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Autore: The DogAndWolf    11/01/2017    4 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Tutto era fumoso attorno a lei, l’unica cosa che riusciva a vedere nella mattina inglese era una figura dai lineamenti sfuggenti che teneva in braccio un fagottino di coperte, diretta chissà dove.
Dal fagottino arrivò un pianto forte quando si avvicinarono ad una porta di un edificio grigio e indefinito. La persona che portava la neonata citofonò a quella portina e lasciò la piccola urlante sugli scalini dell’orfanatrofio, ben avvolta nella coperta che la ospitava e si voltò in grande fretta, senza guardarsi indietro.
Il dolore pulsante alla testa aumentò quando la memoria fu forzata a cambiare.
Questa volta era tutto chiaro e a colori. Si vide da bambina, davanti allo specchio, mentre la sua madre adottiva, la signora Foster, cercava disperatamente di domare la sua criniera rossa con un pettine bagnato, senza aver molto successo.
Un altro strappo nei suoi ricordi, quasi infastidito, e chi frugava tra le sue memorie trovò quella che gli serviva.
Era a scuola e vide Anthony, il fidanzatino di Julie, mentre la prendeva in giro per i capelli corti. Una lacrima di rabbia comparve sul volto della bambina e all’improvviso Anthony si ritrovò a terra, piangendo dal dolore. Ricordò la paura che aveva provato subito dopo, quando aveva capito di non riuscire a fermarsi; ma quello non interessava a chi stava invadendo i suoi ricordi, quindi, con un’altra fitta, il mondo attorno a lei cambiò di nuovo.
La piccola bambina con i capelli rossi alzò i propri occhi verdi sull’adulto che le teneva una mano. Severus Piton la accompagnò fuori dall’orfanatrofio.
L’ennesimo lampo di mal di testa, l’ennesimo ricordo. Finalmente aveva trovato quello che voleva.
Silente si avvicinò alla ragazza dai capelli rossi, più giovane di qualche anno della sua versione presente, e le spiegò: «Dovrò rinnovare questo incantesimo di mese in mese e solo io posso toglierlo. Quando sarai nel mondo dei Babbani non vedo la necessità di trasfigurarti, ma nel mondo dei maghi devi sempre tenerlo, d’accordo Joan?»
Si guardò annuire con determinazione, quindi il Preside di Hogwarts iniziò a recitare incantesimi sottovoce, il volto saggio concentrato, la bacchetta puntata sulla giovane. Ricordò lo strano formicolio che aveva provato durante la magia, seguito dalla strana sensazione di non essere più nel proprio corpo: perfino la forma della propria bocca le sembrava estranea. In una manciata di secondi, il vecchio mago completò la trasfigurazione e Joan si poté guardare allo specchio con un po’ di timore.
«Ti abituerai» le sussurrò Severus stringendole una spalla.
Il ricordo svanì in un turbinio nauseante e Joan riuscì miracolosamente a non cadere per il capogiro.
Fece del suo meglio per nascondere il malessere provocato da quel lungo frugare nei suoi ricordi e, finalmente, distolse gli occhi neri non suoi da quelli rosso fuoco di Lord Voldemort, abbassando la testa con deferenza.
«E cosa ci dovrei fare con lei, Piton?»
Aveva parlato con la sua solita voce alta, fredda e sgradevole, quasi con fastidio.
«Vuole servirla, mio Signore. Entrambi lo vogliamo.»
«Servirmi!»
Un lampo fulmineo provenne dalla sua bacchetta e Severus si inginocchiò davanti a lui, urlando di dolore.
Joan provò l’impulso di soccorrerlo, ma era stata addestrata a starsene immobile in quel caso e a rispondere a Colui Che Non Deve Essere Nominato solo se interrogata. Era una questione di vita o di morte, lo sapeva. Tenne però d’occhio il serpente gigante che si avvicinava sempre più a loro.
Voldemort terminò la maledizione Cruciatus e sibilò, infuriato: «Vuoi servirmi come hai fatto in questi anni, Piton? Facendo la spia per Silente?»
«La mia fedeltà è sempre e solo sua, mio Signore. Se così non fosse sarei fuggito come quel traditore di Karkaroff.»
Voldemort annuì riconoscendo: «Sarebbe stato più furbo da parte tua, certo. Ma allora perché non ti sei mostrato due ore fa? Perché non sei venuto quando ti ho chiamato?»
«Abbiamo aspettato due ore per dare a Silente l’illusione di spiare per conto suo.»
A quella risposta il Mago Oscuro più potente in vita abbassò la bacchetta, senza distogliere lo sguardo da quello del professore di Pozioni di Hogwarts, che resse egregiamente quegli occhi rossi inumani.
«E Silente non ha mai sospettato, in tutti questi anni?»
Un cenno di diniego da parte di Piton fu sufficiente.
«Allora come faccio a sapere dove è risposta la tua lealtà?»
