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Autore: pickingupwords    11/01/2017    3 recensioni
Lily Evans aveva sempre odiato James Potter.
Remus Lupin aveva sempre mentito.
Sirius Black si era promesso che non si sarebbe mai innamorato.
Mary MacDonald era sempre stata invisibile.
Amelia Williams si era sempre nascosta.
Nina Clarks non aveva mai avuto paura.
"Se fossimo soltanto io e te a cercare di trovare la luce?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Love is weakness.










Non erano molte le cose che Sirius Black amava: i suoi amici, il cibo, la sua chitarra, il suo anello, esplorare il corpo di una ragazza mentre facevano l'amore e dormire. Per questi motivi, restò abbastanza seccato non appena un tonfo lo svegliò in piena notte.
Lumus” sussurrò ancora scombussolato dal sonno. Mosse la bacchetta per la stanza, finché non vide James Potter che tentava di rialzarsi da terra. Sbadigliò. “Ramoso, che cazzo fai?” disse a bassa voce con tono leggermente alterato cercando di non svegliare gli altri. “Saranno le cinque del mattino” esclamò acido; James si rialzò a fatica e non appena incrociò il suo sguardo sospirò e scosse la testa.
“Ho fatto un casino” ammise, passandosi una mano fra i capelli.
Sirius al sentire quelle parole si mise seduto, sull'attenti. “Per Merlino” soffiò fuori e si passò una mano sul viso, come se questo potesse aiutarlo a riprendersi dal sonno. “Che hai combinato?”
James si sedette accanto a lui sul letto e questa volta portò tutte e due le mani tra i capelli, appoggiando i gomiti alle ginocchia. “Se te lo dico non devi farmi del male”
Sirius iniziò a preoccuparsi. “Okay”
“Sono serio, Felpato: niente fratture, niente schianti, niente pugni, niente di niente” la sua voce era roca e bassa.
“Va bene” si schiarì un attimo la gola.
“Giuralo”
“Sì, va bene, lo giuro”
“Sirius... promettilo”
“James, che cazzo hai fatto?” tagliò corto studiando l'amico nella penombra, aveva una faccia sconvolta e teneva gli occhi chiusi.
L'altro biascicò qualcosa, che Sirius non riuscì a cogliere. “Come?” chiese, incitandolo a ripetere.
James prese un respiro profondo. “Ho detto a Lily che siamo degli Animagus” confessò in fretta.
Ci fu un attimo di silenzio, Sirius trattenne il respiro. “Come?” ripeté, ma questa volta il tono si era fatto duro e secco.
“Scusa, Sirius, è successo tutto senza che io me ne rendessi conto e in un attimo mi sono trovato trasformato in un fottuto cervo davanti a lei”
Lui non parlò per un minuto buono, prendendo respiri profondi e cercando di calmarsi, fallendo miseramente: fu così che urlò. “Che cazzo hai in testa?!” l'effetto che ottenne fu quello di svegliare tutti i ragazzi nella stanza.
“Che succede?” mugolò Peter insieme a Frank, raggomitolandosi nelle coperte. “Perché urlate a quest'ora?” chiese il primo.
“Perché James è un coglione!” esclamò ancora ad alta voce.
“Non è una novità, non credo ci sia bisogno di gridarlo a tutti” disse in uno sbadiglio Remus Lupin, finalmente rilassato dopo settimane di stress.
“L'ha combinata grossa questa volta” Sirius guardò James con arroganza e l'altro sostenne lo sguardo, i suoi occhi chiedevano scusa.
“Sirius mi dispiace, io...”
“Non ti rendi conto del casino che hai fatto? Delle conseguenze che questa cosa può avere?”
“Possiamo parlarne a colazione?” domandò Remus, provando a calmare le acque. “Credo sia la cosa migliore” lanciò occhiate sia a Sirius che a James, che continuavano a guardarsi tra loro, non prestandogli attenzione.
“Sì, forse è meglio” si decise Sirius, pronunciando le parole tra i denti.
James non disse nulla e uscì dalla stanza, avviandosi probabilmente in Sala Comune.
“Si può sapere che ha fatto?” chiese Remus a Sirius, vedendolo turbato.
Sirius scosse la testa. “Pensa a riposare ancora quel che puoi, è meglio discuterne anche con Peter quando saremo tutti in grado di ragionare lucidamente”
Remus lo guardò per qualche secondo, accertandosi che fosse sicuro di quel che stava dicendo e, alla fine, scuotendo la testa, si sdraiò nuovamente. “Io mi arrendo” concluse, alla fine, con tono drastico.
Sirius fissò il soffitto per diverso tempo, pensando.
E, per quanto avrebbe voluto essere arrabbiato con James, non ci riuscì. L'unica cosa su cui continuava a soffermarsi era solo una: era questo l'effetto che faceva essere innamorati di qualcuno?
