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Autore: Marne    09/01/2017    7 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.

 

 

L’Inferno è vuoto e tutti i demoni sono qui!

[
Ariel – La Tempesta (Atto I, Scena II) – William Shakespeare]

                                  

 

Atto II, Parte I – Visite dall’Inferno.

 

 

L’incubo era stato molto più vivido di quanto non fosse mai stato negli ultimi quattro anni1.

Voldemort lo osservava, placidamente accomodato sulla sua poltrona d’ossa, gli occhi rossi come il sangue puntati su di lui come se fosse stato la sua prossima preda. Era morto – Harry aveva avuto la cura di accertarsene, dopo la battaglia – eppure lo fissava ed il gelo del suo sguardo gli faceva venire la pelle d’oca come se fosse stato ancora lì, in carne ed ossa.

Aveva estratto la bacchetta con lentezza, puntandogliela contro quasi con aria di scherno. Harry era disarmato, la sua bacchetta di fenice era lontana, nascosta dove lui non poteva raggiungerla, e non c’era nulla che potesse frapporsi a loro. Si trovavano in una stanza piccola, con mura di pietra e soffitti molto alti, umida come se si fosse trovata sottoterra.

L’antro di un serpente, naturalmente.

«Cosa vuoi da me, Tom?» gli chiese, cercando di mostrarsi più spavaldo di quanto in realtà non si sentisse, raddrizzando le spalle ed espirando dal naso una nuvoletta di vapore. Faceva freddo, i suoi brividi però avevano tutt’altra origine. «Ti ho già ucciso una volta, sei certo di voler ripetere l’esperienza?». La miglior difesa era l’attacco, una tattica che Malocchio Moody avrebbe certamente rinnegato e che il suo attuale Capo2 avrebbe considerato come perfetto schema d’azione.

Voldemort non gli rispose, limitandosi a sorridere. Le sue vesti scure sembravano diventare più sottili ai bordi, dissolvendosi in quello che poteva sembrare un alone di morte. Non era reale, non poteva esserlo, tuttavia era , spaventoso com’era sempre stato. La sua bacchetta, identica a quella di Harry, si mosse lentamente, illuminata da un bagliore verde che il Bambino Sopravvissuto conosceva fin troppo bene e che aveva già affrontato e sconfitto due volte. Era possibile morire in sogno? No, non in quel modo. Non a causa di un morto. Ma poteva davvero rischiare? Poteva mettere da parte, ancora una volta, la paura?

«Tom!».

«Avada Kedavra».

Il tonfo di un corpo fece trasalire Harry e, solo un attimo dopo, lui stesso si rese conto di essere ancora vivo – per quanto potesse essere definita vita quella strana realtà onirica – e di non essere stato il vero destinatario dell’anatema che aveva appena lasciato la bacchetta del mostro. Preoccupato, si voltò, ritrovandosi ad osservare lo sguardo vacuo di un uomo sulla sessantina, con lunghi capelli bianchi ed il viso contratto in una smorfia d’orrore. Harry l’aveva visto più di una volta in vari dossier dell’Ordine, ma non avendolo mai incontrato di persona aveva dato per scontato che fosse semplicemente morto per vecchiaia. Non conosceva il suo nome, era semplicemente uno dei tanti, ma aveva l’assoluta certezza che si trattasse di un Mangiamorte. Uno dei più importanti3.

Perché aveva sognato la sua morte? Quella non doveva essere una semplice apparizione ma, piuttosto, una visione del passato. Nonostante la parte di Horcrux in lui fosse morta da ben quattro anni, c’era ancora qualcosa, dei resti immortali, che lasciava la sua tana nel cuore della notte, tormentando i suoi incubi come un bambino avrebbe fatto con delle indifese formiche.

Perché stava vedendo quella scena?

Parole incomprensibili lasciarono le labbra di Voldemort4, incurante dell’inquietudine della sua nemesi e del cadavere al suolo. Parole difficili, in una lingua ad Harry completamente sconosciuta, parole che rievocavano immagini di un inferno sempre più vicino ed inevitabile e che sembravano essere state liberate per prime dalle labbra della Morte in persona.

