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Autore: Rie_chan    27/05/2009    2 recensioni
E' difficile dire cosa sia esattamente un eroe.
Spesso ci immaginiamo esseri perfetti dall'armatura scintillante, i cui confortanti riflessi dorati sembrano proteggerci, allontanandoci da ogni male. Non sapete quanto ci sbagliamo...

A distanza di qualche anno dalla storia originale, i protagonisti ormai adulti cercano di trovare una risposta, combattendo con un passato difficile da cancellare.
Genere: Drammatico, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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10 - Returners

Chapter 10: Returners


Strinse stizzita il labbro inferiore, forse con un po' troppa forza a giudicare dalla macchia scura comparsa non appena i denti bianchissimi avevano lasciato la loro illegittima posizione.
Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli, preoccupandosi di valutare ogni possibile alternativa.
Si era arrovellata il cervello a furia di formulare ipotesi e congetture, schemi tattici e probabili strategie di cui pensava si sarebbero serviti per attaccare il villaggio ed aveva rinunciato a più di un paio di ore di sonno per elaborare una controffensiva capace di garantire una risposta efficiente, immediata e soprattutto sicura, che tenesse in considerazione qualsiasi eventuale sviluppo. Aveva coinvolto tutte le squadre di cui disponeva, mobilitando indiscriminatamente jonin ed ANBU per attuare piani difensivi che sarebbero bastati a fronteggiare un assedio.
E credeva davvero, a ragion veduta, che quei metodi sarebbero stati più che sufficienti ad assicurarle la vittoria. Una vittoria schiacciante, a dirla tutta.
Avevano combattuto nemici ben più pericolosi ed agguerriti di quattro campagnoli male addestrati ed avevano sopportato scontri ben più lunghi ed esasperanti dei loro ridicoli assalti, uscendo vittoriosi da una guerra contro dei mukenin. Ricercati di grado S, non certo ladri di polli.
Quindi era lampante che quei ribelli sarebbero stati spazzati via senza alcuno sforzo e nessuna perdita, consentendogli di ostentare una prova di imbattibilità che avrebbe scoraggiato chiunque altro dal ripetere il medesimo atto. Così quell'attacco a sorpresa, nato per danneggiare Konoha, avrebbe finito invece con l'esaltarne la gloria, promuovendolo a villaggio valoroso ed inespugnabile, stroncando sul nascere ogni altro tentativo di rivolta.  
Una prospettiva che le era parsa convincente fin dal primo momento in cui aveva potuto leggere i sintetici avvertimenti di quel foglietto spiegazzato e che, anche per questo, aveva deciso di ignorare a dispetto del plausibile malcontento del suo mittente. Mittente che, con tutta probabilità, non avrebbe neanche più rivisto.
Perciò era andata avanti per la sua strada, ferma nella sua convinzione e determinata nel raggiungimento del suo obiettivo. Non era stata superficiale, tantomeno ottusa, ostinandosi nella sua idea solo sulla base di presupposti ragionati e fattibili. Era stata scaltra e calcolatrice, usando a proprio vantaggio un espediente che in realtà avrebbe dovuto nuocerle, ambiziosa e lungimirante come qualsiasi buon politico che avesse a cuore gli interessi del proprio paese.
Perchè lei era praticamente certa del suo trionfo. Ci avrebbe addirittura scommesso.
Peccato che lei, di solito, le scommesse non le vinceva.

All'inizio le cose erano andate esattamente come aveva previsto.
I danni dell'esplosione non erano stati ingenti ed i feriti potevano contarsi sulle dita di una mano. Ne era seguita una spettacolare quanto inutile entrata di scena, con cui dando sfoggio di una vanagloria assolutamente immotivata, quei patetici invasati avevano osato minacciarli di chissà quali terribili punizioni se non avessero acconsentito alle loro assurde richieste. Ma neanche il tempo che terminassero le loro ridicole rivendicazioni che i ninja di Konoha si erano già messi all'opera e, attivata la barriera, avevano ripristinato il silenzio in meno di cinque minuti.
Il peggio era venuto dopo.
Quando dal nulla era comparso un Jinchuuriki.
Un imprevisto che, per quanto avesse potuto pensarci, non avrebbe mai potuto tenere in considerazione.

