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Autore: emylee    12/01/2017    4 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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IV


Le voci non si erano sprecate, proprio come si era aspettato. Ormai conosceva Hogwarts e i suoi abitanti come le sue tasche, e sapeva quanto veloce i pettegolezzi volavano. Eccome se volavano. "Il Prescelto è innamorato"; "Il Ragazzo Sopravvissuto è gay"; "Harry Potter ha una cotta per un ragazzo". Nessuno, però, per caso o per fortuna, aveva collegato il gel per capelli sentito nella pozione al gel per capelli di Malfoy – tranne di chi sapeva dell'allergia, quindi Hermione, Ron, Ginny, la McGranitt, Madama Chips e, ovviamente, Malfoy.
Tutti loro, tutti!, credevano che avesse una cotta per Malfoy. Persino la McGranitt, anche se era rimasta piuttosto discreta a riguardo, ma gli sguardi che gli lanciava erano piuttosto eloquenti. Persino Malfoy, anche se in quel caso, beh, non era una sua idea. Gliel'aveva confessato.
L'odore dei tavoli della Sala Grande.
E anche lui aveva confessato qualcosa, ma... non sapeva bene cosa voleva dire.
Mentre Flitwick parlava, decise che la sua testa era già pesante per il sonno mancato, quindi chiuse gli occhi e li nascose dietro le braccia incrociate sul banco – poteva avere una cotta per chicchessia, ma il sonno, la notte, continuava ad essere irrequieto. Almeno gli incubi non c'erano, finché non dormiva.

Socchiuse gli occhi, e proprio davanti a lui, con cinque banchi a dividerli, c'era Malfoy. Stava prendendo appunti, con la testa china su una pergamena e la piuma nera che gli carezzava la guancia sinistra ad ogni lettera scritta. Malfoy era mancino. Non ci aveva mai fatto caso.
Quando si prendevano a cazzotti che pugno usava? Forse era ambidestro.
Senza effettivamente pensarci – con molte probabilità Harry era più là nel mondo dei sogni che lì nell'aula di Incantesimi – allungò un braccio verso di lui e immaginò di affondare le dita in quei capelli chiari, lisci e, soprattutto, liberi da ogni costrinzione gelatinosa. Stava decisamente meglio senza gel ad indurirgli i capelli, Harry per un attimo sperò che non usasse più quello schifo e che lasciasse per il resto della sua vita che i ciuffi biondi gli circondassero il viso pallido.
Anche perché, Dio, se continuava a mettersi quello schifo sarebbe morto. E poco importava il fatto che, probabilmente, era proprio quello che Malfoy voleva.
All'improvviso, Ron entrò nel suo campo visivo. Aveva dimenticato che il banco accanto al suo fosse quello dell'amico, e che il braccio allungato aveva occupato gran parte del suo spazio. Se ci aveva messo così tanto ad accorgersene era solo perché, evidentemente, non stava prendendo appunti.
Ron, perplesso, seguì la direzione del suo braccio, vedendo subito che stava indicando l'unica testa così bionda da non passare mai inosservata. Il ragazzo arrossì, ma prima che potesse dire qualcosa, Harry gli sorrise quando riportò lo sguardo su di lui, e la mano del braccio allungato, da carezza che era partita, si trasformò e divenne un dito medio alzato contro Malfoy.
Ron scoppiò a ridere, tappandosi la bocca con una mano per non farsi sentire dall'insegnante.
E si rese appena conto che, con quel gesto, aveva appena riassunto tutto ciò che provava per Malfoy.
Compresa la carezza di prima.


