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Autore: Asimov4    03/01/2017    1 recensioni
-Sai da piccolo il mio colore preferito era l'acqua marino.- dissi.
-E perché?- chiese con un sorriso.
-Magari ora crederai che sono uno stupido, però per me era un colore diverso. Ricordo che da piccolo avevo questo astuccio pieni di colori che mia madre mi comprò per il primo giorno di scuola. Era suddiviso in diversi reparti. Uno per le penne, le matite, le gomme da cancellare e così via e un altro invece era composto solo dai colori. Quest'ultimo divideva a seconda della tonalità e così via e tra il blu e il verde c'era questa matita acqua marino. Non so perché ma mi affascinò. Non era né blu, né verde. Era diverso, e quindi lo presi subito in simpatia.-
-Hai preso un colore in simpatia?- disse un po' sorpresa, ma senza deridermi.
-Beh si, lo trovavo diverso. Hai presente quando sei al liceo e non riesci ad integrarti con nessuno? Non sei né un secchione, né uno di quelli fighi, né quelli che si fumano canne durante l'intervallo...insomma sei la classica di mezzo, né sei carne né pesce, sei acqua marino. Io mi sentivo proprio come quel colore.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Amici questo è il quarto capitolo. Credo che per alcuni lo svolgimento delle vicende può sembrare lento, ma è il mio modo di scrivere. Vorrei sinceramente sapere cosa ne pensate, sareste gentilissimi a darmi una valutazione. Buona lettura a tutti voi, con amore il vostro Asimov4.

Era arrivato il giorno della viglia di Natale e come ogni anno avrei trascorso questa festività a casa con i miei. Mi mancava Talia, non ci vedevamo da due settimana e quindi ci sentivamo spesso a telefono. Anche lei trascorrerà le festività con i parenti. Avevamo scambiato i regali di Natale al nostro ultimo incontro, non aspettammo la notte del venticinque per aprirli. Le regalai un ciondolo molto grazioso a forma di cuore che le piacque molto, era di argento con delle piccole pietre incastonate, avevo speso i miei ultimi risparmi per quel ciondolo. Lei invece mi regalò dei fumetti, mi conosce proprio bene quella ragazza. La vigilia trascorse tranquillamente anche se ì mia madre invitò sua sorella a cena con noi, insieme a mia cugina. La cena filava liscia, si chiacchierava del più e del meno, di attualità e di quant'altro, finché ad un certo punto mia zia si rivolse a me

-Stai ancora con quella ragazza, Alessandro?- il suo tono era arrogante

-Si.- risposi freddamente senza rivolgerle lo sguardo

-Che risposta fredda. Per caso le cose non vanno bene?- non capivo. Questa davvero voleva accendere la miccia e litigare?

-No, le cose vanno bene zia. Solo che di solito non mi hai chiesto mai nulla. Probabilmente non sai nemmeno quanti anni ho, eppure ti interessa questo. Sei una ficcanaso, tutto qui.-

-Alessandro comportati bene con la zia.- disse mia madre, sempre pronta a mantenere la facciata, ma anche a lei non piaceva Talia.

-Ma no, era per chiedere, che ti credi? Non mi interessa mica se hai la ragazza o meno.- disse allora mia zia cercando di sembrare vaga e indifferente.

