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Autore: NekoKya    13/01/2017    1 recensioni
Erano passati ormai tredici anni dalla fine della quarta grande guerra ninja e la vita degli abitanti di Konoha trascorreva serena. Gli eroi di quella guerra erano cresciuti e maturati durante gli anni di pace, alcuni avevano trovato l’amore e si erano creati una famiglia. Naruto Uzumaki era diventato il settimo Hokage, preceduto dal suo fidato amico, un tempo maestro, Kakashi Hatake che aveva aspettato pazientemente la sua nomina.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clan Hyuuga, Clan Uchiha, Clan Uzumaki | Coppie: Kiba/Hinata, Naruto/Sakura, Sai/Ino, Sasuke/Karin, Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Gomenasai Hajime





Le prime luci del mattino sfiorarono il viso assonnato del minore degli Uzumaki. Il canto ormai ricorrente degli uccellini gli ronzava in testa provocandogli un mugugno di protesta. La coperta bianca che solitamente usava come aggancio durante la notte era stesa per terra, il cuscino scuro tenuto tra le braccia con fin troppa forza.
«Non puoi…» borbottava nel sonno aumentando l’intensità del suo abbraccio letale.
«Prendi Ren piuttosto» scivolò verso il basso rischiando di picchiare la testa contro il comodino di legno poco distante.
«Cosa?» aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere sul pavimento. Si strofinò i pugni sulle palpebre cercando di prendere un po’ di lucidità, il sogno che stava facendo era così realistico che per un attimo si dimenticò che corrispondeva più o meno alla realtà.
Si grattò la testa smuovendo la zazzera di capelli color grano quasi indomabili «Maledetta Aiko-maniaca» grugnì ancora parecchio irritato dagli avvenimenti del giorno prima.
Decise che era inutile rimettersi a letto e andò un attimo in bagno prima di fare capolino in cucina.
Akane, la sorella maggiore, stava trafficando con un pentolone contenente quello che sembrava ramen. Non era raro vederla tentare di cucinare.
«Buongiorno oneesan» la salutò avvicinandosi a lei, poco più bassa di lui nonostante i 3 anni di differenza, e accarezzandole energicamente la testa rossiccia sotto le sue proteste.
«Oniichan... smettila» mugugnò dandogli una mestolata sul polso, sporcandolo di salsa.
«Come siamo produttive stamattina» constatò coprendosi la bocca mentre sbadigliava sonoramente.
«Buongiorno anche a te comunque» sorrise pizzicandogli una guancia provocandogli una piccola smorfia di disappunto.
«Come mai già ai fornelli?» chiese curioso massaggiandosi la parte lesa mentre prendeva posto al tavolo della cucina, osservandola mentre gli dava la schiena.
«Okaasan non ha sempre tempo di cucinare e otosan ama il ramen quindi pur di non farlo andare continuamente al chiosco ho pensato di prepararglielo di modo che quando torna può scaldarlo» spiegò tranquillamente mentre rimestava il pentolone facendo cadere alcune gocce bollenti sul mobile della cucina.
«Ok… anche se non sono sicuro che si possa fare… ma contenta tu» annuì piano «Non è che ti andrebbe di farmi qualcosa per colazione?» chiese pigramente stiracchiandosi sul tavolo.
«Prenditi una tazza e del latte bradipo» rispose con voce soave.
«Andiamo… potresti fare dei dorayaki*… li adoro» mormorò sbadigliando nuovamente.
«Fatteli da solo» protestò facendogli la linguaccia.
«Dorayaki ripieni di marmellata» il solo pensiero gli fece brontolare sonoramente lo stomaco.
Lo fissò per un momento parecchio divertita prima di scuotere la testa.
«Oneesan… per favore?» chiese gentilmente iniziando a guardarla con quello sguardo da cane bastonato che era solito rivolgerle da bambino quando desiderava qualcosa.
Si sistemò i capelli fiammeggianti in un alta coda di cavallo e strinse di poco il grembiule bianco che aveva indosso «No»
«Farò il bucato per una settimana» iniziò a negoziare mentre un sorriso sornione gli increspava le labbra.
Ci rifletté un attimo «Quattro settimane» esclamò.
«Due» sibilò irremovibile assottigliando gli occhi smeraldini.
«Tre» rilanciò speranzosa tradendo un tono di voce semi disperato.
«Passami una tazza» sbuffò allungando una mano verso di lei.
«Due settimane vanno benissimo, preferisci fragole o albicocca?» si arrese prendendo gli ingredienti necessari dalla mensola.
«Albicocca» sorrise beffardo, alla fine lo sapeva che l’avrebbe avuta vinta.
«Alla tua età dovresti iniziare seriamente a prendere in considerazione la possibilità che un giorno dovrai vivere da solo, e non credo che troverai una povera ragazza che cucinerà sempre per te» osservò senza cattiveria guardandolo di sottecchi.
«Mmmh…» ci pensò un attimo «Ren cucinerebbe per me» osservò tranquillamente «Ammesso che sappia cucinare» continuò imperterrito nei suoi ragionamenti.
