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Autore: Tada Nobukatsu    13/01/2017    2 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sai, di solito i gatti gli uccellini se li mangiano


«Allora?» le chiese lui, una volta nei corridoi. «Che hai deciso?»

E Chiyo tornò ad agitarsi, ma sforzando la voce per mantenere la calma disse: «Ci vediamo allo stanzino delle macchinette tra cinque minuti» e scappò via.

Rientrò nella stanza camminando in punta di piedi e guardò i visi di tutte le ragazze lì presenti, assicurandosi che stessero dormendo. Aprì il suo zaino ed estrasse una tuta e le scarpe. Se le strinse al petto e ancora silenziosa tornò verso la porta, col cuore che sembrava stesse per esplodere. Aveva il terrore che qualcuno avesse aperto gli occhi da un momento all'altro e l'avesse colta in flagrante: con in braccio tuta e scarpe, che scusa si sarebbe potuta inventare?

Per fortuna le ragazze sembravano tutte completamente addormentate, complice anche la settimana sfiancante che le aveva ridotte a degli stracci.

Riuscì di nuovo a sgattaiolare alla stanzina delle macchinette, continuando a guardarsi attorno con agitazione. Non riusciva a capire se avesse più paura di essere scoperta o dell'idea di passare l'intera notte sola con Kuroo. Ciò di cui era certa era che la combinazione delle due le faceva venire i crampi allo stomaco.

Si strinse di più la tuta al petto e si appoggiò con la schiena al mobiletto, aspettando. La testa era completamente vuota, riempita solo dai battiti del cuore così forti da rimbombarle nelle orecchie.

Quando Kuroo sbucò dalla porta lei si spaventò, rendendosi conto di quanto fosse stata assorta. Lui le sorrise e le fece cenno con una mano di seguirlo. Si allontanarono molto dalla zona decretata come dormitorio all'interno della scuola, arrivando fin dall'altra parte, dove le aule erano completamente deserte.

Kuroo si fermò davanti a una porta, estrasse una chiave dalla tasca e la usò per aprirla.

Poi si fece da parte, permettendo a Chiyo di entrare. La ragazza, silenziosa e sempre più agitata, camminò a testa bassa e alzà gli occhi solo una volta dentro, per guardarsi attorno.

«Lo sgabuzzino?» chiese inarcando un sopracciglio.

«Ho trovato la chiave e ho pensato che trovare un posto chiuso fosse la cosa migliore, per evitare di essere trovati e visti addormentati dove non dovremmo» spiegò, entrando e chiudendosi a chiave la porta alle spalle.

Chiyo sussultò e guardò la porta impanicata.

Si stavano chiudendo dentro?

Era chiusa a chiave dentro uno stanzino sola con lui?

Stava già cominciando a sudare freddo.

«Lascio la chiave appesa» le disse lui, leggendo il suo sguardo. «Così se vuoi scappare nessuno ti tratterrà dal farlo» la punzecchiò, prima di srotolare a terra un futon. Chiyo osservò ogni suo singolo movimento, ancora assordata dal battito del suo cuore, senza riuscire a muoversi.

Kuroo finì di sistemare il futon e ci si lasciò cadere sopra con un espressione compiaciuta e un lungo sospiro.

«Non ti rendi conto di quanto sei stanco fintanto che non ti stendi» disse con la voce già assonnata. Tirò uno sbadiglio, poi aprì di nuovo gli occhi, puntandoli su Chiyo, ancora immobile.

«Vuoi restartene lì?» le chiese e lei sobbalzò, arrossendo.

Era agitatissima, glielo si leggeva negli occhi. Con un sospiro Kuroo si tirò a sedere e si avvicinò a lei. Le tolse di mano le scarpe e la tuta, poggiandole vicino alle sue, poi la prese per una mano, trascinandola verso di lui, facendola inginocchiare. Le poggiò l'altra mano dietro la nuca e se la tirò contro, fino a incrociare le sue labbra, dove vi ci posò un lungo bacio.

«Vuoi chiamare la mamma e ti faccio venire a prendere?» sghignazzò una volta separata da lui. Chiyo tornò in sè con quella frase, fulminandolo.

