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Autore: Montana    10/01/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1914.
La Grande Guerra sta cominciando a scuotere l'Europa, e i suoi venti di distruzione e paura arrivano fino alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Newt Scamander vorrebbe solo occuparsi di bestie magiche.
Leta Lestrange ha progetti bizzarri e nessuno scrupolo.
Amelia Prewett farebbe qualunque cosa per non vedere i suoi amici soffrire.
Esperimenti contro natura, una storia d'amore, l'emblematica lealtà degli Hufflepuff.
E una sola, grande domanda: cos'è successo a Newt Scamander?
Genere: Azione, Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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VI
Dove qualcuno perde la calma, ma per fortuna ci sono gli amici
 
 
5 Novembre 1914
Sala Grande
Sera
 
«L'Inghilterra è entrata in guerra!»
Sembrò come se il tempo si fosse fermato. Per secondi che parvero ore, tutti rimasero immobili, come congelati sul posto.
Nel silenzio assordante che si era creato, il rumore della tazza che si infrangeva al suolo accanto a lui fu come un colpo di cannone. E il tempo ricominciò a scorrere.
Newt si girò di scatto verso Amy, che lo fissava senza vederlo, la bocca spalancata in un urlo muto, il viso pallido come la morte. Tremava e respirava sempre più affannosamente.
Newt era un esperto di attacchi di panico, quando era piccolo ne soffriva e a volte gli capitava anche adesso. La prese saldamente per le spalle e la scosse.
«Amy. Amelia guardami. Guardami.» Le disse con la voce più ferma possibile, cercando di sovrastare il rumore che tutti attorno stavano facendo.
«Guardami. Non fare così. Devi respirare più lentamente, altrimenti starai peggio. Amy. Ti prego rispondimi. Non farmelo fare.»
Siccome la ragazza continuava a iperventilare, Newt non ebbe alternative. Si morse un labbro e poi le diede uno schiaffo, non troppo forte ma abbastanza per farla tornare in sé. Il respiro le si mozzò e lo guardò come se si fosse accorta di lui solo in quel momento. Poi gli occhi le si riempirono di lacrime e cominciò a tremare sempre più forte, balbettando frasi sconnesse.
«Ti porto in Infermeria.»
«No!» Gridò lei, la voce spezzata dai singulti, gli occhi da pazza «Devo tornare a casa! Devi lasciarmi tornare a casa!»
«Non in questo stato, Amy, hai bisogno...»
«Tu non lo sai di cosa ho bisogno!» Rispose lei gridando ancora più forte e tirando un pugno al piattino che era rimasto sul tavolo, integro fino a quel momento.
«Ora avrai bisogno di punti, di sicuro. Vieni.»
Lei si dimenava urlando e cercando di colpirlo con la mano sporca di sangue, ma lui era nettamente più forte di lei quindi riuscì a sollevarla dalla sedia senza il minimo sforzo. Temette di doverla schiantare per portarla in Infermeria, ma fortunatamente si ritrovò affianco Doug, che aveva seguito la scena dal tavolo di Ravenclaw, e la presero ognuno per un braccio.
La trascinarono fino in Infermeria, dove trovarono Madama Waterston già allertata dalle grida della ragazza, che probabilmente si sentivano in tutto il Castello.
«Cos'è successo?» Chiese, mentre i due ragazzi adagiavano Amy su un letto.
«Ha avuto un attacco di panico e suppongo una crisi isterica. L'Inghilterra è entrata in guerra, non so se conosce la sua situazione familiare...»
L'infermiera annuì, triste «Capisco. La mano?»
«Ha dato un pugno ad un piatto. Non sono riuscito a fermarla, mi scusi.»
«Hai fatto fin troppo, Scamander. Lasciatemela pure, adesso, tornate nei vostri dormitori.»
Usciti dall'Infermeria, i due ragazzi si sedettero in una rientranza del muro, non ebbero nemmeno bisogno di chiederselo. Le urla di Amy si spensero dopo qualche minuto, e quel silenzio assordante ripiombò nel corridoio.
«Le ho dato uno schiaffo.» Mormorò Newt dopo un po'.
«Era l'unica soluzione, lo sai anche tu.»
«Non mi perdonerà mai.»
«Probabilmente si sarebbe arrabbiata molto di più se non l'avessi fatto e l'avessi lasciata svenire davanti a tutti.»
«Ho pensato anche di schiantarla per portarla in Infermeria.»
Doug fece un risolino «Ecco, quello no che non te l'avrebbe mai perdonato.»
«Hai sentito come urlava? Voleva tornare a casa, forse avrei dovuto...»
«Cosa? Farla scappare dalla scuola? Di notte? E come poi? Hai fatto tutto perfettamente, l'hai fatta tornare in sé e quando la situazione è peggiorata l'hai portata in Infermeria, dove l'avranno sedata e domani mattina ti ringrazierà. Smetti di torturati, Newt.»
Ancora silenzio.
«Anche se avrei voluto immortalare il momento in cui le hai dato lo schiaffo, non pensavo ne fossi in grado.»
«Così non aiuti i miei sensi di colpa.»
 