«Ren è un ragazzo… vuoi che diventi la tua amichetta casalinga?» commentò cercando di non ridere «Io pensavo più a una fidanzatina» aggiunse maliziosa.
Improvvisamente l’immagine di Ren vestito con un grembiulino rosa a cuori che gli serviva un piatto di dorayaki sorridendogli ammiccante apparve nella sua mente, rabbrividì e scosse violentemente la testa cercando di cancellarlo dalla memoria.
«Non m’interessano le ragazze… al momento» precisò sospirando sonoramente «C’è sempre la mia adorata neesan» concluse.
Gli mandò un occhiataccia «Non diventerò la tua seconda mammina, dovrai sbrigartela da solo niichan!» lo additò.
«A guardarti adesso già lo sembri» la punzecchiò.
Ignorò la frecciatina facendogli semplicemente un gestaccio con la mano destra.
«Che ragazza volgare… cosa penserebbe Naoki-senpai?» continuò divertito dall’espressione scioccata che era apparsa sul suo viso ora rosso acceso.
«Non penserebbe a niente!» borbottò mescolando l’impasto dei pancake con troppa forza.
«“Akane-chan, non credevo che tu fossi quel genere di ragazza…”» scimmiotto la voce dello Yamanaka «“Yumi-chan è molto più femminile di te… non può funzionare, addio”» concluse tragico mentre le spalle della sorella iniziavano a tremare di rabbia.
«Yu… Yumi-san?!» sbraitò mollando la ciotola sul piano di lavoro e afferrando il tavolo della cucina, sollevandolo con facilità «Quella specie di alveare umano?!» Yumi Aburame era una bella ragazza dai capelli scuri a caschetto e gli occhi cerulei, sua coetanea, molto socievole e solare, nulla in lei ricordava il padre se non l’amore per i piccoli esseri viventi che Akane odiava.
«Neesan stai esagerando» commentò alzandosi in piedi, ignorando il fatto che tutto questo era successo per causa sua.
«Io sono femminile! Molto più di Yumi-insettovivente-san!» si poteva quasi vedere un’aurea infuocata attorno a lei.
«Avanti, ridammi il tavolo» disse con voce calma porgendole una mano.
«Rimangiati quello che hai detto!» sbottò minacciandolo di spaccarglielo in testa, cosa che era già successa in passato scatenando l’ira della madre.
«Otosan ci ha chiesto di non rompere più niente che abbia queste dimensioni» continuò senza scomporsi.
«Rimangiatelo» insistette mentre la vena sulla sua fronte sembrava sul punto di esplodere.
Il suo stomaco brontolò nuovamente, questo bastò per farlo arrendere alla richiesta della sorella maggiore «Naoki-senpai odia gli insetti» disse semplicemente.
Il viso della sorella si rilassò, il tavolo venne riposto con cura dov’era prima ed ella ci appoggiò sopra i gomiti annuendo velocemente «Vero? li detesta proprio… al solo pensiero gli viene la nausea» iniziò a ridere con un acutezza tale da far apparire una smorfia sul viso del fratellino.
«Calmati ora» le diede una pacca sulle spalle facendola tornare in sé.
«Sei tu che mi provochi baka Hajime-nii» gli picchiettò la mano sulla testa per poi tornare a preparare i dorayaki.
«Cos’è questo trambusto?» Sakura sbucò dall’entrata della cucina, il viso assonnato nonostante fosse pronta per andare all’ospedale.
«Buongiorno okaasan» salutarono insieme lei sorridendo raggiante, lui con un cenno del capo.
«Buongiorno» ricambiò dando un bacio sulla guancia alla maggiore e accarezzando brevemente la zazzera di capelli del minore, nonostante quest’ultimo non ne fosse entusiasta.
«Akane stai preparando i dorayaki! Ti adoro» mormorò felice prendendo dei bicchieri e del latte da mettere in tavola.
«Sapevo che ti sarebbero piaciuti» mentì spudoratamente mentre il minore le mandava un occhiataccia.
«Okaasan indovina chi non è sveglio» osservò Hajime cambiando discorso e prendendo un po’ di latte.
«L’ho notato, non ci crederai ma dorme accanto a me» lo prese in giro sistemando il camice sulla sedia e avviandosi verso la camera da letto.
«Sei una stronzetta quando vuoi» sibilò alla sorella approfittando dell’assenza della madre.
«Anch’io ti voglio bene» replicò spostandosi velocemente dal bancone e afferrandogli la testa, lasciandogli un bacio a stampo sonoro sulla guancia sinistra per indispettirlo.
«Non di nuovo…» biascicò con aria schifata scostandosi con uno strattone, finendo quasi per cadere dalla sedia.
«Naruto?» chiamò intanto Sakura entrando in camera, una figura si contorceva occupando tutto il letto matrimoniale.
«Sveglia e splendi piccola principessa, tua figlia sta preparando la colazione e non un singolo mobile è stato spaccato in testa a qualcuno» canticchiò mentre apriva le tende e alzava le persiane facendo entrare la luce del mattino.
«Piccola cosa?» borbottò arrotolandosi nelle coperte.