E adesso osservava, in un misto di rabbia e sconcerto, l'evolversi della battaglia appena sotto di lei, incapace di prendervi parte.
Aveva intuito le intenzioni di Kakashi e l'idea di sgomberare prima lo stadio le era parsa la più adatta, perciò aveva assecondato il suo volere e, smistate tutte le unità difensive affinchè potessero facilitare le operazioni, si era poi preoccupata di dirigere le squadre mediche verso il recupero dei feriti e di richiamare le squadre ANBU, non più impegnate in periferia, per dare man forte contro i cloni di sabbia. Ma nonostante Shizune e Sakura avessero egregiamente fornito la loro preziosa collaborazione, occupandosi rispettivamente dell'uno e dell'altro compito, le decisioni da prendere e gli aspetti da considerare erano fin troppi per essere lasciati al caso o alla sola giurisdizione di un capo team per cui, vista la sua necessaria presenza, non aveva potuto abbandonare il suo posto nel palchetto e prendersi personalmente cura del loro nuovo ed inatteso ospite.
Anche se quell'irritante prurito alle mani l'avesse più volte tentata, era rimasta lì, amareggiata e frustrata, mentre il suo sguardo vagava frenetico nel tentativo di non perdersi alcun particolare dello scontro e la sua mente cercava disperata un metodo per mantenersi lucida e razionale, al fine di dispensare indicazioni valide ai Jonin che ininterrottamente venivano a farle rapporto.
E si era talmente abituata al loro continuo andare e venire da non preoccuparsi minimamente di soffermarsi ad osservare i loro volti o di accertarsi della provenienza e della posizione che ricoprivano. Avvertita della loro presenza unicamente dallo sbuffo della tecnica, aspettava che fossero quelli a parlare ed una volta elaborata la risposta adeguata, senza neanche voltarsi, si accorgeva di essere di nuovo sola grazie al medesimo tonfo.

Sapeva bene che se fossero rimasti soli, Kakashi non avrebbe impiegato molto a mettere fuori gioco quel procione sformato, perciò bloccata com'era, l'unico sostegno che avesse mai potuto fornirgli consisteva nell'abbreviare i tempi necessari all'evacuazione e rendergli possibile l'utilizzo dello Sharingan. Fortuna che, stando agli ultimi rapporti, l'arena fosse stata quasi interamente svuotata.
Ma proprio quando si era appena permessa di tirare un sospiro di sollievo, asciugandosi con una manica del mantello ormai logoro l'inspiegabile sudore che, sebbene immobile, le imperlava la fronte corrucciata, aveva visto Shikamaru perdere la presa sul suo bersaglio, accasciandosi a terra mortalmente pallido ed in preda a spasmi che, certamente, non potevano essere attributi alla sola stanchezza. E, stringendo convulsamente la presa sul debole parapetto di legno, non era riuscita a fare nient'altro che seguire agghiacciata i movimenti degli altri due ninja presenti, determinati ad evitare l'irreparabile, mentre, constatando con amarezza il loro insuccesso, avvertiva i resti sbriciolati delle travi tra le mani serrate.
Forse era stata l'assoluta fatalità del momento ad ottenebrarle i sensi, così normalmente affinati, e ad impedirle di captare immediatamente la presenza di un visitatore diverso dai precedenti.
Oppure era stato quel sottofondo di rumori ed urla, a cui si era suo malgrado abituata, a compromettere le sue percezioni, spronandola ad ignorare particolari insignificanti cui non avrebbe potuto più dare importanza.
Fatto sta che di fronte a quell'improvvisa folata di vento, accompagnata da uno sbuffo seccato e dallo scalpiccio di passi sconosciuti, non si era sentita minimamente di voltarsi.
Almeno non fino a che la sua voce irritata non le aveva raggiunto le orecchie.

