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Autore: MaDeSt    10/01/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

LIVING AMONG THE ELVES

I giorni passavano ormai tutti uguali: la mattina prendevano lezioni da Ouin e facevano lenti progressi, anche Cedric senza Smeryld, impiegava più tempo da solo ma cercava di non darsi per vinto; poi insieme ai giovani elfi pranzavano e andavano da Huran, assistevano all’allenamento dei draghetti; e verso l’ora di cena ognuno tornava verso casa propria.
I ragazzi erano sempre più in pensiero per la prolungata assenza di Smeryld, il meno preoccupato sembrava essere proprio Cedric e questo fece un po’ arrabbiare e un po’ insospettire gli altri; ma cercare di parlarne con lui fu inutile, il ragazzo rimaneva sul vago quelle rare volte che decideva di rispondere e usava sempre lo stesso tono indifferente.
Finalmente si decisero anche a farsi un vero bagno, ma nessuno si spogliò completamente. Henyra parve sinceramente sorpresa dalla decisione di Layla di lavarsi in intimo coprendosi il seno appena accennato con entrambe le braccia, dal momento che l’altra volta aveva invece abbracciato le usanze elfiche; anche Susan e Jennifer si tennero coperte con le braccia ma non si mostrarono eccessivamente a disagio; Andrew invece si sentiva in imbarazzo a mostrare il suo fisico ai suoi occhi tutt’altro che piacevole perché in carne in mezzo a persone che al contrario avevano una corporatura invidiabile; e Cedric lo stesso ma perché sapeva di essere troppo magro, e soprattutto portava ancora il segno dei lividi in via di guarigione. Il primo si fece coraggio e si spogliò ugualmente, il secondo non si mosse.
E i giovani elfi risero a crepapelle, prendendoli in giro nella loro lingua senza malizia, solo sinceramente divertiti dai loro modi di fare.
Mike invece non riuscì a impedirsi di guardare Layla con occhi sgranati mentre lei non lo vedeva e si sentì così caldo che temette di essere visibilmente arrossito. Appena se ne accorse puntò lo sguardo a terra pensando a quanto si trovasse stupido e sperando che nessuno si accorgesse della sua faccia.
Ma per sua fortuna sembravano tutti occupati a ridere di Cedric mentre Jennifer esclamava: «Ce l’abbiamo fatta tutti! Perché tu no? Ti vergogni?» non si aspettava una risposta, che infatti non venne.
Layla scosse la testa esasperata e sospirò: «Che tipo strano.» poi corse dove l’acqua era più profonda ma ancora riusciva a toccare con le punte dei piedi senza dover nuotare, rabbrividendo per il freddo. Solo gli elfi la seguirono così lontano, perché per tutti gli altri l’acqua era troppo alta.
Mike, benché sapesse nuotare, si limitò a sguazzare in acqua perché aveva sempre avuto paura di annegare, e Susan approfittò della corrente docile per imitarlo e cercare di rimanere a galla.
Anche i draghetti si unirono presto ai giochi, Umbreon rimase più a lungo degli altri fermo sulla riva contemplando lo specchio d’acqua che gli bagnava gli artigli. Ma alla fine Andrew corse da lui e lo guidò passo per passo, soprattutto quando per potergli rimanere accanto Umbreon dovette nuotare per la prima volta.
Jennifer espresse la sua frustrazione facendo notare a tutti come i piccoli draghetti sembravano non avere problemi a nuotare nonostante non l’avessero mai fatto, e Mike ipotizzò che le ali li aiutassero molto, permettendo loro di nuotare nello stesso modo in cui permettevano loro di volare.
Solo quando fu sicuro che tutti gli altri fossero troppo presi a schizzarsi a vicenda, Cedric si spogliò a sua volta ed entrò in acqua rimanendo in disparte non volendo essere avvicinato. Ma con un sospiro di sollievo si rese conto che nessuno sembrava più badare a lui. Per precauzione tuttavia, sapendo nuotare discretamente bene per i canoni di Darvil, si allontanò raggiungendo un punto in cui persino lui faticava a toccare; gli altri non si sarebbero arrischiati a seguirlo fin lì.