«Non prendermi in giro, è più che comprensibile la mia agitazione, non credi? Soprattutto perché tu invece sembri così tranquillo! Sei sospetto!»

«Io non sono tranquillo» le disse serio in viso e questo la colpì. «Ma ti ho già detto che non ho cattive intenzioni, quindi non c'è bisogno di essere così diffidente.» poi dopo una breve riflessione aggiunse con un sorriso malizioso: «A meno che quella che ha cattive intenzioni non sia proprio tu.»

Chiyo tornò ad agitarsi più che mai, arrossendo violentemente e balbettando: «Ma che ti viene in mente? Ti sembro il tipo?»

Gli posò le mani al petto e cercò di allontanarselo, per sottolineare quel concetto, ma lui sghignazzando l'avvolse e se la strinse con forza. «Dove te ne scappi?» ridacchiò.

Chiyo si ritrovò completamente schiacciata contro di lui, che di nuovo si avvicinò a sfiorarle le labbra, mormorando, prima di baciarla ancora: «Ora sei chiusa qui dentro con me, non ti lascio andare via tanto facilmente.»

E Chiyo tornò a non capire più niente, travolta da un'emozione di un'intensità mai provata prima. Kuroo, continuando a tenerla schiacciata a sè, la guidò, spingendola sul futon e coprendola parzialmente col suo stesso corpo.

Si schiacciò contro di lei, mentre rendeva quel bacio più passionale. Spinse la mano lungo il suo fianco, accarezzandola, proseguendo poi lungo il braccio, fino alla spalla, al collo, il viso. Si separò dalle sue labbra, scendendo delicatamente a baciarle il mento, e ancora giù, sul collo.

Proseguì lungo la spalla, spostando leggermente la bretellina della cannottiera con un dito, mentre l'altra mano scendeva nuovamente a sfiorarle il collo e la spalla.

Chiyo sentì il respiro morirle in gola, mentre rabbrividiva a ogni suo tocco, in un misto tra agitazione e piacere. I brividi si fecero talmente intensi, da trasformarsi in un vero e proprio tremore.

«Non mi sembrano cose che farebbe uno che non ha cattive intenzioni» mormorò con un filo di voce, deglutendo.

Kuroo rispose con un pigro: «Mh», non smettendo nella sua esplorazione, scendendo ora a baciare appena sotto la spalla, la prima porzione di petto.

«Tu dici?» chiese poi, lanciandole uno sguardo. Risalì rapidamente, chinando la testa da un lato e posando le labbra appena dietro il suo orecchio.

Chiyo non riuscì a trattenere un sospiro compiaciuto, mentre ancora un tremore la scosse.

«Sono un diavolo sotto copertura, ricordi?» le mormorò da quella posizione, accarezzandole il profilo del mento con la punta del pollice.

Chiyo sentì perdere completamente il senso della ragione, non era più in grado di mettere insieme due pensieri. Si sarebbe risvegliata l'indomani mattina e probabilmente neanche si sarebbe ricordata come ci fosse arrivata là.

Kuroo attese qualche secondo, lasciandola completamente in balia delle sue confusioni e forti emozioni, poi sghignazzando disse con più tranquillità e abbandonando quell'aria affabile: «Ma!» e si lasciò cadere sul futon, al suo fianco. «Sono un diavolo gentiluomo.»

Le infilò il braccio dietro al collo e con forza se la tirò contro, facendola poggiare al suo petto e stringendola delicatamente.

Chiyo non riuscì a fare niente se non lasciarsi trascinare, ancora più confusa di prima, ma ora più sollevata, non avendolo più addosso.

«Hai avuto paura, dì la verità» sghignazzò malignamente.

«Stavi cercando di farmi venire un infarto?!» gridò lei, tornando finalmente in sè.

«Forse» alzò le spalle lui, prima di aggiungere con un sorriso malizioso: «Però non sembrava dispiacerti.»

«Idiota!!!» gli gridò ancora Chiyo, tirandogli un incazzato pugno su un fianco.