"Non ti avevo detto di lasciar perdere...vecchia?"

Sussultò impercettibilmente, un attimo prima che un'enorme sfera di chakra azzurrino si riversasse sul loro nemico ed il suo sguardo nocciola si puntasse incredulo sull'arancione brillante, ormai visibile per il diradarsi del polverone. Fu allora che, senza alcuna necessità di ulteriori conferme visive, capì chi le avesse appena rivolto quelle parole astiose. E si ritrovò a sorridere, senza neanche sapere il perchè.

"Vedo che, nonostante gli anni, le tue maniere non sono migliorate." constatò un po' risentita, continuando ostinatamente a dargli le spalle, mentre l'altro si accigliava all'inconsapevole provocazione.

"'Fanculo l'etichetta! Non sono dell'umore adatto per stare dietro ai tuoi formalismi" sbraitò furioso, incapace di trattenersi, avanzando di poco verso la sua interlocutrice "...e comunque non hai risposto alla domanda" concluse senza cambiare tono, fermandosi infine a pochi passi da lei, nell'attesa di una replica che, sapeva anche lui, non gli sarebbe servita a molto.
Però la sua collera era tale da impedirgli di ragionare lucidamente, o di comportarsi con minore impeto - cosa che faceva di rado anche quando si trovava ad essere perfettamente calmo - specialmente al pensiero di essersi prodigato così duramente per scongiurare il pericolo e lei, invece di starlo giustamente a sentire, si era impuntata in quella assurda idea della festicciola di paese. Perciò adesso era vittima di un insano interessamento verso i motivi che avessero mai potuto spingere una Godaime ad infischiarsene apertamente della sicurezza e del benessere dei suoi concittadini per assecondare un misero capriccio visto che, se si escludeva un avanzato stato di demenza senile, dal canto suo non riusciva a figurarsi proprio nessuna spiegazione plausibile.

Eppure Tsunade, scocchiandogli finalmente un'occhiata di sbieco ed incrociando le braccia sotto l'immutato seno prosperoso, scelse di non soddisfare la sua curiosità, fornendogli al contrario un altro commento indesiderato, apparentemente incurante del colpo di grazia che stava sferrando al suo già stentato autocontrollo.

"Non credo sia il caso di perdersi in chiacchiere dato che il tuo bushin è impegnato con il Jinchuuriki...o piuttosto di lasciare che un bushin mi faccia un'interrogatorio invece di partecipare al combattimento." dichiarò infatti, uniformandosi allo stato d'animo dell'altro, dando prova di un'irritazione che ai suoi occhi cerulei apparve immotivata ed imperdonabile.

"Tu...vecchia..." sibilò stringendo i pugni, sul punto di esplodere.

Ma proprio quando stava per riversarle addosso la sua incontrollabile furia, desideroso di renderla partecipe di tutte le sue precedenti considerazioni, di sbatterle in faccia la realtà che sembrava non accettare, accusandola senza remore del fatto che era solo sua la colpa se si trovavano in quella situazione e soprattutto se lui era lì, se era ritornato nel posto in cui non avrebbe più voluto mettere piede, si era inaspettatamente bloccato, colpito da un singolo sussurro.
Un sussurro che era riuscito a farsi sentire a dispetto di tutto il fracasso che li circondava. E non avrebbe potuto.
Un sussurro che gli era giunto spaesato, esitante, agitato, spruzzato di una velata commozione e di una flebile felicità. Ma non avrebbe dovuto.
Un sussurro che gli aveva mozzato il respiro e l'aveva svuotato istantaneamente di qualsiasi altra emozione, lasciandolo atterrito e confuso, con un macigno sulla bocca dello stomaco.
Un sussurro che l'aveva costretto a guardarla, come ipnotizzato, costringendolo a fronteggiare quegli inconfondibili smeraldi.