Nessuno avrebbe dovuto mai pronunciarle.

«Il dado è tratto, mia cara», conclusa la cantilena, Voldemort sembrò esser tornato in se stesso: una creatura infermale, ma non l’Inferno incarnato. Tornando a guardarlo, Harry lo ritrovò con un ghigno stampato in viso, i denti affilati come tante zanne di serpente ben scoperti in una parodia di sorriso gioioso. Era soddisfatto, mentre la sua bacchetta continuava a muoversi, compiendo degli strani cerchi nell’aria, come per un incantesimo trappola, ma non c’era nulla che fosse davvero trattenuto, nulla che fosse bloccato dalla magia. Nulla di visibile. «Tutto ciò che dobbiamo aspettare, adesso, è che il ragazzo compia il suo destino».

Se c’era una cosa che Harry Potter aveva imparato fin da bambino era che qualunque associazione dei termini ragazzo e destino fosse generalmente riferita alla sua persona. Se quelle parole, poi, provenivano dalla bocca del suo antagonista per eccellenza, non c’erano molti dubbi al riguardo.

«Sì, Padrone». Una nuova voce, una voce strana, né da uomo e né da donna, anticipò di un momento l’ingresso di una creatura incappucciata e apparentemente molto fragile, con solo lunghi capelli color topo che spuntavano da oltre le ombre del mantello. Le sue mani erano raccolte e nascoste dalla tunica, il suo passo così leggero che, per un istante, Harry si sorprese nel non vederla fluttuare. «Una volta che l’infante sarà sacrificato e che il ragazzo avrà compiuto il suo destino, nulla impedirà la nascita del suo Regno».

Non c’era stata alcuna emozione riconoscibile, nella sua voce, eppure Harry riuscì a percepire la sua vittoria come se qualcosa di estremamente gelido e viscido avesse iniziato a strisciargli sulla pelle. Anche Voldemort dovette provare lo stesso – nonostante difficilmente una creatura come lui avrebbe potuto provare terrore pure – perché fece una smorfia ed accennò con il capo all’ingresso della stanza. C’era disgusto nei confronti della creatura, nonostante sembrasse non poter fare a meno di questa per realizzare il suo piano, qualunque questo fosse. «Non gingillarti, Tiresias. Prendi l’Infante».

La sensazione di gelo si intensificò per un istante, prima di sparire come se non fosse mai esistita. L’incappucciato si inchinò con riverenza, sparendo poi oltre la porta. Con lui – o lei – sembrò sparire anche parte dell’oscurità che aveva caratterizzato il sotterraneo da quando Harry si era svegliato al suo interno. Era incredibile che qualcuno di cui non avesse mai visto neppure il viso potesse ispirare più orrore di Voldemort stesso, ancora immobile e circondato dalle sue spaventose vesti nere.

Harry iniziò a sentirsi strano, ancora preso nell’alternare lo sguardo fra il suo acerrimo nemico ed il corpo del Mangiamorte sconosciuto rimasto alle sue spalle, gli occhi spalancati e la bocca aperta in un urlo d’orrore che non aveva mai lasciato la sua gola. Gli sembrava all’improvviso d’esser finito sott’acqua, metri e metri sotto la superficie, e di esser tirato verso l’alto da una forza molto più grande della sua, inarrestabile. Gli occhi gli lacrimavano, la testa sembrava sul punto di scoppiargli, i polmoni faticavano a reggere quella pressione che fino a pochi istanti prima non aveva neppure percepito.

Si stava svegliando, senza neppure capire il senso di quel sogno.

Come richiamato dalla sua disperazione, Tiresias l’incappucciato tornò nella piccola stanza del sotterraneo, tenendo fra le braccia un ammasso di coperte dall’aria incredibilmente costosa. Copertine di fine lana beige, con dei ricami fatti a mano ed al cui interno qualcosa si muoveva, nervoso.