Kuroo si piegò dolorante, lamentandosi, ma disse divertito: «Ok, me lo sono meritato.»

Tornò poi a stringerla dolcemente, facendole posare la testa sul suo petto, facendo passare qualche minuto in silenzio dove l'unico suono era quello dei propri respiri e dei propri cuori.

«Hai un buon sapore» sorrise poi lui, parlando di punto in bianco. E Chiyo tornò ad agitarsi e ad arrossire.

Kuroo le volse uno strano sguardo e sogghignò: «Lo sai che di solito i gatti se li mangiano gli uccellini?»

«Che?!» stridulò Chiyo, allontanandosi appena da lui. «Che intenzioni hai ora? Guarda che me ne vado!»

Lui sghignazzando divertito la prese per un polso e se la tirò di nuovo contro, tirandosi il suo braccio intorno al ventre, in modo che lo abbracciasse.

«Dai, sto scherzando» disse stringendola e poggiando una guancia sulla sua fronte. «Sei adorabile quando ti innervosisci.»

E tutta l'agitazione e il nervoso sparì in un istante, dissolto in quella delicata nota dolce che l'ammorbidì e tornò a farla stare bene.

«Posso chiederti...perché?» chiese poi lei un po' titubante. «Ecco... Tutti quelli che mi conoscono mi vedono come una bambina per il mio modo di fare, faccio tenerezza a molti di quelli che incontro, mi prendono in simpatia, proprio com'è successo con Bokuto e con la mia squadra. Nessuno mi ha mai guardata in maniera... come dire... matura. Non che la cosa mi dispiaccia, questo mi permette di farmi molti amici, ma mi chiedevo come fosse possibile che con te fosse stato diverso.»

Kuroo ci riflettè qualche istante, poi recitò: «"Quella non è la vera Chiyo. La vera Chiyo la vedi sul campo". È stato ciò che mi ha detto il tuo capitano.»

«Sul serio?» si sorprese lei.

«Probabilmente la cosa mi ha messo più curiosità di quanto avrebbe dovuto, sono uno che analizza con attenzione ogni cosa. Perciò la prima volta che ti ho vista giocare, con quegli occhi intensi, quello sguardo forte, mi sono sentito in qualche modo travolto.» Riflettè qualche istante, prima di dire: «Sì! Travolto è proprio il termine adatto. Così ho cominciato ad osservarti meglio, a volte non riuscivo proprio a toglierti gli occhi di dosso» sghignazzò malizioso, lanciandole uno sguardo e facendola ancora arrossire. «Credo di essere riuscito a vedere la vera Chiyo, oltre il folletto psicopatico.»

«Folletto psicopatico?» chiese lei un po' irritata, ma lui la ignorò ancora.

«Sei molto più grande di quello che sembra e di quello che credi. Hai forza e determinazione, penso che il tuo coach abbia visto questo quando ti ha fatto entrare nella squadra maschile. Era proprio ciò di cui loro avevano bisogno: il vigore.» anche quella era una cosa che gli era stata detta da Daichi, tempo prima, e che aveva capito solo dopo aver studiato Chiyo molto attentamente. «Incuriosito ti ho studiato molto, l'ammetto, e alla fine ho finito con l'esserne travolto. Un po' come i cacciatori di uragani, mi sono avvicinato troppo. Ho visto ciò che sei realmente. Sorridi in qualunque situazione e cerchi di far sorridere chi hai intorno, sforzandoti di piacere a tutti, perfino a chi non sopporti molto come Tsukishima o chi consideri un "Babbeo" come Lev. Sei un po' come me, sotto questo aspetto, con la differenza che io di solito lo faccio per poterne guadagnare qualcosa, tu invece... non so, è come se ti sentissi in dovere. Come se tu fossi subordinata a tutti. Lo dimostra anche il fatto che chiami Senpai anche chi è più giovane di te, mentre agli altri ti presenti come "chan". Dovresti smetterla di vederti così piccola, sei molto più grande di quello che credi» disse poi serio.