"Naruto?" soffiò la ragazza dai capelli rosa mentre mille e più domande le morivano in gola, privandola della voce e di qualsivoglia pensiero coerente.

Chiudendo piano le palpebre, quello aveva repentinamente distolto lo sguardo, tornando a concentrarsi nuovamente sulla figura della sannin che, immobile ma non senza una nota di rammarico, aveva assistito alla scena.

"Almeno fai in modo che nessuno mi venga dietro" sbottò, corrugando la fronte seccato non appena aveva notato la sua meraviglia "Nessuno deve seguirmi. Per nessuna fottutissima ragione...hai capito?"
scandì ancora con estrema e studiata chiarezza per accertarsi che, almeno stavolta, ascoltasse le sue parole.

"E questo cosa dovrebbe...al diavolo!" imprecò Tsunade, vedendolo scomparire nella consueta nuvola di fumo prima che potesse concludere la sua richiesta.

Quasi colpevole, aveva ignorato di proposito l'occhiata interrogativa di Sakura e, decisa a posticipare tutte le opportune delucidazioni a circostanze meno caotiche, era tornata ad interessarsi allo scontro nell'arena, attirata dai rumori non proprio incoraggianti che sentiva provenire dalla stessa.
Notò la sagoma inerme di Shikamaru essere trasportata in spalla da Sai verso un gruppo di ninja medici disposti sulle tribune e scrutò l'espressione indecifrabile ed attenta di Kakashi che, in ginocchio e con lo sharingan ancora attivo, lanciava indicazioni precise alle poche figure ancora presenti, intimando loro di allontanarsi al più presto.
Infine si soffermò su quell'inafferrabile riflesso giallo ed arancione, scoprendolo
eccessivamente luminoso per quella notte così buia, che con una velocità ed una destrezza a tratti inumane sembrava teletrasportarsi da una parte all'altra del perimetro a sua disposizione, intercettando ogni movimento del suo avversario, parandone qualsiasi attacco e contrattaccando con forza e precisione. E solo quando aveva visto il Jinchuuriki sfondare una delle mura ancora intatte e, grazie alla forza del portentoso pugno infertogli, volare a parecchi chilometri di distanza verso la vegetazione fitta ed impenetrabile, ormai invisibile ai loro occhi, aveva compreso le reali intenzioni di Naruto.

"Non avvicinatevi alla foresta...o mi incazzerò davvero!" aveva urlato il biondo, minaccioso, rivolgendosi un'ultima volta a lei prima di svanire anocora.

Non seppe dire se fossero passati solo pochi secondi, alcuni minuti o un'ora intera da quel monito.
Era stata troppo indaffarata a diminuire gli effetti negativi di quel disastro, a raccogliere i cocci dell'orgoglio di un villaggio ingiustamente ferito, per preoccuparsi del tempo trascorso, di ciò che stesse combinando quello scalmanato o del perchè del suo gesto. Solo un particolare aveva avuto il supremo privilegio di attirare la sua attenzione.
Il silenzio pensieroso ed attonito dei pochi spettatori rimasti tiranneggiava incontrastato, nonostante non ve ne fosse la minima intenzione. La paura e lo sgomento erano stati tali da ammutolire anche i più loquaci ed i dubbi e le incertezze così profondi da non poter essere espressi con semplici parole. Un macabro regno di quiete senza pace, di oblio senza veglia, di ombra senza luce.
Alla fine però qualcuno aveva osato usurpare il suo trono, strappando il mondo da quella coltre di tranquillità fittizia.
E dalle profondità della foresta, il grido straziato di una bestia agonizzante era stata l'ultima cosa che furono in grado di sentire.








