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Autore: Made of Snow and Dreams    07/01/2017    1 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
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Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Notti di noi






La Fame - Parte 2

 




Lo spirito bruciava e l’ago le sembrava rovente mentre Argot, con dovizia, affondava la punta nella sua pelle. Pizzicava. I lembi della ferita si avvicinavano, guidati dalle mani inesperte del bambino che spargeva l’alcool sulla schiena di Jane, scostando gli strappi del vestito che si era premurato di lacerare per curarla al meglio.
Jane stringeva i denti per inghiottire qualsiasi gemito per il dolore che, comunque, non era lontanamente paragonabile con quell’incendio che l’aveva resa vulnerabile in meno di pochi minuti. Era più una sorta di fastidioso prurito; ad ogni secondo che passava, nuove cellule rimpiazzavano quelle distrutte e una nuova epidermide s’andava costruendo sotto la pelle, rendendola più resistente e coriacea che mai.
Sarebbe un bene o un male?
Era docile sotto le mani di Argot, mentre ruotava il busto in tutte le angolazioni che potessero permettergli di lavorare con più facilità. E lui annodava, stringeva, cauterizzava come un esperto chirurgo, perdendo il conto del tempo, tamponava il sangue in eccesso e fasciava per bloccare l’emorragia.
Quando finì, l’intera schiena e l’intero torace di Jane the Killer erano avvolti da strati di fasciature. Con un sospiro di orgoglio, Argot sorrise. Azzardò a carezzarle la piega del gomito, conscio del fatto che la sconosciuta, almeno per quel momento, era fuori pericolo.

‘Ehy, ho finito. La tua schiena sta decisamente meglio, sai? ‘ esclamò, tutto soddisfatto. Osservò la ragazza strisciare sul pavimento, ancora intorpidita, e lanciare un’occhiatina guardinga con la coda dell’occhio sulla parte interessata. Mugugnò qualcosa d’indefinibile e mosse le gambe. L’attrito del pavimento duro e ruvido contro la sua pelle le procurò una scossa di brividi che la fecero sobbalzare. Le sue pulsazioni erano deboli, ma pian piano le sentiva rafforzarsi. Il battito del suo cuore rimbombava sulla sua giugulare come dei violenti colpi su un muro, come se un gigante stesse martellando su un gigantesco tamburo il suo pugno ad un ritmo sempre crescente, trascinando ogni cosa, facendola gorgogliare per il piacere sempre crescente; un cuore che si rifiutava di morire.

Chiuse gli occhi, e nel momento stesso in cui scosse la testa in un teso sospiro, quella sinfonia decrebbe, iniziando ad allontanarsi. Le sue orecchie accoglievano il canto degli uccelli, la brezza sempre più calda, il fruscio dell’erba e delle fronde in lontananza, e il sangue tornò a fluire pacifico nelle sue vene mentre quel suono si stabilizzava nel suo petto. Sorrise, da sotto la maschera: era salva, lo era davvero. Era viva. E il dolore che sentiva alla schiena non era niente a confronto con quella meravigliosa consapevolezza, nell’essere al sicuro, nel mondo dei viventi. Quelli veri.