Chiyo l'ascoltò a lungo, pensierosa, sorpresa del fatto che lui fosse riuscito a capire così tanto di lei in così poco tempo. Aveva grandi capacità osservative, era molto attento e analitico, questo avrebbe dovuto spaventarla e invece in un certo senso le fece piacere. Nessuno si era mai sforzato tanto, prima di allora, per capire cosa lei avesse veramente dentro.

«Shoji mi chiamava sempre Chiyo-chan» ammise poi con una vena malinconica. «Mio padre pensa che la mia fissazione con la pallavolo, con l'essere chiamata "il colibrì" e il presentarmi a tutti come Chiyo-chan sia indice del fatto che io non sia ancora riuscita a superare il lutto, ma si sbaglia. Ho accettato la perdita, non lo faccio per non dovergli dire addio, lo faccio perché penso che lui viva ancora dentro me» e d'istinto si afferrò il ciondolo appeso al collo, sollevandolo per osservarlo. «Ho lottato tanto per diventare ciò che gli avevo promesso, per vedere i suoi occhi brillare quando mi guardava, e ho solo deciso che smettere di farlo solo perché lui era morto sarebbe stato da egoista. Io ero Chiyo-chan il colibrì e continuerò a esserlo per il resto dei miei giorni. Lui vive ancora nei miei ricordi, nel mio cuore, continua ad osservarmi, lo sento, può vedermi volare, e io non voglio smettere di renderlo felice.» Fece una brava pausa, concedendosi un sorriso emozionato, poi aggiunse: «Chiamo Senpai anche i più giovani perché penso che abbiano qualcosa per cui meritino di essere chiamati Senpai! Prendi Hinata, per esempio. I suoi salti sono eccezionali, non credi? Non pensi che meriti quell'appellativo per quella capacità? E Kageyama? Hai mai visto nessuno più bravo di lui nel padroneggiare le alzate?» chiese voltandosi a guardarlo, con gli occhi che le brillavano. Ammirava veramente quelle persone per ciò che erano in grado di fare, non era un semplice sentimento di insubordinazione nei loro confronti. Li credeva davvero speciali.

«E per finire!» sorrise, voltandosi completamente per guardarlo meglio e poggiando i gomiti sul suo petto. «Non mi sento in dovere di piacere a tutti, anche qui ti sei sbagliato. È solo che Shoji mi ha insegnato quanto sia importante far sorridere chi hai intorno con tutti i mezzi che hai, indiscriminatamente. Non c'era momento più bello di quando riuscivo a strappargli un sorriso, che fosse con una schiacciata o con uno scherzo a nostra sorella era indifferente, i suoi sorrisi erano doni e valevano tutto lo sforzo fatto. Questa è la vera Chiyo-chan, perciò mi dispiace Mister Osservo-tutti-e-capisco-tutto, ma questa volta hai sbagliato» sghignazzò.

Kuroo l'osservò a lungo, con degli strani occhi assorti. Lei sorrideva sempre, anche quando parlava di qualcosa di tanto doloroso come suo fratello. L'aveva fatto anche quella sera che aveva parlato di lui per la prima volta. Quel sorriso che fino a poco prima era convinto fosse una maschera, ma che ora cominciava a sospettare che fosse un "sono stata male, ma ora sto finalmente bene". Ancora una volta lei aveva mostrato la sua forza, la sua grandezza, e lui si era sentito al contrario così piccolo in confronto.

L'avvolse, stringendola dolcemente, e sussurrò: «Mi piace ciò che sei, Chiyo-chan.»


La luce del sole penetrò dalle imposte, colpendo Kuroo dritto in faccia e costringendolo a corrucciarsi, infastidito. Aprì un occhio, guardandosi attorno, e sbuffando allungò una mano dietro di sè a prendere la sveglia che si era portato dietro la sera prima. Erano appena le sei.