Uno, due, tre. Imprecazione. Uno, due, tre. Albero sradicato. Uno, due, tre. Urlo furente.
E dopo altri tre secondi, tutto daccapo.
Scosse con scetticismo la testa bitorzoluta, roteando gli occhi esasperato. Era forse la centesima volta che si ripeteva quell'insensato bailamme.
Certo, gli echi provenienti dal villaggio vicino gli suggerivano l'assoluta impossibilità di compromettere la sicurezza del loro nascondiglio, coprendo abbondantemente il frastuono generato da quel singolo umano e focalizzando opportunamente le attenzioni di qualsivoglia abitante su eventi molto meno frivoli ma non più violenti, però tentare di disintegrare un boschetto innocente non credeva fosse il modo migliore per ammazzare il tempo e neanche il più produttivo. Almeno per la sua salute. E per quella del boschetto, ovviamente.

Non che la cosa gli interessasse granchè, tantomeno riusciva a preoccuparsi dello stato d'animo o degli attuali pensieri di quel pazzo omicida, però adesso stava decisamente esagerando.
Sapeva di non essere stato evocato in quel posto unicamente per assistere alla sua stupida sfuriata e che le danze si sarebbero aperte a breve, consentendogli un piacevole passatempo, ma l'idea di starsene lì, a vederlo saettare senza controllo da una parte all'altra del suo campo visivo e sprecare scioccamente le sue preziose energie alla vigilia di una battaglia, non gli suonava molto suggestiva.
E fu dopo l'ennesimo tronco abbattuto che decise di violare il suo alterato mutismo.

"Ehi moccioso, datti una calmata o rischi di schiattare prima di combattere!" berciò Gamabunta, fissando spazientito quella chioma dorata arrestarsi bruscamente e ricambiarlo con due occhi azzurro cielo ardenti d'ira.

"Calmarmi?...Calmarmi boss? E come diavolo faccio?" inveì Naruto, in un crescendo involontario "hai visto anche tu quello che è successo no?" chiese accalorandosi, puntando il dito in direzione del sopraccitato ammasso di edifici, ben poco visibile dal luogo in cui si trovavano.

Il re dei rospi voltò il capo dalla parte opposta, aspirando nervosamente dalla sua enorme pipa per lasciarne fuoriuscire una densa nuvoletta grigiastra.
Quelle non erano affatto domande che richiedessero realmente una sua risposta. Qualsiasi cosa avesse detto non sarebbe servita a farlo tacere e se anche l'avesse tramortito con una zampata, ipotesi che gli aveva seriamente accarezzato la mente in più occasioni, era sicuro che, seppur incosciente, avrebbe continuato ad agitarsi e a mormorare inutili fandonie. Tanto valeva mettersi comodo e fare finta di ascoltare.
Quindi, stendendosi meglio sul manto erboso e poggiata la testa su un gomito, sbuffò contrariato, rassegnandosi all'imminente monologo.

"Che cazzo gliel'ho mandato a fare Gamatori se quella vecchia si ostina a fare quello che cazzo le pare?" proseguì quello infatti, totalmente ignaro della reazione dell'altro.

Non c'era da meravigliarsi in fondo.
Vedere snobbate così apertamente le proprie parole era qualcosa che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque. Figurarsi a lui che, dopo una corsa contro il tempo che non gli aveva neanche lasciato un attimo di respiro per garantirsi una pausa o la possibilità di mettere qualcosa sotto i denti - esclusa una ciotola di ramen racimolata, non proprio legalmente, da uno dei suoi bushin all'Ichiraku - giunto alle tanto agognate porte del villaggio, invece di trovarvi ninja agguerriti ed una difesa impenetrabile, aveva scorto un esercito di jonin annoiati e indolenti ed un marasma di festoni colorati.
Lui aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per raggiungere Konoha, spingendosi ben oltre i limiti umani, per percorrere da Iwa la distanza che lo separava dal suo prossimo obiettivo e, quando alla fine si era rilassato al ricordo di alcuni sigilli dislocati in prossimità del Tempio del Fuoco e li aveva usati, diminuendo drasticamente e miracolosamente le probabilità di insuccesso, scopriva che i suoi sforzi erano stati ignobilmente vanificati per le scempiaggini di una vecchietta ostinata.
Era pur vero che Tsunade non era mai stata tipo da lasciarsi comandare a bacchetta, tanto più da un ordine categorico senza alcuna spiegazione di contorno, ma preso dalla gravità dei fatti e fin troppo frettoloso ed impulsivo per valutare attentamente tutte le variabili, aveva scelto una soluzione semplicistica al problema, senza curarsi dei dettagli e delle possibili conseguenze.