Era questo che significava amare, ma amare davvero, amare come James amava Lily? Amare come Remus amava Amelia?
Era stato circondato da persone che perdevano la testa per qualcuno da diversi mesi ormai, ma mai si sarebbe aspettato che quelli sarebbero stati gli effetti: Amelia era stata malissimo per troppo tempo e James aveva tradito i suoi amici per Lily. Se essere innamorati significava questo, Sirius decise che non si sarebbe mai innamorato; ma non appena lo pensò gli venne in mente l'immagine di un sorriso perfetto, due occhi azzurri profondi e capelli neri come la pece. No, non poteva essere innamorato di Nina Clarks, provava una forte attrazione per lei e ne era consapevole; ma qualcosa di più era impossibile, lo vietava a se stesso. Con un sospiro uscì dalle coperte e si passò una mano fra i capelli lunghi: no, non avrebbe mai perso la testa per nessuno. Sirius Black era un uomo tutto d'un pezzo e aveva già sofferto abbastanza nella sua vita senza bisogno di star male di nuovo per una ragazza, perché l'amore portava anche a quello, l'aveva sperimentato con Amelia prima che si mettesse con Remus e lo vedeva ogni giorno con James.
Bastava non provare niente per Nina e sarebbe andato tutto bene. Ne era sicuro.

 


***



Quando i Malandrini si trovarono seduti al tavolo in Sala Grande, tutti gli occhi erano puntati su James, che, al contrario degli altri, teneva i suoi bassi, fissi sul suo Succo di Zucca.
“Quindi?” cercò di incoraggiarlo Remus. “Puoi dirci che è successo?”
James non rispose subito e aspettò qualche secondo.
“Dai, Ramoso, diglielo” lo spronò Sirius con tono di sfida.
“Non essere aggressivo, Sirius” lo rimbeccò subito Peter con l'appoggio di Remus. “Su, James, dicci che è successo, non ci arrabbieremo”.
James, come aveva fatto con il suo migliore amico, prese un grande respiro e poi, non guardandoli in faccia, ammise la sua colpa. “Ho detto a Lily che siamo Animagus”
Ci fu un secondo di silenzio. “Cosa?!” urlarono all'unisono Remus e Peter, Sirius ridacchiò ed addentò un pezzo di torta.
I due stavano per fare altre domande, ma furono interrotti dall'arrivo delle ragazze. Amelia si sedette vicino a Remus e gli schioccò un bacio sulle labbra, mentre Lily si sedette lontana dai ragazzi, abbastanza scombussolata.
“Che aria da funerale” affermò con un sorriso cercando di smorzare la situazione Amelia, nello sporgersi per dare un bacio sulla guancia a Sirius. “Successo qualcosa?”
“Sì” rispose a mezza voce James.
“No” lo corresse subito Remus lanciandogli un'occhiataccia. “No, non è successo niente” e le sorrise dolcemente. “Giusto, Sirius?” odiava mentire ad Amelia, ma quel caso era molto grave, i ragazzi sarebbero potuti finire sotto processo se troppa gente fosse venuta a saperlo. Nemmeno Sirius aveva mai detto nulla ad Amelia, l'aveva sempre protetta da quel segreto e aveva intenzione di continuare a farlo, non voleva esporla a nessun tipo di pericolo. “Certo, non è successo nulla, bambolina” la rassicurò sorridente, mentre Lily guardava la scena pietrificata. Avevano saputo che lei era venuta a conoscenza di quello che erano, delle illegalità che commettevano, altrimenti non ci sarebbe stato un clima simile. Avrebbe voluto parlare con James, ma si trattenne. Confortarlo e dirgli che sicuramente non avrebbe detto niente a nessuno, sapeva di aver reagito con grande enfasi la sera prima, ma era solo preoccupata; eppure, non se la sentiva di parlarne con lui, non in quel momento. Per questo motivo, non appena tutti finirono la colazione e si avviarono a lezione, mentre Amelia e Remus si tenevano per mano parlando e ridendo fra loro e Peter tentava di consolare James, Lily prese Sirius da parte.
Il ragazzo sussultò appena. “Evans, che succede?” fece sospettoso.
“Volevo dirti che non ho intenzione di dire niente a nessuno” si spostò una ciocca di capelli dal viso. “Non voglio dir niente a nessuno di quello che James mi ha confessato, nemmeno ad Amy” affermò.
“Grazie” rispose soltanto lui, dopo qualche attimo di silenzio. “Evans, non doveva dirtelo, lo sai anche tu, vero?” chiese poi.