Con un lamento la rimise a posto e abbassò gli occhi a guardare il delicato peso sul petto. Chiyo era ancora immersa nel sonno, dimostrato dal suo lento respiro. Nella notte si era raggomitolata come un cucciolo, finendo con la testa sul ventre e le ginocchia piantate nel suo fianco. Avrebbe avuto dolore per il resto della giornata. Il braccio di Chiyo, infine, era steso lungo tutto il suo ventre, ad abbracciarlo, ma nella notte la mano si era infilata sotto la maglietta, ora leggermente sollevata, ed era poggiata direttamente sulla sua nuda pelle. Per quanto fosse un contatto accidentale, comunque lo trovò piacevole ed eccitante.

"Ringrazia che sono un diavolo gentiluomo" pensò maliziosamente. Probabilmente un altro non sarebbe riuscito a starsene chiuso in quella stanza, in segreto da tutti, con lei, senza tentare di andare oltre. Certo, la sera prima aveva cominciato con qualche carezza e qualche bacio, ma l'aveva fatto solo per provocarla un po', visto come era agitata dall'eventualità. Non era andato oltre e non ne aveva avuta intenzione, anche se, doveva ammettere a se stesso, ci aveva pensato eccome.

Le posò una mano delicata sulla testa, accarezzandole i capelli, facendoli scorrere tra le dita, assorto. Afferrò qualche ciocca e con delicatezza gliele tirò dietro la nuca, scoprendole il profilo del viso.

«Chiyo-chan» chiamò dolcemente, continuando ad accarezzarla. Non ottenne risposta e ci riprovò. Ma ancora niente, la ragazza aveva proprio il sonno pesante.

«Sveglia, piccoletta» continuò. «È ora di alzarsi!» sbadigliò.

Ma ancora niente.

«Hachiko-chan!» tentò, alzando un po' il tono della voce e sperando che chiamarla con quell'appellativo che tanto la infastidiva avesse prodotto qualche effetto.

E, in effetti, qualcosa accadde, ma non ciò che aveva sperato.

Chiyo si lamentò e si mosse appena, poi sollevò del tutto la maglietta di Kuroo e ci scivolò sotto, nascondendoci dentro la faccia. Infine, tornò a dormire.

Kuroo la guardò stralunato, lievemente rosso in volto e cominciò a ripetersi mentalmente, quasi imperativo, "Diavolo gentiluomo! Diavolo gentiluomo! Diavolo gentiluomo!"

Si schiarì la voce, cercando di calmarsi, e tornò a chiamarla, provando a scuoterla un po'.

Chiyo finalmente aprì gli occhi e si guardò un po' attorno, confusa. Dove diavolo era?

Non le ci volle molto per capire che si trovava con la testa infilata sotto la maglietta di Kuroo e, impanicata, scattò, allontanandosi.

«Ma che intenzioni avevi?» gli stridulò contro, prima di schiaffeggiarlo. «Pervertito!»

Kuroo si massaggiò la guancia colpita e la guardò lievemente infastidito.

«Guarda che hai fatto tutto tu!» la rimproverò.

«Io?! E come mi sarebbe venuto scusa di infilarmi lì sotto?»

«Lo chiedi a me? Cosa vuoi che ne sappia io di cosa ti passa per la testa quando dormi? E poi, scusa, ma che senso avrebbe avuto infilarti lì sotto? Se avessi avuto davvero cattive intenzioni avrei provato a fare il contrario e infilarmi io nella tua, non credi?» Chiyo ne rimase un attimo colpita. Aveva in effetti una certa logica. Si corrucciò, pensandoci sopra un po'. E Kuroo scoppiò a ridere, dopo qualche secondo, aggiungendo: «E anche in quel caso sarei stato schiaffeggiato io lo stesso!»

«Mi par ovvio, no?!» incrociò le braccia al petto lei, prima di corrucciarsi e portarsi una mano alla testa. «Che razza di mal di testa!» lamentò.

«Hai dormito poco e ti sei svegliata male, è comprensibile» le spiegò lui, prima di allungare una mano e afferrarla per un polso. Se la tirò contro, facendola di nuovo stendere sul suo petto.

«Almeno stavi comoda lì dentro?» sghignazzò lui.

«Se mi ci sono infilata, probabilmente sì. Chissà che mi è passato per la testa.»

«Magari mi stavi sognando» sorrise malizioso.