«Hai di nuovo lanciato la sveglia contro il muro» osservò divertita raccogliendola da terra «Prima o poi ci lascerà anche questa» la ripose sul comodino di legno, vicino alla foto della famiglia.
«Che giorno è?» chiese spaesato.
«Mercoledì» rispose prendendo l’estremità della coperta e srotolandola con un colpo secco, facendolo cadere per terra.
«Sakura-chan… non così’ttebayo» si lamentò alzandosi in piedi a fatica.
«Scusami» si avvicinò dandogli un bacio a fior di labbra «Buongiorno» sorrise.
Annuì piano «Ecco, così va meglio» ricambiò il sorriso e la strinse a se dandogli un bacio più intimo.
«Aehm» la maggiore degli Uzumaki sostava sulla porta «Scusate se interrompo questo idilliaco momento ma la colazione è pronta» trattenne una risata nel vederli in imbarazzo.
«Buongiorno Akane» la salutò staccandosi dalla moglie e afferrandola per i fianchi «Non pensare che non ti spetti un saluto come si deve» la punzecchiò mentre la sua espressione mutava da divertita a riluttante.
«Otosan non sono più una bambina» borbottò finendo comunque nel suo abbraccio.
«Cosa dici? Tu sarai sempre la mia piccolina» ribatté baciandole sonoramente una guancia, la cosa la mise subito in imbarazzo.
«Otosan!» protestò sperando che Hajime restasse in cucina.
«L’ho sento fin qui tranquilla» urlò il minore, come se avesse letto i pensieri della poverina.
«Sto arrivando Hajime» rispose Naruto scherzosamente.
«Non mi bacerai mai!» sbottò il minore «Piuttosto muovetevi che ho fame»
La lasciò andare «Akane» la fissò speranzoso.
Alzò gli occhi al cielo fintamente irritata e gli diede un bacio sulla guancia facendolo gongolare «Baka otosan» mormorò divertita tornando in cucina.
Sakura trattenne una risata «Ti aspettiamo di la» e sparì oltre la porta della stanza.
Non ci volle molto e anche Naruto si unì alla famiglia.
«Hajime» gli fece cenno col capo.
«Otosan» rispose ricambiando il saluto.
«Ittadakimasu!» dissero all’unisono fiondandosi sul piatto centrale pieno di dorayaki alla marmellata caldi e fumanti.
«Cerca di prenderne alcuni prima che finiscano» ridacchiò Sakura rivolgendosi alla figlia.
«Oniichan sai che non troverai mai una ragazza se mangi come un maiale vero?» lo punzecchiò strofinando il tovagliolo sulla sua guancia sporca di marmellata.
«Otosan l’ha trovata» replicò semplicemente allontanandole la mano.
«Il tuo bel visino non durerà» continuò leggermente acida.
«Devo sentirmi preso in causa’ttebayo?» chiese Naruto ingenuamente.
«Non preoccuparti, stai invecchiando bene» ridacchiò Sakura intromettendosi.
Una volta finito di mangiare Akane e Sakura sistemarono velocemente la cucina.
«Bene, auguro a tutti una buona giornata e ci vediamo stasera dattebayo» salutò allegramente la famiglia.
«Buon lavoro otosan, okaasan» salutarono a loro volta.
«Se avete problemi sapete dove trovarci» aggiunse Sakura premurosa.
Annuirono.
«A proposito… Hajime quasi dimenticavo» bisbigliò Naruto facendogli segno di avvicinarsi.
«Cosa?» chiese incuriosito affiancandolo e sporgendo la testa vicino alla sua.
Allungò rapidamente le braccia verso il figlio sfiorandolo appena ma quello svanì in una nuvola di fumo.
«Arriverà il giorno» commentò Naruto divertito.
«Non ho più 5 anni… prima o poi ti arrenderai, un figlio si saluta solo con un cenno del capo o una pacca sulle spalle» replicò sbucando alle spalle della sorella.
Naruto sapeva bene che Hajime era riluttante alle manifestazioni d’affetto, tuttavia si divertiva a stuzzicarlo e a vedere come fuggiva da un possibile abbraccio paterno.
Fece spallucce e prendendo sottobraccio la moglie alquanto divertita, uscì dall’abitazione.
«Ah, buongiorno Aiko» li sentirono salutare mentre Akane stava per chiudere la porta.
«Aiko-chan?» chiese riaprendola e trovandosi davanti l’Inuzuka, rossa in volto per l’imbarazzo.
«Aiko…» un’aurea omicida stava alleggiando sul minore degli Uzumaki.
«Akane-senpai…. Hajime» bisbigliò il nome di quest’ultimo con molta cautela.
La rossa si portò una mano sulla bocca, in segno di finta sorpresa «Uuuuuh sento aria di litigata tra innamorati» mormorò maliziosamente fissandoli.
Il viso di Aiko prese fuoco «N… non…» prima che potesse finire la frase la voce glaciale di lui la sovrastò «Tsk, litigata tra innamorati? Il solo pensiero mi disgusta profondamente» ribatté acidamente senza scomporsi afferrando la maniglia della porta e sbattendola violentemente davanti alla povera Inuzuka.
