degli avvenimenti della storia principale-. Pertanto, contando più pagine rispetto a tutti gli altri, spero che vi sia piaciuto ^^

E… nulla. Qualora l’attesa diventerebbe maggiormente assurda, renderò “conclusa” la storia dichiarandola incompiuta e pubblicherò una one shot scritta anni orsono attraverso il POV di Law ed in normale stesura (ovvero senza “Nome: Ciao”, ma “-Ciao.- disse Nome)

See ya!
Flame


P.S. questo Special è dedicato a tutte quelle splendide persone che hanno tenuto la storia salvata in una determinata categoria (per mia sorpresa, solo un paio l'hanno rimossa), che l'hanno aggiunta e recensita in seguito, che si sono accertate se fossi ancora viva tramite mex privati e che, non meno importante, si sono fermate ancora una volta a leggere le mie cavolate :P
  
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