Londra 1887
Riposi con cura l'aggeggio in tasca, quasi come fosse un tesoro inestimabile e cominciai a pensare. Forse mia madre sapeva che potere avesse quel muro e proprio per quel motivo, mi vietava l'accesso a quella precisa zona.
Probabilmente non era l'unica cosa che mi nascondeva, ed ero sicuro ci fosse dell'altro. Mi voltai dando le spalle a quel candido muro e mi guardai intorno, avevo bisogno di trovare qualcosa che spiegasse quel grande mistero.
Girai tra i vari scaffali, controllai ogni sezione, restai ore ed ore ad ispezionare quel posto senza però trovare nulla. Sfinito e arreso mi sedetti sul pavimento lucido e pulito della Biblioteca, passandomi una mano tra i ricci disordinati e inaspettatamente lo vidi. Sotto uno dei tanti scaffali in legno pregiato, scorsi un libro dall'aspetto danneggiato e polveroso.
Lo tirai fuori e con un soffio tutta la polvere che lo ricopriva si disperse nell'aria. Con un gesto lo aprii e al suo interno, trovai pagine e pagine ricoperte dalla calligrafia di mia madre. Lessi velocemente le prime righe e capii che non si trattava di semplici pensieri, ma di vere e proprie confessioni d'amore. Pensai fossero pensieri che mia madre aveva destinato a mio padre, per il grande amore che provava nei suoi confronti, ma dovetti ricredermi.
Sul retro di una delle molteplici pagine, trovai quella che era una foto ritraente mia madre stretta ad un uomo a me sconosciuto. Dovetti interrompere le mie ricerche sentendo Magda chiamarmi.
"Signorino Harry, dove vi siete cacciato?" domandò a gran voce.
"Sono qui, Magda" risposi infilando il diario sotto la giacca.
"Ero in pensiero per voi visto che avete lasciato Antares solo in giardino. Cosa ci fate qui?" chiese con le guance pallide. Magda era una donna molto premurosa, da quando ero nato fino a quel momento lei era sempre stata lì, a prendersi cura di me.
"Mi sono ricordato di dover prendere un libro prima dell'arrivo del maestro, ho fatto una corsa." mentii trascinandola con me fuori da quel posto.
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Londra 2016
La mamma cucinava sempre così tanto, che dovetti distendermi per non sentirmi male. Erano passate un paio d'ore dal mio "salto nel tempo" e ancora stentavo a crederci. Mi ricordai di aver promesso ad Aubrey che quella sera ci saremmo viste, ma non riuscivo a trovare il mio cellulare per avvisarle l'ora.
Salii in camera mia sperando di trovarlo, cercai dapertutto, era impossibile che fosse scomparso così nel nulla. Poi rammentai di averlo tenuto tra le mani per tutta la durata del mio "viaggio" e di averlo lasciato andare saltando.
Ripromisi a me stessa che sarei andata a recuperarlo il più presto possibile, nel frattempo chiamai Aubrey col telefono della mamma.
"Pronto?" disse la mia amica dall'altro capo del telefono.
"Aubrey sono io, Skyler." esclamai.
"Hey Skyler com'è che non chiami dal tuo telefono?" mi domandò
"E una lunga storia. Comunque volevo solo avvisarti che passo da te fra mezz'ora, così possiamo prepararci per la festa." le risposi entusiasta.
"Va bene, ti aspetto" disse staccando la telefonata.
Mi buttai sul letto sospirando e sperando di non essermi cacciata in nessun guaio.
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Dopo esserci preparate uscimmo per dirigerci alla festa dove Chris e Mark ci stavano aspettando. Eravamo amici da una vita e li adoravo tutti e due, frequentavamo la stessa scuola, gli stessi corsi e soprattutto la stessa gente, in altri termini eravamo come fratelli.
Una volta lì cominciammo a scatenarci come non mai, c'era un solo ed unico problema però, non smettevo di pensare a due occhi verdi, dei capelli ricci ed un sorriso mozzafiato.
Aubrey richiamò la mia attenzione con uno dei suoi soliti movimenti sexi, scoppiai a ridere e la imitai divertita. Quello sarebbe stato uno dei giorni più indimenticabili che avessi mai vissuto.