«Hajime-nii!» urlò Akane dispiaciuta per l’amica. Si portò le mani sui fianchi e lo guardò con disappunto.
Fece una smorfia contrariata e le puntò un dito al petto «Non far entrare quel cagnaccio in casa» sibilò allontanandosi dalla porta.
«Cagnaccio?» ripeté la corvina, che aveva sentito perfettamnete, riflettendo ad alta voce «Perché sono del clan Inuzuka?» smise di porsi domande ovvie e realizzò l’insulto appena ricevuto «Stronzo!» spalancò la porta d’entrata facendo quasi volare per terra Akane che era rimasta paralizzata.
«Ahia, non vedevo Hajime così arrabbiato da un bel po’… che hai combinato?» chiese chiudendola alle sue spalle e facendo accomodare la ragazza in casa.
La rabbia svanì di colpo e sul viso della giovane apparve solo imbarazzo.
«Aiko-chan?» la guardò preoccupata facendola accomodare sul divano del salotto.
«Ho infastidito Hajime con la mia ammirazione verso vostro padre…. E volevo scusarmi» disse tutto d’un fiato arrossendo vistosamente «Perché forse mi piace più di quanto pensassi» in quel momento avrebbe voluto sprofondare nel parquet ma decise di sostenere lo sguardo più che divertito di Akane.
«Ti piace mio padre?» chiese trattenendo una grassa risata.
«È una cosa seria» bofonchiò timidamente iniziando a torturarsi le mani.
«Mpf» si portò una mano sulle labbra e premette con forza cercando di trattenersi, ma alla vista del viso scandalizzato della ragazza non ci riuscì e scoppiò a riderle fragorosamente in faccia, portandosi le mani sulla pancia e piegandosi in avanti.
«Akane-senpai non è carino» borbottò incrociando le braccia al petto.
L’altra dal canto suo non riusciva a smettere di ridere.
«Sono seriamente preoccupata» continuò la corvina «So benissimo che è assurdo, ma è più forte di me» sbottò alzandosi in piedi «ho un problema serio e tu ridi?!» si portò le mani tra i capelli «se continuo ad avere questo complesso per il nostro Hokage finirò per avere standard troppo alti e nessuno vorrà sposarmi!» piagnucolò.
Akane si fermò di colpo «Standard troppo alti?» l’immagine del volto di suo padre sorridente le venne in mente e le risate ripresero più acute di prima, delle lacrime scesero piano sul viso arrossato.
«È un bell’uomo» si giustificò gonfiando le guance in una smorfia di disappunto.
«Sì per la sua età magari» riuscì a biascicare tra una risata e l’altra «Un vecchio molto attraente» mentre lo diceva non riusciva proprio a stare seria.
«Non è mica vecchio» insistette fissandola male.
«Per una ragazzina come te sì!» si intromise Hajime, che nel frattempo si era andato a vestire «Ma comunque… fuori da casa mia» sibilò appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia al petto con fare minaccioso.
«Hajime senti, mi dispiace davvero…» iniziò facendo due passi verso il compagno di squadra «Ma è più forte di me» ammise «Lasciami ammirare tuo padre… non manifesterò più nulla davanti a te, lo terrò per me» promise accennando un sorriso.
Lo sguardo vitreo del ragazzo le faceva intendere che un susseguirsi di «muori» si stava ripetendo nella sua mente. Akane, che nel frattempo si era ripresa, si alzò dal divano e andò a prendere una foto posta sul caminetto poco distante. Si avvicinò alla corvina, prima che il fratello potesse mandarla a quel paese, e gliela porse «Guarda un po’ cosa ho qui» sussurrò sorridendo sorniona.
La foto ritraeva il vecchio team del padre all’età di 12 anni.
La ragazza fissò intensamente il ragazzino biondo dell’immagine e le sue guance si tinsero presto di un rosso vivo.
«Scherzi vero?» chiese irritato muovendosi velocemente verso la corvina, cercando di prenderle la cornice dalle mani. Quest’ultima si scansò velocemente «Aspetta» disse sbrigativa continuando a guardare l’immagine.
Subito si spazientì «Avevi appena promesso…» sibilò glaciale «Brutta…» una vena iniziò a pulsargli sulla fronte e mentre le iridi verdi diventavano sempre più sottili iniziò a tentare rabbiosamente di strapparle la foto dalle mani, senza molti risultati visto che schivava ogni manata.
Akane stava letteralmente morendo dalle risate, non si era mai divertita tanto in vita sua, barcollò sul pavimento e strisciò verso di loro rendendosi conto che se avesse continuato non sarebbe più riuscita a respirare.
«Fermatevi…» biascicò cercando di calmare le risa «non riesco a smettere» ammise iniziando ad annaspare «scusate è stato più forte di me» si rotolò fino ai piedi del fratello «Hajime-nii» gli tirò il lembo dei pantaloni con insistenza.
Questo si fermò di colpo e osservò brevemente la sorella con un luccichio omicida negli occhi, mosse piano le labbra in quello che lei decifrò come un chiaro «muori»
Purtroppo per lui appena si voltò la ragazza corvina era sparita.