“Sì, è una cosa grossa” annuì lei. “E voi siete dei senza cervello” lo guardò dura. “Come pensate che sia la scelta giusta?” sibilò avvicinandosi a lui. “Come vi passa anche lontanamente nell'anticamera del cervello che possa essere una cosa buona da fare? Siete scemi?” il suo tono sembrava sincero e puro, voleva davvero delle risposte.
“Lo facciamo per Remus” disse soltanto.
“Ma lui non si controlla!” ribatté ovvia. “Non sa chi siete, non sa niente durante quelle notti, come osate mettere a rischio la vostra vita, come?”
“Ormai ha imparato che ogni luna piena siamo con lui, sa che non deve farci male” le spiegò pacato.
“No, è pericoloso” Lily non faceva altro che chiedersi, dalla sera prima, come quei ragazzi potessero pensare che fosse una bella idea: Remus era un lupo mannaro, non un cucciolo di coniglio; era rischioso e imprevedibile, non era se stesso quando diventava quel mostro. Lily non pensava assolutamente che lui si meritasse quello che gli era accaduto da piccolo, Remus era la persona più dolce che Lily conoscesse e vederlo soffrire ogni volta le faceva male al cuore, ma le faceva male anche sapere che i suoi amici -che James- rischiava la sua vita ogni luna piena. Doveva ammettere che ci fosse un lato nobile molto rilevante nel gesto eclatante che compivano, ma c'era anche un pericolo molto alto. Un pericolo che Lily non sopportava, ora che lo conosceva; un pericolo che metteva James in una posizione scomoda. Senza contare che se fosse successo qualcosa ai ragazzi per colpa di Remus, quest'ultimo non se lo sarebbe mai perdonato; per non parlare del fatto che se le autorità fossero venute a scoprirlo, loro si sarebbe trovati in guai grossi e questa era l'ultima cosa che Lily desiderava per quei ragazzi.
“Sì, lo sappiamo bene, ma non possiamo lasciarlo da solo, Evans”
“Mettete a rischio la vostra vita, lo sai benissimo”
“Non è più come anni fa, lui ora ci conosce”
“Anni fa?!” domandò incredula, smorzando la voce. “Mi stai dicendo che questa cosa va avanti da anni?” era quasi sconvolta.
Sirius si passò una mano sula nuca. “Ehm... Sì?”
Lily trattenne un urlo di esasperazione. “Ho bisogno di una pausa” concluse alla fine. “Di una pausa bella lunga” continuò. “Ma io e te non abbiamo finito, Sirius” ci tenne a precisare minacciosa.
Lui alzò le mani a mo' di resa. “Agli ordini, capitano”
Lily fece una smorfia tra il divertito e la disperazione e si avviò a lezione, lasciandolo indietro.
Sirius, ormai rimasto solo, tirò un sospiro di sollievo e seguì la compagnia da lontano: vide Amelia finalmente felice con Remus e il cuore gli si strinse di gioia e quell'immagine gli strappò un sorriso, vide James sconsolato e un moto di nervosismo gli salì nel petto, ma insieme ad esso, si fece spazio anche la comprensione; forse non avrebbe dovuto trattarlo come aveva fatto qualche ora prima, forse avrebbe dovuto provare a capirlo; poi guardò Lily, camminava a testa bassa, immersa nei suoi pensieri, con due libri pensati fra le braccia e la bacchetta nei capelli. Capiva perché James ne fosse innamorato: insomma, era una ragazza stupefacente, era intelligente, sveglia, ironica, simpatica ed anche -Sirius doveva ammetterlo- molto bella; avrebbe voluto lei provasse lo stesso che provava il suo migliore amico, si sarebbero risolti un sacco di problemi.
Era ormai quasi arrivato a lezione quando vide qualcuno nascosto dietro una colonna, non sapeva se avvicinarsi o meno, ma alla fine, decise di farlo. Camminò piano verso la figura, fino a rendersi conto di chi fosse: era Nina, con il fiato corto e gli occhi chiusi; Sirius la guardò con sincera preoccupazione e si avviò verso di lei senza esitare.
“Nina?” la chiamò, lei non rispose, continuava a respirare affannosamente non aprendo gli occhi. “Nina!” le prese le spalle e la scosse appena, lei si riprese e puntò il suo sguardo su Sirius improvvisamente, facendolo quasi sussultare. “Stai bene?” le chiese, lei scosse appena la testa.
“Sirius” sussurrò. “Ti prego portami fuori da qui” gli chiese a mezza voce, sembrava lo stesse pregando. Lui non si fece ripetere due volte la richiesta e la accompagnò in giardino, a passi lenti. Dopo averla fatta sedere per terra appoggiata a un albero tirò fuori lo specchietto che portava sempre con sé e chiamò James; ci volle almeno un minuto, ma alla fine giunse risposta dall'altra parte.
“Felpato!” sussurrò James, era evidente che cercava di non farsi vedere dalla McGrannitt. “Dove sei?” domandò a bassa voce.