‘Grazie. Sul serio, io… io non so come ringraziarti. ‘ mormorò Jane, riconoscente. Sfiorò con la mano sinistra la maschera sorridente, preda dell’impulso di sfilarsela per mostrare il suo sorriso al suo salvatore, ma poi la lasciò ricadere a terra: lo avrebbe solo impaurito se gli avesse mostrato il suo vero volto.
Argot parve non accorgersi di nulla. Guardò oltre i pilastri che sorreggevano il tetto in legno, poi sorrise contento. ‘Non ne hai bisogno, ‘ squillò, ‘sono felice di averti aiutata. Hai altre ferite, piuttosto? ‘
Già. Hai altre ferite, Jane?
‘No. ‘ scosse la testa Jane. Deglutì, un nuovo pensiero affacciatosi nella mente. ‘No. Dimmi una cosa, piuttosto. I tuoi genitori – tuo padre, tua madre – sono in casa? ‘
Un’ombra calò sugli occhi grigi di Argot. Tacque per qualche istante, abbassò lo sguardo. Morse il labbro inferiore con i denti fino a farlo sbiancare. ‘No, sono solo. Mio padre si trova fuori città per il lavoro. E mia madre… ‘ tentennò, e i gli incisivi affilati attaccarono il labbro con più veemenza. ‘… mia madre è morta. ‘ concluse a bassa voce, come se temesse di svegliare qualcuno.
‘Oh… mi dispiace tanto. ‘ Davvero, ti capisco. Molto bene. ‘Quanto rimarrà fuori tuo padre? Quando torna?
‘Circa tre giorni, forse anche meno. ‘ rispose Argot. Poi i suoi occhi s’incupirono maggiormente, spiarono la maschera alla ricerca di un segno che riuscisse a decifrare il volto che si celava dietro. La bocca si assottigliò, diventando una sottile linea carnosa. Guardò Jane con sospetto rinnovato.
No, non guardarmi così! Merda… non scoprire, non scoprire…
‘Perché me lo chiedi? ‘
Maledizione!
‘Perché… ‘ balbettò Jane - Già, e ora che gli dici, eh? -, in preda all’ansia. Lanciò una fugace occhiata alle sue mani guantate, e i capelli che le ricaddero sulle guance la rassicurarono. Pensa, Jane, pensa! Come posso spiegare a un bambino la mia vera identità? ‘Perché… io… ‘ Diglielo, sputa fuori di essere una criminale con la pelle ustionata, dillo pure al bambino! Fallo, e dimostrerai a te stessa di essere folle tanto quanto Jeff, anzi, più di Jeff!
Uno sciame di idee banali quanto non credibili si affollarono nella mente di Jane. Sentiva il sangue affluire sotto le guance per il forte imbarazzo, e fissò gli steli di paglia disperatamente, come se potessero offrirle la scusa perfetta tempestivamente. Gli occhi torvi e vagamente infastiditi di Argot sulla sua schiena bruciavano, come il suo sguardo accusatorio.

Poi l’illuminazione. Una fievole scusa da somministrare ad un ingenuo bambino. ‘Perché mio padre… ecco… ‘ sussurrò Jane, imitando una voce infranta da dei singhiozzi fasulli, ‘Mio padre mi sta cercando. E’ un criminale evaso dal carcere, ed è stato lui a ridurmi così. Se viene a sapere la mia posizione… ‘ s’interruppe in una pausa drammatica per controllare se l’amo avesse abboccato, e quando gli occhi del bambino si sgranarono, increduli, gioì silenziosamente. ‘… verrà qui per finirmi. E forse ci andrai di mezzo tu. Ecco perché non dovrai dire a nessuno – bada bene, a nessuno! – di me. ‘

‘Nemmeno a mio padre? Sai, lui è uno che sa mantenere i segreti! ‘
‘Nemmeno a lui. Promettilo, ragazzino. Giuralo su… su tua madre. ‘

Colpo basso, Jane. Mossa subdola.

‘Oh… ‘ sibilò Argot di rimando. La piccola mandibola ebbe un’ultima contrazione, e la bocca si distese in un lieve ma sincero sorriso. Le sue iridi si rischiararono alla luce del sole, divenendo quasi bianche. ‘Se giuro sulla mia mamma, allora stai certa che terrò l’acqua in bocca. ‘ concluse solenne.
Scampato pericolo. Brava, vecchia mia!
‘Bravo. ‘ sussurrò la ragazza a bassa voce, biascicando le sillabe. Il suo tono di voce s’impregnò di sincero sollievo a quella promessa, e si concesse di assumere una sfumatura giocosa, quasi felice. ‘Ma lo sai che ancora non ci siamo presentati? Siamo due stupidi! Io sono Jane. Tu sei…? ‘
‘Argot. ‘ rispose il bambino, e il suo sorriso divenne più largo. Socchiuse gli occhi, piegando le ginocchia per abbassarsi al livello della ragazza, e le carezzò i capelli con più libertà, come se avesse appena guadagnato la fiducia di un gatto selvatico. ‘Io mi chiamo Argot. ‘
 