«È tutta colpa tua» l’accusò tirandola su dal pavimento con facilità per poi lanciarla con poca grazia sul divano.
«Suvvia è divertente… e poi è una di quelle cotte da ragazzine, non mi preoccuperei» rispose tranquilla iniziando a respirare con regolarità.
«È sorprendente vedere come non te ne freghi nulla» osservò tornando calmo.
«Andiamo è una sciocchezza…. Sei tu che te la stai prendendo troppo» ribatté con voce soave mentre un sorrisetto prendeva posto sulle sue labbra «sembra quasi che ti piaccia» mormorò maliziosa.
Sentì un rumore sordo provenire da dietro di lei, ma non ci fece caso.
In tutta risposta la fissò con aria di sufficienza senza rispondere, provocandole una leggera irritazione.
Si schiarì la voce per interrompere il fastidioso silenzio «Comunque non si può negare che tiri fuori il peggio di te» sorrise notando la smorfia di lui «Aiko-chan… torna qui» urlò appoggiandosi allo schienale.
L’Inuzuka sbucò da dietro il divano, ancora intenta ad osservare l’immagine del team 7.
«Lo so che è colpa mia… però gliel’hai promesso» disse la rossa prendendole la foto dalle mani, stavolta arrendevole.
Si ricompose sbattendosi i palmi sulle guance arrossate «Scusatemi» fece un leggero inchino, dispiaciuta.
«Cosa dici?» continuò Akane «abbiamo preso un po’ dal nostro otosan?» fece l’occhiolino al fratello che assottigliò gli occhi fissandola male.
«Sì…» mormorò timidamente «Qualcosa c’è» quasi faceva fatica a parlare mentre il viso le prendeva nuovamente fuoco.
«Non vale pensare alle caratteristiche fisiche di Hajime però, è pur sempre un ragazzo… io intendo un po’ più dettagliatamente… occhi, naso, bocca… carattere» si girò verso di lei, mettendosi in ginocchio sui cuscini.
Aiko ci pensò su un attimo «Akane-senpai tu hai qualcosa del viso che mi ricorda tuo padre» disse semplicemente «Caratterialmente non saprei, infondo siete unici e mi piacete così» replicò sorridendo.
Il sorriso sul viso della ragazza si allargò «Sei adorabile» esclamò catturandola in un abbraccio, facendola protestare.
«Adorabile?» chiese il ragazzo che era rimasto zitto fino a quel momento «Vorrai dire irritante» fece qualche passo verso di lei «Chissà che porcherie hai pensato in realtà… maniaca»
«Non sono una maniaca!» sbottò liberandosi dalla presa dell’amica e posando le mani sui fianchi fronteggiandolo, dovendo alzare il viso verso di lui per via dell’evidente differenza di altezza «Io ho pensato che…» la sicurezza ci mise poco ad abbandonarla «era davvero… carino» non arrossì stavolta ma iniziò a torturarsi le mani con foga.
Il biondino le si avvicinò abbassandosi su di lei e portando il viso a pochi centimetri dal suo «Sai cosa odio più del fatto che ti piaccia mio padre?» sussurrò soavemente con un sorriso inquietante facendole venire i brividi.
«La mia presenza?» tentò ricambiando il sorriso con poco brio.
Le afferrò la testa saldamente tra due pugni e iniziò a strofinare con forza sotto i suoi lamenti, il sorriso era scomparso lasciando sfogo all’irritazione «Il tuo comportamento da femminuccia quando ne parli!»
Akane prese un lungo respiro prima di alzarsi e separarli con forza «Diamoci un taglio, era divertente all’inizio… ma ora basta» riprese in mano la situazioni, stavolta in modo decorso «cercate di andare d’accordo… è importante per un team» esclamò severa «Aiko-chan» si voltò verso di lei con un sorriso gentile «smettila di far irritare mio fratello ok? Niente più fangirlismo» le fece l’occhiolino facendola sobbalzare «Certamente» rispose seria.
«Oniichan» stavolta si rivolse a lui «smettila di prendertela per una stupidaggine simile e trattala bene» mentre lo diceva gli puntò un dito al petto.
Si girò dall’altra parte e alzò gli occhi al cielo sbiascicando controvoglia «Ci proverò» sotto il suo sguardo severo.
«Bravi» gli afferrò per le spalle in un abbraccio che gli sorprese «e comunque chi disprezza ama» canticchiò facendo apparire una smorfia sul viso di entrambi.
«Devi sempre dire qualcosa di stupido alla fine vero Akane-nee?!» le pizzicò una guancia liberandosi dell’abbraccio.
«Casshivo» cercò di replicare.
Aiko decise che era meglio raggiungere il padre per il consueto allenamento e lasciare i due fratelli da soli.





«Non sei onesto con te stesso Ren» il figlio unico di Rock Lee e TenTen, Kenta, stava dando una sonora pacca sulla spalla dell’amico mentre scuoteva piano la testa corvina «non puoi davvero desiderare un harem di donne… una sola ragazza sarà la compagna della tua vita» disse saggiamente regalandoli uno dei suoi sorrisi più raggianti.
