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Autore: livevil_99    07/01/2017    3 recensioni
"Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo."
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"- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto.
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando.
[...]
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico."
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(DESTIEL)
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Pentateuco | Genesi

“Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti". Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.
Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
[...]
Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.
Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.
Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: essi e tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita. Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui.
Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. 
Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì.
Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.”








Dean stava guidando. L'Impala sfrecciava sull'asfalto bollente della route 66. Era estate e il sole era alto. Indossava solo una leggera camicia di flanella con un paio di bottoni sbottonati sul davanti e le maniche lunghe arrotolate sopra i gomiti. 
Sam era seduto accanto a lui. Come sempre. Dormiva. I suoi capelli scompigliati coprivano buona parte del viso. 
Una goccia, - Dean non ci fece caso, Sam dormiva - ma una goccia era caduta sul parabrezza della macchina. 
Dean muoveva ritmicamente la testa seguendo la musica rock che usciva dalla radio a basso volume. Tamburellava le dita contro il volante rivestito di pelle. Il motore faceva le fusa e il cacciatore sorrideva leggermente mentre cambiava le marce. 
Un'altra goccia. Questa volta Dean la vide ma non ci diede peso. 
Il cielo era limpido, azzurro, nemmeno una nuvola a turbare l'armonia. 
Fu come una serratura che scattava, un pulsante premuto. 
La pioggia iniziò a imperversare copiosa. Gocce d'acqua grandi e pesanti iniziarono a colpire il parabrezza in modo frenetico. 
Sam sobbalzò e si svegliò portando una mano alla cintura, dove teneva la sua pistola. Era pronto. Sam era un cacciatore e, tra le altre cose, significava non dormire mai davvero. Una volta Bobby gliene aveva parlato, quando Sam era ancora troppo piccolo anche solo per impugnare una rivoltella. Riusciva perfino a ricordare i suoi occhi seri e lucidi che ancora non conoscevano rughe. 
"Un cacciatore non dorme mai davvero, Samuel." gli aveva detto "Un cacciatore ha sempre almeno un occhio aperto o un orecchio sveglio.". 
Sam non aveva capito, lo aveva guardato con i suoi occhi verdi da bambino e aveva annuito con convinzione, così come suo padre gli aveva insegnato. 
Adesso sapeva che cosa intendeva Bobby. Lo aveva provato sulla sua pelle. 
Dean assunse un'espressione più seria mentre cercava di vedere la strada oltre il muro d'acqua che scorreva come in una cascata sul parabrezza. Aveva rallentato e ora teneva morbido il piede sull'acceleratore. 
- Sta... piovendo con il sole? - chiese Sam alzando un sopracciglio. 
Dean gli lanciò un'occhiata perplessa ma non disse niente. Lo sguardo fisso sulla strada. 
- Non mi sembra normale. -  sentenziò Sam dopo aver osservato un po' le grandi gocce che colpivano come proiettili il finestrino. 
- Tu non mi sembri normale! - esclamò il fratello. - Ma cosa ci metti dentro quei frullati? Questo non è un caso, Sammy. - 
Silenzio. Per un attimo fu solo lo scrosciare della pioggia.
Sam scrollò le spalle poco convinto. 
- Potrebbe esserlo. - sussurrò perso nei suoi pensieri. 
Dean non disse nulla, si limitò a scuotere la testa. 
Aguzzò la vista e una ruga di espressione prese forma in mezzo ai suoi occhi. Saldò la presa sul volante mentre alcuni raggi di sole iniziavano a ferirgli gli occhi. 
Sam si riappisolò, cullato dallo scrosciare costante della pioggia. 
Dean continuò a guidare, e nonostante avesse ormai percorso milioni di strade per miliardi di chilometri, non si stancava mai di stare al volante. Condusse la macchina fino al bunker e parcheggiò in garage. 
Le ore gli erano scivolate addosso. 
La pioggia non aveva cessato un secondo né era diminuita di intensità. 
Sam spalancò gli occhi appena Dean spense il motore. 
Le portiere cigolarono e i due fratelli scesero dalla macchina. 
Sam si diresse a passi lunghi verso il salone. Il garage si collegava tramite un lungo corridoio, costellato da piccole lampade a muro, al grande salone all'ingresso e alla biblioteca. 
Appena Sam spalancò la porta, gli occhi di Dean si illuminarono. 
Cass era in piedi in mezzo alla biblioteca e si guardava intorno spaesato. 
- Sam, Dean, vi stavo aspettando. - disse in tono solenne. 
Dean avanzò verso di lui e lo cinse in un abbraccio fraterno. 
Indugiarono qualche attimo di più su quell'abbraccio, qualche attimo che bastò a Sam ad inarcare un sopracciglio, leggermente perplesso.
Dean guardò l'angelo con un mezzo sorriso.
- Come stai, uh? È da un po' che non ci si vede! - 
Cass fece qualche passo nella stanza.
- Sono stato... Occupato. - 
Dean increspò le sopracciglia ma non disse nulla. 
- Cosa ti porta qui, Cass? - chiese Sam posando la sua borsa su un tavolo della biblioteca. 
Castiel staccò il suo sguardo dagli occhi di Dean, scosse la testa, come se volesse riprendersi da un momento di distrazione. 
- La pioggia. - disse serio fissando Sam negli occhi. 
Sam lanciò un'occhiata al fratello e ridacchiò sotto i baffi. 
- La pioggia. - intervenne ironicamente Dean. - La pioggia ci ucciderà tutti. -scosse le mani in aria, mimando una reazione impaurita. Si avvicinò ad un bancone appoggiato alla parete e bevve qualche sorso da una birra che era stata lasciata a metà chissà quanti giorni prima. 
- Sono serio, Dean. - disse Cass. - Questa pioggia non si fermerà. - 
Sam rimase in silenzio, aveva spostato dei libri da un tavolo e vi si era appoggiato. 
- Beh, stai parlando con le persone sbagliate. - esordì Dean sarcastico - Siamo cacciatori, non meteorologi. - 
Cass scosse la testa e gli si avvicinò. Le sue dita tremavano inquiete. 
- Tu non capisci... - 
- No, non capisco. - disse Dean con amarezza - Illuminami bell'angioletto.- 
Sam assottigliò gli occhi, attento, misurato. 
- Lascialo almeno parlare, Dean! - lo rimproverò. 
Il fratello maggiore alzò le mani in segno di non colpevolezza. 
- Questa pioggia durerà giorni, mesi, forse anni! - disse Castiel in maniera frenetica. - Non si fermerà né diminuirà di portata finché tutto non sarà sommerso. - 
A quel punto Sam capì. - Stai dicendo che...? - 
- Sì. - rispose Cass fissandolo negli occhi. - È un diluvio universale. - 