Newt non poté dirsi sorpreso, quando qualche ora dopo furono raggiunti da Graham Collins. 
La sua prima reazione, quando lo vide comparire a passo di carica nel corridoio, fu di alzarsi di scatto in piedi ricordandosi solo in quell'istante del suo turno di ronda quella sera.
«Caposcuola Collins io...»
«Lascia stare, Scamander, ho già dato il tuo turno di ronda a un Prefetto di Ravenclaw. Al momento è Amelia la nostra priorità. Chi mi spiega cos'è successo?»
«L'Inghilterra è entrata in guerra.» Rispose laconico Doug.
«Avevo capito che era quella la causa della crisi, ma mi chiedevo come mai.»
«Amy ha un fratello maggiore, Ignatius, che fa l'Auror. Gli è estremamente affezionata. Lui lavora in incognito in Germania da qualche mese, non hanno sue notizie da prima dell'estate, sanno che non è morto solo per una traccia magica che hanno gli Auror. È sempre stata consapevole della pericolosità del lavoro del fratello, ma adesso è in incognito in un paese nemico a tutti gli effetti.» Rispose Newt.
Collins lo guardò sorpreso dal fatto che avesse pronunciato una frase così lunga e complessa senza balbettare nemmeno una volta, poi si riscosse «Ora è tutto più chiaro. Vi dispiace se rimango qui con voi ad aspettare notizie?»
«F-figurati, gli amici di Amy sono nostri amici.»
 
