Dopo le vacanze di Natale gli studenti aveva iniziato a
sentire sempre più vicina la data degli esami di fine scuola, soprattutto gli
studenti del quinto e del settimo anno impegnati rispettivamente con i G.U.F.O. e con i M.A.G.O. Gli alunni più diligenti avevano messo già a
punto un programma di ripasso.
A Ted e Ice toccava studiare più del solito, cosa che
indispettiva il primo e faceva addormentare il secondo; Amelia studiava sempre
da sola in biblioteca, era da quando era entrata nella scuola che aveva preso
questa abitudine.
Ted aveva creato per lui e l’amico un programma piuttosto intenso che prevedeva
il ripasso di una materia a sera. Ice, per sua
fortuna, poteva concedersi una pausa i giorni in cui aveva gli allenamenti di
Quidditch, anche perché ad arrivare a fine anno non avrebbe retto. Ted iniziava
a sentire la pressione degli esami: al tempo dei G.U.F.O.
non aveva battuto ciglio ma ora sapeva che dall’esito di quegli esami sarebbe
dipeso il suo futuro. Lui voleva diventare Auror, lo
aveva sempre voluto e non aveva mai pensato ad una professione alternativa e
per riuscirci ai M.A.G.O. doveva dare il massimo.
“Basta Ted, per pietà, è la quindicesima volta che ripetiamo gli incantesimi scudo.”
Mugugnò Ice sprofondando maggiormente sulla sedia,
era esausto.
“Va bene, per stasera basta.” Disse stirandosi. “Vado a prendere Amelia, tra
poco la biblioteca chiude.” Ted si avviò verso l’uscita.
Quando arrivò in biblioteca vide Amelia seduta allo stesso tavolo con Anthony,
il ragazzo di Corvonero che aveva incontrato sul
treno per Hogwarts un mese prima; Madama Prince, davanti a loro li stava
sgridando.
“… e stasera non è la prima volta che vi riprendo.” Dette queste ultime parole
la bibliotecaria se ne andò scocciata.
“Oh, ciao Ted.” Salutò Amelia accorgendosi della presenza del
ragazzo e lui ricambiò con un cenno del capo avvicinandosi al tavolo. “Cosa ci
fai qui? Lo sai che odio essere disturbata quando studio.” Inutile dire che Ted
ci rimase malissimo per quelle parole.
“Ho notato che non vuoi essere disturbata.” In quel momento Anthonyh
si sentì chiamato in causa graze all’occhiata di
fuoco che il ragazzo gli rivolse. “Se è così me ne vado.” Non dando nemmeno
tempo ad Amelia di replicare uscì e ritornò al suo dormitorio.
“Che succede?” Chiese Ice abbassando
la rivista di Quidditch che stava leggendo
“Niente, assolutamente niente.” Rispose Ted in un tono che lasciava intendere
l’esatto opposto mentre si sedeva sul suo letto.
Ice tentennò qualche istante, indeciso sul da farsi,
e non appena trovò il coraggio di parlare nella stanza entrò Amelia.
“Si può sapere che ti è preso?” Chiese la ragazza e nel mentre Ice sgattaiolò dietro di lei e uscì richiudendosi la porta
della loro camera alle spalle. Ora almeno aveva capito la fonte del problema.
“Ci vediamo sì e no un’ora al giorno, non riusciamo più a stare insieme e
quando faccio un gesto carino come venirti a prendere all’orario di chiusura
della biblioteca vengo accolto con quelle parole. Permetti che me la prenda?”
Ted quasi urlò, ma alla fine della frase riuscì a riprendere il controllo.
“Lo sai che odio essere interrotta mentre studio.”
“E Anthony lo sa?”
“Ecco qual è il problema… tu sei geloso di Anto.”
Replicò indispettita Amelia.
“Certo, se lui può interromperti, e più di una volta quando studi. Mentre io
non posso nemmeno venirti a prendere, sì!” Questa volta Ted non era riuscito a
dominarsi. “Lui ti stava disturbando ma non lo hai trattato a pesci in faccia!”
Alcune lacrime rigarono le guance di Amelia. “Hai ragione, ma non puoi
prendertela così per una cosa del genere!” Si girò indietro e andò verso la
porta ma Ted riuscì ad essere abbastanza veloce da raggiungerla e fermarla.