Nonostante l’aspetto era preso quasi tutto dalla madre soprattutto per il volto e gli occhi color cioccolato, senza alcun sopracciglio troppo folto da fargli ereditare strani soprannomi, di carattere rispecchiava molto il padre.
«Kenta… devi capire che un harem porta gioia e gloria all’uomo che l’ha creato» ribatté con un sorrisino poco rassicurante «circondarsi di tante ragazze innamorate è una fortuna immensa» annuì da solo alle sue parole scostandosi una ciocca di capelli dal viso diafano «una sola compagna non può renderti felice come tante compagne!» concluse quasi commosso con uno strano luccichio negli occhi rossicci.
«E scommetto che devono essere tutte belle, formose e perdutamente innamorate di te» rifletté ironico ad alta voce mandandogli un occhiata di sottecchi.
«Beh non esageriamo… non sono poi così esigente» mormorò nonostante il sorriso beffardo non accennava a lasciarlo.
Alzò un sopracciglio scettico puntando gli occhi nocciola su di lui, attendendo pazientemente.
«… ok forse un pochino esigente lo sono» ammise facendo una smorfia di disappunto per l’insistenza del migliore amico.
«Perdersi dietro questo desiderio perverso non porterà onore al tuo clan, tuo padre ti ucciderebbe» osservò tranquillamente appoggiandosi alla parete del negozio di armi della madre.
«Mio padre… beh, non deve per forza conoscere il mio desiderio» puntualizzò tornando serio e osservando le ragazze che giravano nella piazza del villaggio.
«Sai, a volte mi spaventa» disse incrociando le braccia al petto coperto dalla giacca bianca e verde della divisa.
Si voltò verso di lui, lentamente, prima di chiedere «Mio padre?»
Sorrise beffardo e scosse piano la testa «Il tuo ego smisurato» replicò ironico.
Afferrò il viso dell’amico con forza tirandogli una guancia sotto il suo sguardo sorpreso «Mi stavo quasi preoccupando, pensavo che saresti finito in uno dei tuoi discorsi seri testa di cocco!» rise alla sua espressione stizzita.
«La mia testa non è a forma di cocco» ribatté liberandosi dalla sua presa «so che vorresti avere i miei capelli ordinati e lisci ma non preoccuparti, potresti chiedere a Sayuri-san di piastrarteli» lo punzecchiò.
Sogghignò «Un ottima scusa per infilarmi nella sua stanza» scherzò.
In tutta risposta Kenta si portò una mano sul viso «Sei una causa persa» sospirò.
«Kenta-kun, Ren-kun!»
I due si girarono verso la ragazza che stava correndo verso di loro.
«Parli del diavolo» sorrise il minore degli Uchiha scostandosi dal muro e sistemandosi i capelli sotto lo sguardo sconsolato dell’amico.
«Ciao Sayuri-chan» le sorrise raggiante posandole una mano sulla spalla.
«Cosa fate di bello?» chiese la giovane Nara guardandosi in giro «Siete solo voi due? Hajime-kun?» chiese speranzosa.
«Non è qui e non sappiamo dove potrebbe essere» rispose Kenta sorridendole «mia madre ci ha fatto vedere un po’ di merce, l’abbiamo aiutata a riordinare» spiegò.
La delusione era abbastanza palese sul suo volto «Capisco» iniziò a giocherellare con la treccia castana, Ren le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece ridere, Kenta non aveva intenzione di indagare pensando che sicuramente era una qualche porcheria.
«Sono qui con Hiromi-chan» fece segno all’amica, che si era fermata distanziandosi da loro, di venire avanti.
Hiromi Akimichi era una ragazza abbondante e piuttosto timida, aveva i capelli castani scuri lisci e lunghi che teneva sempre sulla spalla destra e gli occhi grandi verde mare, aveva una divisa lunga fino alle ginocchia che la copriva come un vestito bianco a maniche corte, con uno scollo a v lungo e profondo che però non mostrava il seno prosperoso essendo coperto dalla canottiera retata, una cintura rossa e spessa le contornava i fianchi, gli stivali lunghi fino alle cosce neri le coprivano le gambe. Si vergognava a girare intorno ai ragazzi per via del suo aspetto fisico nonostante era perfettamente normale per una del suo clan.
«Ciao» salutò portandosi da parte alla Nara.
Ricambiarono il saluto con un cenno del capo.
«Hiromi-san non sapevo che assecondassi Sayuri-san nello shopping» osservò gentilmente Kenta notando alcuni sacchetti tenuti dalle due.
Sorrise «Non mi dispiace farne» le guance chiare si tinsero leggermente di rosso.
«Sayuri-chan ti andrebbe di mostrarmi cos’hai comprato?» chiese Ren maliziosamente allungando una mano verso il sacchetto della ragazza che prontamente lo scansò.
«Non puoi, non sono cose che un ragazzo dovrebbe vedere» replicò scherzosamente.
«Mmh» sorrise beffardo «non sarà un completino intimo…» tentò nuovamente di prenderle il sacchetto.