I tre ragazzi furono risvegliati la mattina seguente dal professor Dumbledore.
«Professore! Ci scusi, volevamo essere informati subito sulle condizioni della signorina Prewett.» Disse Collins, alzandosi subito, fresco come una rosa. Newt percepiva come tutta l'umidità dell'antico castello gli fosse entrata nelle ossa, Doug avrebbe avuto un livido a forma di spigolo nella schiena per almeno due settimane, ma anche loro si alzarono di scatto.
Il professore sorrise, affabile «Immaginavo fosse questo il motivo del vostro pernottamento in un luogo così scomodo. La prossima volta, sempre che ce ne sia una, provate ad Evocare almeno una brandina; sono sicuro che vi sentirete meglio. La signorina Prewett si è svegliata poco fa, sta meglio e ha chiesto di voi. In realtà non credo di averle sentito dire il suo nome, signor Collins, ma penso le farebbe comunque piacere vederla. Potete entrare, ma non fate troppa confusione, altrimenti Madama Waterston potrebbe affatturarvi.»
I tre ringraziarono ed entrarono, in religioso e compito silenzio, persino Collins che sembrava esserne fisicamente incapace.
Amy era stesa nel lettino dove l'avevano lasciata la sera prima, aveva la mano fasciata ed era mortalmente pallida, ma meno di prima. Quando li vide gli rivolse un sorriso timido e stanco, e parve anche arrossire un poco quando si accorse che oltre agli amici c'era anche Collins.
«Ciao ragazzi.» Li salutò con voce flebile e roca, come sempre quando urlava tanto.
«Come ti senti?» Le chiese Doug, mentre Newt si fissava le punte delle scarpe con aria colpevole e Graham guardava la mano fasciata della ragazza.
«Meglio. Ho preso una pozione sedativa e ho dormito tutta la notte. Grazie per esservi presi cura di me ieri sera.»
«Come se avessimo potuto fare altrimenti. La mano?»
«Fa un po' male ma credo sia normale, l'infermiera mi ha dato qualche punto. Come mi sono ferita? Temo di non ricordarlo.»
«Hai d-dato un pugno ad un piatto e l-l'hai rotto.» 
«Sul serio? Non ti facevo così forte, Prewett!»
Lei alzò gli occhi al cielo «Collins, per Morgana, tu cosa ci fai qui?» Gli chiese, ma non c'era vero fastidio nella sua voce.
«Non potevo certo rischiare di perdere la mia collega per una crisi di nervi. Anche se temo che dovrò fare a meno di lei per qualche giorno...»
Prima che Amy potesse rispondere, s'intromise l'infermiera «Bene, avete avuto già fin troppo tempo, la signorina Prewett deve riposare e voi dovete andare a lezione. Potete tornare a trovarla oggi pomeriggio nell'orario di visita. Via, forza.»
Dumbledore era ancora fuori dall'Infermeria «Come avete trovato la vostra compagna?»
«Provata. Professore, che ore sono?»
«Circa le sei di mattina, signor Boot.»
«Crede che potremmo essere esonerati dalle lezioni della mattina, almeno? Per dormire un poco...»
«Sono sicuro che nessuno avrebbe nulla da obiettare. Soprattutto considerando che il signor Scamander e il signor Collins avrebbero lezione con me, se non erro?»
I tre ringraziarono poi si separarono per tornare ognuno nel suo dormitorio.
 