 
 

Era una sensazione stranissima, la più strana che avesse mai provato. Il peso dei capelli sulle spalle si era gradualmente liquefatto, e quei serici fili bruni erano tornati a danzarle attorno, mossi da un vento inesistente. Il sangue si era raffreddato, ma per chissà quale legge della fisica continuava a fiottare lento sulla sua pelle, espulso dalle sue ferite.
Era bizzarro, poi, il fatto che non provasse dolore: la sua pelle era evanescente al suo tatto, gelida, ma in qualche modo esisteva. Nessun verme a divorarle le viscere, a deporre le uova nei suoi intestini, nessuna microscopica larva a contorcersi spasmodicamente dentro il suo corpo morto. Non una traccia di muffa sulle guance paffute, nessun irrigidimento dei suoi arti rilassati.
Il dolore tra le gambe era scomparso; poteva solo percepire di essere stata lacerata all’interno, di aver accolto qualcosa che una bambina della sua età non poteva accogliere. Si sentiva allargata, brutalmente; sventrata. Eppure non sentiva più nulla. Il suo intero corpo aveva perso ogni traccia di sensibilità. Era morta, intrappolata nella sua stessa carne, eppure… eppure qualcosa la tratteneva.
 


Fossi in te non lo farei. ‘ lo interruppe il Dio.
Puppeteer obbedì a quell’esortazione. Allontanò bruscamente la sua mano da Sally, distesa sull’erba, come se si fosse scottata, ancora troppo stordito per poter ribattere. I suoi occhi schizzavano febbricitanti dalla bambina al Dio in un moto disordinato e disperato. Chernobog lo osservava divertito e Eyeless Jack sorrideva trionfante.
La sua lingua nera sgusciò ancora tra le labbra secche e gocce di liquido nero colarono sul mento, infangandolo ulteriormente. Gli occhi infuocati erano ancora più brillanti, sfavillavano come le fiamme di un incendio infernale da cui non si poteva fuggire.  
Che ti succede, hai perso l’uso della lingua? ‘ sghignazzò lui. ‘Oh, ma non ti preoccupare. Non ho fatto niente di male alla tua Sally, proprio niente di male. Davvero. ‘ Uggiolò, roteando le pupille. La sua faccia si fece improvvisamente seria, e il collo di Eyeless Jack ruotò sul suo torso perfettamente immobile, diritto, rigido. Quando il suono delle vertebre spezzate risuonò in quell’anfratto di bosco, Masky indietreggiò, disgustato. Hoodie ne approfittò per cingergli le spalle con il braccio destro. L’insopportabile cigolio si tramutò in un’ululante sghignazzata quando il Dio fissò con occhi predatori Jeff e, dalla nuca livida, i due proxy con furia arguta, schernendoli. ‘Ma che delicato, il nostro Tim Wright! E Brian, poi… che quadretto. Mi divertirei ad avervi come servitori personali!

Laughing Jack osservò divertito l’aria spostarsi, plasmarsi per opera di una forza sconosciuta. Adocchiò distrattamente lo Slenderman mentre i tentacoli di quest’ultimo si agitavano, descrivendo dei piccoli mulinelli nell’atmosfera. L’ira dell’Uomo Alto era palpabile e minacciosa; si estendeva, mutando in un’energia che proteggeva i tre proxy, incuneandosi attorno a loro in un’invisibile barriera.