“Sono fuori, Nina non...” parlava anche lui con un tono basso. “Non sta tanto bene, sono con lei” spiegò.
“Cos'ha? Portala in infermeria, per Merlino!” e poi Sirius sentì una voce lontana. “Potter? Sta parlando con qualcuno per caso?”, la professoressa. “No, non ho detto una parola” la pronta rassicurazione di James e attraverso lo specchio vide un sorrisetto spavaldo. Non appena la McGrannitt si allontanò, James riprese. “Si stanno chiedendo tutti dove sei: cosa dico?”
“Che non avevo voglia di far lezione” buttò lì, lui. “Ora devo andare”
“Aspetta” lo fermò James, parlava così a bassa voce che per Sirius era quasi difficile sentirlo. “Senti mi... Mi dispiace, per il casino che ho combinato”
“Ne parliamo dopo, Ramoso” Sirius gli sorrise appena e questo bastò per far tranquillizzare James. “Ora devo proprio scappare, Nina ha qualcosa di grave, non dir niente agli altri. Ci aggiorniamo più tardi” e mise via lo specchietto senza aspettare risposta.
Quando si voltò, Nina stava tentando di alzarsi, lui corse da lei e la fermò subito. “Clarks, stai buona e respira con me” disse soltanto facendola risedere e cercò di calmarla, facendola respirare regolarmente sotto la sua guida. Quando Nina gli sembrò un po' più stabile, gli occhi gli si riempirono di sollievo e si sedette accanto a lei, si passò una mano sulla barba in ansia e le chiese cosa ci fosse che non andava.
“Non lo so” rispose lei sincera. “Non ne ho idea, io...” si interruppe per un attimo. “Ho fatto un brutto sogno, questa notte e poi mi sono trovata in corridoio senza rendermi conto di esserci arrivata e credo di essere andata in panico” la sua voce era rotta e fragile, gli occhi lucidi.
“Vuoi andare in Infermeria?” lei scosse la testa. “Va bene. Va tutto bene” le accarezzò i capelli e lei appoggiò la testa alla sua spalla, cercando di rilassarsi.
Restarono così per qualche minuto, in silenzio, ad ascoltare ognuno il respiro dell'altra, a non dirsi una parola.
Bastava quello.
Bastava stare insieme a lei, senza dire una parola, per sentire comunque tutto: ogni sensazione, ogni odore, ogni suono.
Quando era con Nina tutto era amplificato.
Non gli era mai successo con nessuna ragazza, nemmeno con Amelia.
“Mio fratello” iniziò Sirius. “Mio fratello, si chiama Regulus Black, forse l'hai conosciuto. Viene ad Hogwarts anche lui” Nina non rispose. “Beh, io lo evito, ma in qualunque caso mi risulta difficile vederlo perché siamo in Case diverse e lui è più piccolo di me, quindi non abbiamo lezioni insieme” cominciò a disegnare dei cerchi immaginari tra i capelli della ragazza. “Abbiamo avuto molti scontri, in particolare a causa della mia famiglia: sai, loro credono nella superiorità dei Purosangue” a sentire quelle parole, Nina si rizzò e lo guardò dritto negli occhi, lui non si fermò. “Ho discusso molto con i miei genitori per queste stronzate, per cose come: 'i Purosangue sono migliori di tutti gli altri'. Regulus ci crede, invece. E quando pensavo di avere il suo appoggio, lui mi ha lasciato da solo e si è schierato dalla parte dei miei genitori bigotti. Così sono andato via di casa. Sto con i Potter, adesso. Sono stati molto gentili ad accogliermi, James è un fratello per me, abbiamo un rapporto speciale, diverso da quello che ho con gli altri, non migliore, solo... diverso” ripeté con un sorriso triste. “Vivo da lui da un anno, ormai. I miei genitori mi hanno rifiutato, perché non avevo le loro stesse idee del cazzo” scosse la testa. “Credo che mia madre mi abbia addirittura bruciato dall'arazzo con l'albero genealogico che abbiamo in casa, deve averlo fatto quando ho finito le valigie e mi sono chiuso la porta alle spalle” il suo tono era amaro e risentito. “Preferisco non vederli più, che avere a che fare con loro” tirò un sasso colto da terra.
“Quindi...” Nina parlò dopo quello che sembrò un secolo. “I tuoi genitori sono seguaci di Tu-Sai-Chi?”
Sirius annuì con vergogna. “Proprio così”
“E anche tuo fratello lo è?” Nina era spaventata. Non pensava che la famiglia di Sirius potesse essere così problematica e che la vita del ragazzo potesse essere stata così complicata. Era andato via di casa a sedici anni, era stato rifiutato dai suoi genitori per degli ideali diversi e si era rifugiato dal suo migliore amico. Nina provò un moto di tenerezza per il ragazzo accanto a lui e avrebbe voluto abbracciarlo così forte da fargli mancare il fiato, avrebbe voluto sentire il suo profumo ed asciugargli le lacrime.