Il panico prese il giovane Auror, costretto in ginocchio dal peso di quella pressione che sembrava volerlo schiacciare, mozzandogli il fiato. L’infante era un bambino, ovviamente. Un bambino fra le braccia della creatura di cui anche Voldemort sembrava aver timore. Un bambino verso cui venne puntata la bacchetta del Signore Oscuro e che all’improvviso iniziò ad urlare, disperato, dimenandosi nella presa terribile dell’Incappucciato mentre qualcosa – qualcosa che non c’era stata, fino a quel momento, qualcosa di inconsistente eppure visibile, qualcosa di orribile ed innocuo al tempo stesso, qualcosa che era pura malvagità – vorticava furiosamente verso il suo piccolo petto, attraversandolo come il più affilato dei pugnali e scomparendo al suo interno, mischiandosi con ciò che già l’aveva occupato e creando qualcosa di nuovo.

Qualcosa di orribile.

L’urlo di Harry risultò muto, mentre si sentiva violentemente tirare verso l’alto e, al tempo stesso, spingere con più forza al suolo, ed il ghigno di Lord Voldemort lo accompagnò nel suo ritorno alla coscienza, mentre una terrorizzata Ginny tentava disperatamente di impedirgli di strapparsi la cicatrice con le unghie.

L’Infante.

«Harry! Harry, calmati» provò a calmarlo la giovane, accarezzandogli il viso come avrebbe fatto sua madre, se solo lui l’avesse conosciuta. «Va tutto bene, siamo al sicuro, va tutto bene» continuò a dirgli, passandogli le braccia intorno al busto, nono appena lui smise di tentare di farsi del male, e tenendolo stretto a sé, quasi soffocandolo. Il fatto che lui non volesse risponderle, nonostante la violenza di quella stretta, sembrava non far altro che preoccuparla di più.

Tiresias.

«Maledizione, Potter!» sbraitò allora, mollando la presa da una mano solo per poterlo schiaffeggiare, riuscendo finalmente ad attirare il suo sguardo su di lei. L’orrore che dovette leggervi sembrò paralizzarla per un istante, ma si riprese abbastanza velocemente. «Cosa succede? Cos’hai sognato? È Hermione?».

Hermione, la sua amica scomparsa ormai due anni prima. Hermione, che doveva raggiungerli alla Tana ma che non era mai arrivata. No, non era Hermione che aveva sognato, ma non sapeva se dirsene sollevato o spaventato.

Un Horcrux5.

«Ce n’è un altro».

 

***

 

Draco Malfoy era sempre stato un giovane uomo posato, soprattutto quando la guerra era finita e lui si era ritrovato a dover gettare le basi per la sua fortuna. Non c’era più stato un buon nome da difendere, ma un pessimo nome da ripristinare. Non c’era più stata la ricchezza della sua famiglia a sostenere delle scelte di vita discutibili, ma solo il suo fiuto per gli affari – miracolosamente ereditato da sua madre e, con buone probabilità, dal suo prozio Orsolon Malfoy, fondatore della più grande compagnia di assicurazioni del mondo magico e fautore di buona parte di quello che era stato il contenuto della sua camera blindata – ed un’ambizione che Salazar avrebbe approvato concedendogli un applauso ed una pacca sulla spalla.

Tuttavia, quando Draco tornò a casa sua – una deliziosa casetta su due piani vicino Piccadilly Street – e si ritrovò davanti quello che ai suoi occhi dovette sembrare un fantasma, perse tutto il suo contegno e fece un urlo a dir poco infantile, lasciando cadere le buste della spesa ed arretrando fino a ritrovarsi con le spalle alla porta ed il cuore fuggito via dal suo petto, probabilmente giunto in pochi secondi dall’altra parte del globo.