Lei lo fulminò, contrariata dal suo egocentrismo, e decise di dargli una lezione con un: «O magari sognavo Bokuto.»

Come aveva sperato, la sua espressione tramutò improvvisamente, corrucciandosi contrariata.

«Allora era un incubo» disse poi, distogliendo lo sguardo offeso.

Lei sghignazzò e si sollevò di più, fino a raggiungere il suo viso.

«O magari no» continuò, decisa a non mollare. «Sai, quando mi ha preso sulle spalle è stato davvero emozionante! Magari mi sono trascinata quell'emozione in sogno.»

Kuroo tornò a guardarla male, prima di mormorare: «Vattene a stare con Bokuto, allora!»

Chiyo scoppiò a ridere. «Come sei permaloso!» gli disse, divertita. Poi aggiunse, quasi soddisfatta: «E geloso.»

«Non sono geloso» disse lui, cercando di mantenere un aria da superiore.

«Sì, un po' sì.»

«No, neanche un po'.»

«Sì, invece.»

«No, invece.»

Chiyo non ribattè, ma continuò ad osservarlo con un sorrisetto soddisfatto.

Lui abbassò gli occhi, a guardarla, e dopo qualche secondo di silenzio chiese infastidito: «Che c'è?»

«Sì» disse lei, sorridendo.

Lui continuò a guardarla qualche secondo infastidito, poi sorrise rassegnato. Una scintilla brillò nei suoi occhi, si sollevò improvvisamente la maglietta e rapidamente la riabbassò mettendoci sotto la testa di Chiyo, costringendola a tornare a diretto contatto con il suo petto nudo.

Chiyo si lasciò sfuggire un gridolino, mentre agitandosi tentava di liberarsi e uscire da lì. Riuscì nel suo intento dopo aver lottato un po' contro Kuroo che invece aveva cercato di impedirle la fuga, sbucando fuori col volto completamente rosso, imbronciato, e i capelli tutti spettinati.

«Lo vedi che sei stato tu?!» ringhiò, fulminandolo.

«Prima no. Ora te lo meritavi.»

«Permaloso!» gli disse ancora.

Kuroo sghignazzò, soddisfatto, e tirandosi a sedere raggiunse le sue labbra, baciandola con la stessa foga con cui lo faceva le altre volte. Era deciso nei movimenti, ostantava forza e sicurezza, e spesso era proprio quel suo modo di fare così irruento che mandava Chiyo su di giri. Si sentiva completamente soggiogata e sopraffatta, incastrata tra le sue mani, incapace di reagire o anche solo di formulare pensieri. Non era riuscita a scansarsi la prima volta che l'aveva presa, nè le volte successive, facendola finire lentamente nella sua rete, impedendole di scappare.

Era un gatto, e la sua grande capacità nella caccia si era manifestata con quell'indifeso uccellino che tanto era rimasta affascinato da quello sguardo penetrante.

Ricambiò il bacio, sentendo una sensazione di calore sprigionare dalla bocca dello stomaco e irradiarla lungo il petto, fino alla testa, e d'istinto si premette più contro di lui. Tarscinata e catturata da quel bacio diverso dagli altri, più travolgente, che alimentava la fiamma nel suo petto ogni secondo di più, alzò una gamba e gli si mise cavalcioni. Premette con forza il petto contro il suo, mentre lui l'avvolgeva con le proprie braccia e la stringeva.

Le mani tremolanti di Chiyo andarono a posarsi sui suoi fianchi, per poi scivolare lentamente sotto la maglietta e sfiorare la pelle nuda di Kuroo.

Lui sorrise sulle sua labbra, in qualche modo divertito, e le sussurrò: «Che stai facendo?»

Lei parve risvegliarsi dall'incantesimo e sobbalzò, arrossendo violentemente. Si separò, abbassando gli occhi imbarazzata.

"Che diavolo m'è preso?" pensò, vergognandosi di se stessa.

«Avevo ragione, allora» mormorò lui, divertito. «Sei tu quella con cattive intenzioni, lo vedi?»