“Ho paura stia andando su una cattiva strada” ammise. “Sai, ricordo perfettamente quel periodo della mia vita” riprese, Nina lo ascoltava assorta. “E' stato il più brutto, se non avessi avuto i ragazzi sarei già finito” fece un leggero sorriso. “Bevevo moltissimo, trattavo male chiunque, non chiudevo occhio la notte ed ero caduto un circolo vizioso: mi alzavo, bevevo, mi incazzavo, urlavo contro qualcuno, bevevo e andavo a dormire. Non studiavo più una pagina, non mi interessava più nulla; mi sentivo completamente perso. Isolato. La mia famiglia mi aveva rifiutato ed io ero rimasto da solo. Poi James mi ha proposto di stare da lui e qualcosa è iniziato ad andare meglio, pian piano ho iniziato a parlarne anche con Amelia, che era tanto in apprensione, seppur gli altri le avessero accennato qualcosa. Mi sono ripreso solo grazie a loro, se non fosse stato per quelle teste vuote dei miei amici sarei al punto di partenza. Cercando mio fratello per i corridoi, con una forte voglia di fargli male e di fargli capire che sta sbagliando, sta sbagliando a dar ragione ai miei genitori, sta sbagliando ad affidarsi al lato oscuro. Non è la via giusta. Sta arrivando una guerra e io voglio essere schierato dalla parte corretta, vorrei che lui fosse con me” si trattenne dal piangere e concluse così il suo racconto. “Ora sai cosa ho che non va, Clarks” si voltò verso di lei, che aveva le lacrime agli occhi e sulle guance; Sirius, nel vederla così, rimase stupito. “Clarks” ripeté e le asciugò il volto con il palmo della mano.
“Che succede?” domandò curioso, non aspettandosi una reazione del genere da parte della ragazza.
“Ti ricordi quando ti ho parlato dell'uomo che vedo quando non sto bene?” chiese tra i singhiozzi e Sirius annuì. “E' mio padre” confessò, lui la guardò interrogativo. “Mio padre è stato ucciso da dei Mangiamorte, da gente come la tua famiglia, Sirius” ci fu una pausa. “Ed io ero lì”
Sirius non disse una parola, l'unica mossa che fece fu abbracciarla.
Nina continuava a piangere.


***



“Grazie” fece la ragazza arrivata davanti all'ingresso della Sala Comune, era quasi ora di pranzo, ma aveva preferito farsi accompagnare in un posto tranquillo, dopo quello che era successo la mattina e la confessione di Sirius aveva bisogno di riposo.
“Di cosa?” domandò Sirius. “Sai che per me non c'è problema, Clarks”
Lei sorrise, riconoscente. “Meglio se entro, ho bisogno di riposare”
“Sì, forse ti farebbe bene” sostenne la sua teoria Sirius.
Ma la ragazza non entrò, i due si guardarono per interminabili secondi, Nina faceva passare il suo sguardo dagli occhi alla bocca del ragazzo e Sirius teneva i suoi fissi sulle labbra di Nina, così piene e grandi; ad un certo punto non si trattenne più e la baciò con veemenza, con desiderio. Lei ricambiò, aveva atteso quel momento per tanto tempo e mentre lui passava le mani sul suo corpo, lei le passava nei suoi capelli, sul suo viso, sul suo petto.
Tra un bacio e l'altro disse la parola d'ordine ed entrò in Sala Comune con lui per poi correre accompagnata da lui in Dormitorio, iniziando a togliergli la camicia e continuando a baciarlo.
Per Sirius ogni tocco della ragazza sulla sua pelle nuda era pura elettricità, non si era mai sentito così vivo, non aveva mai baciato labbra così morbide e con così tanto desiderio, non aveva mai baciato nessuna come stava baciando Nina. Nessuna ragazza aveva mai profumato come lei ed aveva la pelle liscia come la sua mentre le toglieva la camicia e faceva passare le sue mani sul suo corpo, non lasciando nessun centimetro di pelle senza il suo tocco.
Ogni cosa che Sirius faceva, ogni movimento, ogni tocco era tutto quello che Nina aveva sempre desiderato e l'aveva scoperto solo in quel momento; sapeva di essersi innamorata di Sirius Black non appena aveva incrociato il suo sguardo e da sempre aveva negato quel sentimento, per paura di perdere quel ragazzo, per paura di come le cose sarebbero andate se fosse successo qualcosa tra di loro, ma nulla aveva più importanza ora che era lì con lui e stavano per fare l'amore. Niente era più importante in quel momento.