«Non hai mai brillato per coraggio, Draco, ma così mi sembra un po’ troppo anche per i tuoi standard» commentò Hermione Granger, osservandolo con un sorriso nascosto sotto un’espressione falsamente preoccupata, le braccia incrociate e la tranquillità di chi fosse perfettamente a suo agio in casa d’estranei. Era profondamente cambiata dal loro ultimo incontro, al funerale di Ronald Weasley, e non solo fisicamente. Era cresciuta, era diventata una donna ormai ben fuori dall’adolescenza, i suoi capelli non erano più lunghi e cespugliosi ma cortissimi ed ordinati, il viso coperto da un leggerissimo strato di trucco per armonizzarsi con le labbra tinte di un rosso intenso. A sorprendere Draco, tuttavia, non era stato tanto l’aspetto fisico quanto, piuttosto, il suo atteggiamento.

Era seduta sulla sua poltrona preferita come se ne fosse stata la padrona, lo osservava con un certo divertimento e con superiorità – cosa che aveva sempre fatto, anche ai tempi della scuola – ma non per fargli capire che lei fosse migliore, piuttosto poiché era impossibile affermare che non lo fosse. Era sicura, ferma, non più pronta a correre dietro il primo libro disponibile per cercare delle risposte.

Difficile capire come Draco avesse fatto a leggere così tanto di lei al solo guardarla – lui che non le era mai stato davvero amico -  ma c’era riuscito e dubitava fortemente che qualcosa avrebbe smentito le sue deduzioni. Forse avrebbe potuto scoprire qualcosa in più, addirittura.

«Non sono mai stato coraggioso, no, ma concorderai con me nel dire che non sia cosa di tutti i giorni trovarsi davanti qualcuno che si riteneva… beh, morto» le fece notare, accigliandosi e tirando fuori la bacchetta per riordinare la spesa tragicamente sparsa sul pavimento. Doveva davvero impiegare un elfo domestico, quelli che erano appartenuti alla famiglia erano stati trasferiti altrove nel momento in cui il Ministero si era appropriato di buona parte delle sue sostanze. «A proposito, hai un colorito eccellente per qualcuno che è stato nell’aldilà per due anni. Poiché, ovviamente, quella è l’unica spiegazione che potrebbe razionalmente giustificare la tua scomparsa ed il modo indecente in cui Potter ha perso la testa per cercarti».

Per un istante, lo sguardo tranquillo della donna sembrò oscurarsi per la preoccupazione. Fu un battito di ciglia, nulla di più, eppure Draco riuscì a cogliere tutto il senso di colpa che doveva averla attanagliata nel tempo trascorso lontano da Londra. Lei sapeva cos’era successo al suo migliore amico, durante la sua sparizione. Sapeva quanto orribile era stata la sua reazione e quanto aveva sofferto, quando il Ministero si era rifiutato di perpetrare le ricerche. Lo sapeva eppure non era tornata.

«Sono stata impossibilitata a comunicare la mia posizione» spiegò allora lei, tentennando ed iniziando a guardarsi intorno con aria ansiosa, quasi i mobili di Draco avessero potuto darle una risposta che fosse soddisfacente e che non la facesse passare per l’egoista che, in effetti, Draco stesso riteneva fosse. Sparire senza lasciare traccia sarebbe stato giustificabile per lui, non per lei. Non per l’eroina di guerra.

«Non potevi mandare un gufo e far sapere a Potter che eri viva?». Naturalmente, Malfoy non era intenzionato ad accettare quella becera imitazione di una giustificazione come se fosse buona. Era un Serpeverde, aveva imparato molto presto che le informazioni più succose erano quelle che un soggetto non poteva divulgare. E la Granger doveva avere delle informazioni parecchio importanti, per comportarsi in quel modo tanto strano. «Andiamo, Mezzosangue! Ho appena visto il tuo amichetto correre per il Ministero con la faccia di un indemoniato, dubito fortemente tu sia già stata da lui. Se sei qui da me deve esserci una ragione ben più che valida». Assottigliò lo sguardo, fissandola con preoccupata curiosità. «Cosa vuoi?».

Il momento di silenzio che seguì alla sua esortazione gli fece venire i brividi. Per un istante, Draco pensò che avrebbe fatto bene a voltarle le spalle e andarsene molto lontano, se restò fu soltanto perché quella era casa sua e perché aveva promesso a se stesso che non si sarebbe mai più comportato come un bambino spaventato, nonostante quanto, effettivamente, fosse pietrificato.