Accolta la sfida, la testa di Eyeless Jack schioccò un’altra volta, ruotando come una trottola sul busto martoriato. Il contraccolpo dovuto alla frenata con cui il cranio si arrestò, posizionatosi sulla sua asse naturale, lo fece assomigliare ad un bambolotto di plastica. Le orbite vuote gorgogliarono di altra melma e le iridi ferine, simili a quelli di una volpe, studiarono con perverso interesse il loro sfidante. Ticci Toby si costrinse a strizzare le palpebre per interrompere quella fissità impossibile da reggere, ma non retrocesse. Sapeva di essere protetto in quell’energia dura e resistente come il cemento, ma quei fuochi pronti a scavargli dentro, nel suo inconscio, erano semplicemente troppo. Neppure l’opposizione dell’Operatore poteva contrastare il vivacissimo furore di una creatura così potente.

Bene, bene, bene. ‘ cantilenò Chernobog. ‘Così tu, tu ti permetti di proteggerli, i tuoi figli mortali!
‘Hai detto giusto. I miei figli mortali. ‘ rispose lo Slenderman con voce grave e cupa, inflessibile. I tentacoli di allungarono, ramificandosi come tanti serpenti, si attorcigliarono tra di loro.
La tua mancanza di fede è sconcertante. ‘ gracchiò Chernobog, soffocando un riso crudele. Le iridi parvero esplodere di lampi di scaltrezza. ‘Specie se palesata davanti a me. Un tempismo molto mal calcolato, amico mio. ‘ Ghignò nuovamente, beffardo e sinistro, immobile come un manichino. Solo la testa si muoveva a scatti, su un corpo seduto fin troppo compostamente.

Il collo di Slenderman brulicò nervosamente. Rigido, preparato ad una tempestiva difesa, sembrò sputare con ribrezzo: ‘E in cosa dovrei avere fede? ‘
Gli occhi fiammeggianti scintillarono di malizia e persuasione. La mandibola di Eyeless Jack ebbe una contrazione mentre un nuovo e generoso fiotto si spargeva sul collo; i denti acuminati si conficcarono nel suo labbro inferiore, fendendolo senza pietà. ‘In me, mio caro. In me. Solo un idiota, un vero inconcludente idiota, rifiuterebbe la realtà dei fatti. Non deludere le mie aspettative con una caduta di stile di tal fatta. Sarebbe oltremodo… noioso, come spettacolo. E sublime, al tempo stesso! ‘ L’eccitazione ribollì nel viso di Eyeless Jack, torcendo i lineamenti in un nuovo ghigno gioioso.
‘Non ti consegnerò mai i miei servitori. Sono miei, e a me appartengono. ‘
Naturale. ‘ sghignazzò Chernobog, irridendo nuova forza. Eyeless Jack annuì, e la sua lingua pendula sfiorò il labbro tagliuzzato, leccando le bava in eccesso. ‘E di certo io non insisterei ulteriormente. Tra padroni ci s’intende, no? ‘ Le iridi brillarono di aspettativa esultante, e di odio pressato e pronto ad esplodere. ‘O forse è proprio ciò che non dovevi chiedermi, caro amico. ‘ Il tono di voce si arrochì, e il ghignò si tramutò in una smorfia di noia e, insieme, di rabbia. ‘Prevedibile, come sempre. Uno scontro è ciò a cui tutti aspirano. Tutte le mie creature, ‘ rise, ‘ te compreso.

Cosa? Le palpebre di Ticci Toby scattarono, e negli occhi lucidi e attoniti di Masky vi vide riflesso il suo stesso stupore. Hoodie si voltò verso i suoi compagni, squadrandoli entrambi con sospetto. State zitti!, li ammonì mentalmente. Non una parola su quanto si stanno dicendo, chiaro?

‘Non sono una tua creatura. ‘ ribatté calmo lo Slenderman. Il vento divenne più forte, agitò le fronde degli alberi attorno a loro, sembrò addensarsi vicino al Dio, una timida ombra di attacco. Le pupille infernali e vivide rotearono con soddisfazione mentre quel primo avvertimento avviluppava l’intero corpo di Eyeless Jack, e rimasero silenti. Attendevano con trepidazione la mossa successiva, per niente intimidite.
‘Tu, piuttosto, cosa sei? Perché sei qui? ‘

Puppeteer sobbalzò quando un selvaggio scroscio di risa incontrollate esplose nella gola di Eyeless Jack. Fu un suono talmente potente che la cappa di energia che proteggeva i tre proxy vibrò per qualche secondo come un fragile vetro. Gli occhi scrutavano con insolenza lo Slenderman, imprimendo un silenzioso monito. Non sfidarmi oltre, sputavano con rancore.