Nina sentì l'urgenza nei movimenti di Sirius e così lo condusse sul letto.


***



Quando Sirius si risvegliò e la prima cosa vide fu il volto di Nina, stava ancora dormendo, era sdraiata su un fianco, le coperte le accarezzavano il corpo, lasciando scoperti un braccio ed una gamba. Sirius provò una sensazione inspiegabile nel petto -che somigliava tanto all'amore- ed iniziò a sfiorare il profilo del suo corpo, con delicatezza. La luce del primo pomeriggio la illuminava, mostrando dei riflessi quasi blu sui capelli; Nina si svegliò poco dopo, trovando Sirius che le sorrideva dolcemente.
“Non pensavo fossi uno che restasse nei letti delle ragazze, Black” fece ironica e Sirius rise.
“No, in effetti non succede mai” confermò continuando a carezzarla.
“Allora devo ritenermi una ragazza speciale?” inarcò le sopracciglia.
“Molto speciale” Sirius la baciò e lei sorrise.
La avvicinò a sé e la strinse fra le sue braccia, inspirando il suo profumo.
Significava quello, essere innamorati? Voleva dire sentire un moto di felicità non appena il proprio corpo andava a contatto con quello della persona desiderata? Significava voler stare così, come erano loro, tutto il giorno? Oppure aver provato quello che aveva provato quando era stato con lei? Sirius era sicuro che sensazioni del genere non le avesse mai sentite, o se le ricorderebbe: sarebbero state difficili da scordare. L'elettricità che l'aveva attraversato ogni volta che lei gli aveva sfiorato il corpo, l'emozione che aveva sentito nello scoprirla piano piano, con calma, nel baciare il suo corpo, nel sentirla godere sotto il suo tocco.
No, non aveva mai provato nulla di simile.
E gli faceva paura.
Per quel motivo, non appena realizzò tutto, Sirius si allontanò improvvisamente da lei e disse: “Scusa, Nina. Devo andare”
Lei lo guardò confusa, mentre lui si rivestiva.
Cosa gli era saltato in mente? Non poteva stare con Nina, non poteva stare con nessuna ragazza. Si era lasciato trasportare come un idiota. Sirius si vietava di provare quelle sensazioni. L'amore era debolezza, era fragilità.
E lui non aveva nessuna intenzione di soffrire ancora o di sentirsi vulnerabile.
“Dove vai?” gli chiese Nina ancora sotto le coperte. “Che è successo?”
“Ho...” Sirius si interruppe, cercando una scusa. “Ho una sessione di studio, con Remus e sarò già in ritardo, per cui meglio se...” si mise la cintura e poi la cravatta. “Meglio se vado” concluse, prendendo la bacchetta e avviandosi verso l'uscita.
“Ehi” lo richiamò Nina, lui si voltò. “Non sparire”
Gli avevano detto quella stessa frase altre diverse ragazze e sapeva come comportarsi, così sfoderò il sorriso più rassicurante che riuscì a tirar fuori e, mentendo, disse: “Non ti preoccupare” e uscì, lasciandosi un'altra ragazza alle spalle.


***



Erano passati due giorni da quando era stato con Nina e aveva fatto di tutto per evitarla.
In realtà evitava quasi chiunque, aveva bisogno di star da solo e non pensare a niente, specialmente a quella ragazza.
Così, quando quella sera, sia James che Amelia gli andarono incontro con sguardo apprensivo, si sentì intrappolato.
“Sirius” iniziò Amy, sedendosi di fronte a lui, su una poltrona in Sala Comune. “Che succede?” il suo tono di voce era serio e in ansia.
“Niente” fece spallucce lui e tornò a leggere la Gazzetta del Profeta.
“E' per quello che ho fatto io?” chiese con tono insicuro James, sistemandosi gli occhiali.
Sirius gli lanciò un'occhiata fulminante, visto che era presente anche l'amica ignara di tutto. “Ramoso, no, non è per te”
James tirò un sospiro di sollievo. “Grazie, amico. Avevo davvero paura ti fossi incazzato in modo definitivo”
Sirius abbassò il giornale. “Potter, mi stai dando una casa. Puoi fare qualunque stronzata, ti perdonerò per tutta la vita. Sei mio fratello, testina di cazzo che non sei altro” rise e gli scompigliò i capelli, sotto gli occhi felici di James, che lo abbracciò con forza.
“Ti voglio bene, Felpato”
Amelia sorrise, felice di vedere finalmente i due amici riuniti del tutto, seppur non avessero mai litigato per davvero.
Quando Sirius realizzò che anche l'amica era presente e ovviamente non sapeva nulla si ritirò subito e disse in un borbottio: “Comunque non era successo niente”
Amelia rise. “So che è successo” disse e i due la guardarono sgranando gli occhi.
