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Autore: Hoi    01/01/2017    2 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La condannata


“Posizionate l’asse”
La voce del capitano tuonò sopra al mormorio della ciurma, se Caterine fosse stata in sé avrebbe notato le reazioni divertite degli uomini, ma l’unica cosa che riusciva a guardare erano gli occhi azzurri del suo carnefice, che oramai erano simili a quelli di un orco.
In una manciata di secondi l’asse venne posizionata.
Killian sfoderò la spada.
“Non credo sia necessario spiegarti come funziona”
Caterine non disse nulla e non cercò di ribellarsi, si limitò a muovere lentamente quei pochi passi che la separavano dalla paratia. Sapeva che avrebbe potuto gridare e scalciare come aveva fatto quando Shaka l’aveva sollevata, ma le forze l’avevano abbandonata. Non notò nemmeno la lama che aveva davanti, vedeva soltanto il mare piatto e senza squali, ma non meno terrificante. Con fatica sollevò gli enormi stivali fino all’asse e si issò sul legno. Non si era mai accorta di quanto fossero pesanti gli scarponi di suo fratello fino a quel momento. Ogni passo sull’asse le costava più fatica del precedente, tanto che quando arrivò alla fine era talmente esausta che le mancava il fiato.
“Quanta fretta! Se avevi tanta voglia di fare un tuffo in mare, bastava dirlo”
La ciurma rise alle parole del Capitano, Caterine non si voltò, eppure anche di schiena Killian poteva vedere le sue spalle che si alzavano ritmicamente e troppo velocemente. Killian non sapeva cosa fosse un attacco di panico, ma sapeva bene che aspetto avesse il terrore. Improvvisamente il capitano della Jolly Roger si rese conto che la soddisfazione datagli da quella vendetta, dal vedere la paura infettare quegli occhi che non avevano il diritto di giudicarlo e tantomeno di disprezzarlo, era ormai scomparsa, lasciando il posto ad un immenso senso di amarezza.
“Voltati”
Caterine si voltò. La voce dell’uomo che l’aveva salvata quella sera ormai così lontana, la riportò alla realtà. Aveva il respiro corto, ma stava lentamente riprendendo fiato, non tremava né piangeva, era tornata padrona di sé, ma non aveva dimenticato di essere ad un passo dalla morte e non lo aveva dimenticato il suo cuore che le martellava in petto. Eppure c’era ancora un passo da fare per finire in mare e non era detto che sarebbe stato l’ultimo, magari tempo qualche giorno e sarebbe passata un’altra nave e l’avrebbe raccolta. Era una misera speranza, ma era pur sempre una speranza.
“Non ci sono pescecani. Dovrai tagliarmi la gola sei vuoi che muoia” La sua voce era piatta e fredda, come se stesse semplicemente constatando l’ovvio. Per qualche istante ci fu solo silenzio, non era la reazione che i pirati si erano aspettati, Killian scoppiò a ridere.
“Non sai con quanto piacere sgozzerei quella gola bugiarda, ma come ti dicevo prima, io e gli uomini abbiamo parlato e abbiamo preso una decisione”
Lo sguardo di Killian non era cambiato e quel sorriso sadico persisteva sul suo volto. Era vero, avevano parlato molto di cosa fare di lei, Sparky aveva proposto di tagliarle la gola e buttarla in mare, ma si era dimostrato favorevole anche alla proposta di Bobby di tagliarle la lingua e tenerla a bordo. L’unica cosa che importava al primo ufficiale era che quella ragazza tenesse la bocca chiusa e non mettesse in pericolo il Capitano, al contrario a Bobby sembrava importare molto che la ragazza non venisse uccisa.
Nonostante Killian fosse totalmente contrario a quel tipo di punizioni, aveva finto di riflettere sulla cosa, mentre cercava di capire per quale motivo un uomo rancoroso come Bobby, cercasse di salvare la vita ad una persona che disprezzava palesemente. Mentre il capitano esaminava il marinaio, Mattew si fece avanti e si disse favorevole alla sua salvezza, addirittura sostenendo che non doveva esserle tagliata la lingua. Il cuoco disse che la donna stava portando una fortuna sfacciata alla Jolly Roger e che se le avessero fatto del male avrebbero rischiato di perderla. Molti marinai furono d’accordo, d’altronde alla partenza giravano voci che lei fosse una specie di strega e da quando il viaggio era iniziato non avevano incontrato nemmeno un giorno di maltempo e avevano eseguito un arrembaggio fortuito e altamente remunerativo, eppure a Killian sembrarono anche troppo solleciti nel volerle salvare la vita. A decretare il futuro della ragazza era però stato Shaka, che con il naso ancora sanguinante si era fatto avanti e aveva detto senza troppi giri di parole che quella cagnetta era roba del capitano e quindi se lui se la voleva tenere, tutti loro avrebbero accettato la cosa. Era stato allora, mentre guardava il volto livido del marinaio, che Killian aveva capito cosa passasse nella mente della sua ciurma, non l’avrebbero mai detto ad alta voce perché non era una valida motivazione per salvare qualcuno dalla forca, quindi fu Killian a dirlo, ridendo e inveendo conto quelle mammolette che osavano definirsi pirati. Nonostante li avesse derisi, il Capitano aveva comunque deciso che il volere della ciurma sarebbe stato rispettato e quindi che la ragazza si sarebbe salvata, ma non prima che le fosse stata impartita una lezione di disciplina, attraverso una sana dose di terrore. Mentre gli uomini già festeggiavano pregustando lo spettacolo, Sparky gli si era accostato ricordandogli le sue preoccupazioni. Fino ad allora gli uomini erano stati convinti che il capitano fosse stato ingannato quanto loro, ma se la ragazza avesse spifferato tutto rischiava di perdere la loro fiducia. Era un rischio reale e Killian lo sapeva, a giudicare dallo sguardo pieno di disgusto con cui lei lo aveva guardato forse non valeva nemmeno la pena rischiare, eppure Killian non volle tirarsi indietro. Su quella nave lui era costantemente messo alla prova e costretto a dimostrare agli uomini di meritare la loro fiducia, lo stavano stremando e finalmente era lui a poter testare loro e scoprire se si sarebbe ancora potuto fidare di qualcuno.