«Ti sbagli!» disse istintivamente lei, incassando la testa nelle spalle. Sarebbe voluta sparire in un istante. Che razza di figura!

«Certo, certo» sghignazzò lui, prima di sollevare la testa e darle un delicato bacio sulla fronte. «Sono un Diavolo gentiluomo, piccoletta, ma fino a un certo punto. Ti consiglio di alzarti, perché qui la situazione è già cominciata a sfuggirmi di mano.»

Chiyo, che già aveva gli occhi bassi, non potè far a meno di far correre lo sguardo al cavallo dei suoi pantaloni dove si intravedeva già un leggero rigonfiamento.

Si portò d'istinto le mani al viso, coprendosi, e scattò in piedi, allontanandosi con rapidità.

«Mi dispiace! Scusa!» stridulò, agitata come poche volte lo era stata.

Kuroo la guardò intenerendosi per la sua reazione. Le si avvicinò carponi e, abbracciandola da dietro, le posò delicatamente il viso su un spalla.

«Vediamo di andarci piano, che ne dici?» le sussurrò all'orecchio.

«Sì! Certo! Ma io non... non era nelle mie intenzioni, ti giuro...» balbettò.

«Lo so, per questo ti ho fermata» le sorrise. «Dimentica tutto, testolina pazza.» le scompigliò affettuosamente i capelli e si allontanò, andando a prendere la sua tuta.

«Dimentica? Io? Tu no, scusa?» borbottò lei, guardandolo sottecchi, ancora imbarazzata, nonostante un po' fosse riuscita a tranquillizzarsi.

«Io? Scherzi? Me lo sognerò tutte le notti fintanto che non ti rivedrò la prossima volta» se la rise, sventolando una mano come fosse qualcosa da lasciar perdere. «Non hai idea del guaio che hai appena fatto, piccoletta!»

E Chiyo tornò ad avvampare, agitata esattamente come prima.

«Che diamine, così non aiuti però!» gli ringhiò contro.

«Che vuoi? Tu me l'hai chiesto!» rise lui.

«Ma non c'era bisogno che dicev-» si interruppe nell'istante in cui Kuroo, afferrandosi la maglietta, se la sfilò, restando a petto nudo. «Che stai facendo?!» strillò lei, ormai in preda a una crisi di panico.

«Mi cambio» spiegò lui, prima di voltarsi e rivolgerle un malizioso sorriso. «Se vuoi, puoi restare a guardare. Non mi offendo.»

Chiyo si voltò di scatto, volgendogli le spalle, e coprendosi nuovamente il viso con le mani.

"Idiota!Idiota!Idiota!" continuava a ripetersi in quei minuti che se ne restava lì, col viso coperto e i nervi a fior di pelle. Inoltre, saperlo nudo proprio alle sue spalle non aiutava a farla stare più tranquilla.

«Ho fatto» comunicò, prima di lanciare la tuta di Chiyo addosso a lei. «Forza, cambiati anche tu» le sorrise. «Ce ne andiamo a correre.»

«Eh? Così presto?» chiese lei, lanciando un occhio alla sveglio per terra. Non erano nemmeno le sette.

«Un ottimo modo per rendere una bugia più credibile e farla diventare una mezza verità» spiegò.

«Te ne intendi di bugie» mormorò lei.

«No, non così tanto» sghignazzò Kuroo, prima di voltarsi e volgerle le spalle. «Sbrigati o mi tornerà il sonno.»

Chiyo si strinse i suoi vestiti al petto, continuando a guardarlo poco convinta. Si sarebbe dovuta spogliare e cambiare con lui all'interno della stanza?!

«Non puoi uscire?» chiese imbronciata.

«E che dovrei spiegare se mi dovessero vedere fermo fuori dalla porta?» disse lui. «Stai tranquilla, non ti guardo. Promesso.»

Chiyo si lasciò sfuggire un verso poco convinto, continuando a tenerlo sotto mira.

«Ho mai mancato una mia promessa con te?» chiese poi lui con più serietà, sentendo che ancora dubitava.