«Ren-kun sei sempre il solito» lo riprese civettando un poco, posandogli la mano sul petto coperto solo dal retaggio della canottiera che indossava sotto la giacca aperta della divisa per farlo allontanare, infondo si divertiva parecchio a prenderlo in giro.
Kenta fece finta di niente, ignorando i due e cercando qualcosa da dire a Hiromi che a quanto pare non veniva presa in considerazione dall’Uchiha.
Il corvino pensò che fosse davvero pieno di pregiudizi come pensava «Allora…» si schiarì la voce «che ne dite se andiamo a mangiare qualcosa?» chiese sorridendo e spostandosi da parte all’Akimichi che arrossì lievemente.
«Sì! Andiamo a prendere una crepes» esultò Sayuri prendendo l’amica sottobraccio.
«Attente che potreste prendere qualche kg di troppo» le punzecchiò ingenuamente l’Uchiha.
In tutta risposta la Nara gli diede una gomitata nelle costole facendolo gemere di dolore «A volte sei davvero una seccatura» replicò in tono severo per la pessima battuta fatta davanti all’amica già piena di insicurezze.
Si portò le mani davanti al petto agitandole piano a mezzaria «Ehi calma, scherzavo» si scusò.
Lo ignorò e si incamminò con l’amica che avrebbe voluto sparire piuttosto che mangiare davanti a dei ragazzi.
«Hiromi-san quale gusto preferisci?» chiese Kenta avvicinandosi alla ragazza con un sorriso raggiante.
«Ehm… mi piacciono molto quelle al cioccolato» rispose senza guardarlo in viso, troppo a disagio per riuscirci.
«Anche a me piacciono molto» rispose cordiale.
L’Uchiha si mise in mezzo ai due provocando un forte sobbalzo da parte della ragazza che si allontanò andando quasi contro Sayuri.
«Vuoi sapere anche quali sono le mie preferite Kenta?» lo prese in giro l’Uchiha, un po’ stranito dalla distanza presa da Hiromi.
«Non serve che lo dici Ren… non credo che a qualcuno interesserebbe» lo prese in giro spintonandolo verso le due kunoichi.
«Sei adorabile» replicò ridacchiando.
Sayuri si mise da parte a Ren prendendogli il lobo dell’orecchio tra le dita fini e strattonandolo verso di lei «Cosa c’è, qualcosa ti turba?» chiese curiosa.
«Sì, la tua presenza è sempre causa di turbamento… in senso positivo!» esclamò cingendole la vita e attirandola a sé, sovrastandola con la sua altezza «so che ti piacciono le attenzioni, non mi sfuggi» flirtò mordendole un orecchio sotto le sue finte proteste.
«Ren… ti stavamo cercando» i quattro si fermarono di colpo alla voce profonda del fratello maggiore degli Uchiha, Akira, fermo davanti a loro fiancheggiato dal padre.
Erano molto simili, il che era ovvio essendo fratelli, i capelli corvini dominavano in famiglia e la pelle cadaverica era sempre presente ma Akira era sempre stato caratterialmente più serio del fratellino, molto più studioso e ambizioso.
Nonché molto testardo, infatti non indossava gli occhiali che la madre gli raccomandava sempre di mettere.
Sbiancò alla vista del padre che lo fissava di sottecchi, in evidente disagio «Akira-nii…. Otosan…» lasciò andare Sayuri con un colpo secco, facendola barcollare all’indietro e si ricompose subito, la sua espressione si mutò rapidamente da giocosa a seria, si mise dritto con i piedi allineati, sembrava un soldato davanti al generale.
«Ren… mi dispiace interrompere il tuo divertimento ma pensavamo di fare un allenamento speciale oggi» disse Sasuke, con voce un po’ incerta, era sempre così quando beccava il figlio solitamente composto in atteggiamenti stravaganti.
«Non preoccuparti otosan, mi piacerebbe molto unirmi a voi» replicò velocemente sorridendo e affiancando i due «ci vediamo un’altra volta ragazzi» li salutò sbrigativo, i due Uchiha fecero un cenno a mo’ di saluto e si allontanarono.
«Ren… per caso tu… hai la ragazza?» era raro che Sasuke chiedesse cose di questo genere ai propi figli, ma la domanda gli venne spontanea.
«No assolutamente» replicò velocemente evitando il suo sguardo stranito.
«Se potesse ne avrebbe più di una per sé» lo canzonò il più grande fissando un punto non ben definito.
«Io veramente sono qui Akira-nii… invece di dire stupidaggini perché non indossi quei maledetti occhiali?» sospirò mentre le iridi nero pece del maggiore finalmente lo guardavano di sbieco.
«Non mi fanno sentire a mio agio» borbottò passandosi una mano fra i capelli lisci e ordinati.
«Akira sai che appena arriviamo a casa sarà la prima cosa che indosserai vero?» chiese con calma il padre dandogli un buffetto in testa accennando un piccolo sorriso.
«Otosan anche tu…» sospirò sonoramente «Va bene mi arrendo» incrociò le braccia al petto un po’ contrariato fissandolo di sottecchi.
«Stai guardando Ren» gli fece notare sconsolato.