Quando il Dio parlò, la sua voce riecheggiò rabbuiata. ‘Sono ciò da cui tutti voi provenite. Tutti. ‘ Lo sguardo maligno e fiero si posò sui tre proxy, squadrandoli con ciò che Hoodie identificò con Tenerezza e amore? Possibile?!, poi si strascinò su Laughing Jack – le labbra di Eyeless Jack s’incresparono per imitare lo stesso sorriso che fioriva eternamente sulla bocca del clown, e quando il pagliaccio lo fissò con diffidenza e allarme, le iridi brillarono di nuove fiamme di eccitazione e vivacità – e, infine, con disprezzo, su Sally e Puppeteer. Quando la mano sinistra della bambina sussultò, Chernobog riprese: ‘E sono ciò che non dovreste mai sfidare. Abito qui, in questo corpo. Ma la mia influenza marchia tutti voi come bestie da macello.
‘Le tue, immagino. ‘ sussurrò greve Laughing Jack.
Esatto, Laughing Jack. Esattamente. ‘ rispose il Dio trionfante. ‘Le mie bestie da macello. I miei pupazzi. Siete tutti figli miei, in un modo o nell’altro. E questo mi porta a rispondere alla seconda domanda della mia creatura prediletta qui… Jeffrey Woods è la mia vittima sacrificale, oggi.
‘Impossibile! ‘ esclamò Laughing Jack. ‘Lui ha… ‘
Lui è la causa di questa vostra carestia, eccetera eccetera. Conosco già la musica che tira qui. ‘ sibilò Chernobog. I tratti di Eyeless Jack mutarono ancora, la fronte s’increspò in una sottile ruga d’espressione e la bocca si arricciò in una smorfia d’inaspettato disgusto. ‘Ma che direste se io vi dicessi che, in realtà, la pista che voi cani dovreste seguire è ben altra?
‘Ci proponi un’alternativa quando nessuno, qui, conosce l’attendibilità delle tue affermazioni. ‘ ribatté categorico lo Slenderman.
Il Dio gli scoccò un’occhiata di pura furia. I denti aguzzi strisciarono tra di loro, stridettero. ‘Vuoi testare quanto io sia attendibile? Far esplodere in un tripudio di neuroni e pezzi di cartilagine la testolina di uno dei tuoi dolci proxy è abbastanza, per te? Chissà, forse usare Toby Rogers come cavia sarebbe abbastanza esauriente. Proviamo?