Con lentezza estenuante, Hermione si alzò in piedi, lisciando le pieghe dei pantaloni del tailleur che stava indossando. Sembrava non volerlo guardare negli occhi, cosa che lo terrorizzava anche più di prima. «Sono qui perché devo darti una notizia» mormorò, facendogli cenno di accomodarsi nella poltrona che fronteggiava la sua preferita, su cui era stata seduta lei fino a quel momento. Il suo sguardo la diceva lunga su quanto belle dovessero essere le notizie che era stata incaricata di dargli.

«Mezzosangue?».

«Siediti, Draco» insistette, con tono che non ammetteva repliche, osservandolo fisso finché lui non la accontentò. C’era qualcosa, nel modo in cui si muoveva, che lo stava riempiendo d’angoscia. Una volta sistemato lui, Hermione tornò ad accomodarsi, allungando la mano nella interna della giacca e tirandone fuori un distintivo. Il Pentacolo di Lilith. «Come credo tu abbia intuito, adesso sono una Banshee, ma no, non sono venuta qui per arrestarti».

Banshee6, nome in codice per la sezione speciale dei Corpi di Sicurezza della Confederazione magica Internazionale, un gruppo di streghe – nei tempi recenti erano stati assunti anche maghi, in realtà, ma la denominazione era rimasta femminile – il cui compito era sempre stato quello di assistere i vari Stati parte della Confederazione nelle questioni che avrebbero potuto mettere a rischio l’equilibrio dell’intero Mondo Magico. Le chiamavano Banshee perché, fin dai tempi della strage di Salem – quando il Corpo era stato fondato – il loro compito era stato sostanzialmente assimilabile a quello di sicari altamente specializzati. Una volta vista una Banshee, nessuno aveva mai avuto la possibilità di tornare in libertà per raccontarlo o, addirittura, di sopravvivere abbastanza a lungo per pensarci.

Hermione Granger era una diventata una Banshee, per quel motivo era sparita nel nulla, due anni prima.

Le Banshee non esistevano.

Hermione Granger era tornata per lui.

«Cos’è successo? Cosa vuoi da me?».

«Mi dispiace, Draco. Durante una missione per il recupero di informazioni abbiamo trovato…» si fermò, abbassando lo sguardo e perdendo qualche istante per riporre il distintivo nella tasca interna. Prese fiato, poi, raddrizzando le spalle come a volersi dare coraggio. «Eravamo in Germania per seguire una pista, ma abbiamo trovato una stanza piena di cadaveri di vecchi Mangiamorte pentiti ed emigrati».

L’orrore che provò in quell’istante gli fece stringere lo stomaco in una presa gelida. «Granger…».

«I tuoi genitori erano fra questi, Draco. A nome della Confederazione Magica Internazionale, ti pongo le nostre sentite condoglianze».

 

Gli erano servite un paio d’ore, prima di poter articolare un discorso che fosse finito e sensato. Hermione non si era mossa dal suo fianco e gli aveva riempito il bicchiere ogni volta che lui l’aveva svuotato d’un colpo solo. Fortunatamente era sempre stato bravo a gestire l’alcool, altrimenti non avrebbe potuto interrogarla come realmente voleva fare o, comunque, non sarebbe stato abbastanza lucido da comprendere le risposte.

«Sei diventata una banshee due anni fa?» le chiese, poggiando la testa al bracciolo del divano, dopo essersi disteso senza prima preoccuparsi di fare gli onori di casa. C’erano ottime possibilità che quella donna avesse già fatto il giro di tutte le stanze, cercando anche nel suo cassetto segreto. «Immagino sia stato il giorno del funerale di Weasley, stando a Potter è stata l’ultima volta in cui ti hanno vista».

La osservò annuire con un occhio solo, poiché aprire anche l’altro avrebbe significato cedere ad un mal di testa a dir poco spaventoso. Si era accomodata nuovamente nella sua poltrona preferita, ma sembrava molto meno tranquilla e sicura di sé, in quel momento. Erano arrivati alla resa dei conti, infine.