Harry riuscì finalmente a capire che giorno fosse solo quando arrivò Halloween – giusto perché vide le decorazioni arricchire la Sala Grande e la Sala Comune e, poteva giurare, persino i bagni avevano una piccola zucca illuminata al posto del portasapone. Era così tutti gli anni? Forse sì, e solo durante quel sesto e già troppo lungo anno quelle piccole cose riuscivano ad urtargli il sistema nervoso già abbastanza distrutto.
Quella notte Harry aveva dormito, e aveva avuto incubi su incubi. Aveva sognato Sirius, i suoi genitori, Voldemort. I Dissennatori che vorticavano sopra la sua testa al posto delle tende in dormitorio iniziarono a succhiargli via l'anima, e nemmeno Ramoso riuscì a mandarli via.
Si svegliò che non era neanche l'alba che era sudato e già stanco.
Si passò una mano sulla fronte, asciugò il viso imbrattato. Non si sentiva molto bene, quel giorno era iniziato male e la testa gli faceva male – non sapeva bene se era una fortuna o no che la cicatrice restava lì tranquilla e indolente, segno che Voldemort ancora sperava che Malfoy lo uccidesse con il suo gel per capelli.
Gel per capelli che, però, non aveva più usato, costretto o no.
Scese in Sala Grande proprio come aveva fatto all'inizio dell'anno, strusciando i piedi per terra e con le occhiaie che gli arrivavano alle ginocchia. La Sala era vuota, se non per le decorazioni di Halloween che la illuminavano, altrimenti avvolta nel buio più totale.
Le notti incominciavano ad allungarsi e ciò non faceva altro che deprimerlo di più. Le notti si allungavano così come si allungava il tempo che avrebbe passato a scappare dalle tende della sua stanza. Merlino, probabilmente avrebbe dovuto iniziare a cercare di dormire con la luce accesa come i bambini di tre anni che cominciavano ad addormentarsi senza la ninna nanna della mamma.
Ciondolò verso il suo solito posto e si mise nella sua tipica posizione, chiudendo gli occhi ma rabbrividendo rendendosi conto che le immagini dei suoi incubi erano ancora lì, impresse nel buio dietro le palpebre, pronte a balzargli davanti appena avrebbe abbassato la guardia.
La grande porta della Sala Grande si aprì di nuovo dopo che fu passata mezz'ora dal suo arrivo o poco più. Il rumore della porta sbattuta fu seguito da dei passi meccanici che si fermarono qualche secondo, prima di avvicinarsi con appena meno sicurezza.
«Sei finalmente morto, Potter?»
Fu automatico respirare a fondo, dopo aver sentito quella voce strascicata e odiosa echeggiare nel vuoto della Sala. L'odore dei tavoli della Sala Grande. Lui non sentiva niente, se non un vago odore di legno e lucido. E qualcos'altro di non ben identificato. Ma non era un buon odore, perché era l'odore dell'Amortentia di Draco? Cioè, di Malfoy. Di Draco Malfoy. Ecco, molto meglio.
Non gli rispose, concentrandosi sugli odori che sentiva. Il naso non pizzicava, segno che Malfoy anche quel giorno non aveva distrutto i suoi bei capelli con quella gelatina del diavolo. E con "bei capelli", Harry lo intendeva in modo del tutto oggettivo.
Sentì uno sbuffo. «Per quanto la tua morte mi faccia piacere, Potter, non vorrei che succeda davanti a me e che venga così identificato come tuo presunto assassino. Non me la sento proprio di autoinfliggermi la pena capitale per aver ammazzato il Prescelto.»
«Credevo che fosse il tuo intento fin dall'inizio dell'anno.»
Un altro sbuffo, stavolta però sembrava vagamente sollevato. «In realtà è il mio intento fin dall'inizio del primo anno, ma sto quasi temendo che tu sia immortale. Se non ci sono riusciti il Signore Oscuro, Dissennatori, Basilischi e mio padre, che speranze ho io di farti fuori?»
«Direi nulle.»
«Lo pensavo anche io. Fino a quando...»
Harry alzò di scatto la testa, guardando cupo la sua figura illuminata dalle decorazioni arancioni. I capelli sembravano piccole fiammelle che bruciavano lente una bambola di porcellana. Non un bello spettacolo, soprattutto grazie alla sua mente stanca che gli faceva vedere cose che non c'erano e, per di più, spaventose, ma in ogni caso non riuscì a staccargli gli occhi di dosso.