La voce di Severus non tremò quando affermò: «Per quello che le porto in dono, mio Signore. Ho quattordici anni di informazioni sull’Ordine, su Silente e su Harry Potter.»
Una risata fredda e vuota scosse appena il corpo di Voldemort: «Dammi una sola ragione per cui non dovrei estrapolarti queste informazioni e ucciderti seduta stante.»
Nagini sibilò eccitata a quella prospettiva.
Joan deglutì a vuoto, gli occhi che le pizzicavano per le lacrime trattenute provocate dal mal di testa.
«La fiducia di Albus Silente.»
Quest’affermazione riuscì a zittire Voldemort, quindi Piton si permise di aggiungere: «Si fida di entrambi probabilmente più di tutti i membri dell’Ordine. Ha rivelato solo a me l’identità di Joan e io le porto in dono anche questo segreto, mio Signore. Entrambi desideriamo servirla.»
L’attenzione di Voldemort si focalizzò nuovamente sulla sedicenne.
«Perché vuoi servirmi?»
La mano simile ad un pallido ragno artigliò violentemente il volto di Joan, per costringere nuovamente gli occhi neri in quelli rossi, in cerca di qualche menzogna. Quello che non sapeva è che non ne avrebbe trovata nessuna, viste le abilità da Occlumante della ragazza, sviluppate con una preparazione che durava dalla maggior parte della sua vita.
«Mio padre mi ha raccontato le sue gesta, il suo potere, la nobile causa dell’epurazione del sangue magico e io voglio farne parte.»
La risata di Voldemort risuonò spiacevolmente nelle orecchie della ragazza.
«Non è tuo padre. Sei figlia di una Sanguemarcio e di un traditore del proprio sangue.»
«Io non ho alcun legame con loro. Mi hanno rifiutata e abbandonata nel mondo Babbano e io li odio per questo. Nelle mie vene scorre sangue Purosangue e io voglio onorarlo, mio Signore.»
Il Mago Oscuro lesse sincerità assoluta nell’ardore degli occhi di Joan mentre la fronte della ragazza si imperlava di sudore.
Le lasciò il volto con un gesto un po’ troppo rapido, come se si fosse scottato. Gli occhi rossi si strinsero nei due pozzi bui della ragazza, attenti ad ogni singola reazione, e Voldemort iniziò a raccontare con vuoto divertimento e una smorfia che voleva essere un sorriso ferino: «I tuoi genitori sono stati due idioti. Si potevano unire a me, ma non l’hanno fatto. Potevano sopravvivere entrambi, ma dovevano a tutti costi proteggere il loro prezioso bambino.
«Il primo a morire è stato tuo padre. Quello sporco traditore non ha avuto nemmeno il cervello di prendere la bacchetta per fronteggiarmi. Non che avesse speranze, certo… Poi sono andato nella camera di loro figlio, tuo fratello. Tua madre si è messa in mezzo, nemmeno lei aveva la bacchetta. Mi ha pregato, mi ha supplicato di risparmiare suo figlio. Le ho dato l’occasione di salvarsi la vita, ma non ha voluto. James e Lily Potter sono morti da stupidi, ma nessuno piangerà per una Sanguemarcio e un traditore del proprio sangue, giusto?»
L’odio e l’ira traboccavano dallo sguardo di Joan, asciugando le lacrime che fino a quel momento avevano minacciato gli occhi neri, e Voldemort, non trovando prove che quei sentimenti fossero diretti verso di lui, si convinse che erano per i genitori che l’avevano abbandonata da neonata, che le avevano negato una vita nel mondo magico. Il Mago Oscuro che un tempo era stato Tom Riddle si convinse che, come lui, anche quella ragazza provasse un odio viscerale per i propri genitori mai conosciuti.
«No, mio Signore, nessuno ne piangerà la morte. Hanno avuto ciò che si meritavano.»
 
«Tutto bene, Joan?»
La ragazza non rispose, lo sguardo verde puntato fuori dalla finestra. Era tornata al suo aspetto originale, era stata l’unica richiesta che aveva fatto a Silente una volta tornati dalla missione. In realtà non aveva detto altro da quando Lord Voldemort li aveva congedati.
Severus stava per insistere, quando, all’improvviso, Joan parlò.
«Non finirò per pensarlo sul serio, vero?»
Piton chiuse la bocca e strinse gli occhi in una muta espressione di rimprovero; non diretto alla ragazza, ma verso se stesso che aveva permesso a Silente di fare quello che voleva e trascinarla in quella follia quando avrebbe dovuto opporsi con tutto se stesso ad un piano del genere e fare quello che aveva promesso sulla tomba della donna che amava: proteggere Joan Lily Potter a costo della vita.
«Tu conosci la verità su tua madre. Era una delle streghe più brillanti che io abbia mai conosciuto, il sangue non ha importanza e lo sai.»