«Sono stata avvicinata dopo aver parlato con te. So che Harry ti ha fatto mettere sotto inchiesta, mi dispiace» gli rispose, osservando con particolare attenzione il quadro appeso alla sua sinistra: si trattava del ritratto che Lucius aveva fatto fare al suo fidato levriero irlandese, Fido, che in quel momento dormicchiava felice poggiato contro la cornice. «Il Ministro è intervenuto per calmare le acque, immagino. L’ultima volta che l’ho visto mi ha assicurato che non ci fossero state gravi conseguenze alla mia scomparsa. Purtroppo l’addestramento ha come presupposto fondamentale l’aver tagliato tutti i ponti. Nessuno deve sapere di noi, non durante la preparazione».

Le tempie di Draco sembravano aver iniziato a pulsare furiosamente. L’unica certezza, in quel momento, era che la Granger fosse parecchio nervosa all’idea di parlare con il suo vecchio amico. «Potter mi è rimasto alle calcagna per mesi. Credo sia solo grazie alla Piattola Weasley se non ha continuato a tallonarmi per tutti i due anni» insistette allora lui, serio. «L’intervento di Shacklebolt è stato l’unica ragione per cui le ricerche si sono concluse, Mezzosangue. Lui era disperato». Aprì entrambi gli occhi, per poter sottolineare di più quanto esasperato si sentisse in quel momento. «Se sei venuta qui, significa che il tuo periodo d’addestramento è concluso e che puoi riprendere i rapporti umani. Mi auguro tu abbia il buonsenso di andare da lui ad implorare il suo perdono. Il Ministro aveva ragione, non ci sono state conseguenze gravi a livello politico e sociale, ma…» strinse per un istante le labbra, tornando a coprirsi gli occhi con il braccio. «Per quanto io detesti prendere le parti di Potter, l’hai ridotto un vero straccio. Una spiegazione è il minimo».

Nervosa, Hermione si rialzò, camminando qualche istante per la stanza. Sembrava combattuta, ma, sinceramente, a lui non poteva importare di meno.

«Sono venuta qui solo perché l’Indagine è affidata alla mia squadra ed ho ritenuto fosse preferibile che fosse un viso conosciuto a darti la notizia. Noi non siamo amici, Malfoy» precisò, con una premura alquanto fuori luogo. «Non puoi permetterti di darmi consigli su come gestire la mia vita».

«Ehi, ehi» sempre senza guardarla, Draco sollevò il braccio libero in un cenno di resa. «Non scaldarti, Mezzosangue, io non voglio darti alcun consiglio e sicuramente non voglio essere tuo amico. Ti sto solo facendo capire che non potrai tornare a sparire e lasciare quel disgraziato in preda ai suoi demoni. Io non ho intenzione di tenere alcun segreto, non appena mi passerà questa sbronza colossale andrò dritto da Potterino e gli sbatterò in faccia i ricordi di questa conversazione. Mi ha tormentato per settimane ed ancora oggi mi parla alle spalle, da bravo Grifondoro. Io non ho la minima intenzione di sopportare altri soprusi da parte sua. Dirgli quanto crudele tu sia stata, sparendo nel nulla nel momento di massimo bisogno, sarà la più grande soddisfazione della mia esistenza».

Draco non la vide estrarre la bacchetta, semplicemente se la trovò puntata contro il naso, mentre la proprietaria fumava rabbia da qualsiasi orifizio del viso e lo fissava come se fosse stato la più orribile caccola di troll mai passata per il Regno Unito.

Orgoglio Grifondoro, era ancora ben presente.

«Tu non dirai una parola di tutto questo ad Harry. Non una parola».

«Credevo che le Banshee fossero famose per il loro sangue freddo. Basta una semplice provocazione a farti scattare così, Granger? Wow, dev’essere vero che ormai accettano qualunque tipo di plebaglia. E pensare che delle grandissime streghe di ottima famiglia sono state rifiutate perché non in possesso dei requisiti» le disse, sarcastico, ottenendo solo che la bacchetta fosse premuta con maggiore forza contro il suo naso. Qualche altro millimetro e gliel’avrebbe rotto, rovinando per sempre il suo perfetto profilo Black.