Zaffir aveva grosse difficoltà a tenere la testa sollevata quando abbassava le ali per spingersi in avanti, quindi Mike gli suggerì di sbatterle solo verso il basso per rimanere con la testa fuori dall’acqua e invece spingersi in avanti solo con le zampe posteriori. Ma il piccolo drago non sembrava particolarmente adatto a nuotare, quindi lo accompagnò fino alla riva sostenendolo dal basso perché non annegasse.
«Allora mi lavo in fretta e ti raggiungo.» gli disse grattandogli la testa quando il cucciolo fu al sicuro.
Scusami brontolò lui tristemente.
«E di cosa?» domandò il ragazzino sgranando gli occhi.
Vi stavate divertendo, ti rovino i giochi.
«Non mi rovini proprio niente Zaffir, troveremo qualcos’altro da fare!» disse allegramente, quindi corse via per sperimentare sulla propria pelle quegli strani saponi nelle nicchie, e quando ebbe finito, tremando di freddo, si scelse alcune vesti elfiche della sua misura e fece cenno al draghetto di seguirlo verso casa, dove avrebbe portato e forse lavato i suoi vecchi abiti.
Tutto sommato, si disse Mike, si sentiva più a suo agio lontano dalle ragazze quasi totalmente svestite che giocavano e ridevano spruzzandosi acqua in faccia, soprattutto Layla. Ripensare a quanto gli piacesse lo fece arrossire di nuovo. Ad Andrew la situazione non sembrava creare imbarazzo, e si chiese come facesse a non pensarci.
Forse è molto preso dal gioco propose Zaffir.
«Forse hai ragione. È probabile, sì.» convenne l’umano. Non riusciva a trovare un’altra spiegazione logica.
La ragione era in realtà molto più semplice: Andrew non si sentiva attratto da nessuna di loro, come le ragazze non si sentivano attratte da lui, tuttavia Layla rimaneva sempre attenta a non fuoriuscire dall’acqua troppo oltre le spalle. Ma a parte questo giocarono a schizzarsi per tutto il tempo cercando di ignorare il più possibile i giovani elfi, che al contrario essendo completamente nudi provocavano disagio in tutti i giovani umani.
Cedric fu il primo a uscire dall’acqua, perché non aveva perso tempo a giocare, si asciugò rapidamente per rivestirsi il più in fretta possibile con abiti elfici dalle maniche lunghe, per poi lavare i propri vestiti neri e ancora macchiati di sangue. Ripensando a quella notte dovette fare appello a tutte le sue forze per non scoppiare in un pianto isterico, ma vedendo che gli altri si accingevano a uscire dall’acqua riuscì infine a contenersi.
Ora che non erano più coperti dall’acqua i ragazzini cominciarono a sentirsi in imbarazzo, quindi Andrew propose di asciugarsi e rivestirsi uno alla volta, mentre gli altri sarebbero rimasti a giocare con gli elfi ancora un po’.
La prima ad accettare fu Susan che, tremando come una foglia e con le labbra ormai viola, si allontanò sull’erba fino a raggiungere un ampio asciugamano. Vi si avvolse dentro come fosse una coperta e si sedette strofinandosi per bene, accogliendo il calore di quella strana stoffa con un sorriso, poi senza scoprirsi riuscì a scegliersi dei vestiti elfici e rivestirsi completamente nascosta dal panno.
Jennifer da lontano sussurrò agli altri la propria incredulità ammirando la maestria della ragazzina nel vestirsi senza far cascare la stoffa a terra, e fu la seconda ad avviarsi verso la riva lasciando Andrew e Layla a schizzarsi e gridare ancora per qualche minuto.
Mentre Susan, seguita da Sulphane, trovò il coraggio di avvicinarsi a Cedric, Jennifer e Rubia tornarono verso casa loro, la dragonessa coi vestiti vecchi della ragazzina appoggiati sulla schiena e su parte della coda.