-E allora perché me lo chiedi? Comunque son cose che non ti riguardano.- e la discussione finì lì. Mia zia, che donna, nel senso negativo. Sarà per questo che ho una brutta considerazione delle donne. Fatto sta che con la mia cara zia, la signora Elisabetta, non ci sono mai andato d'accordo. Non ho mai avuto del affetto da parte dei miei parenti, se non nelle rare occasioni in cui ci scappava qualche regalino, ma nulla di eclatante. Così almeno non devo angosciarmi anche per loro. Elisabetta aveva una sola figlia, mia cugina Lina. È rimasta incinta a sedici anni, e il figlio era di un uomo di venticinque. Non proprio una storia d'amore da romanzo o sceneggiato televisivo. Si sono sposati prima che lei partorisse, anche perché mio zio lo aveva minacciato. Il matrimonio non è stato dei migliori, lui la picchiava e lei si lasciava picchiare dal marito. Qualche anno dopo hanno divorziato, lui si è risposato, con una ragazza giovanissima, invece mia cugina ha avuto uomini qua e la, niente di serio. Ma dei drammi famigliari e baggianate varie non mi sono mai interessato molto, il più delle volte mi davano noia e non vedevo nessun guadagno nel sapere con quanti uomini è stata a letto mia cugina. Per quanto mi riguarda ognuno è libero di vivere la propria vita come meglio crede. La cena finisce come i gamberi nella salsa cocktail, me ne mangerei a centinaia. A mezzanotte, i miei con mia zia e mia cugina vanno in chiesa. Io e mio fratello restiamo a casa. Mangiucchio qualche avanzo qua e la, ordino un po' la cucina e scrivo a Talia, dice che sta bene e che la madre le ha regalato un orologio. Ho un orologio da polso, ma anche uno tascabile, sono oggetti affascinanti e pensavo che in età più avanzata mi sarei interessato alla orologeria. Anche i miei, insieme a mio fratello, mi avevano fatto un regalo. Un braccialetto di argento con il cinturino di pelle nero, era molto bello. Vado a letto, sono stanco e non aspetto nessuno alzato.

A volte mi capita di pensare alle prime uscite con Talia. Non potevo sapere se ne ero davvero innamorato, mi piaceva perché mi dava attenzioni, mi coccolava, mi faceva sentire importante, il che mi rendeva molto felice e bene con me stesso. Non mi ero mai sentito prima così. Di me non ho mai avuto una grande considerazione. Questo mi fa ritornare in mente il periodo quando andavo a scuola e frequentavo il liceo. Ero un ragazzo solitario, insomma un ragazzo acqua marino. Di amici ne avevo e anche con i miei compagni di classe parlavo, ci andavo persino d'accordo. Però quella amicizia...speciale, non l'ho mai avuto. C'era un ragazzo in classe mia che spesso si confidava con me, probabilmente per lui rappresentavo quel tipo di amico o semplicemente gli sembravo la persone più ragionevole in quella classe di matti. Mi parlava di ragazze, dei suoi sentimenti, di cosa voleva fare nella vita e così via. E quando lo chiedeva a me restavo sempre un po' vago, lo lasciavo sempre con un risposta definitiva. Credo che anche per questo lui con il tempo si sia allontanato, ma davvero non sapevo cosa fare della mia vita e ancora oggi non lo so. Un giorno venne da me, e mi diede il suo quaderno. Era pieno di disegni strani e confusi, mi disse che ogni tanto scarabocchiava su, così tanto per, ma lo faceva soprattutto quando si sentiva confuso. Erano disegni in penna nera, non c'era nessuna forma artistica però erano davvero macabri. Era un aspetto di lui che non avevo mai immaginato potesse avere, allora gli chiesi perché disegnava così e lui rispose così -Perché a volte vorrei vedere queste cose succedere...per sentirmi vivo- la cosa mi affascinò più di quanto dovesse, in realtà una cosa del genere avrebbe dovuto spaventarmi, invece la sua deviazione lo rese una persona più interessante. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua, una villetta che si trovava ancora più in campagna della mia. Suo padre e suo nonno facevano i contadini e avevano aperto un'azienda agricola. Quando mi presentai a casa sua fu sua madre ad aprirmi. Una signora un po' bassa e goffa, che rientrava perfettamente nello stereotipo di una donna che lavora in campagna, che era invecchiata troppo in fretta. Ricordo che indossava un grembiule bianco, sporco di sangue. Lei si giustificò immediatamente raccontandomi che avevano ucciso due conigli e che quello era il loro sangue, allora chiamò suo figlio -Rocco!- urlò e la una testa sbucò da un capanno in legno ormai marcito.

-Alessandro vieni!- senza dire nulla andai nella sua direzione, l'ambiente mi ricordava qualche film horror e ora mi aspettavo il padre o il fratello pazzo uscire da un cespuglio con una motosega in mano intento a farmi a pezzi. Entrai nel capanno, era molto polveroso, al suo interno era parcheggiato un vecchio trattore e diversa attrezzatura per la campagna, ma a terra notai anche una scia di sangue. Mi fece avvicinare e quel che vidi dopo fu qualcosa di totalmente inaspettato e inquietante. Era la pelliccia di coniglio cucita insieme a tutta quella carne che del animale si butta, persino i testicoli, mi venne da vomitare, ancora oggi non so come ci sono riuscito. Non credevo ai miei occhi che un ragazzo che mi parlava di cotte e sentimenti da tipico adolescente potesse trovare affascinante qualcosa di così macabro. Lo guardai un po' esterrefatto e lui quasi se ne stupì.

