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Autore: laylabinx    10/01/2017    2 recensioni
Servono solo dieci piccole parole per mandarlo in pezzi.
Studio del personaggio di Bucky Barnes, incentrato sulle parole del codice di attivazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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cap 8 finire revisione

NdA

Ciao a tutti! Ho usato questa idea già un paio di volte perché Bucky che, senza farsi notare, entra nell'appartamento di Steve per controllare che vada tutto bene è uno dei miei trope preferiti. È uno spione preoccupato! Spero vi piaccia!

 

 

Capitolo 8: Vozvrashcheniye Na Rodinu



La Sokovia si sbriciola come se fosse fatta di truciolato. Palazzi, strade, interi isolati si sgretolano a mezz'aria, staccandosi da un blocco centrale e precipitando a terra in enormi frantumi. La nazione viene distrutta in diretta tv, la notizia riportata da quasi tutti i canali.

Lui osserva in silenzio, in un caffè di Manhattan. La televisione è accesa, l'orrore trasmesso sullo schermo in alta definizione; ogni persona nel locale guarda mentre la Sokovia si solleva sempre più nell'atmosfera, un Paese trasformato in un meteorite. Una donna sta piangendo in un angolo, qualcuno sta pregando e tutti sono attoniti, incapaci di credere ai propri occhi.

È come qualcosa uscito da un incubo surreale, terribile e impossibile. I filmati diventano sempre più tremolanti e arrivano notizie dei Vendicatori, che stanno cercando di fermare una catastrofe. Non sa chi siano i Vendicatori ma per qualche ragione il nome suona familiare e si trova a digrignare i denti intanto che le immagini dei notiziari continuano a scorrere. Ci sono scie rosse e dorate che schizzano fulminee tra la polvere che oscura il cielo, poi c'è uno scintillio di rosso, bianco e blu e no, no, NO… Steve è lassù.

Ecco perché ha riconosciuto quel nome, è quello il motivo per cui l'aveva già sentito: la prima cosa che gli è tornata in mente quando ha iniziato a ricordare è stata Steve. Ha scovato ogni piccola informazione a proposito del Capitano e si è impresso ogni dettaglio nella memoria. Se non riesce a ricordare molto di sé sente che almeno deve conoscere qualcosa di Steve.

Steve, che ha messo fine alla guerra in Germania quando avrebbe dovuto essere a casa, a Brooklyn.
Steve, che è diventato Capitan America, leader degli Howling Commandos.
Steve, Capitan America, il primo dei Vendicatori.
Steve, che adesso si trova in Sokovia nel mezzo di una strada distrutta mentre il resto del Paese galleggia ad alta quota.

Lo vede per una frazione di secondo, affacciato sul cratere creato da un parcheggio che adesso si apre nell'abisso. Tiene lo scudo in mano, la stella bianca gli orna il petto e assomiglia in tutto e per tutto a quell'incosciente imbecille che ha fatto irruzione in una delle basi dell'Hydra. Pazzo disgraziato, non ha mai saputo quando fermarsi…

Il pensiero gli fa girare la testa e per un attimo si aggrappa allo schienale della sedia per mantenere l'equilibrio. Ha studiato la storia del Capitano fino alla nausea, tuttavia è difficile riuscire a capire come posizionarsi nel quadro generale. Si sente ancora distaccato dal proprio passato e quel poco che ricorda gli si conficca nel cervello come filo spinato. Parole e frasi, un braccio intorno alle spalle, Steve che pronuncia il suo nome. Un'ondata di emozioni riaffiora prepotente: orgoglio, preoccupazione, senso di protezione.

L'immagine sullo schermo cambia, Steve sparisce e all'improvviso è come se gli mancasse l'aria. Non riesce a vederlo, non sa dove sia, la telecamera taglia su un'altra inquadratura e il Capitano è scomparso. La presa sullo schienale della sedia è abbastanza stretta da piegare il metallo tra le dita ma nessuno sembra farci caso, sono tutti troppo impegnati a fissare la televisione.