«N… non è colpa mia se vi confondo» mentì fingendo di aver preso una svista.
«Forse gli occhiali dovrebbero incollarteli alla faccia, magari non te ne accorgeresti ma almeno ci vedresti bene» lo canzonò il minore beccandosi un occhiataccia.
«Oh sì e magari tu invece di flirtare con ogni essere munito di vagina potresti prendere più seriamente i tuoi allenamenti» ribatté irritato.
«Almeno io le ragazze con cui ci provo le vedo bene…» ridacchiò all’espressione poco raccomandabile che apparve sulla faccia del fratello «Akane-senpai, dubito che tu l’abbia mai vista bene… o sbaglio?» lo punzecchiò.
«L’ho vista benissimo invece e comunque non sono affari tuoi» bofonchiò punto sul vivo.
«Scommetto che quando cercavi di parlarle in realtà stavi cercando di rimorchiare un palo della luce» continuò imperterrito.
Una vena iniziò a pompare sulla fronte del maggiore coperta dalla frangia scura «Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Davanti a nostro padre?» sibilò glaciale e la cosa funzionò perché Ren si vergognò profondamente di essersi lasciato andare con discorsi così stupidi.
«È colpa tua usuratonkachi» borbottò irritato.
Sasuke si chiese se alla sua età aveva sbagliato qualcosa, se invece della vendetta avrebbe dovuto pensare alle ragazze come i suoi figli, perché dal discorso appena udito solo l’altro sesso gli era giunto chiaramente alle orecchie. Ripensandoci non parlavano altro che di ragazze quando bisticciavano, soprattutto della figlia di Naruto, questo lo confondeva.
Ma forse se avessero avuto la sua stessa esperienza non sarebbero così spensierati, e questo lo rassicurò, almeno potevano godersi la gioventù.
«Risparmiate le energie per l’allenamento» si intromise poggiando le mani sulle loro teste a mo’ di carezza, il contatto durò pochi secondi ma Ren era al settimo cielo.
Adorava il padre, senza togliere nulla alla madre, ma per lui non c’era ninja migliore sulla faccia della terra.
Aveva sempre avuto il complesso di inferiorità verso Akira, questo lo aveva reso insicuro e in cerca di approvazione continua.
Sasuke voleva bene ad entrambi allo stesso modo ma non disdegnava un poco di rivalità che secondo lui faceva sempre bene.
«Vedremo dove siete migliorati» disse mentre raggiungevano la casa di famiglia.
Intanto gli amici, rimasti un attimo spaesati in mezzo alla piazza del villaggio, non avevano proferito parola.
«Tiene molto all’opinione di suo padre» lo giustificò Kenta spezzando il silenzio che si era venuto a creare.
«Sembra quasi un’altra persona» aggiunse Sayuri sorpresa sistemandosi il kimono che si era leggermente spiegazzato «aveva un’aria così seria… cioè stiamo parlando di Ren…» sorrise perdendosi nei suoi pensieri «però un po’ li preferisco i ragazzi seri» rifletté ad alta voce cambiando discorso.
Hiromi si lasciò sfuggire una risata, infondo alla Nara piaceva Hajime Uzumaki… la reincarnazione del ragazzo mite e un po’ troppo serio a volte.
«Ovviamente sul “serio e impassibile” mi riferisco ad Akira-senpai… è così figo!» esclamò su di giri Sayuri mentre gli occhi chiari parvero diventare a cuoricino sotto il sorriso un po’ tirato di Kenta che preferiva evitare certi discorsi.
«Ci risiamo» sospirò l’Akimichi prendendola sottobraccio e mandando un occhiata d’intesa al ragazzo.
«Signorine… direi di tornare sui nostri passi» ripresero a camminare ascoltando i monologhi della Nara su quanto fosse figo il maggiore degli Uchiha.




*è un tipo di dolce giapponese composto da due pancake, formati a partire dalla kasutera (un impasto simile al pan di spagna), e riempito al centro con l'anko, una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki. (Ma può essere farcito come volete in breve)




Angolo dell’autrice:

Con rischi indicibili e traversie innumerevoli io ho superato la strada per questo castello (ho comprato un nuovo computer perché il mio si era nuovamente rotto, stavolta per sempre) oltre la città dei Goblin, (non avevo Word… ancora oggi non l’ho comprato ma ho una versione di prova) per riprendere il bambino che tu hai rapito.(per poter continuare le mie maledette fan fiction)
La mia volontà è forte come la tua (resistete insieme a me e sopportatemi, so che la vostra forza di volontà è nettamente maggiore della mia!) e il mio regno altrettanto grande. (… forse quello no)
Non hai alcun potere su di me! (infatti nonostante le minacce posto sempre a minkia XD)” Cit. Labyrinth – Dove tutto è possibile.
Al prossimo capitolo *Coff Coff COFF COFF* ^^’ BELIEVE IT DATTEBAYO! Un bacione a tutti quelli che mi cag**o ancora, cioè no, che mi seguono, che commentano che sbirciano le mie ff, vi amo di be*FATALITY* (odio quella frase ;) )
NekoKya :3
  
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