Ticci Toby guardò con autentico terrore l’Operatore. Le palpebre sbattevano tra di loro con crescente velocità, in una sequela di tic sempre più violenti. Masky soffocò un sorriso di soddisfazione.
Quant’è semplice impaurire gli umani! ‘ sogghignò il Dio, intercettata la paura che divorava il proxy vivo. ‘Basta sottintendere un pizzico di pericolo per loro ingloriose vite, ed ecco che la loro baldanza… puf! Sparisce di botto!
‘Non c’è bisogno di intromettere gli umani nella nostra disputa. ‘ asserì lo Slenderman. ‘Sono troppo deboli, e indifesi. Nessun… ‘
Nessun gusto, l’hai detto! ‘ ribadì il Dio. ‘Ma fa sempre piacere dimostrare quanto, in realtà, questi minuscoli molluschi siano utili. A me, specialmente. Ed è una soddisfazione assistere allo spettacolo.
‘Quale spettacolo? ‘
Quando perdono la ragione. ‘ Il sorriso si allargò esponenzialmente, mettendo a nudo entrambe le arcate dentali in una sferzata di estasi. ‘Quando consegnano parte del loro potere a Chernobog. Dovresti vedere che meraviglia, quando infilzano i ventri con i loro coltelli credendo di fare un piacere a loro stessi. Quando in realtà sacrificano le loro povere ed innocenti vittime per me, solo per me!
‘Ma qui non tutti sono umani. Lo vedi tu stesso. ‘ sussurrò lo Slenderman con voce ovattata.
Lo vedo, lo vedo. ‘ gracchiò il Dio. Gli occhi sprizzarono lampi di compiacimento. Squadrano tutti, ancora una volta, esaminando ogni infimo particolare. Solo Laughing Jack si permise di addentare una caramella con noncuranza, imprimendo la sua attenzione sullo scartamento del dolce. ‘Alcuni lo erano, un tempo. Parlo della puttanella… ‘ Additò Sally con noia. ‘Del vagabondo solitario… ‘ Puntò l’artiglio su Puppeteer. ‘E di te, amico mio. ‘ Terminò implacabile, attaccando lo Slenderman.
‘Non osare… ‘
Ad ogni modo, ‘ lo interruppe imperiosamente Chernobog, ‘credo convenga finirla con le rivelazioni. Quello che vi ho smosso, chiedete. Se non a me, ai vostri capi. Questo qua sta morendo dissanguato. Mi resta poco tempo.


Era vero. Il cuore di Jeff aveva rallentato le palpitazioni drasticamente; aveva raggiunto un ritmo lento ed ipnotico, soave.
Rimbombava nelle sue orecchie senza che lui se ne accorgesse. I muscoli dell’intero corpo erano rilassati, i tentativi di combattere l’emorragia ormai abbandonati. Il trapano martellava indisturbato il cranio e stormi di sensazioni nuove e sconosciute si affollavano davanti ai suoi occhi vacui, liquidi, annebbiati.
Fissava il cielo azzurro senza nemmeno guardarlo. Un paio di occhi verdi lo tormentavano senza pietà, e Jeff si ritrovò a constatare l’assurdità dell’essere cullato da quelle pupille dilatate che lui conosceva così bene e che avrebbe riconosciuto in ogni occasione.

 
'Jeffrey, resisti! Mamma è qui, stiamo correndo… stiamo correndo all’ospedale, Jeff! La tua povera mano, posso toccarla?'
Erano accusatori.
Liu…
Non ne comprendeva la ragione. Eppure era stato sufficientemente chiaro nella notte dei cambiamenti, no? Che Liu non lo avesse ascoltato, o visto, o…
'Liu, per l’amor del cielo! Non toccare tuo fratello, tanto non può nemmeno risponderti! '
… o compreso. Era ancora vivo, il suo Liu?
Liu…
Sì, necessariamente. Altrimenti non avrebbe visto gli occhi verdi.
Liu…
'Mamma, Jeff mi ha rubato i pastelli! No, Jeff, dai… ora pure il tablet! '
'Addirittura chiami la mamma, Liu? Ah! Sei proprio un bambino, proprio un mocciosetto, un mocciosetto frignone e pure idiota! Fortuna che ci sono io ad insegnarti tutto, cazzo. '
'Jeff! Che linguaggio! '
'Scusa, mamma. E tu non ridere! '
Liu…
Ma stai morendo, Jeff. Perché piangi? Quella è una lacrima? 
Sto piangendo?
Tu, proprio tu che sorridi sempre! Che maestro sei, Jeffrey Woods? E pretendi d’insegnare le tue fottutissime regole a me, a tuo fratello? Dopo ciò che hai fatto? 
Liu…
Aspettavo solo di vederti morire per piangere di gioia. Una cosa giusta l’hai finalmente conclusa, fratello mio. 
Liu…
Quindi sbrigati e lascia il posto ad Homicidal Liu, Jeff. Qua non servi più. Non mi servi più, Jeff! 
Perdonami, Liu…

Una lacrima solitaria gli scivolò sulla guancia.
 