Chiyo si ammorbidì, ripensando a tutte le volte che lui era stato gentile con lei. Si divertiva a punzecchiarla, a prendersi gioco di lei, a infastidirla, ma mai le aveva mancato di rispetto. Anzi, aveva mantenuto anche l'assurda promessa di prenderla se lei fosse caduta dall'altalena.

Certo non si poteva dire che non fosse affidabile.

Così cominciò a spogliarsi e cambiarsi.

«Ho finito» comunicò. «Ma non dovremmo riportare queste cose in stanza?»

«Se tornassimo ora nelle nostre stanze con tutte queste cose in braccio e qualcuno dovesse vederci la copertura salterebbe, non credi?»

«E quindi che facciamo?»

«Lasciamole qua. Tanto non viene nessuno da queste parti. Stanotte ci penso io.»

«Ma io vado via in serata e c'è il mio pigiama!»

Lui alzò le spalle, prima di aprire la porta: «Dirai ai tuoi che l'hai dimenticato qui. Te lo restituisco la prossima volta.»

«Ti vuoi tenere il mio pigiama?» chiese lei con un filo di voce, tornando ad arrossire.

«Così avrò qualcosa da stringere le notti che mi sentirò solo» sogghignò, facendole un occhiolino. Per quanto fosse imbarazzante e bizzarro, per quanto fosse quasi terrificante, data la quantità innumerevoli di regole a cui andavano contro, Chiyo non potè far a meno di pensare che fosse qualcosa di estremamente dolce. Perciò non insistè e si ritenne convinta.

Uscirono dallo sgabuzzino, Kuroo richiuse la porta a chiave e se la mise in tasca col promemoria di ricordarsi di riportarla dove l'aveva trovata quanto prima.

«E io che stringerò?» chiese lei scherzosa, mentre percorrevano il corridoio, diretti all'esterno.

«Mh?» si limitò a chiede Kuroo, guardandola un po' stranito, come se non sapesse di cosa stesse parlando.

«Tu avrai qualcosa da stringere e io no, non è giusto!»

«Ti lascio una mia maglietta?» sghignazzò lui.

«Non mi dispiacerebbe» disse lei, alzando le spalle.

«Sul serio?» chiese lui un po' stupito.

«Me la infilerò sulla testa la notte, in ricordo di questa mattina» sghignazzò lei, illuminandosi in un gioviale sorriso.

«Troverò un modo per fartela avere.»

«Tanto tu sei bravo a trovare scappatoie senza farti beccare, sei un vero diavolo!»

«Sotto copertura e gentiluomo, non dimenticarlo mai.»

«E chi se lo scorda?!» scoppiò a ridere lei.

Finalmente uscirono e cominciarono a correre tutto intorno alla scuola, uno di fianco all'altro, in silenzio ma compiaciuti da quella compagnia.




Gli animali predatori sono un grosso problema per i colibrì,

primi fra tutti i gatti che,

poiché questi uccelli sono in grado di muoversi rapidamente,

amano inseguirli.

(Fonte: Sito animalivolanti.xyz )


Nda.

Anche questa volta sarò breve. Ci sarà il giorno in cui ritornerò piena di energie e parole, MA NON è QUESTO IL GIORNO!

Mi limito a ringraziare come sempre chi legge e chi commenta, anche se non sempre riesco a rispondere personalmente a tutti (ma ci provo >.<)

I'm happy!

Il prossimo capitolo sarà più easy e si ritorna a un po' di comicità... con "Il salto del trampolino!"

Vi saluto!

Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun


Chiyo si sedette al tavolo col resto della sua squadra, invece che con Kaori e Yukie. Si mise vicino a Tanaka, come sempre, posò il vassoio sul tavolo e poi gli crollò a fianco, esausta.

«Chiyo-chan è svenuta!» strillò Asahi, al suo fianco.

«Dai! Dai! Sveglia pigrona!» la colpì sulla schiena Tanaka, senza nessun effetto.

«Mangiate voi per me... io non ne ho la forza» mugolò lei.

«Io comincio ad avere paura!» sbiancò Tanaka.

«Basta! Chiamo il dottore!» si alzò Daichi.


   
 
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