Gli occhi verdi, gli stessi occhi di Lily Evans, lo trafissero con rabbia. Joan ignorò il fatto che non avesse parlato di suo padre, perché Severus non lo faceva mai. Era cresciuta con sole notizie di sua madre, il suo tutore non gli aveva mai parlato di suo padre. Le poche volte che gli aveva chiesto qualcosa su James Potter si era accorta dell’espressione di puro odio di Severus, quindi, malgrado la curiosità, aveva smesso presto di insistere.
«Perché mi hanno abbandonata? Perché non sono mai venuti a cercarmi?»
Severus non seppe cosa risponderle. Si era aspettato quelle domande e sapeva cosa avrebbe dovuto dirle, ma non aveva senso. Niente di quello che le era accaduto sembrava avere senso: Lily Evans non avrebbe mai allontanato sua figlia per nessuna ragione al mondo, lui lo sapeva.
«Parli di mia madre come se fosse una santa, Severus, ma la verità è che mi ha abbandonata. Mi ha abbandonata e non si è guardata indietro. Poi è morta per proteggere Harry Potter. Senza nemmeno che le passasse per la testa di avere un’altra figlia a cui badare. Perché l’ha fatto?»
«Lei… ti sapeva al sicuro nel mondo Babbano. Sapeva che il Signore Oscuro non ti avrebbe mai raggiunta lì.»
Joan tirò un sospiro umido, tutta l’ira che aveva in corpo si sciolse in lacrime silenziose e testarde e finalmente arrivò al nocciolo della questione che più le premeva, sentendosi vulnerabile come quando era solo una bambina abbandonata in un orfanatrofio Babbano.
«Quello che voglio sapere è perché rinunciare a me per proteggermi dalla guerra e poi nascondersi con Harry come se nulla fosse successo. Perché non hanno abbandonato anche lui? Potevano cercarmi quando è nato, quando hanno deciso di tenerlo. Potevamo vivere almeno un anno come una famiglia. Un anno mi sarebbe bastato, Severus.»
«Ma il Signore Oscuro ti avrebbe uccisa.»
«O magari sarei sopravvissuta con mio fratello e avrei avuto una vita normale.»
Piton divenne di uno spiacevole color mattone, serrò la mandibola e una vena iniziò a pulsargli violentemente sulla tempia. Joan si accorse di averlo appena ferito con quelle parole, quindi cercò di recuperare con un mormorato: «Sai che non intendevo…»
«No, non lo so, Joan. Cosa intendevi dire?» scattò Severus con un sussurro feroce, puntando gli occhi neri accusatori in quelli verdi, colpevoli e bagnati di lacrime.
Prima che Piton potesse girare i tacchi e andarsene fuori casa per impedirsi di dire qualcosa di sgradevole alla ragazza che riteneva una figlia e mettere ordine alle idee, Joan si aggrappò alla sua manica e bisbigliò con voce rotta: «Tu sei la mia famiglia, Sev. Non Harry Potter, James Potter o Lily Evans. Tu. Lo sarai sempre e non c’è niente che mi possa rendere più felice.»
La furia del mago sfumò nel nulla a quella confessione e un sorriso inesperto si delineò sulle sue labbra, incerto e un po’ imbarazzato come ogni suo sorriso.
Joan lo strinse a sé ricevendo in risposta un abbraccio rigido ma affettuoso, mentre le lacrime continuavano a scorrerle in volto, finendo sulla veste nera dell’uomo.
«Vorrei solo averli conosciuti.»

 
*****
Eccomi qua con l'ultimo flashback di questa storia.
L'origine di Joan è svelata, ma i misteri dietro al suo abbandono da parte dei Potter si moltiplicano alla luce dei fatti.
Un appunto per chi mi ha chiesto di spiegare la trasfigurazione di Joan: Silente ha la Bacchetta di Sambuco, quindi può fare qualsiasi magia dieci volte meglio di qualsiasi altro mago, praticamente. Il dolore che la ragazza ha provato alla morte di Silente è dovuto al fatto che l'incantesimo si è spezzato innaturalmente e, quindi, il brusco cambiamento del suo corpo le ha provocato qualche dolorino di troppo rispetto a quanto sarebbe successo se fosse stato tolto volontariamente dal mago. Visto che in tutto Harry Potter non c'è un episodio del genere, sì, sono andata di fantasia!
Spero vi sia piaciuto e vi do l'appuntamento per questa domenica con il penultimo capitolo di questa prima parte. Visto che questo è l'ultimo flashback ne approfitto per comunicarvi che la seconda parte (che spero non subisca ritardi) sarà totalmente priva di flashback e ad uscita settimanale. Ma non temete: inizierò, infatti, un'altra storia (anche questa ad uscita settimanale) che tratterrà solo del passato di Joan, Rebecca e Severus, in modo da non farvi mancare una slice of life di questi personaggi!
A domenica!
   
 
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