‘Ma io ti ho già detto che Jeffrey Woods è nostro. Non puoi prenderlo! ‘ rimbeccò lo Slenderman. Avanzò di un passo, come se volesse afferrare Jeff per sottrarlo alla Fame del Dio.
Vediamo di rendere le cose un pochino più interessanti, vi va? ‘ incalzò il Dio. La mano sinistra di Eyeless Jack s’infilò lentamente nella tasca della felpa blu. Oggetti sfusi di metallo e plastica tintinnarono tra loro, sotto lo sguardo attento e incuriosito di Laughing Jack e quello circospetto dell’Operatore. Quando la mano estrasse un foglietto dorato, strappato in più punti, la curiosità accalappiò anche i proxy e riscosse parzialmente Puppeteer dallo stordimento, il minimo necessario per fissare il pezzo di carta in questione.

 ‘Questo biglietto, ‘ bisbigliò Chernobog come se stesse confidando il più temibile dei segreti, ‘l’ha trovato il mio ospite qualche giorno fa. Conficcato nella schiena di un bambino morto. Credo che sia ciò di cui tutti hanno bisogno per schiarirsi le idee. Osservate bene la scritta e poi decidete voi. E’ tempo di mettere la parola ‘fine’ a questa recita interminabile. ‘ Porse il biglietto in avanti, attendendo che qualcuno tra i più coraggiosi si facesse avanti per afferrarlo.

La cupola di energia impediva a Ticci Toby, Masky e Hoodie di avvicinarsi. L’Operatore sembrava più che mai deciso ad affiancarli, come un padre protegge i suoi figli. Puppeteer guardava spaesato il Dio, troppo indebolito da quel bolo d’immensa energia per potersi affiancare ulteriormente. Sally, riversa a terra ai piedi dello spettro, non si era nemmeno ripresa del tutto.
Con grande sorpresa di tutti, ad eccezione di Chernobog, fu Laughing Jack a fare la prima mossa. Biascicò un’imprecazione mentre succhiava con più prepotenza la caramella, azzannandola per ammutolire quella scintilla di timore reverenziale che quella presenza potente e terrificante gli accendeva. Il palmo aperto di Eyeless Jack mostrava quella minuscola traccia senza pericolo. Chernobog lo fissava silenzioso, senza staccargli lo sguardo di dosso: solo le pupille lo seguivano, scattando al ritmo dei suoi passi esitanti.

Laughing Jack soffocò un brivido quando i suoi artigli sfiorarono la pelle gelida di Eyeless Jack; si conficcarono nella carta umida e stropicciata per afferrare il più velocemente possibile il biglietto.
Ora il clown passava il cartoncino davanti lo sguardo indagatore generale, soffermandosi a decifrare le loro espressioni facciali, per quanto i volti dell’Uomo Alto e dello spettro dagli occhi dorati potessero permettergli.