Non riesce più a tollerare la sensazione di sentirsi rinchiuso in quel caffè.
Si fa largo a spintoni per la strada, barcollando sul marciapiede. Un'altra televisione trasmette le ultime notizie dalla vetrina di un negozio poco distante ed è impossibile passare oltre senza lanciare uno sguardo. È un evento senza precedenti, che ha il potenziale per distruggere qualsiasi essere vivente sulla Terra. Tiene gli occhi fissi sullo schermo con febbrile attenzione, in cerca di una qualsiasi traccia del Capitano. Ha bisogno di vederlo, ha bisogno di assicurarsi che sia ancora vivo.

Delle sirene strillano in lontananza da qualche parte, in città; gli annunciatori tv invitano la gente a cercare riparo e prepararsi al peggio. Non che possa fare differenza, se la Sokovia verrà distrutta il mondo intero seguirà a breve.

Lo scontro sta raggiungendo una svolta decisiva e ogni scossone o dondolio del blocco di terra potrebbe essere l'ultimo. Rifiuta di muoversi finché non saprà dove si trova Steve. Per quanto abbia cercato di stargli alla larga, per quanta distanza abbia cercato di mettere tra loro, non riesce a costringere il proprio corpo a muoversi - non finché non avrà la certezza che Steve stia bene.

Qualcosa di enorme appare in un angolo dei monitor. Una nave in grado di volare, simile a quella sulla quale lui e Steve hanno combattuto nei cieli sopra il Potomac. I giornalisti adesso sembrano parlare con entusiasmo, nonostante la Sokovia abbia raggiunto un'altitudine tale che le persone coinvolte nel disastro sembrano ormai formiche. Molte navette più piccole raggiungono le strade mentre le fiamme della battaglia non accennano a placarsi.

Gli ultimi civili si imbarcano in tutta fretta e nel giro di un attimo succede l'inevitabile: l'ammasso di rocce ed edifici comincia a precipitare verso il basso e il suo stomaco si contorce quando realizza cosa sta per accadere. Se dovesse raggiungere il suolo sarebbe la fine.
Poi un lampo di luce accecante, un'esplosione di formidabile energia e la Sokovia si disintegra in miliardi di frammenti. Le telecamere vengono oscurate dalla cortina opaca di fumo e detriti che satura l'aria.

Servono alcuni minuti per far tornare l'inquadratura a fuoco. L'immensa nave da guerra atterra a diverse miglia di distanza dal luogo del disastro per scaricare i passeggeri e lui non perde un solo istante della trasmissione. Scorge il Capitano in lontananza, coperto di polvere e tracce di sangue; sta aiutando una donna e i suoi bambini a sbarcare. Il sollievo che prova nel saperlo vivo e tutto d'un pezzo non gli è ben chiaro, ma adesso che sa che Steve sta bene può ricominciare a respirare.

I giornalisti in tv riprendono il commento in diretta e lui si allontana dalla vetrina. Non ha bisogno di vedere nient'altro, Steve è al sicuro e per qualche ragione è l'unica cosa che conti. Cammina fino al lato opposto della strada e gira l'angolo, intanto che il filmato della distruzione della Sokovia viene mostrato più e più volte.

OOOOO

Si trova ancora a New York quattro giorni dopo, seduto sul tetto di un palazzo di fronte ad un condominio. Sta aspettando Steve, anche se non lo ammetterebbe mai, anticipando il suo ritorno come una sposa di guerra. È rimasto lontano per più di sei mesi, tenendosi a distanza dalle città principali ogni volta che lui o il suo amico, l'uomo con le ali di metallo, riuscivano ad arrivargli troppo vicino.

Non si fida di quello che potrebbe fare se dovesse incontrare Steve. Forse il condizionamento dell'Hydra gli farebbe scattare di nuovo qualcosa in testa, spingendolo a completare la missione che non ha portato a termine tempo prima, a Washington. Per questo mantiene le distanze ma lo stesso ha bisogno di controllare, di vederlo di persona.

