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Autore: LysL    02/01/2017    2 recensioni
Una raccolta di otto piccole storie che vedono come protagonista Yuri Plisetsky mentre impara che "casa" non è solo un luogo, ma anche affetto e, perché no, a volte anche persone.
(La nota What if? si riferisce al fatto che il contesto diverge dal finale canonico, poiché la storia è stata ideata prima della fine della serie.)
*
{Storia partecipante al contest "Christmas Game – Puzzle Time" proposto e curato da Fanwriter.it ♥}
#1. Casa
#2. Promesse
#3. Tutta colpa del jet-lag (forse)
#4. Nanna
#5. Nuovo
#6. Troppo saké
#7. Hobbies
#8. Legami
#9. [Bonus!] A distanza
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Yuri Plisetsky
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Contest natalizio



Immagine di SpigaRose

Nuovo

[Prompt: Caramelle]
 
Il venticinque dicembre, Yuri si svegliò al suono di passi affrettati lungo il corridoio. Mugugnò qualcosa di incoerente, spalmandosi una mano sulla fronte. Non era ancora mentalmente pronto ad affrontare la giornata campale che lo aspettava. Essendo il compleanno di Victor la signora Katsuki aveva insistito per averli tutti alle terme per il pranzo, ma essendo anche il giorno di Natale, Victor e Yuuri sarebbero andati a cena fuori, per tornare poi la sera tardi, come tutte le altre coppie.
Yuri strisciò fuori dal letto, infilandosi la vestaglia posta sulla sedia lì accanto quasi per inerzia, poi si fece forza e si diresse verso la porta scorrevole, che aprì con una spinta.
La scena che si ritrovò davanti agli occhi ancora mezzi socchiusi era degna di un qualche film comico; la porta del bagno era aperta ed il corridoio sembrava pieno di nebbia, vapore, avrebbe capito dopo Yuri, ancora stordito dal brusco risveglio.
Takeshi teneva per i fianchi due delle gemelle (una era di sicuro Axel, Yuri ci avrebbe scommesso la sua medaglia) e camminava verso il bagno, blaterando qualcosa in giapponese, ma che suonava tanto come un rimprovero alle orecchie del russo.
La terza gemella non era in vista, ma la voce di Yuuko, esasperata, giungeva attraverso la nuvola di denso vapore.
«’Giorno.» mugugnò, in inglese, e Takeshi si voltò per sorridergli, prima di continuare stoicamente la sua marcia, incurante dei movimenti scoordinati delle figlie.
Yuri era piuttosto sicuro che le gemelle non ne volessero sapere di fare il bagno, se la scena a cui aveva appena assistito era di qualche indizio e si ricordò di come, a sei anni, lavarsi era tra le attività che più odiava, soprattutto d’inverno, quando l’aria gelida entrava dagli spifferi della porta e lui intirizziva dentro la vasca.
Scrollò le spalle ed entrò in cucina. Anche lì, non riuscì subito a capire se si trattasse di un miraggio o meno, perché quella cucina non era mai stata tanto linda ed ordinata come in quel momento. Non ebbe tempo di chiedersi perché, che Takeshi, libero dall’impedimento delle figlie, probabilmente chiuse in bagno con la madre, fece il suo ingresso nella stanza, augurandogli un caloroso buongiorno.
«Quelle tre ci faranno diventare calvi a forza di essere così testarde.» commentò in tono affettuoso, anche se piuttosto contrariato, offrendo a Yuri una tazza di tè caldo e un avanzo della torta della sera prima.
Yuri sorrise contrito; non aveva problemi a crederci: tre giorni con loro e cosa era successo? Accompagnava le bambine a pattinare, e insegnava loro qualche passo semplice, ed era anche arrivato portarne una in braccio fino alla stanza. E Lutz gli aveva anche rubato il suo cuscino buono. Certo che capiva la situazione di quei poveri genitori.
Contemporaneamente però, era contento di aver qualcosa che lo distraesse. Non aveva avuto nessuno scatto d’ira, da quella volta all’aeroporto, nemmeno quando Yuuri gli aveva posato un braccio sulle spalle per salutarlo, o quando Victor si era chinato a baciargli la guancia. Anzi, per quanto fosse strano da pensare, figurarsi da ammettere, erano stati due gesti quasi confortanti e avevano sommato altro calore a quella sensazione inconsistente ed incomprensibile che aveva cominciato ad lambirgli lo stomaco. E, sebbene nuova e in virtù di ciò fastidiosa, Yuri non poteva dire che fosse del tutto spiacevole.
Era la stessa sensazione che provava quando guardava suo nonno, la stessa di quando si allenava con Mila, Lilia o Yakov, la stessa che aveva cominciato a provare quelle volte che parlava con Otabek, solo che era… più intensa, più reale, adesso.
Gli piaceva sapere che alle gemelle piacesse stare con lui, che a Yuuko non pesasse averlo in casa e che Takeshi lo avesse accettato come nuovo coinquilino senza mai farlo sentire a disagio. Lo faceva sentire bene, lo faceva sentire in pace.
Prese una caramella dal piccolo piattino in vetro al centro del tavolo. A Yuri piacevano quelle caramelle, perché non si trovavano in Russia, e sebbene avessero un gusto un po’ chimico, lo zucchero granulato che le ricopriva riusciva ad attenuarne le note fruttate.
Non capiva davvero come quel posto fosse riuscito a penetrargli fin dentro le ossa, senza che lui se ne accorgesse, modificando pian piano i suoi pregiudizi; non capiva se fosse semplicemente successo, se lui stesso avesse permesso che succedesse, o se fosse un misto di tutti e due. Dandosi mentalmente dell’idiota per aver anche solo pensato una cosa del genere, arraffò un’altra manciata caramelle, sotto gli occhi divertiti di Takeshi che fece finta di non vederlo, con tutta l’intenzione di depositarne una parte nelle sue tasche ed il resto nel contenitore che la signora Katsuki teneva nella sua cucina. Perché quelle caramelle erano davvero troppo buone per tenerle solo per sé.
 
 
 
[786 parole]
 
 
 
Note della pseudo autrice:
Buon anno nuovoo!! *lancia coriandoli*
Spero abbiate passato un buon primo dell’anno, che abbiate mangiato tanto e che vi siate divertiti!
Ma adesso bando alle ciance (perché, ovviamente, io devo fare la rompi scatole sempre).
Anche questa volta, credo che la storia parli da sé, perché finalmente si vede in modo un po’ più concreto come Yuri stia accettando che ci siano persone al di fuori di suo nonno, Yakov e i suoi compagni, che gli vogliono bene, e non reagisce più chiudendosi in se stesso, ma appunto aprendosi a questa nuova emozione.
Sono veramente contenta di poter parlare di Yuri in questi termini, senza trattarlo come un adolescente problematico (anche se poi, in realtà un po’ lo è), perché a mio parere, deve imparare che stare bene con qualcuno non è una debolezza, ma è un punto di forza. Proprio come ha detto Kubo.
Grazie sempre per aver letto e a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite, grazie grazie grazie!
Vi invito a lasciare un commento, se vorrete, ne sarei davvero contenta!
Ancora tanti auguri di buon anno nuovo!
LysL
  
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