Con un salto Killian raggiunse la ragazza sulla passerella e ritirò la spada nel fodero, preparandosi a svelare quella verità che la ciurma pirata era stata troppo imbarazzata per dire.
“Caterine, tu ci hai mentito, ma d’altronde la tua presenza su questa nave è stata in qualche modo gradita. Vedi gli uomini mi hanno fatto notare che il morale è più alto da quando qualcun altro lava il ponte, pela patate, fa il bucato… insomma tutti quei lavori da…”
Mentre ancora il cuore le pulsava all’impazzata per la paura, nella mente della ragazza si fece spazio la consapevolezza che le stavano risparmiando la vita perché erano troppo pigri per lavarsi il ponte da soli.
“… Da mozzo?” Provò a suggerire lei.
“Stavo per dire da sguattera, ma vedo che hai afferrato il concetto tesoro” Killian sorrise allegro. Non c’era più segno di malvagità nei suoi occhi, la tortura del terrore era ormai terminata, ora la stava palesemente provocando.
“Per questo abbiamo deciso di tenerti sulla nave”
Caterine dimenticò l’asse, dimenticò la morte imminente e persino il dolore al fianco, l’unica cosa che restò fu il sorriso provocatorio di Killian Jones e un’ira incontrollabile.
“Forse non lo avete notato, ma io non sono un gatto randagio. Non potete tenermi o vedermi a vostro piacimento! O volete forse dirmi che da ora sono vostra schiava?”
Quella risposta indignata fu un enorme soddisfazione per Killian, aveva sperato che provocandola sarebbe riuscito a farla tornare totalmente in sé.
“Oh… ma voi avete una scelta! Potete restare e far parte della ciurma o altrimenti… mi pare che qualcuno dell’equipaggio vi avesse già illustrato l’alternativa” Killian si voltò teatralmente, cercando tra gli uomini. Con un ampio sorriso Shaka si fece avanti.
“Io capitano! Gliel’ho detto eccome… non ti ricordi? Il sacco e i cuccioli da affogare”
La ragazza strinse i denti e guardando con odio quell’uomo a cui avrebbe dato volentieri un altro calcio in faccia, si costrinse a rispondere.
“Sì, me lo ricordo ed era stata un’argomentazione convincente già allora”
“Bene! Allora è deciso” Decretò Killian, tendendole la mano in un gesto di galanteria del tutto fuori luogo visto come aveva quasi tentato di ucciderla. Senza nemmeno fingere di voler accettare il gesto di pace la ragazza avanzò, guardandolo con ira. Come se niente fosse Killian ritirò la mano e con forza sferrò un calcio alla passerella sottostante. L’asse tremò sotto ai loro piedi. Caterine presa alla sprovvista perse l’equilibrio e cadde, ma riuscì ad aggrapparsi al legno, finendo miracolosamente a carponi sull’asse e non in acqua. Quando rialzò lo sguardo, davanti a sé Caterine trovò gli occhi furenti di quello che ora era il suo Capitano.
“Dannazione Caterine, non ti è bastata la lezione?” Killian le tese nuovamente la mano.
Non era certa di cosa Killian stesse cercando di dirle, forse le stava intimando di mettere da parte l’ascia di guerra, in uno strano tentativo di riconquistare il suo affetto, o più realisticamente le stava ricordando che quella era una nave pirata e che se non si adattava a quella vita e a quella giustizia non sarebbe sopravvissuta. Qualunque fosse il significato, Caterine afferrò la sua mano e lasciò che lui l’aiutasse a tirarsi in piedi.
“Questa sera mi aspetto di trovarti nella mia cabina” Killian lo disse ad alta voce, facendo sì che tutta la ciurma lo sentisse. A denti stretti lei bofonchiò un “signorsì” e saltò giù dall’asse. Sorridendo Killian la guardò tornare al suo secchio ed alla macchia di sangue ancora da togliere. Probabilmente lei ora lo odiava, eppure non sentì nessuna una vocina dentro di sé che lo ammoniva, dicendogli che avrebbe dovuto tenerla d’occhio. Nonostante fosse stata ad un passo dalla morte, quella ragazza non aveva provato nemmeno per un attimo a trascinarlo giù con sé, forse di lei poteva davvero fidarsi.


 

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Non pubblico da tantissimo lo sò, mi spiace molto (anche perché ho tante idee in testa e vorrei aver più tempo per finire le cose lasciate a metà prima di dedicarmi a nuovi progetti) non credo che se ne siano accorti in molti comunque, quindi poco male! Approfitto di questi giorni di pausa per postare qualcosina, prima di ributtarmi a capofitto negli impegni già da domani. Per il resto: Buon anno a tutti! buone feste e grazie davvero a chi ha ancora voglia di leggere quello che scrivo!
  
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