“Cosa?” chiese James, deglutendo.
“So tutto, Ramoso” calcò il soprannome del ragazzo, ridacchiando. “Dai, pensavate non me ne sarei mai accorta?”
“Accorta? Accorta di cosa?” Sirius si passò una mano fra i capelli, nervoso e finse una risata.
“La Mappa, i nomi, le notti in cui scomparite... Ora che so che Remus è un... Beh, avete capito” tagliò corto. “Non ci è voluto molto per arrivare anche al resto, siete molto coraggiosi, ragazzi; io vi ammiro” sorrise dolcemente, James si chiese perché anche Lily non avesse reagito in quel modo. “Ho chiesto solo conferma a Remus e lui mi ha detto la verità, ma non mi avrebbe mai rivelato tutto di sana pianta” aggiunse subito, per paura che il suo migliore amico potesse arrabbiarsi anche con lui. “E non sono arrabbiata con te” puntò il suo sguardo su Sirius. “Per non avermi detto niente, capisco sia un segreto importante quindi il tuo comportamento è comprensibile”
James e Sirius facevano passare lo sguardo tra loro e Amelia, increduli e, non appena elaborarono il tutto, scoppiarono a ridere all'unisono, troppo stanchi e divertiti per la situazione che si era andata a creare. Il primo pregò in cuor suo che Amelia parlasse con Lily e che riuscisse a farle cambiare idea.
Quando il fragore finì, Sirius baciò Amelia sulla fronte e James l'abbracciò, lei rise contenta di aver chiarito con loro e poi si concentrò nuovamente su suo fratello. “Tornando alle cose importanti: Sirius, puoi dirci che è successo?” si ricompose con un sorriso.
Il volto di Sirius si rabbuiò, abbassò lo sguardo e tornato alla realtà evitò di parlare. Si vergognava. Si vergognava di aver fatto soffrire Nina, si vergognava dello stronzo che era diventato, si vergognava di non voler provare nessun sentimento d'amore, di rifiutarlo, di aver trattato male una delle ragazze più preziose che avesse mai conosciuto. Avrebbe dovuto tenere la sua vergogna per sé? Non parlarne nemmeno con i suoi due migliori amici?
Guardò prima James e poi Amelia, la seconda aveva uno sguardo implorante e chiedeva spiegazioni e, Sirius, come al solito, trovò difficile resistere agli occhi della ragazza che avrebbe sempre protetto, che avrebbe sempre amato e quasi cedette; ma alla fine riuscì a trattenersi. “Va tutto bene” sfoderò un sorriso rassicurante. “C'è solo troppa roba da studiare e troppa poca voglia da parte mia” si alzò e si diresse verso l'uscita, mentre i suoi amici lo guardavano poco convinti. Conoscevano Sirius così bene da riuscire a capire quando mentiva e quella era una delle volte in cui non stava dicendo la verità.
“Sicuro?” gli domandò Amelia, dandogli una seconda possibilità.
“Sì, bambolina” rispose con nonchalanche il ragazzo. “Ora vado a fare un po' di allenamento a Quidditch, o la prossima la perdiamo, Capitano” fece un cenno a James ed uscì.
Appena lontano dai loro sguardi, mandò giù il groppo che gli si era formato in gola e si mise a correre per i corridoi, sempre più forte, finché non uscì dai portoni e giunse al campo di Quidditch.
Era una serata uggiosa e con una leggera nebbia, quindi nessuno si stava allenando.
Si diresse verso gli spogliatoi e dopo essersi cambiato, aver preso la sua scopa ed essersi librato in aria, iniziò a fare dei giri del campo, sempre più velocemente. Aveva bisogno di sfogarsi, ma nemmeno il vento gelido e tagliente sulla faccia sembrava servire a qualcosa.
Allora provò a lanciare Pluffe negli anelli, ma non riuscì a centrarne nemmeno uno e l'unica cosa che lanciò fu un grido di frustrazione.
La sola cosa a cui riusciva a pensare era il viso di Nina illuminato dalla luce proveniente dalla finestra, al suo profilo, al su odore, alle sue mani che accarezzavano il suo corpo e alla dolcezza del suo sapore. Non aveva altra immagine in mente, non riusciva a concentrarsi su altro.
Cosa aveva fatto?
Si maledì più e più volte imprecando ad alta voce, forte, di modo che potesse sentire se stesso dire le parole peggiori sul suo conto. Si odiava in quel momento. Odiava quello che aveva fatto a Nina.
Eppure era così difficile per lui lasciarsi andare all'amore, ma allo stesso tempo sapeva benissimo che sarebbe stato impossibile evitare quello che era successo con lei. Perché la verità era che Nina lo attirava come una calamita, tra loro c'era una tale attrazione fisica che Sirius non era capace di resistervi e allo stesso tempo avrebbe voluto proteggerla, avrebbe voluto starle accanto e non lasciarla mai; Nina aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei e ora che lui sapeva quello che stava passando non voleva tirarsi indietro. Eppure, l'aveva fatto. L'aveva delusa.