Cedric la guardò storto ma non si scompose più di tanto, dal momento che ormai era vestito non aveva più scuse per tenerla lontano; dopo averle rivolto un’occhiata infastidita tornò a pulire i suoi vecchi vestiti.
Vedendo che i due ragazzi se ne stavano l’uno accanto all’altra senza parlare, Sulphane pensò bene di schiaffeggiare il ragazzo col ciuffo di peli sulla punta della coda ancora bagnato per costringerli a cominciare una conversazione. Ma lui non sembrò gradire affatto e poco mancò che la cacciasse via malamente.
Funzionò tuttavia, perché Susan presa dal panico esclamò: «Sulphane che ti è preso? Scusa Cedric! Ti giuro non è stata una mia idea!»
Dal momento che Layla era ormai fuori dall’acqua Andrew stava guardando nella loro direzione sperando che sarebbe accaduto qualcosa, e infatti scoppiò a ridere per poi perdere l’equilibrio e finire sott’acqua, a sua volta scatenando le risate degli elfi. Cedric gli rivolse un’occhiata truce ma non reagì neppure quando il bambino sparì sotto la superficie, e nemmeno rispose a Susan, limitandosi piuttosto ad asciugarsi di nuovo.
«Come stai?» balbettò la ragazzina, maledicendosi per non avere in mente niente di meglio da chiedergli.
«Una meraviglia.» rispose lui scontroso, poi si riprese i vestiti e si alzò per avviarsi verso casa.
Sulphane, come Rubia, si divertì a prendersi i vestiti di Susan, infilando testa e collo nella maglia marrone e tirandosi i pantaloni sul dorso, quindi la ragazzina corse dietro al ragazzo e gli si mise davanti costringendolo a fermarsi.
«Parliamone!» gli sussurrò «Se hai bisogno di sfogarti riguardo la questione di Smeryld...»
«Sono a posto.» la interruppe.
Susan si sentì richiamare da Layla con fare ammonitorio, guardò nella sua direzione per qualche secondo ma poi tornò a rivolgersi a lui: «E per quanto riguarda tuo padre? Sei a posto anche per quello?»
Le parve di essere stata troppo provocante con quelle parole, alle quali infatti lui non reagì bene, ma gli diede il tempo di fare solo due passi prima di intercettarlo di nuovo mettendosi sulla sua traiettoria.
Prese coraggio e disse tutto d’un fiato: «Hai qualcosa che non va da allora e voglio aiutarti. Lo voglio davvero! Ti aiuterò a sistemare le cose con Smeryld, ascolterò tutto quello che hai da dire sul suo conto, su Jorel, tutto quanto! Te lo prometto.»
Cedric rimase in silenzio a fissarla con uno sguardo che a lei parve carico d’odio, e in cuor suo sperò vivamente di sbagliarsi, di averlo interpretato male. Non poteva odiarla perché si era proposta di aiutarlo.
Forse non vuole ammettere di averne bisogno, tantomeno a te che gli sei stata così vicina in quel periodo le disse inaspettatamente la voce di Sulphane.
Susan la fissò con occhi sgranati, scoprendo che la piccola dragonessa li stava osservando con la testa piegata da un lato. Si sorprese di quanto una creatura così giovane potesse essere già tanto saggia.
Accogliendo a pieno il suggerimento della dragonessa, la ragazzina scosse piano la testa e sussurrò a Cedric: «Scusami. Lascerò che sia tu a decidere se e quando parlarne. Sappi solo che io ci sono. Sulphane?» si rivolse quindi alla cucciola facendole cenno di tornare al loro albero e quella la seguì subito scodinzolando allegra, lasciando il ragazzo da solo.
Layla e Andrew le raggiunsero poco dopo di corsa, seguiti dai draghetti, ma Susan non fece parola della breve conversazione, né aveva intenzione di dire loro di cosa avesse cercato di farlo parlare.

Rientrata in casa ora tenendo tra le braccia i propri vestiti, Jennifer rimase sorpresa di trovare Mike seduto in un angolino della stanza che divideva con Andrew che si abbracciava con forza le gambe dondolandosi lentamente, lo sguardo perso nel vuoto.