I Vendicatori, Steve compreso, hanno fatto avanti e indietro per aiutare i sopravvissuti e coordinare le operazioni di soccorso. Ci sono stati numerosi incontri e comitati consultivi; la squadra ha preso parte a ciascuno di essi finché non è rimasto nessun altro intervento possibile e tutti loro sono stati rimandati in America per un breve periodo di riposo. Ha scoperto tutte queste informazioni attraverso le comunicazioni radio dello S.H.I.E.L.D. , dato che ancora riesce ad accedere ad alcuni dei loro canali più sicuri. Interessante come nessuno all'interno si sia preoccupato di modificare i codici dopo che l'Hydra ha quasi preso il controllo, però non è una questione che lo riguardi. Ciò che gli importava era ottenere la conferma che i Vendicatori sarebbero rientrati a New York nel pomeriggio. Armato solo di questa certezza si è diretto all'appartamento di Steve e si è arrampicato sul tetto del palazzo di fronte, per poi aspettare.

Il giorno si trasforma in pomeriggio e diventa sera. Sono passate da poco le sette e mezza quando Steve spalanca la porta. Da quello che può vedere dalla sua postazione dal tetto l'arredamento ha un aspetto spartano, soltanto pochi mobili necessari ad assicurare giusto le minime comodità. È chiaro che non si tratti di un posto dove Steve passa molto tempo, sebbene sia una benedizione avere un posto tranquillo dove rifugiarsi e staccare la spina - soprattutto considerati gli avvenimenti dei giorni passati.

L'appartamento è l'ultimo sul piano, il che significa che le finestre si affacciano in due diverse direzioni. Non sarebbe un problema se non fosse per il fatto che a quanto pare Steve non crede nell'uso delle tende e c'è una vista perfetta di quasi ogni stanza dalla strada. Per essere uno che cerca di mimetizzarsi nel resto della società quando non indossa l'uniforme, Steve sembra ignorare i fondamentali principi di tutela della privacy; chiunque dal marciapiede potrebbe guardare in su e spiarlo mentre si aggira per casa.

L'idea che Steve non abbia il minimo riguardo per la propria incolumità lo disturba. Certe cose non cambiano mai e se i suoi scarsi ricordi sono attendibili (il che è tutto da vedere) significa che continua a non preoccuparsi di quello che potrebbe succedergli perché è troppo impegnato a proteggere gli altri piuttosto che se stesso.

Steve non rimane in sala molto a lungo. Lascia la posta arretrata sul tavolo, fa cadere le chiavi sopra le buste e si dirige quasi subito verso la camera da letto. È l'unica finestra della casa protetta da tende ma quando accende le luci la sua figura è comunque visibile attraverso di esse. Cammina su e giù per la stanza per alcuni minuti, muovendosi a fatica per via della stanchezza, delle ferite e dei lividi con i quali dovrà fare i conti per diverse settimane.

La luce si spegne poco dopo e nell'appartamento cala il buio.
Lascia passare almeno un paio d'ore prima di fare la propria mossa. Scende dal tetto e attraversa la strada; non degna di uno sguardo l'ingresso principale del palazzo che ha di fronte e si arrampica per la scala antincendio che si trova sotto la finestra del soggiorno. Finestra aperta, nota con enorme disappunto.

Scivola all'interno spostandosi come un'ombra attraverso l'oscurità. Con molta probabilità Steve continuerebbe a dormire perfino se scoppiasse una bomba, ma è comunque cauto ed evita ogni tipo di rumore. La porta della camera da letto è spalancata e riesce a distinguere la sagoma di un corpo sdraiato tra le lenzuola.

Non stava così vicino al Capitano da quando l'ha trascinato fuori dal fiume. Avverte ogni muscolo del corpo contrarsi, fremere per l'urgenza di fare dietrofront e scomparire nella notte. Sta correndo un rischio enorme e non dovrebbe nemmeno trovarsi lì, eppure si blocca impietrito nel corridoio; raccoglie il coraggio per avvicinarsi, quasi stesse avanzando in un campo minato.