Non poteva fare un torto tanto grande a sua madre. E non poteva neppure pensare a sua madre, perché altrimenti l’effetto anestetico degli alcolici sarebbe finito e si sarebbe ritrovato piegato in due per gli spasmi del pianto e della nausea.

Concentrazione.

«So bene di dover affrontare il mio migliore amico, Malfoy» riprese la Granger, la voce ridotta ad un sibilo furioso. «Non ti permetterò di rovinare quel po’ che ancora mi resta da salvare. Credi sia stato facile, per me, superare un terribile addestramento pur avendo la consapevolezza che ogni ora fosse un chiodo in più nel cuore di Harry? Ho temuto di averlo ucciso per almeno un mese e probabilmente avrei rinunciato a tutto, se il mio Superiore non mi avesse rassicurata sulla sua salute, quantomeno fisica». Arretrò di un paio di passi, passandosi la mano libera fra i corti capelli corti. «Ho concluso il periodo d’addestramento una settimana fa e sono subito partita in missione. Quando il Superiore mi ha comunicato che la mia squadra avrebbe collaborato con gli Auror, ho chiesto il permesso di uscire allo scoperto».

«Se non ti avessero dato il permesso ti saresti attenuta alle regole, da brava ragazza?» le chiese, osservandola con aria curiosa. La Granger era sempre stata un tipo un po’ particolare, quando si arrivava alle regole. Poteva passare dall’esserne una fan sfegatata al diventare ben peggiore dei gemelli Weasley nel giro di un battito di ciglia. Lui era stato uno spettatore di prima fila, durante il suo conflittuale rapporto con Dolores Umbridge, quando i doveri da prefetto si mischiavano alle pulsioni ribelli.

Il sorriso che lei gli dedicò lo fece rabbrividire. «Oh, ho imparato un po’ di cose, nel corso del mio addestramento. Avrei trovato il modo di sgattaiolare via per un paio di ore e scambiare quattro chiacchiere con lui. Fortunatamente, comunque, il mio Superiore ha riconosciuto quanto assurdo fosse l’idea di mantenere questo segreto e mi ha concesso di tornare a casa. Dopotutto, dovrò lavorare a stretto contatto con tutto l’Ufficio Auror ed Harry è ormai un pezzo grosso».

«Non esserne tanto sicura di te, Granger. Stai dando per scontato che lui voglia collaborare. O che addirittura voglia parlarti. Al suo posto, io ti lancerei una bella maledizione ed intimerei a chi di dovere di cambiare squadra. Ti ritieni così brava da poter sfuggire al Bambino Sopravvissuto? Lui ha fatto fuori il Signore Oscuro» le fece notare, divertito. «Fammi sapere come va a finire, poi. E scattagli una foto nel momento in cui ti vedrà, voglio provare ad individuare l’istante esatto in cui il suo cuore smetterà del tutto di funzionare». Il peso delicato di una piccola ampolla gli cadde sullo stomaco, facendogli aprire gli occhi con parecchia riluttanza. Era una pozione ambrata, dall’aria apparentemente invitante ma che lui sapeva essere più amara del veleno. «Una pozione contro il post-sbronza?».

«Mi sono permessa di prenderla dalle tue scorte personali. Bevila e datti una sistemata, Harry ed altri ci stanno aspettando al Ministero. Sì, tu vieni con me».

Le sopracciglia di Malfoy si corrugarono, mentre osservava la strega con la migliore fra le sue espressioni poco convinte. «Di grazia, perché dovrei venire in un luogo in cui non sono il benvenuto, con persone che mi odiano ed insieme a te, che sei stata considerata morta per due anni?» le chiese, tentato di buttare via la fialetta e darle le spalle per farsi un più che meritato riposino.

«Perché, nonostante possa sembrare che tu non abbia realizzato, in realtà sei pieno di rabbia al pensiero di cos’è successo ai tuoi genitori e muori dalla voglia di scoprire perché e, soprattutto, chi è stato».