«Ehi?» lo chiamò preoccupata, rimanendo comunque fuori dalla stanza.
Dovette chiamarlo un paio di volte prima che il ragazzino si riprendesse e la salutasse a sua volta, senza tuttavia rialzarsi.
«Stai bene?» gli chiese, sempre sostando sotto l’uscio privo di porta coi vestiti che penzolavano toccando terra.
«Non lo so.» farfugliò Mike «Cioè sì, credo, ma...»
«Vuoi parlarne un po’?»
Lui ci pensò su a lungo, ma alla fine scosse la testa e si costrinse a sorriderle: «Non è niente di grave, non preoccuparti.»
Con sguardo sorpreso e una debole scrollata di spalle Jennifer fece per andarsene, quando all’improvviso si sentì richiamare da Mike; aveva fatto in tempo a fare solo tre passi e tornò indietro per affacciarsi alla sua stanza.
«Jen... io devo dirti una cosa...» balbettò «Te lo dico solo perché sei la mia migliore amica... è una questione delicata. Andrew non credo capirebbe e Cedric... beh è praticamente anaffettivo. O meglio, forse capirebbero sì, ma non potrebbero aiutarmi...»
La ragazza sembrò sorpresa: «Coraggio, ti decidi o no a vuotare il sacco?»
La guardò negli occhi, poi sospirò: «Ti prego, non metterti a ridere...»
«Va bene, perché dovrei?» cominciava a preoccuparsi.
«So che lo farai... d’accordo. Io... sai, a me... insomma, Layla...» balbettò, poi diventò se possibile ancora più paonazzo.
«Sì? Cosa stai cercando di dirmi? È successo qualcosa?»
Scosse la testa: «No, niente di grave...»
«E allora cosa...»
«A me piace... lei...» disse d’un fiato.
Sorrise: «Come?»
«Lo sapevo! Sapevo che non mi avresti preso sul serio!» scattò, subito assumendo un atteggiamento più ostile.
«Mike non ho detto niente! Stai tranquillo!»
«Ti prego non dirglielo!» esclamò poi terrorizzato al solo pensarci.
«Ma certo, sarai tu a farlo!» il ragazzo impallidì «Mike coraggio! Mica ti mangia!»
«Certo, lo so...»
«Oh ti prego! Non è una tragedia! Vai lì, glielo dici e ti togli il pensiero!»
«Sì, ma se lei non prova lo stesso per me? Che faccio se lei mi rifiuta? E se dicesse che siamo troppo piccoli per questo? E se fosse solo una cosa momentanea? Se mi piacesse solo fisicamente in realtà?»
«Sinceramente penso anch’io che si tratti di qualcosa di momentaneo. Insomma, Layla è una bella ragazza e ci siamo ritrovati in questa situazione insolita che ci tiene tutti a contatto. Se invece fossi convinto di ciò che provi e lei rifiutasse, beh... non potresti fare niente, solo accettarlo. Magari invece anche tu le piaci! Preferisci rimanere nel dubbio e non sapere mai la verità?»
«Delle volte è meglio, la verità può far male...» mugugnò guardando in basso.
«Delle volte invece può essere piacevole.» lo guardò e gli sorrise amichevolmente «Vuoi che provi a indagare senza farle capire che a te piace? Così ti dirò se potrebbe accettare o no, ti terrò informato!»
Mike fece una smorfia, poi annuì: «Va bene, grazie... anche se non mi sembra molto corretto, dovrei essere io a indagare.»
«Se proprio non riesci a farlo potrai contare sul mio aiuto.» sorrise e gli si inginocchiò accanto per abbracciarlo «Sono felice per te, Layla sarebbe una buona compagna. Un po’ testarda a volte, ma dolce, premurosa e sempre attenta che non manchi nulla a chi vuole bene!»
«Grazie...» ripeté «Sono felice che tu non ti sia messa a ridere. Apprezzo molto il tuo aiuto! Davvero!» sciolsero l'abbraccio, Mike era ancora rosso in viso.