Si ricordò di quando l'aveva aggredito alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure e di come l'aveva provocato in Infermeria; di quando aveva visto il suo anello appeso ad una catenella pendere dal suo collo e di come subito dopo le aveva detto di tenerlo.
Era attratto da lei, ma allo stesso tempo spaventato.
Spaventato perché aveva paura di quello che provava e di non riuscire a proteggerla come avrebbe voluto fare.
I suoi pensieri furono interrotti da una voce che lo chiamava insistentemente da sotto di lui, Sirius non riuscì a identificare chi fosse subito, ma dopo qualche minuto la riconobbe.
Aspettò qualche secondo e alla fine si decise. Scese piano verso il suolo, a testa bassa e non appena poggiò i piedi per terra, uno schiaffo lo investì in pieno volto.
Quando aprì gli occhi vide il volto di Nina rigato di lacrime. “Dove cazzo sei stato?” esordì con voce dura, lui non rispose. “Sirius!” lo richiamò.
“Io...” cercò di trovare una scusa.
“Hai detto che non mi avresti mai lasciata sola quando eravamo seduti sopra questa erba di merda e poi mi hai portata a letto con te e, santo cielo, è stato bellissimo. Ti sei aperto con me, mi hai confidato cosa è successo nella tua vita e ora ti permetti di scomparire, dopo avermi detto che con te sarei sempre stata al sicuro? Si può sapere qual è il tuo cazzo di problema?!” stava urlando, si stava sfogando. E Sirius incassò con una stretta allo stomaco.
“Come sapevi che ero qui?” cambiò argomento.
Nina lo guardò non credendo alle sue orecchie. “Chissene frega?!” urlò. “Ti ho visto dalla fottuta finestra, ecco come ho saputo che eri qui!” gli diede uno spintone. “Visto che tu” un altro spintone. “Tu non ti sei fatto sentire e mi hai usata, cazzo!” piangeva così tanto che Sirius a volte faceva fatica a capire cosa stesse dicendo. “E mi hai gettata via! Dopo quello che è successo tra noi due” Sirius gettò la scopa e le prese i polsi, bloccandola.
“Lasciami andare!” non esitò a dire lei. “Lasciami andare, Sirius, lasciami!” e lui, invece, iniziò a stringerla a sé, mentre lei cercava di tirargli dei pugni al petto, per liberarsi.
Sirius la strinse così forte che quasi le mancò il fiato. Smise di protestare e continuò a piangere.
“Scusa, Nina” sussurrò. “Scusami” inspirò il profumo della ragazza, la quale era ancora rigida e continuava a tentare di divincolarsi.
“Vaffanculo” replicò lei tra le lacrime e la divisa di Sirius, a cui scappò un sorriso. Era ostinata, testarda.
E lui ne era innamorato.
E in quel momento, mentre era tra le sue braccia, si rese conto che, forse, valeva la pena rischiare per quello che provava. Ci sarebbe stata gente che avrebbe fatto carte false per essere al suo posto, con la ragazza che amava. Gente come James.
E solo ora che l'aveva stretta a sé realizzò quanto le fosse mancata, seppur fossero passati solo due giorni.
Lasciò andare appena la presa su di lei e le asciugò le lacrime. “Sono stato un coglione, Nina. Scusa. Avevo paura” mormorò e lei cercò di capire. “Avevo paura di fare del male a me, di far del male a te; sono stato egoista” continuò e lei capì. Capì perché erano così simili che sembravano l'uno lo specchio dell'altra. Capì che la sua condizione l'aveva spaventato, che la sofferenza procurata dalle persone più vicine a lui l'avevano segnato a tal punto da non riuscire a fidarsi più ciecamente di qualcuno. “Ma ho deciso che può andare tutto a farsi fottere: io voglio stare con te, voglio provarci; vedo James che fa di tutto per stare con la ragazza che ama e io farei un torto al mio migliore amico a non cogliere questa occasione” Nina non disse niente, così Sirius la baciò.
E in quel bacio c'era tutto quello che avrebbero voluto dirsi.
“Sei una testa di cazzo, Black” sussurrò lei non appena si separarono e lui rise. “E' proprio per questo che ti piaccio, Clarks”




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flowers' hall.

come tornare dopo anni facendo finta di niente? proprio così, come ho fatto ora.
mi spiace per essere scomparsa e aver lasciato questa storia incompleta
ma la mia vita aveva preso delle pieghe insapettate, purtroppo
spero ci sia ancora qualcuno a leggermi
baci sul naso

  
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