"E poi che urgenza poteva mai avere un fottuttissimo matsuri del cazzo?" ruggì, ancora incapace di trovare una giustificazione.

In effetti la sua mente era fin troppo semplice per addentrarsi nel complesso sistema dei giochi di potere e delle strategie governative. Per lui quel comportamento poteva spiegarsi con motivazioni ben più elementari.

"Ma no lei doveva festeggiare! Doveva divertirsi ad allestire le bancarelle e vedersi i fuochi d'artificio!" fu appunto il commento successivo, accompagnato dall'addio di una quercia secolare a gran parte della sua corteccia.

"Mica dovevo scriverglielo a caratteri cubitali che c'era un Jinchuuriki in giro?" esordì, dopo essersi guadagnato un'occhiata scioccata di Gamabunta, strappato dal mondo delle sue concrete e, certamente molto più fruttuose, riflessioni dal rumore del colpo precedente "anche se lo avessi fatto scommetto che se ne sarebbe fottuta lo stesso!" concluse a mo' di scusa, passandosi quasi febbrile, una mano tra i capelli scompigliati.

"'Fanculo lei e questo dannatissimo villaggio! Merda, lo sapevo che non avrei mai dovuto ritornarci!" imprecò infine, quando tutti i bushin avevano fatto finalmente ritorno alla loro fonte.

Già, il punto era proprio quello.
Gli avvertimenti ignorati, le fatiche superflue, l'atteggiamento saccente e presuntuoso che avevano accolto le sue ragionevoli critiche non erano la reale causa del suo malcontento. Non del tutto comunque.
Forse se quel fatto non avesse riguardato il villaggio della Foglia, non se la sarebbe presa tanto a cuore e magari avrebbe anche potuto decidere di trascorrere quell'attesa snervante senza sentire il bisogno di prendersela con ogni oggetto o essere vivente che avesse avuto la sfortuna di finire nel suo raggio d'azione.

Però era proprio Konoha ad essere sotto attacco.
 
La stessa Konoha che le aveva giurato di proteggere sempre, nonostante tutto.
La stessa Konoha in cui aveva trovato la sua famiglia, in cui aveva instaurato i legami più importanti, in cui aveva vissuto i momenti più felici e significativi della sua esistenza, anche se ora non ne era rimasto che cenere.
La stessa Konoha in cui aveva conosciuto l'amore ed in cui, quello stesso amore, non era mai sbocciato.
La stessa Konoha in cui dal nulla era riuscito a ricostruirsi una vita, in cui senza mai arrendersi era riuscito a riconquistarsi quel futuro di speranza ingiustamente negatogli dalla nascita, e in cui in una sola terribile notte aveva visto distruggere tutti i suoi traguardi.
La stessa Konoha in cui aveva desiderato non tornare mai più.

Perchè, dopo quel giorno, non c'era più stato posto per lui in quel villaggio.
Lui stesso non se n'era più sentito parte.

Rivedere il suo volto, i suoi occhi, il suo sorriso e fingere di provarne piacere a sua volta era una recita che non avrebbe mai più potuto mettere in scena.
Il pensiero di non poterla toccare, accarezzare, abbracciare e mostrarle chiaramente i suoi sentimenti era un'agonia che non avrebbe più potuto sopportare. Non dopo essersi macchiato di un simile peccato.
Perchè era stato lui stesso a dirlo, in passato, quando erano in procinto di recuperare Sasuke dal covo di Orochimaru e, come sempre, aveva tenuto fede alle parole che aveva proferito.