 
6 Novembre 1914
Infermeria
Tardo pomeriggio
 
Newt stava davanti alla porta dell'Infermeria e la fissava come se fosse l'ingresso degli inferi. Voleva entrare a salutare Amy e a chiederle come stava, ma aveva la paura tremenda che a mente lucida l'amica si ricordasse dei metodi drastici che aveva usato la sera prima e non volesse parlargli.
Dopo essersi ripetuto almeno un centinaio di volte che se fosse stato coraggioso sarebbe stato smistato a Gryffindor e non nella casa dei timidi e impacciati Hufflepuff, si decise finalmente a varcare la soglia.
Amy era sempre lì nello stesso letto, intenta a sfogliare il manuale di Trasfigurazione Avanzata. Quando sentì il rumore dei suoi passi alzò gli occhi e gli sorrise «Newt! Finalmente, credevo non saresti venuto!»
I sensi di colpa di Newt aumentarono, ma si sforzò di farle un sorriso «S-scusa, d-dovevo fare un tema di P-pozioni.»
Lei gli fece cenno di sedersi sul letto al suo fianco.
«T-ti porti avanti a-anche in Infermeria?» Le chiese, indicando il pesante tomo di Trasfigurazione.
«Oh, me l'ha portato Collins per essere sicuro che avessi qualcosa con cui passarmi il tempo.»
«V-vorrebbe che tu lo chiamassi ehm, per nome. Me l'ha ehm, chiesto p-proprio ieri.»
«Lo so, mi tartassa da settimane con questa storia. Prima o poi probabilmente lo farò. Ora però dimmi qual è il problema.»
Newt avvampò involontariamente «P-problema? Q-quale problema? N-nessun problema.»
«Newt. Hai smesso di balbettare quando parli con me a metà del primo anno. Le uniche volte in cui lo fai ancora, è perché è successo qualcosa che ti preoccupa ma non vuoi parlarmene. Quindi ti prego, dimmi cos'è successo.»
Lui rimase in silenzio ancora qualche secondo, fissando attentamente le piastrelle sotto ai suoi piedi, poi mormorò «Ti ho dato uno schiaffo.»
Silenzio.
«Come scusa?»
Lui alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi sbarrati e l'espressione confusa che lo fecero arrossire ancora di più «Ieri sera. Quando hai avuto l'attacco di panico, per risvegliarti ti ho dato uno schiaffo.»
«Sul serio?»
«Sì e poi ho lasciato che ti ferissi alla mano dando un pugno al piattino. Quindi se sei arrabbiata con me lo capisco.»
Lei lo fissò stralunata ancora per qualche secondo poi scoppiò a ridere.
«Così non mi aiuti.»
«Scusa Newt, ma la situazione è comica. Sei preoccupato che sia arrabbiata con te perché ieri sera per farmi rinsavire da un attacco di panico mi hai dato uno schiaffo? Ma per quale strano motivo dovrebbe succedere una cosa simile?! Newt, guardami. Qual era l'alternativa? Schiantarmi? Ecco, quello non te l'avrei perdonato. Ma questo sì! Anzi, dovrei essere io a scusarmi per quello che ti ho urlato contro e per i pugni che ti ho dato mentre mi portavi in Infermeria!»
«In realtà non me n'è arrivato nemmeno uno, non sei brava nel combattimento corpo a corpo... Forse un calcio o due a Doug però li hai tirati.»
«Sì, lo so, è venuto prima a lamentarsene.»
«Quindi siamo a posto?»
Lei gli sorrise intenerita e gli sfiorò una mano «Siamo a posto. E la prossima volta che dovrai fare male a qualcuno per il suo bene, ricordati di questo giorno.»
Newt rispose al sorriso e le allungò un buffetto sul naso «Adesso cosa farai?»
«Devo stare qui ancora per stanotte, poi credo andrò a casa per qualche giorno. Il preside Dippett ha già mandato un gufo a mia madre, ha detto che appena avrà notizie me le comunicherà. Povera mamma, non riesco a immaginare come stia...»
«Le farà sicuramente bene averti attorno per un po', e farà bene anche a te. E poi così vedrai anche Charlie!»
Gli occhi della ragazza si illuminarono al pensiero del fratellino che, troppo piccolo per frequentare Hogwarts, era rimasto a casa con la madre. «Te lo saluterò! Tu cerca di star fuori da guai mentre non ci sono, non vorrei trovare la nostra clessidra vuota al mio ritorno, ciò farebbe di me una pessima Caposcuola.»
«A questo proposito... Ieri ho incontrato Collins mentre tornavo dall'allenamento. Mi ha chiesto di chiederti se puoi chiamarlo per nome.»
«Lo chiede fin troppo spesso anche a me, non dev'essere abituato a ricevere un no come risposta.»
«Però secondo me dovresti. I-insomma, è rimasto qui fuori con noi tutta la notte, e ti ha portato il libro di Trasfigurazione Avanzata. È un buon amico, non puoi negarlo.»
«Siete stati qui fuori tutta la notte? Pensavo che Doug volesse fare il drammatico!»
«Tutta la notte. Te lo può confermare l'artrite che mi è venuta con tutta l'umidità e il freddo che ho preso.»
«Siete pazzi.»
«No, siamo leali. Io sono un Hufflepuff come te, ricordi? Doug è intelligente e sa sempre qual è la cosa giusta da fare, e Collins valuta le amicizie da bravo Gryffindor. È un buon amico.»
«Credo di aver afferrato il concetto. Siete tutti e tre buoni amici, è innegabile.»
«Ah, io ti ho portato i tuoi biscotti preferiti, li ho presi direttamente dalle cucine, ancora caldi. Sai, nel caso ti fossi arrabbiata con me...»
«Ed ecco perché tu sei il mio migliore amico, Salamander!»

 
  
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