«Bene. Le farò delle domande un po’ generali, in modo che non capisca.» gli fece l’occhiolino, poi sentendo qualcuno salire le scale per entrare in casa concluse: «Sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo?»
Il ragazzino di nuovo annuì in imbarazzo e mosse le labbra in un ennesimo ringraziamento muto.
«Allora, dov’è Zaffir?»
«Oh, lui eh... ha capito che non era un buon momento e ha detto che mi avrebbe aspettato da Huran.»
«Capisco. Allora lascio giù le cose e poi insieme agli altri andiamo da Huran!» esclamò, e scappò via proprio mentre gli altri rientravano in casa in gruppo.

Quella sera oltre a Huran si presentò anche Garandill; i giovani elfi rimasero sconvolti e non osarono avvicinarsi, mentre Cedric temette che avrebbe potuto arrabbiarsi se avesse saputo di Smeryld.
L’enorme creatura si sedette con delicatezza e parlò a Umani e draghi insieme: Vi ho osservati oggi e ritengo che siate sufficientemente preparati, avete imparato a riconoscere la magia e non c’è più il rischio che la usiate involontariamente. Per questo, credo possiate partire per Eunev appena tutti i giovani draghi saranno in grado di volare.
«Grandioso!» esclamò Jennifer entusiasta, guardò Rubia che le rispose con uno sguardo colpevole, sapendo già che avrebbe impiegato più degli altri a imparare a volare.
«Cosa faremo intanto?» domandò Susan.
Continuerete con le lezioni degli elfi, che male non vi faranno rispose lei, poi guardò Cedric e gli chiese con fare leggermente alterato: Dov’è il tuo amico drago?
Il ragazzo temette che gli avrebbe letto nella mente per saperlo, e che quindi non avrebbe potuto né dovuto mentirle. Si strinse le braccia al petto e rimase sul vago: «Non lo so. Se n’è andato da qualche giorno.»
Senza dare spiegazioni?
«Non esattamente... Cioè sì, insomma, non ha risposto alla mia domanda. È andato e basta.»
«Allora l’hai incontrato!» esclamò Layla guardandolo arrabbiata, le mani sui fianchi.
«Prima che se ne andasse.» ribatté lui freddo, poi tornò a rivolgersi a Garandill: «Tu potresti riuscire a trovarlo, per caso?»
Senza un nome nella nostra lingua? No ammise desolata Ma posso cercarlo qui intorno, senza volare non sarà andato lontano...
«Sapeva volare.» la interruppe, lasciando non solo lei a bocca aperta «Ha aspettato proprio di poter volare per andarsene, ha detto.»
Non potrò costringerlo a tornare, e se stare con voi non è quello che lui vuole, sai bene che non farò nulla per convincerlo a ripensarci.
«Certo, lo so. Possiamo parlarne in privato?»
«Perché sai di essere il responsabile della sua fuga?» lo rimproverò Layla.
Ma Garandill ringhiò e fece cenno al ragazzo di avvicinarsi, quindi Huran ordinò ai draghetti che la lezione sarebbe cominciata, e i ragazzi si allontanarono, Mike fumante di rabbia e Susan al contrario preoccupata. La dragonessa non discusse a lungo con lui, gli promise che se l’avesse trovato gli avrebbe portato sue notizie, ma come già precisato non avrebbe costretto Smeryld a tornare se non era ciò che voleva. Poi se ne andò prendendo il volo con un poderoso balzo, e Cedric decise di tornare direttamente a casa a trovare un modo di tagliarsi i capelli, ignorando ogni tentativo degli altri di parlargli.
Quel pomeriggio Rubia prese parte alle lezioni di volo decisa a imparare per non ritardare la partenza, ma come si aspettava non fece altro che planare per poi capovolgersi in aria e precipitare. Huran cercò di confortarla e planò al suo fianco seguendola passo per passo, mentre gli altri quattro draghetti cercavano di imparare a mantenere l’equilibrio a diversi piedi d’altezza.