"Chi non riesce a salvare un amico non ha il diritto di diventare Hokage"

E lui, purtroppo, aveva fallito miseramente.
Perciò ritrovare tutti quei posti familiari, rivedere quelle facce amiche, posare impunemente lo sguardo su di lei, assaporare ancora la felicità che non meritava affatto, erano cose che non poteva permettersi.
E forse era proprio per questo che aveva avuto quell'allucinazione. Si, senza dubbio.
Quegli occhi puri e chiarissimi non potevano essere altro che uno scherzo della sua mente affaticata e del suo senso di colpa.
Perchè, nonostante fosse scappato il più lontano possibile dal suo dolore e dalle sue responsabilità, nonostante vi avesse frapposto quanti più chilometri fosse stato in suo potere, non aveva mai potuto dimenticare.
Com'è che si dice?
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Cazzate.

"Allora ragazzo abbiamo finito con le lamentele inutili? Guarda che tra un po' si comincia!" proruppe d'un tratto il rospo gigantesco, interrompendo bruscamente la sua concitata arringa e riportando la sua attenzione verso questioni ben più urgenti dei suoi sproloqui.

"Si, hai ragione. Scusa, boss!" convenne Naruto, rilassandosi istantaneamente.

Aveva avvertito anche lui il rumore dei rami spezzati ed il tonfo del loro prossimo bersaglio, giunto finalmente al loro cospetto, aveva sancito l'inizio inesorabile del suo originario proposito.
Le sue labbra si incurvarono in una risata priva di divertimento alla vista del Jinchuuriki che si rialzava a fatica dopo il colpo e, saltanto rapido sulla testa di Gamabunta, si morse il dito facendone fuoriuscire il sangue necessario. Srotolò una vecchia pergamena, macchiandola con quel liquido rosso scuro, stendendolo affinchè formasse dei kanji particolari, mentre questa volteggiava ancora in aria.

"E adesso diciamo addio a Shukaku!" esclamò, assottigliando gli occhi ormai violacei, un attimo prima che la terra fosse coperta da un'insolita e viscosa pioggia rossa.








Buio. Non c'era null'altro che quello.
Chiusi o aperti che fossero, i suoi occhi infuocati e terribili non distinguevano alcuna forma nè contorno, sommersi da un'oscurità totale e soffocante. Un universo desolato e vuoto, rotto dal ritmico ticchettio delle gocce d'acqua sul pavimento in parte allagato.
Le luci che in passato sembravano illuminare la sua indesiderata prigione sembravano essersi improvvisamente estinte, come a voler sottolineare il cambiamento dell'anima che l'ospitava.
Non ne aveva paura, tantomeno alcun tipo di interesse.
L'unica cosa che l'animava era la rabbia cieca verso il suo carceriere e verso tutti coloro che intralciavano il suo sogno di libertà. Specie adesso, ad un passo dalla sua realizzazione.
Mosse con stizza la zampa ancora imprigionata dalle catene, dalla presa sempre meno ferrea, mentre le code sferzavano quasi del tutto prive di freni contro le sbarre arruginite.
Un ghigno malefico si disegnò sulle sue fauci fameliche alla vista del sigillo ormai consunto e strappato in più punti ed una risata spaventosa riecheggiò in quegli ambienti inospitali e provati, a dimostrazione del suo compiacimento, quando una nuova e violenta fiammata ne aveva bruciato un altro lembo.
Non mancava molto al suo ritorno.

Presto avrebbe nuovamente rivisto il sole, seminando morte e distruzione in quel mondo indegno.
E l'avrebbe fatto con il suo stesso corpo.