Quando lesse la scritta sbiadita ma ancora leggibile, alzò lo sguardo al cielo, confuso. Il suo ghigno s’attenuò. ‘Cosa significa? ‘
Chernobog rise. ‘Significa che avete tutti commesso un clamoroso quanto terribile equivoco! Non è stato l’incompreso e bistrattato Jeff the Killer a mutilare tutti quegl’innocenti. Qualcosa di molto più grande si sta preparando nell’ombra. Vi conviene affrettarvi a rintracciarlo, prima che un altro centinaio di persone svanisca nel nulla.
‘Qualcosa… ‘ mormorò Puppeteer, ‘che tu conosci già, presumo. ‘
Eh, vedo che ricordi come si parla. Sì, io so già tutto, ovviamente. ‘ confermò Chernobog. Annuì, e lanciò occhiate ansiose verso il corpo immerso in pozza di sangue dietro di lui. ‘Ma ora basta con le chiacchiere. Vi ho già fornito le prove necessarie per lasciarmi Jeffrey Woods. Ora, se permettete… ‘ disse, e il corpo di Eyeless Jack si riscosse dalla sua immobilità puntando i talloni a terra e accennando una lenta alzata. Gli occhi ferini scrutavano Jeff con fare predatorio. ‘I suoi reni mi attendono.
‘E invece no. ‘ tuonò lo Slenderman. Sorprese i proxy, sorprese perfino Chernobog, che lo fissò incredulo e sconvolto dall’ira. Chino su Jeff, la mano di Eyeless Jack aveva assunto la forma di una vanga letale: premeva sul ventre del killer, pronta a sfondargli la fragile rete di nervi e ad asportargli gli organi. ‘Non lo farai. ‘
Ma davvero, povero e infausto divoratore di bambini? E chi me lo impedirà? Tu, per caso? ‘ sputò con astio. Un grumo di saliva densa e bollente finì sul terreno. Le dita di Eyeless Jack giocherellarono con il bordo della felpa bianca, scostarono il tessuto fino a scoprire l’intero ventre del ragazzo.
‘Il creatore dev’essere fedele alle sue creature. Lo sai, tra padroni ci s’intende. ‘ disse lo Slenderman. L’epidermide organica si smosse all’altezza della bocca, tratteggiò un sorriso indecifrabile.  ‘Ma qui nessuno si fida e nessuno è sicuro. ‘
Questi sono problemi vostri! ‘ replicò il Dio.
‘Ecco cosa ti propongo. ‘ continuò l’Operatore, ignorando il torrente di insulti e accuse che, era certo, la creatura stava per rilasciare. ‘A meno di trecento metri c’è una fattoria. Ci sono due creature adatte a sfamarti. Una è ferita, l’altra è in perfetta salute. Prendi loro. Il ragazzo non morirà, ce ne occuperemo noi. Intanto che cerchiamo questo… ‘ adocchiò distrattamente il biglietto, rilesse la scritta. ‘circo, sempre se esista. E se si rivelerà essere lui la causa del massacro, te lo consegneremo. ‘

Voci sommesse, dubbiose, come in un confessionale. Chernobog fissò lo Slenderman per qualche istante, riflessivo. Poi, la mano mortale arretrò. Scoppiò in una squillante e gracida risata. ‘Mi stupisci sempre, vecchia volpe! Me lo riconsegnerete vivo e in salute? Mi hai pure dato le indicazioni per il ripiego finale! Ah! ‘ starnazzò. Riprese fiato, sorrise soddisfatto. ‘E sia. Ma un passo falso, e della tua esistenza non si avrà più traccia. E cancellerò dalla faccia della terra i tuoi uomini. Non me ne faccio niente. Eh, vecchia volpe…

Laughing Jack estraniò il suo udito da quel continuo e irrefrenabile cachinno di risate e versi animali. Studiava il foglio dorato con attenzione scientifica, esaminava l’inchiostro con cui ogni era stata scritta l’ora e l’invito.

Poi sbuffò: chi meglio di lui poteva scoprire l’esatta posizione del loro rivale?
 
 
 
 






Angolo Autrice
Innanzitutto mi scuso per non aver pubblicato prima, ma tra le feste, il Natale, il mio compleanno e la Befana, non ho avuto proprio tempo per scrivere e rispondere!

A jumby: sono felicissima che ti stia piacendo la piega che la storia sta assumendo! *-* E sono ancor più emozionata nell’affermare, con orgoglio, che questo è l’ultimo capitolo in cui l’identità del fantomatico assassino rimane ancora svelata. Esattamente. Diciamo che questi primi 14 o 15 capitoli sono funti da ‘prologo’ per la storia (non uccidetemi, vi prego! Eheh) e non vedo l’ora di presentarvi i miei Oc. Non. Sto. Più. Nella. Pelle.
Considerato il lavorone che mi aspetta da oggi in poi (perché sto modificando i capitoli per migliorarli, e sto aggiungendo alcune immagini per rendere l’idea), credo che questa è, a tutti gli effetti, la mia prima e vera long.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima! ;)


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