III
Hermione
e Ron lo avevano accompagnato in infermeria assumendo due espressioni
decisamente differenti: la prima era rossa come un pomodoro maturo
–
o come i capelli di Ron – e si mordeva con ansia il labbro
inferiore; Ron, invece, era bianco come un comune Babbano che vedeva
un fantasma gironzolare per un cimitero. Lui, invece, era un misto
tra i due.
Non
voleva crederci. Cioè, non ci credeva, era ovvio, ma poteva
sbagliare..? L'Amortetia poteva far sentire qualcosa che invece
odiava con tutto il cuore? Dopotutto la pozione che aveva fatto lui
non era perfetta, anzi.
Doveva
esserci un errore. Per forza.
Dopo
che Madama Chips gli diede la sua pozione, senza evitare di alzare
gli occhi al cielo alla sua vista – e in effetti, Harry non
poteva
darle torto, in infermeria era più presente lui che lei
stessa che
ci lavorava! – Hermione prese posto accanto a lui, seduta su
un
lettino.
Ron
restò in piedi, ancora terribilmente pallido.
«Harry,»
lo chiamò la ragazza, con un tono che preannunciava guai. O
imbarazzo, in quel caso, «ti piace Malfoy?»
«No»
alzò le mani in segno di resa, per farle capire che no, non
aveva
nulla da nascondere. Merlino, no, certo che non gli piaceva Malfoy,
sapeva che dopo quello che aveva detto l'Amortentia qualche dubbio
era nato, ma non credeva che Hermione lo temesse sul serio.
«Hermione, giuro su chi vuoi che io Malfoy non lo sopporto
proprio
come non lo sopportavo al primo anno. Nulla è cambiato,
ok?»
Hermione
continuò a mordersi il labbro inferiore.
«Oh,
avanti! Stiamo parlando di Malfoy! Che vuol dire che mi piace? Non
può sbagliarsi quell'intruglio maledetto?! Non era neanche
fatto
bene!»
«Harry,
mi dispiace deluderti, ma l'Amortentia non sbaglia mai. È
capitato a
volte che... che faccia sentire odori che non abbiamo mai sentito, ad
esempio, perché la pozione sa... sa prima di te.»
«Sa
prima di me cosa?»
«Chi
ti piace.»
«No»
scosse la testa, respirando a fondo per calmarsi e non andare nel
panico. «Hermione, Malfoy. Non. Mi. Piace. E mai mi
piacerà. Prima
di tutto perché è un maschio e fino a prova
contraria non ho mai
provato niente per un maschio – a proposito, grazie a te,
Ron, ora
tutta la scuola saprà che mi piace un maschio
perché il gel per
capelli lo usano i maschi, anche se non è assolutamente vero
– e
poi... avrei accettato tutti, capito, tutti
tranne Malfoy. Non Malfoy. Proprio no.»
Hermione
sospirò, e si torturò le mani, oltre al labbro
inferiore che ormai
era gonfio quanto i suoi capelli. «Non ci sarebbe niente di
male,
naturalmente, se ti piacesse un maschio...»
«Certo
che no,» la interruppe Ron, improvvisamente rinsavito.
«Non è
questo il problema, Harry, anche se probabilmente lo sarà
per il
restante corpo studentesco femminile, ma è... è
Malfoy il
problema.»
«Ed
io, infatti, ho già detto che non mi piace. L'Amortentia ha
sbagliato.»
«Harry,
non può...»
«Ha
sbagliato» concluse, senza aggiungere altro.
Si
stese per bene sul lettino e chiuse gli occhi. Sopravvivere ad una
pozione era sempre così stancante.
Sentì
Ron dargli una leggera pacca sulla spalla, poi i passi suoi e di
Hermione allontanarsi. Harry ormai aveva deciso di passare il tempo
–
almeno fino a cena – lì in infermeria,
così da posticipare quanto
possibile i bisbigli e i sussurri dietro le spalle su quello appena
successo.
Mai
che gliene andasse bene una.
Stava
quasi per prendere finalmente sonno e recuperare quello mancato di
quella notte, quando dei nuovi passi si avvicinarono al suo letto e
una voce orribilmente strascicata lo allontanò da quella
meraviglia
che era il mondo onirico.
«Potter,
spiegami.»
«Spiegarti
cosa?»
Lo
sentiva proprio dietro alle spalle, era vicino. I suoi occhi
continuavano a perforargli la nuca, come sempre, e non era affatto
fastidioso, come sempre, appunto. Il naso, però, non
pizzicava,
forse perché aveva preso da poco la pozione contro
l'allergia.