Piaciuto? A me si, molto.
Sarà perchè c'è Naruto (si penso proprio sia questo il motivo principale) sarà perchè per una volta mi sono attenuta molto al titolo che di solito scelgo anche per altre motivazioni. In effetti ritornano molte cose. Ritorna il silenzio, ritorna Naruto, ritornano i ricordi ed i sensi di colpa, ritorna Kyubi...o forse non avrei dovuto dirvelo...be' credevo che nell'ultimo pezzo si capisse. Anche le frasi ritornano spesso, molto simili e si, è una cosa voluta, non sono impazzita a scrivere sempre le stesse parole credetemi! :P
Comunque chissà cosa state pensando dopo aver letto il pezzo centrale, sono proprio curiosa XD Prima di fare le vostre possibili congetture, ricordatevi solo che Naruto (il suo bushin in  realtà) ha visto anche altra gente nei capitoli precedenti. Ah poi visto che mi è stato riferito che non si capiva ho specificato che Shikamaru NON è svenuto per la semplice stanchezza, nella scena del combattimento nel cap 7 c'è un qualche indizio che forse potrebbe aiutarvi, altrimenti non vi resta che aspettare la mia spiegazione XD
Be' adesso vi saluto che è l'una di notte ed io sono qui ad aggiornare anche se domani(che in realtà sarebbe oggi) dovrei andare all'università. Ma a voi giustamente non importa proprio XD
Prima però i ringraziamenti in particolare:
andrea83_2007: che dirti? Mi hai resa immensamente felice con tutti i tuoi complimenti davvero, ma da qui a definirmi scrittrice o ad associarmi a "mostri sacri" come le vere scrittrici che hai nominato ce ne vuole, credimi. Non lo dico per falsa modestia ti assicuro, ma la mia fic non è tutta questà "eccezionalità"! Cerco di scrivere in italiano, visto che sono italiana ed anche molto patriottica ed il congiuntivo mi sta particolarmente simpatico e cerco di dare un senso a quello che scrivo, evitando per quanto più mi è possibile di scadere nel patetico sentimentalismo che proprio non sopporto. Quindi puoi immaginarti quanto mi abbia fatto piacere che la fic non ti sia sembrata smielata, spero solo che il qui presente capitolo non ti abbia deluso e che vorrai ancora seguirmi! Grazie mille per la tua meravigliosa recensione!
bravesoul: grazie mille anche a te per i complimenti! Spero che questo capitolo possa piacerti come i precedenti!
_matthew_: Ciao!!!! Che bella sorpresa è stata ritrovarti tra i commentatori!!!  Sono felicissima che il capitolo nove, tanto lungamente atteso e di questo scusami ancora, ti sia piaciuto. Devo confessarti che in realtà mi sono rifatta molto ai tuoi consigli per scriverlo, visto che mi avevi detto di usare suspance per i combattimenti, ce ne ho messa quanta più potevo XD Spero che anche questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative! Ti ringrazio infinitamente per il tuo ritorno!

Infine, come sempre, ringrazio i lettori e tutti quelli che seguono il mio sclero, invitandoli a lasciarmi le loro opinioni, di qualunque natura. Se volete potete anche contattarmi dal form contatta autori, come qualcuno ha già fatto. Ah a questo proposito ringrazio la ragazza che mi ha inviato la mail, spero che la mia risposta le sia arrivata e per izayoi007: quando leggi il capitolo (e se ne vuoi parlare sennò ignorami pure non preoccuparti) contattami tu su msn, non aspettare me, che altrimenti io aspetto che tu lo legga e non ti contatto mai!

E con questo è davvero tutto! Alla prossima bye bye^^




Coming soon: 11 - Victory fanfare

A tutti sembrò di aver visto una striatura rossa lampeggiare nei suoi occhi per qualche istante. Ma nessuno osò confidare le proprie impressioni agli altri, convincendosi poi che si trattasse solo di un brutto scherzo delle loro menti affaticate. Così ciò che rimase fu unicamente un profondo senso di inquietudine. Eppure quel lampo rosso era tutt'altro che semplice immaginazione.

  
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