Lo vede ghignare. «Sto scherzando, Potter. Sei particolamente disgustoso quando l'allergia fa effetto.»
«Ti prego, mai più. Soffocare nel mio muco non è il miglior modo per andarsene, per quanto mi riguarda.»
Fece una smorfia schifata alla parola "muco" ed era piuttosto buffo che ripugnava ogni cosa disgustosa che vedeva o che solo immaginava. Il suo viso perfettino non aveva mai avuto neanche un brufolo? Il suo naso non aveva mai colato? La mattina non si era mai trovato con il cuscino pieno di bava? O con le mutande imbrattate dopo qualche sogno particolarmente spinto?
Dio, era un maschio pure lui, era normale.
Harry però arrossì comunque al pensiero di Malfoy in quei frangenti. Prima di rabbrividire immaginandosi la scena. Ma perché era così stanco, non ne poteva più di vedere cose che non voleva vedere.
«Stasera vieni alla festa?»
Ripresosi dallo shock, Harry aggrottò le sopracciglia, perplesso. «Quale festa?»
Fu il turno di Malfoy di copiare la sua stessa espressione scettica. Poi indicò teatralmente le decorazioni di Halloween che li circondavano. «Come quale festa? Quella di Natale, no?» rispose, caricandosi di tutto il sarcasmo che riuscì ad usare. «Se non vieni mi fai un favore, non ne posso più di avere questi capelli in modo così... sciatto. Mi vanno negli occhi! Ed è tutta colpa tua!»
«C'è una festa stasera?»
Malfoy sbatté le palpebre. «Oh, povero, piccolo Potty. Non dormi solo a lezione, adesso, ma anche nella tua orribilmente grifondoresca Sala Comune?»
Harry cercò di ricordare, ma nulla gli venne in mente. Che aveva fatto in quei giorni, dopo le lezioni? Aveva giocato a Quiddich, questo lo ricordava, e aveva giocato agli Scacchi Magici con Ron. Aveva fatto i compiti distrattamente con Hermione... ma non ricordava neanche una parola uscita dalle loro bocche. E neanche dalla sua. Quindi gli avevano parlato, gli avevano detto della festa, lui aveva persino risposto ma... ma niente. Non c'era proprio con la testa.
Crollò di nuovo con la testa sul tavolo, sbattendoci anche la fronte con un tonfo sordo. Gemette, infilandosi le mani nei capelli e tirandoli leggermente. Sveglia, Harry Potter, il mondo va avanti.
La voce della sua coscienza somigliava pericolosamente a quella di Voldemort.
«Allora, Potter? Ci vieni o no? Vorrei essere presentabile, almeno stasera.»
«Stai molto meglio senza quello schifo.»
Tentennò di nuovo, proprio come la prima volta. «Allora?»
«Ci vengo, Malfoy.»
«Eddai, lo fai apposta, Sfregiato?!»
Alzò di nuovo il viso e sorrise al cipiglio esasperato che era il volto di Malfoy. «Non lo faccio apposta, ci vengo perché probabilmente ho già detto a Ron e a Hermione che sarei venuto, e tu non hai idea di quanto possa essere pesante Ron quando crede che una persona gli stia dando buca.»
«E non ci tengo a saperlo.»
«E non lo saprai, tranquillo. Quindi, mi presenterò. Non sarà la fine del mondo, probabilmente sto salvando i tuoi capelli da una calvizia certa.»
Malfoy s'impettì. «I Malfoy non perdono mai i capelli.»
«Ma con quello schifo sì.»
Lo vide alzare gli occhi al cielo, mentre i raggi del sole iniziarono a fare capolino dalle ampie vetrate colorate della Sala Grande, facendogli vedere, con la coda dell'occhio, quanto effettivamente la Sala fosse decorata. Zucche, fantasmi, pipistrelli e ragnatele. C'era di tutto.
La luce illuminò anche Malfoy, e l'immagine della bambola di porcellana che prendeva fuoco sparì – al suo posto, solo un ragazzo dalle fattezze fin troppo belle.
Una mano pallida e affusolata – che no, non faceva parte della decorazione – s'infilò tra i suoi ricci e spinse la testa verso il legno, facendogli cozzare, per la seconda volta in pochi minuti, la fronte contro il tavolo. «Dormi, Potter» disse Malfoy.
Staccò la mano pochi secondi dopo, e camminò verso il suo tavolo.
La sensazione di quella quasi carezza rimase tra i suoi capelli per tutta la giornata.