Sam si congedò e si diresse verso il bagno. Aprì al massimo l'acqua fredda della doccia. I soffitti erano alti e spaziosi. Sam si buttò sotto il getto potente. I capelli lunghi iniziarono ad incollarsi alle tempie e a lambire i contorni marcati del viso come foglie attorno a un frutto. 
Succedeva ogni volta, pensò, ogni volta che stavano attraversando un periodo tranquillo, qualche vampiro o mutaforma ogni tanto, ogni volta arrivavano ad un punto in cui dovevano di nuovo salvare il mondo. 
Aprì gli occhi verdi venati da rossi capillari e prese un respiro. 
I suoi muscoli contratti al contatto con l'acqua gelata. Lo aiutava a rimanere concentrato, sveglio, reattivo, pronto per ore ed ore di ricerche sui libri della biblioteca. 
Continuava a chiedersi perché proprio loro due. Non riusciva a spiegarsi perché non potessero essere semplicemente due fratelli normali, i Winchester. Ma per quanto ci provasse, non riusciva ad immaginarsi Dean senza la caccia. L'adrenalina, pensò, era parte di lui. 
Chiuse la manopola della doccia e uscì dal box gocciolando. Minuscole goccioline attraversavano il suo fisico scolpito fino ai piedi. A terra si formò una larga pozza d'acqua. Afferrò un asciugamano pulito e se lo aggiustò intorno alla vita. 