«Spiegami
perché hai sentito il mio gel per capelli nella tua schifosa
pozione.»
«Proprio
perché era una schifosa pozione.»
Malfoy
tirò la coperta che era attorcigliata sotto di lui e, con un
gesto
secco, riuscì a far rotolare via Harry facendolo quasi
cadere per
terra.
«Ma
sei scemo?!»
«No,
sono Draco Malfoy. Piacere, Sfregiato. Ora, rispondimi
seriamente!»
Rimettendosi
seduto di nuovo, Harry alzò lo sguardo su Malfoy che gli era
davanti, in piedi, con le braccia incrociate e un piede che sbatteva
ritmicamente, e con un po' di nervosismo, a terra. Gli occhi gli
caddero per un attimo sui suoi capelli e... ed erano lisci, liberi da
qualsiasi costrinzione, gli ricadevano con dolcezza sulla fronte e
sui lati del viso.
Senza
il gel.
Malfoy
si era tolto il gel prima di andare da lui.
«L'hai
tolto?»
Malfoy
chiuse gli occhi, esasperato. «Cosa?»
«Il
gel! Stamattina lo ricordo bene, avevi i capelli pieni di quello
schifo, e ora no. L'hai tolto!»
Il
silenzio scese tra loro, come allo stesso istante il sangue
iniziò
ad imporporare il viso pallido di Malfoy. «Mi hanno
costretto! Il
fottuto Prescelto non sopporta l'odore del mio gel? Malfoy,
vai a lavarti immediatamente i capelli!»
Harry
capì subito che era stata la McGranitt ad ordinarglielo,
l'aveva
imitata – forse involontariamente – fin troppo
bene. E fu per
questo che non riuscì a trattenere una risatina,
immaginandosi per
bene la scena. «Stai
molto meglio
così!»
Tentennò
prima di rispondere. «Potter, mi sto veramente stancando.
Sono
venuto qui perché volevo che rispondessi ad una mia
semplicissima
domanda, non a farti sbellicare dalle risate.»
«Va
bene, va bene,» tirò sul col naso e Malfoy fece
una smorfia
disgustata, «l'Amortentia si è
sbagliata.»
«Le
pozioni non sbagliano, Potter.»
«Le
mie sì, a quanto pare.»
«Sono
d'accordo, ma non è questo il caso. La tua pozione faceva
schifo, ma
non più del solito. Per poco, ma avrebbe funzionato lo
stesso,
persino il colore era vagamente quello giusto!»
«Come
fai a sapere come era la mia pozione?»
«Ho
guardato personalmente nella tua pozione per vedere – per
sperare –
se fosse sbagliata. Non lo era, Potter. Non lo era.»
Mentre
parlava, Malfoy aveva iniziato anche a muovere le dita sul suo
braccio, sempre più innervosito. Ma che risposta voleva,
adesso?
L'unica cosa sensata che gli veniva in mente per giustificare
quell'odore era che la pozione era sbagliata. Ma non lo era. L'aveva
detto Hermione, la strega più brillante di Hogwarts, e
l'aveva detto
Malfoy, il mago più brillante di Hogwarts in pozioni.
Perché
la vita faceva sempre più schifo?
«Cosa
hai sentito?» chiese invece, guardando Malfoy dritto negli
occhi.
«Salazar,
Potter, mi sembra di parlare con un decerebrato. Puoi mettere dei
soggetti, o chiedo troppo alla tua testolina troppo confusa?»
«Hai
annusato la mia pozione, giusto? Cosa hai sentito?»
E
di nuovo calò il silenzio. In quel giorno di Ottobre
– non sapeva
bene quale, ma si sarebbe informato – Harry Potter era
riuscito a
zittire Draco Malfoy per ben due volte. Un record. Era un record
anche quando ci era riuscito la prima volta.
Quando
Malfoy aprì la bocca arricciata ancora in una smorfia
disgustata, lo
interruppe, «Se dici uno schifo, o niente, o non te ne frega,
vuol
dire che la mia pozione ha semplicemente sbagliato e la chiudiamo
lì.»
«Era
giusta, ho sentito la stessa cosa che c'era nella mia. Che ti basti
questo.»
«Eddai,
sai che sento quel nauseabondo odore del tuo gel nella mia pozione,
quindi ormai, nonostante sia ancora convinto che non sia vero, a
quanto pare ho una cotta per te» fece una smorfia nel dirlo,
forse
arrossì anche ma non ne era del tutto sicuro, «Il
minimo che devi
fare dopo avermi estorto quest'informazione con la tua sgradevole
presenza, è dirmi cosa hai sentito tu.»