“Io ho reagito male, ma anche tu non sei stata meglio.” Il tono di Ted non era
dei più dolci ma era riuscito a rimanere calmo. Amelia si appoggiò con la
fronte contro al suo petto cingendogli la vita con le mani.
“Scusa.” Sussurrò; in risposta Ted le diede un bacio tra i capelli e si
rilassò. Era un tipo arrendevole e lei sapeva come prenderlo.
“Vieni,” le disse conducendola verso il letto, dove la fece sdraiare al suo
fianco. Passarono un po’ di tempo insieme poi Amelia ritornò nel dormitorio
femminile, per la gioia di Ice che, stravolto, poté
ritornare nella stanza in compagnia della sua rivista di Quidditch.
Circa un’ora dopo Ted non era ancora riuscito a prendere sonno: guardava verso
l’alto, inutilmente dal momento che nella stanza regnava il buio più totale; in
sottofondo, ogni tanto, sentiva Ice russare o
mugugnare qualcosa di incomprensibile. A quel rumore si aggiunse quello della
pioggia sui vetri, prima lieve poi sempre più forte fino a quando un tuono non
confermò a Ted che fuori imperversava un acquazzone con i fiocchi.
La serata, nonostante si fosse conclusa bene, gli aveva lasciato l’amaro in
bocca. Visto che di dormire non se ne parlava si alzò dal sul letto e si
avvicinò alla finestra dove gocce d’acqua vi si infrangevano contro
violentemente. Non sapeva per quale motivo si era accostato alla finestra, dal
momento che non si vedeva nulla e che lui tra circa cinque ore avrebbe dovuto
essere di nuovo in piedi, possibilmente riposato.
I giorni che seguirono non migliorarono l’umore di Teddy
e l’avvicinarsi del colloquio di orientamento contribuì a creargli una gran
confusione in testa.
Fin da quando aveva saputo del motivo della morte dei suoi genitori non aveva
pensato ad un mestiere diverso: aveva letto si può dire tutti gli articoli e i
libri sull’ultima grande guerra del mondo magico; in più era cresciuto con il
mito dello “Zio Harry”.
Allo stesso tempo, però, sua nonna, che lo aveva cresciuto fin da piccolo e che
in quella guerra aveva perso molto, troppo, non aveva assolutamente piacere che
anche il nipote facesse la professione della madre; vero che i tempi erano
cambiati, ma la paura era rimasta la stessa di tanti anni prima. E ora Ted non
sapeva che fare.
“Morph, tutto ok?”
Ice, nella sua indelicatezza, aveva volutamente
toccato un nervo scoperto, riservandosi di farlo in un momento di relativa
calma e senza altre persone nei paraggi.
“A meraviglia,” fu la risposta di Ted, che non alzò nemmeno lo sguardo dal
libro che stava leggendo.
“Anche con Amelia? L’altra sera non mi
sembrava…”
“Abbiamo risolto. Spero.” Tagliò corto. Non gli andava di parlare e Ice non insistette oltre.
In più, quella mattina, gli era arrivata una lettera di sua nonna che ancora
non aveva aperto e della quale si doveva occupare il prima possibile.
Andromeda, come previsto, non aveva fatto parola dei colloqui di orientamento:
per lei la questione era già risolta. Nella sua risposta, Ted non ne parlò a
sua volta.
Ted fissò per qualche istante la lettera da spedire a sua
nonna posandola poi sul tavolo. Prese un secondo foglio di pergamena e dopo
aver scritto poche righe lo mise in una busta.
“Molto indaffarato?” Ted si sentì abbracciare per il collo e la stessa persona
gli posò anche un bacio sulla guancia. Quei gesti normalmente gli procuravano
una sensazione di piacere che si propagava dal collo, lungo tutta la schiena ma
questa volta non sortirono quell’effetto.
“Amy…” la chiamò, spostando leggermente la sedia in modo da
farla sedere sulle sue gambe. “Ho chiesto al mio padrino di poterci vedere il
prossimo giorno di uscita ad Hogsmeade. Ti prometto
che farò più velocemente che posso e poi festeggeremo S. Valentino.” Le
sorrise.
“Va bene.” Amelia accettò; non era molto contenta ma sapeva che Ted in quel
momento era molto confuso e combattuto e parlare con Harry, il suo padrino, non
poteva che aiutarlo.