A cena Cedric fece chiaramente capire che non voleva parlare, tantomeno di Smeryld, quindi Susan s’impegnò perché anche gli altri rispettassero il suo silenzio cercando invece di scherzare sul suo nuovo taglio, e alla fine Jennifer decise di uscire e fare compagnia a Rubia che con ostinazione ancora non aveva smesso di provare a prendere il volo.

Garandill non si presentò nei giorni che seguirono, i ragazzi facevano progressi ormai anche senza l’aiuto delle potenti menti dei giovani draghi ad assisterli, mentre le creature non avevano più problemi a prendere il volo, nemmeno a planare. Zaffir era il più sicuro di sé e volava ormai senza problemi, Umbreon aveva imparato a rimanere sospeso a mezz’aria senza muoversi, Ametyst stava imparando come atterrare gradualmente senza che la lunga coda le fosse d’impaccio, Sulphane riusciva a planare ma ancora non aveva il controllo delle ali e delle piume sulla coda, mentre Rubia ancora non aveva il coraggio di virare troppo, ma almeno non aveva difficoltà a rimanere in aria.
Huran cercava di seguire ognuno dei draghetti, con problemi e caratteristiche differenti l’uno dall’altro: le ali di Umbreon e Ametyst erano larghe più che lunghe, e quindi adatte a tenerli in volo a lungo più che a permettergli di volare veloce o fare acrobazie; per Sulphane e Zaffir era l’esatto opposto, i due erano molto propensi al volo acrobatico e veloce, e infatti avevano una minore massa muscolare rispetto al draghetto nero - lo stesso valeva per Smeryld non presente. Rubia era una via di mezzo, secondo Huran, poteva volare discretamente veloce e a lungo, ma non era certo che potesse compiere particolari acrobazie, anche per il collo e la coda corti e la muscolatura sviluppata.
Nel tardo pomeriggio, senza che nessuno se l’aspettasse e senza essere notato - perché teneva la propria mente nascosta anche agli uccelli - Smeryld atterrò poco lontano da Cedric, che come era diventata la norma se ne stava seduto sull’erba in disparte, senza unirsi alle conversazioni degli altri. Foyla lo vide atterrare alle loro spalle e cominciò a saltellare indicandolo, fremendo di entusiasmo.
Il draghetto verde si avvicinò al ragazzo mentre tutti lo guardavano tranne lui, che non ne aveva il coraggio, poi si sdraiò lì accanto con la testa sulle sue gambe, come in attesa delle sue coccole, e fece anche quelle strane fusa.
Parlò soltanto a lui e fece in modo che nessuno di loro potesse entrare nella mente di Cedric: Anch’io ho sbagliato adesso.
Siamo pari.
Non l’ho fatto per essere pari.
Lo so.
Credevo che vivere da solo sarebbe stato facile, invece credo sia impossibile.
Mi sei mancato quasi quanto mia madre.
Sbuffò dal naso: Lo prenderò come un complimento.
Grazie per essere tornato.
Non l’ho fatto solo per te, sai?
Cedric sorrise debolmente e si decise ad accarezzargli il lungo collo: Sai che mi hai fatto davvero paura? Ho temuto che ti saresti spiaccicato a terra come un frutto troppo maturo caduto da un albero.
Smeryld sbuffò infastidito: Lo so che avevi paura. Ma io no. Ed è andato tutto bene.
Perché non fai vedere agli altri cosa sei capace di fare?
Intendi volare? Non so fare molto...
Ma l’hai fatto da solo.
Il draghetto rimase in silenzio a lungo seguendo i movimenti dei fratelli e delle sorelle a mezz’aria, ma alla fine poggiò la grande testa dov’era prima e brontolò: No, non mi va. Magari più tardi, o domani. Ora voglio solo il solletico.
Il ragazzo rise e lo accontentò, lieto che preferisse la sua compagnia allo sfoggiare le proprie abilità in faccia ai fratelli, e il draghetto tremò tutto, dibattendo la coda e ringhiando di piacere, ora decisamente più contento di aver scelto di tornare.

  
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