Malfoy
rimase a bocca aperta. Zittito la terza volta, e in più
averlo
lasciato sbalordito? Era davvero la fine del mondo, quindi!
«Io
non devo proprio niente!»
Harry
alzò un sopracciglio, in una pallida imitazione di come
faceva di
solito il ragazzo di fronte a lui, «Se non me lo dici, ti
darò il
tormento come hai appena finito di fare tu. Sai che ne sono capace. E
se mi menti e vengo a saperlo – ho i miei metodi, non
sottovalutarmi – ti darò il tormento a scoppio
ritardato.»
«Sei
tu un ritardato.»
«Malfoy,
sto aspettando» e sorrise.
Hey,
era piuttosto divertente interagire con Malfoy senza dover finire per
forza a scazzottate. Era imbarazzante solo perché stavano
trattando,
dopotutto, di un argomento imbarazzante, ma non si trovava a disagio.
Così come non si era sentito tutte le mattine con il suo
sguardo
fisso in Sala Grande, anzi, lo trovava piuttosto... piacevole?
Davvero?
«Ho
sentito...» e si morse il labbro inferiore imporporandosi, ma
non
come faceva Hermione. Quando lo faceva lei, non aveva mai sentito il
tuffo al cuore come in quel preciso istante. «...l'odore dei
tavoli
della Sala Grande.»
L'odore
dei tavoli della Sala Grande.
Dopo
averglielo confessato, Draco Malfoy si era passato una mano tra i
biondissimi capelli – e ancora si chiedeva perché,
in quel
momento, aveva pensato che dovessero essere lisci come seta –
si
era voltato e, senza salutare, se n'era andato, lasciandolo
lì a
guardare la sua schiena dritta allontanarsi come uno stoccafisso.
L'odore
dei tavoli della Sala Grande.
Ma che significava?
Perché aveva sentito quell'odore? Perché era
arrossito e si mordeva
le labbra mentre glielo diceva? E perché gliene stava
fregando
qualcosa? Dio, come si sentiva stanco, aveva proprio bisogno di farsi
una dormita.
«Tutto bene,
Harry?»
Rispose ad Hermione
con un grugnito, ignorando le prelibatezze appena spuntate davanti a
lui e concentrandosi su ogni venatura del tavolo. Il tavolo della
Sala Grande. Inspirò a fondo, ma non riusciva a sentire
altro che
l'odore del porridge nel vassoio che aveva di fronte. Che odore
avevano i tavoli? Non era che Malfoy gli avesse mentito? No
perché,
se era così...
Ma non gli aveva
mentito. Lo sentiva, non si sarebbe mostrato così a disagio
e in
imbarazzo nel confessargli quell'odore, se avesse usato le sue doti
da mentitore esperto. Certo, non si sarebbe mostrato tranquillo,
giusto per fargli sembrare che stesse dicendo la verità, ma
non
sarebbe arrossito.
Malfoy era
arrossito. Non poteva crederci.
Lo fissò di
sottecchi, ma non incontrò il suo sguardo. Malfoy stava
guardando
nel suo piatto vuoto, muovendo le dita nervosamente sul legno del
tavolo e, tuffo al
cuore, si stava
mordendo il labbro inferiore.
Ma perché sentiva
un tuffo al cuore?
Ora oltre a cercare
di ucciderlo con quella diavoleria di gel per capelli, voleva provare
a farlo secco tramite un infarto? Non era troppo banale, per uno che
stava tramando una fredda, una gelida
vendetta? Troppe domande, troppe domande e Malfoy, maledetto, stava
continuando a torturarsi quel labbro...
«Hey, amico, ma sei
sicuro di star bene?»
Portò lo sguardo su
Ron e incontrò gli occhi del suo migliore amico pieni di
apprensione. Cosa rara, di solito era Hermione quella che si
preoccupava e Ron quello che si accorgeva troppo tardi che qualcosa
non andava. In quel momento, sembrava se ne fossero accorti entrambi.
Rispose anche a lui con un grugnito, mettendosi una generosa dose di
porridge nel piatto e incominciando a mangiare di gusto.
Al diavolo tutto.
Al diavolo Malfoy.
E i suoi capelli.
Spazio Autrice:
Eccomi piuttosto puntuale! Salvo imprevisti, avendo abbastanza capitoli già pronti, dovrei pubblicare ogni due giorni :)
Ringrazio ancora tutte le persone che seguono, che preferiscono e che ricordano. Ricordo anche io che se mi lasciate qualche commento, continuo a non mordere XD
Grazie <3
Emily ♦