1St Settembre

Non Camminava con la sua solita gaiatezza verso il binario 9 e ¾, aveva troppi pensieri che le attanagliavano la mente. Una preoccupazione costante. Un senso di vuoto. Era nervosa. Non voleva rinunciare, non voleva dargliela vinta. Eppure sperava. Sperava che arrivasse, che cambiasse idea. Sperava di vederlo. In questi mesi tutto era cambiato, ma Draco Malfoy era rimasto il solito ragazzo ostinato e cocciuto. Codardo, pensava Luna. Era talmente arrabbiata con lui. Le stava rovinando il giorno più bello, dopo un periodo di buio completo. Egoista. Sì, era egoista, si ripeteva Luna. E mentre continuava a camminare avvolta dai suoi pensieri, non si accorse che qualcuno la stava chiamando finché non si senti delle dita strette al polso. Panico. Era pronta. La guerra l’aveva resa scaltra e agile. L’aveva svegliata. Si girò molto lentamente, con la bacchetta pronta per lanciare l’incantesimo e si ritrovò due occhioni verdi dietro degli occhiali tondi che la guardavano con un pizzico di risentimento e ironia. Era Harry.

<< Harry >>.

<< Ehm, sì. Ciao Luna! Ti sto chiamando da un po’, ma sembravi persa nei tuoi pensieri e quindi... >>.

<< OH Sì, scusa. Torni a Hogwarts? Credevo iniziassi subito l’addestramento Auror >>.

<< Si, infatti. Ginny e Hermione  tornano. Sono qui per accompagnare loro. Io sinceramente non so ancora se voglio tornare, ma la McGranitt mi ha detto che per me ci sarà sempre posto se dovessi cambiare idea… >>

<< Ah, capisco. Neville? Torna? >>

<< Ehm…non l’ho ancora visto, ma sono sicuro che torni anche lui. Me l’ha scritto. Raggiungiamo gli altri, ti va? >>

Eccola, la domanda che temeva. Sei brava a mantenere i segreti Luna, niente paura. Testa alta. E poi cosa avrai mai fatto di male, no? La guerra è finita. Che cosa fai la codarda come Draco? Lui è innocente. Harry ha parlato in sua difesa al processo e anche Hermione, anche se non sembrava molto convinta.  

<< Veramente, volevo raggiungere i compagni della mia casa. Sai sono Caposcuola >>

<< Oh, wao, Luna. Complimenti. Credevo lo facesse Padma Patil >>

<< Sì, direi. Però non è tornata a Hogwarts e quindi mi è arrivata la spilla >> sorrise per dissimulare il nervosismo. Luna è sempre stata una persona chiarissima in ogni sua espressione, ma anche questo la guerra aveva cambiato: adesso sapeva mentire.

<< Bè, ti lascio ai tuoi doveri allora. Spero di vederti presto. Ci siamo persi di vista questi mesi. Hai ignorato tutti i miei inviti. Pensavo ce l’avessi con me per qualcosa >>

Oh, no. Harry. Pensava questo. No. No. No.  Inventa una scusa. Dai, Luna. Hai fantasia da vendere. Pensava.

<< Harry. Sei stato il mio primo vero amico a Hogwarts. Non potrei mai avercela con te. Sai, dopo la morte di mio padre… >>.

Harry non la fece nemmeno terminare di parlare che disse: << Sì. Lo so, Luna. Be..amici sempre, no? >>

Un sorriso larghissimo inondò il viso di Luna.

<< Oh, si Harry >>

<< Ok, allora ti aspetto alla Tana alla prima occasione. Cioè a Natale >> le disse sorridendo.

<< Si, ci sarò >>.

E dopotutto cosa altro poteva dire al bambino sopravvissuto Luna Lovegood per non farlo insospettire?

Si abbracciarono e lei andò verso i vagoni del treno. Pronta a salutare i suoi compagni.
 

***

<< Non eri andato a prendere Luna? >> chiese Ron palesemente annoiato.

<< Si, ma ha preferito salire sul treno. E’ Caposcuola >>

<< Caposcuola? E’ impossibile che lo sia, Harry >>. Hermione intervenne subito.

<< Padma Patil non è tornata, quindi.. >>

<< Ah… Luna, Caposcuola…hm…ok >>

<< Oddio, Hermione…ha combattuto con noi, è coraggiosa, è intelligente, è brava. Pensavo avessi superato i tuoi pregiudizi su Lunatica >> la punzecchiò Ginny.

Hermione divenne tutta rossa per l’imbarazzo. Si morse il labbro. Forse era davvero stata troppo presuntuosa questa volta.

<< I suoi pregiudizi sono duri a morire >> disse Ron.

<< Ronald. Sai benissimo che non è vero. Ero semplicemente stupita che lei avesse accettato >>

<< Certo, certo…punta nel vivo, eh? >> Ginevra Weasley quando mordeva un osso difficilmente lo lasciava andare. Poco importava che fosse di famiglia.
Hermione le fece un’occhiataccia. Tirò un buffetto a Ron e con passo spedito si diresse verso il treno.

Quest’anno avrebbe dovuto avere molta pazienza, pensò. Persino Ginny si sentiva autorizzata ad alzare la testa, adesso. Aver combattuto una guerra non voleva dire avere dei privilegi e lei, Hermione Granger, non avrebbe fatto sconti a nessuno.

Trovò il primo vagone libero e posò la sua roba. Dal finestrino vedeva i tanti genitori che salutavano i figli in partenza per Hogwarts e non potè fare a meno di pensare a sua madre e suo padre. Avevo adottato un bambino: biondo, magro, alto, occhi azzurri. Lei lo odiava. E odiava se stessa di odiarlo. Non era colpa di quel ragazzo. Non era colpa dei suoi genitori. E non era colpa nemmeno di se stessa. Era colpa della guerra se lei adesso non aveva più la sua famiglia. Si, aveva Harry e aveva i Weasley e li amava. Li amava davvero. La Tana era casa, ma non era la stessa cosa. Odiava e provava rabbia. Le mancava il mondo babbano a volte. Le mancava andare in ufficio da suo padre ed intrattenere i pazienti. Ridere con sua madre mentre facevano shopping per Londra. Odiava il loro nuovo figlio. Lei era la figlia, la loro unica figlia. Pensava, stringeva i pugni e guardava fuori al finestrino. Il treno aveva appena fischiato, stava per partire. Qualcuno bussò alla porta del vagone ed Hermione sorrise salutando il dolce Neville. E mentre compiva questo gesto, era sicura di aver visto Draco Malfoy aggirarsi per il binario.