-Ma pensavo che anche a te certe cose piacevano.- disse

-E da cosa te lo avrei fatto capire? Rocco...questo è disgustoso, hai cucito questo cadavere e ti aspettavi che mi piacesse?- mi guardò alquanto arrabbiato, tant'è che mi fece spavento.

-Avevi detto che i miei disegni ti piacevano- disse con un tono molto serio

-Certo che mi piacciono, però un conto sono i disegni e un conto è questo. Io non so che pensare...perché me lo hai fatto vedere?-

-Volevo farlo insieme a te-

-No...non mi interessa- e dopo queste parole uscii dal capanno e me ne tornai a casa senza aggiungere altro. Il giorno dopo a scuola era come se nulla fosse accaduto, ci pensai un po' la notte. Ma se lui si divertiva a cucire animali morti non era un problema mio, non ne parlai mai a nessuna se non a Talia che rideva, dicendomi che ho rischiato la vita, che è un potenziale serial killer e così via. Dopo il liceo non l'ho più sentito, ma so che ora fa il contadino insieme al padre ,dopo essersi laureato in agraria. Fatto sta che per quanto una persona ti possa raccontare di se non la conoscerai mai perfettamente, così come Rocco, anche di Talia non sapevo tutto e quel che non sapevo lo volevo sapere.

La mattina dopo la vigilia chiamai Talia

-Ehi...Buon Natale- dissi a telefono

-Grazie Babbo Natale, mi è piaciuto il tuo regalo- rispose lei

-Menomale. Sai a chi ho pensato? A quel psicopatico di Rocco- rideva a telefono

-E perché ci hai pensato? Volevi fartelo ammosciare perché lo avevi duro in chiesa?-

-Innanzitutto non sono andato in chiesa a sentirmi un sermone inutile di un tipo in tunica mentre muoio di freddo. E poi ci ho pensato perché di te non so tutto-

-Anche io di te non so tutto. Ci sono dei segreti, è normale, ogni persona ha dei segreti-

-Lo so, però di te voglio sapere proprio tutto tutto, ogni cosa, ogni minimo dettaglio anche quello meno rilevante-

-Non lo so Alessandro, magari è meglio che ogni persona questi segreti li conservi nel proprio animo. Io non sono obbligata a raccontarti tutti e nemmeno tu lo sei. Se voglio raccontarti qualcosa, lo faccio altrimenti no-

-Va bene- dissi

-Senti ora devo andare ad aiutare a mia madre, altrimenti quella mi spara, la conosci. A dopo amore-

-Ciao- risposi e mi attaccò il telefono. Quella riposta un po' mi deluse, il senso di angoscia, del non conoscere mi turbava nuovamente. Questa volta non fu come in spiaggia dove non riuscivo a controllare il respiro, ma mi sentivo ugualmente male. Quel giorno di Natale l'ho trascorso pensando alla vita. Agli obbiettivi che mi ero posto e che non avevo raggiunto. Mi sentii un fallito e un buono a nulla. Alla mia età non avevo concluso nulla e questo mi rodeva dentro, volevo realizzarmi il più presto possibile, ma ci voleva tempo e non avevo voglia di aspettare. Dopo una partita a briscola con i miei e mio fratello, tornai in camera mia. Talia mi aveva scritto, le risposi. Mi collegai ad internet e sul pc guardai affitti e case in città, ne trovai un sacco, ma non avevo denaro per realizzare niente di quel che volessi, quindi niente casa. Mestamente mi allungai sul letto fissando ancora una volta il soffitto, mi accarezzai la barba che intanto era cresciuta qualche millimetro, a Talia non piacerà, ma intanto sono ancora qui a fissare il soffitto.

P.S. La canzone di questo capitolo è la stessa del terzo.Scrissi entrambi ascoltando uno dei miei pezzi preferiti dei MUSE.

Ripropongo il mio canale Youtube di Gaming. Dattegli un'occhiata :)

https://www.youtube.com/channel/UCvkpPeA-HstCI1IVRhQaxkQ
   
 
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