«Me lo avevate detto?»
«Certo, Harry!» rispose Ginny, «Te lo... te lo avevo detto io, chiedendoti se avresti voluto venire con me.»
Aveva aspettato la pausa pranzo, prima di mettere l'argomento nel mezzo, sperando di non addormentarsi nel pieno del discorso. Fu Hermione a parlarne per prima, chiedendo a Ron cosa avrebbe indossato – ci sarebbero andati insieme, quei due. Come amici, Harry.
Ora la sua coscienza aveva la voce di Hermione.
«E io ho risposto di sì, vero?»
«Eh, direi di sì.»
Ginny sorrise, intenerita. Probabilmente pensava a quanto fosse patetico, anche se era assurdo che Ginny pensasse proprio questo. Le voleva un sacco bene, gli avrebbe fatto piacere passare una serata in sua compagnia, poco tempo prima credeva persino di avere una cotta per lei – ma l'Amortentia, a quanto pareva, non era d'accordo.
«Ginny, non usi gel per capelli tu, giusto?»
«No, Harry» ridacchiò, «Non starnutisci in mia presenza. Sarà la quinta volta questa settimana me lo chiedi!»
Se non ci fosse stato il piatto pieno di cosce di pollo pronto per essere divorato, avrebbe di nuovo sbattuto la testa contro il tavolo. Così, giusto perché non c'è due senza tre. Si limitò a poggiare il mento su una mano e con l'altra ad afferrare una coscia, addentandola con malavoglia.
Se lo avesse visto, Malfoy gli avrebbe mostrato tutto il suo disgusto con una smorfia delle sue.
Guardò al tavolo dei Serpeverde, e lo vide mentre stava elegantemente tagliando il pollo con forchetta e coltello. Bah. Da che mondo e mondo, il pollo, così come la pizza e la torta, si mangiava con le mani, era inutile che facesse così tanto il sofisticato. Pure i suoi amichetti serpenti avevano lasciato le posate abbandonate ai lati!
Beh, non proprio tutti... ma va beh.
«Tu come ti vesti, Harry?» gli chiese Hermione.
«Non ho ancora deciso,» mugugnò a bocca piena. Lanciò un'ultima occhiata al tavolo Serpeverde, ed incontrò gli occhi di Draco che, appena vide in che condizioni era, fece proprio la smorfia che si era aspettato. Gli sorrise e lui distolse lo sguardo, lanciando improvvisamente le posate e pulendosi le labbra con il tovagliolo. Gran bel modo di dirgli che gli stava facendo schifo. «forse mi vestirò da tubetto di gel per capelli.»
Ron scoppiò a ridere, quasi strozzandosi con la coscia di pollo ancora in bocca.



Spazio Autrice:
Premetto che qui Ginny non sarà né odiosa, né stronza, né niente - e non cercherà di rubare Harry a Draco. Ovviamente questo Draco però non lo sa ;)
Wow, mi ha fatto piacere che finalmente mi avete fatto sapere cosa pensate di questa storiella! Sono rimasta particolarmente contenta di sapere che vi piace il tono usato e la scorrevolezza del testo. Spero che continuiate a ripetermelo perché non mi farà altro che piacere!
Grazie <3

Emily


  
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