L’imprecazione che gli sfuggì, mentre apriva l’ampollina, la fece sorridere.

Maledetta vipera. 

 

 

 

 

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Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

 Eccomi di nuovo con il primo, vero capitolo della storia. Qui avete incontrato il vero cattivo e ci sono stati dei ritorni decisamente inaspettati. Hermione era sparita nel nulla, Harry ha dato di matto e Malfoy ha dovuto patire in relativo silenzio per due interi anni.

Cosa succederà?

 

Punti importanti:

» 1 – Indicazioni temporali: ci troviamo a quattro anni di distanza dalla battaglia di Hogwarts, nell’ottobre del 2002. Sono passati quasi due anni dalla morte di Ron e dalla scomparsa di Hermione. Lei, infatti, dopo essere stata avvicinata da Ophelia il giorno del funerale, è sparita nel nulla, fino a questo momento. Perché? Si scoprirà strada facendo, non temete.

 

» 2 – L’attuale Capo di Harry è Marius Tanner, un Auror della vecchia guardia che aveva lavorato per anni con Malocchio Moody. Si era ritirato prematuramente dal lavoro durante l’ultimo anno di Caramell, non concordando con le visioni del Ministero, ma è ritornato durante la guerra per partecipare alle azioni dell’Ordine. Avendo una certa età, ha già programmato di andare in pensione entro giugno seguente e lasciare il suo posto al signorino Sopravvissuto. Proprio grazie a Tanner, Harry ha potuto limitare a due anni la durata dell’Accademia, diventando Auror poco prima che Ron morisse.

 

» 3 – Chi è? Non è ancora il momento di saperlo. Si tratta di qualcuno che non ha partecipato alla Battaglia di Hogwarts e che si è perso buona parte degli avvenimenti del settimo libro, ma non posso dare dettagli. Sappiate che, come credo si sia capito, questo scorcio del passato è ambientato più o meno sei mesi prima della morte di Silente.

 

» 4 -  Non sappiamo nulla su come si creano gli Horcrux, quindi ho ipotizzato ci sia un qualche incantesimo in una lingua sconosciuta capace di “intrappolare” un pezzo d’anima fuori dal corpo, così che possa essere trasferita. In questo caso, naturalmente, nel corpo “dell’Infante”

 

» 5 – Sì, un altro Horcrux. In teoria non sarebbe possibile, Voldemort era già particolarmente instabile, ma in questo caso ci sono state circostanze speciali che hanno consentito che si potesse svolgere la procedura, cosa che, naturalmente, giustifica il fatto che Voldemort sia effettivamente morto durante la battaglia di Hogwarts. Si capirà tutto col tempo, tranquilli.

 

» 6 – Cosa sono le Banshee? La tradizione irlandese le considera spiriti di donne morte di parto che urlano nel cuore della notte quando un membro della loro famiglia muore o sta per morire. Sono cattivi presagi, naturalmente, perché chi le ascolta sa per certo che lui o uno dei suoi cari sono destinati alla tomba. Durante la “Purga di Salem” – ancora, ci saranno nuovi dettagli più avanti – la Confederazione Magica Internazionale ha creato questo Corpo Speciale inizialmente formato solo da cinque streghe (per gruppo, ovviamente) con lo scopo di eliminare alla radice qualunque minaccia per l’esistenza del mondo magico. Il nome originale era diverso, ma nessuno riesce a ricordarlo poiché sostituito quasi subito con Banshee. Le squadre in questione sono intervenute, in segreto, nei maggiori conflitti internazionali, anche nello scontro con il caro Gellert (Queenie era una Banshee, shhh) e nella Battaglia di Hogwarts (nel prossimo capitolo vedrete).

 

» Tiresias. Per adesso dico solo: la mitologia greca torna di prepotenza.

 

Grazie mille a tutti coloro che hanno letto, spero davvero di aver stuzzicato la vostra attenzione e che continuerete a seguirmi!

 

A lunedì prossimo con l’aggiornamento!

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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