Dean e Castiel erano rimasti soli in salotto. Sam li aveva lasciati da poco e si era creato un silenzio imbarazzante tra i due. Dean si schiarì la voce ed iniziò a fischiettare. Si avvicinò verso un bancone dove erano posizionate due grosse bottiglie di bourbon e gin. Aprì con il pollice il tappo del bourbon. L'odore del liquore riempì la stanza. 
Dean ingoiò qualche sorso alla canna. Il bruciore attraversò il suo esofago, il calore avvolse l'uomo dall'interno. 
Castiel rimase immobile, nello stesso punto in cui era quando Sam se n'era andato. 
- Occupato eh? - mormorò Dean più a sé stesso che all'amico. 
Castiel annuì. 
- Gli Angeli in paradiso sono ormai pochi. Paurosamente pochi. - 
Dean increspò le sopracciglia. - E...? - lo invitò a continuare. 
Castiel esitò un secondo e abbassò lo sguardo. 
- Stiamo cercando di... Beh... Ecco... - 
Dean continuò a fissarlo con aria interrogativa, le sopracciglia aggrottate. Il sapore del liquore ancora vivido nel suo palato. 
- Cosa? - chiese innocentemente. Bevve un altro piccolo sorso e iniziò a spostare il liquido nella bocca con la lingua. Quel sapore amarognolo e pungente lo aiutava a non pensare troppo ai problemi. 
Cass esitò. Deglutì. Guardò Dean e piegò leggermente la testa di lato. 
- Uhm... Stiamo cercando una maniera per riprodurci. - 
Dean sputò il liquore che non aveva ancora ingoiato e scoppiò in una risata fragorosa. 
Castiel rimase impassibile, solo la palpebra dell'occhio destro tremava impercettibilmente. 
- Dean, non è una questione da ridere! - 
Il cacciatore cercò di contenere le risate portandosi una mano alla bocca - Si, si! - disse con le lacrime agli occhi. - Quindi state cercando di combinarvi appuntamenti tra di voi? - chiese con tono ironico e scoppiò di nuovo a ridere. 
- Gli angeli non possono riprodursi come gli umani. Non è così semplice. - mormorò Castiel passandosi stancamente una mano tra i capelli. 
In quel momento Sam fece capolino nella stanza.
I capelli bagnati gli solleticavano le spalle nude e i jeans gli cadevano larghi sui fianchi. 
- Cosa succede? -
- Cass vuole organizzare un’orgia paradisiaca per salvare il suo popolo dell'estinzione. - rispose Dean sghignazzando. 
Castiel corrugò la fronte, non comprendendo appieno l'ironia dell'amico. 
All'inizio Sam parve stupito, soffocò una risata e mosse qualche passo in direzione dell'angelo mentre con l'asciugamano che aveva sulle spalle cercava di tamponare le gocce che scendevano dalle punte dei suoi capelli e gli attraversavano il torace in una miriade di linee curve e sinuose. 
Mise una mano sulla spalla di Castiel. Il suo trench era umido e odorava di pioggia. 
- Buona fortuna. - gli disse rivolgendogli lo sguardo più empatico che era riuscito a fingere. 
Salì gli scalini che portavano alla biblioteca. Si accomodò ad un tavolo e aprì la borsa che aveva lasciato lì poco prima. Ne tirò fuori il computer. 
Sam accarezzò la superficie liscia, piena di graffi e aprì il portatile. 
Era già acceso, iniziò a digitare sulla tastiera. 
Dean intanto si era ricomposto e aveva fatto l'occhiolino a Castiel prima di dirigersi in cucina a prendere qualche birra fredda. 
L'angelo si avvicinò a Sam. 
- Non pensi che prima di iniziare le ricerche debba raccontarvi quello che so? - 
Sam smise di digitare compulsivamente caratteri e chiuse il computer di scatto proprio nel momento in cui Dean fece ritorno nella stanza con una cassetta di birre. Si sedette vicino al fratello con la sedia al contrario, posando il mento sullo schienale. 
- Allora? - chiese aprendo la sua birra coi denti
   
 
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