Steve è sistemato al centro del letto con le gambe divaricate e le braccia abbandonate sui cuscini. Non ha neanche perso tempo a svestirsi, è collassato sul materasso e le tracce dello stress e del caos che ha dovuto affrontare in Sokovia sono abbastanza evidenti sul suo viso. I capelli sono disordinati e arruffati, il respiro regolare. Da vicino e privo dell'uniforme sembra incredibilmente giovane e vulnerabile.

I ricordi che ha di lui sono discrepanti, si scontrano e rimbalzano come palline di gomma. In alcuni è un piccoletto scheletrico, con un occhio nero e un labbro spaccato; in altri invece è l'uomo alto e forte che adesso riposa, ignaro della sua presenza. Enorme e mingherlino, implacabile e gentile, Capitan America e Steve Rogers. Si chiede quale dei due sia davvero reale, anche se è probabile che lo siano entrambi.

Alla fine si decide a muovere un altro passo verso il letto.
Un microscopico sussulto nel respiro di Steve lo rimette sull'attenti: a giudicare dalle rughe che si formano sulla sua fronte, qualsiasi cosa stia sognando non deve essere piacevole. Pur non conoscendone la ragione, sapere che Steve è turbato gli scuote qualcosa nel profondo. Qualcosa di intrinseco e radicato come se fosse parte del suo codice genetico.

Allunga una mano e accarezza con cautela il palmo di Steve. Tiene il braccio di metallo lontano da lui, l'ha già fatto soffrire abbastanza usando quell'arto; si concentra sulla sensazione che gli trasmette il contatto con la sua pelle. Quella di Steve è tiepida e sfiorarla gli dà l'impressione di trovarsi a casa.
Le dita del Capitano si chiudono intorno alle sue, un movimento così spontaneo e inconsapevole che di certo si tratta di un semplice riflesso. Dovrebbe andarsene, scappare lontano e non tornare mai più, perché se Steve dovesse svegliarsi e vederlo, chiamarlo per nome, chiedergli di restare… sarebbe impossibile rispondere di no.

Rimane immobile per alcuni istanti, le dita di Steve piegate intorno alle sue in cerca di conforto dopo un incubo. Fa scivolare il pollice lungo l'indice di Steve, in modo da rassicurarlo per quel poco che può.

Ossa piccole. Steve ha sempre avuto ossa piccole. Se lo ricorda, o almeno lo sa.
Steve una volta era molto gracile e per questo l'ha sempre tenuto d'occhio.

Scaccia i pensieri e si allontana dal letto, la mano ricade lontano dal Capitano ancora addormentato; sgattaiola fuori dalla stanza e fuori dalla finestra, poi sulla scala antincendio. Per quanto una parte di lui voglia restare, la parte più preminente e logica sa che non è il caso. È troppo pericoloso, troppo imprevedibile e se rimanendo finisse per fargli di nuovo del male non potrebbe perdonarselo.

Quando raggiunge il lato opposto del vicolo si ferma a guardare dal basso verso l'alto in direzione dell'appartamento. Il tempo si ferma per una frazione di secondo mentre una luce nella camera da letto si accende e qualcuno si muove dietro le tende.

Steve si affaccia alla finestra ma non c'è nessuno nella strada sotto di lui, il marciapiede è deserto. Chiunque ci fosse qualche attimo prima è sparito senza lasciare traccia, scomparso nell'oscurità.

 

 

 

Capitolo originale dell'autrice

Show her some love!

 

 

 

È d'obbligo inserire un ringraziamento a Ragenruin, che ha contribuito a questo capitolo in anteprima sopportando i miei dubbi su quanto siano efficaci le traduzioni di alcuni passaggi… soprattutto quelli che fanno nascere immagini mentali poco dignitose!
* "It's eleven thirty!" Lancia una lattina di Diet Coke in casa di Steve e aspetta gli sviluppi *

Your Humble Translator

   
 
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