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Autore: 98chrislena    13/01/2017    0 recensioni
"Come si può andare avanti sapendo che ti hanno diagnosticato un tumore allo stomaco? L’unica cosa che puoi fare è sperare di soffrire il meno possibile, anche se ti tocca vivere gli ultimi giorni della tua vita con la consapevolezza che dovrai separarti da tutto ciò più che ami."
Una ragazza di 18 anni si trova alle prese con qualcosa di più grande rispetto a lei, un tumore terminale.
Sarà costretta a dire addio alla sua quotidianità, la famiglia, le amiche e Pietro, il suo più grande amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Invito le ragazze a casa mia per una serata tra noi come ogni sabato e, rispettando il giro, toccava a loro dormire da me.
«Ho già ordinato le pizze per tutte, dovrebbero arrivare a minuti.» dico dopo aver visto l’orologio.
Appena finisco di sistemare, i miei genitori escono e loro entrano.
«Hey, ci manchi a scuola! E’ tutto così noioso senza di te.»
«Già, concordo.» replica Giada.
«Mettiamoci davanti al fuoco, almeno ci riscaldiamo un po’.» dico cercando di sviare l’argomento scuola.
«Ah, comunque io mi sono lasciata con Carlo, che schifo! Non ne potevo più.» dice Asia.
«Hai fatto bene!» aggiungo.
«Ma Mad, non dovevi dirci qualcosa?» chiede Benedetta mentre io poggio le pizze sul tavolo.
Ed ecco che mi ritrovo un’altra volta davanti alla realtà, avevo davanti le mie tre migliori amiche Giada, Benedetta ed Asia e l’unica cosa che mi divideva da loro era un segreto che mi stava mangiando dentro.
«Ragazze» dico con la voce spezzata. «Mi hanno diagnosticato un tumore allo stomaco terminale. Sarò sottoposta a delle chemio ma i dottori hanno detto che all’incirca mi rimangono dai quattro ai cinque mesi di vita, se tutto va per il verso giusto. Volevo dirvelo prima ma non avevo il coraggio di farlo. Scusatemi.»
Scoppiano a piangere e le stringo in un abbraccio grande e caloroso, oramai non mi viene giù nemmeno una lacrima perché il mio destino è stato già scritto e non c’è niente che io possa fare.
«Lo so che mi state ascoltando, vi prego, venite a dormire con me. Ho bisogno di voi, delle sorelle che non ho mai avuto ora più che mai, per favore…» dico e vado in camera.
«Scusaci Mad, non sapevamo come reagire… noi ti vogliamo bene e non ti lasceremo mai.» dice Giada a nome di tutte e tre.
«Vi voglio bene anch’io.» mormoro e ci mettiamo a letto.
Mentre mi raccontano tutti gli scoop che mi sono persa in questi giorni, prendo il telefono per controllare le notifiche.
‘E’ andata tutto bene con le ragazze? Mi manchi bimba’
Non voglio rispondergli per messaggio, decido così di chiamarlo e mi allontano dalle altre.
«Pietro, tutto bene qui! Tu sei uscito con gli altri?»
«Bimba ciao! Perché sussurri? Comunque sì, sono appena tornato a casa.»
«Ho invitato le ragazze a casa per dirglielo e non voglio disturbarle.»
«Come l’hanno presa?»
«Ti lascio immaginare… comunque ora vado, il film è carico! Ci sentiamo domani, ti amo.»
«Ti amo anch’io, buonanotte.»
Chiusa la telefonata ci buttiamo sul lettone col computer in mezzo, due coperte di pail addosso ed i pop corn.
 
Sono la prima ad aprire gli occhi, sono le 9. Forse dovrei svegliarle o forse no ma visto che ci sono, alzo il volume delle casse dell’iPod.
«Ci hai svegliate all’alba, ne sei consapevole?» sussurra Giada.
«Dai, scendiamo a fare colazione! Ho fame.» rispondo mentre rido.
In cucina non c’è nessuno stranamente e, mentre loro sistemano le loro borse, io preparo la colazione.
Ci sediamo a tavola e nessuno parla. Mi sento come un assassino in un processo messo sotto accusa, ecco perché non volevo dire della malattia a nessuno, adesso tutti mi tratteranno come se fossi un alieno o chissà cosa e la parola ‘normalità’ non avrà più senso.
Forse nemmeno loro sono pronte ad accettare la realtà e lo capisco ma non voglio mi trattino come una bambina che non capisce niente, voglio solo le mie amiche vicine ora più che mai.
«Grazie per la bella serata, ti vogliamo bene Maddi! Ci vediamo domani.» dice Asia e le saluto con la mano.
Quando escono di casa sono le undici, probabilmente i miei genitori sono già usciti e Giulio starà dormendo.
Potrei chiamare Pietro ma sono sicura che ha spento il telefono e sta dormendo quindi evito.
Mi siedo sul divano, davanti al fuoco e prendo i miei album fotografici. Io amo la fotografia e mi piace la sensazione di aver catturato uno specifico momento della mia vita per sempre.
Ho tre album: in quello blu ci sono tutte le foto dei miei 18, compiuti lo scorso anno. Avevo prenotato questo locale a Roma magnifico e ci siamo divertiti tanto, eravamo quasi 100 persone ed i miei amici hanno fatto mille scherzi per poi finire il tutto con un video strappalacrime, specialmente la lettera di Pietro; in quello rosso ci sono tutte le foto che ho scattato con Pietro da quando ci siamo conosciuti, quindi due anni; in quello verde tutte le foto di famiglia ed infine, in quello grigio ci sono le foto con le mie migliori amiche.
Appena alzo lo sguardo, da lontano vedo Giulio avvicinarsi a petto nudo, anche se è fine febbraio.
«Allora com’è andata ieri?»
«E’ andata come già immaginavo, si sono preoccupate e le ho sentite molto vicine.»
«Bene. Ah, comunque oggi mamma e papà staranno fuori tutta la giornata! Quindi esco con Giada, la tua amica, ma non le dire che te l’ho detto.»
«Stai scherzando?» dico mentre mi alzo.
«Andiamo al cinema! Ciao pischella, stai indietro.»
Scioccata dalla nuova notizia, decido di mettermi a letto e passare una serata da sola, vorrei chiamare Pietro ma so che ha allenamento quindi passo.
‘Cara Maddalena, sono la mamma di Pietro, non so se hai il mio numero. Ieri Pietro mi ha detto quello che stai passando e sappi che tutta la nostra famiglia ti è vicina. Ti vogliamo bene, oramai sei come una figlia per noi.’
Un messaggio così era l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata oggi. Le rispondo e spengo il telefono.
La mamma di Pietro mi ha adorato sin dal primo giorno in cui sono andata a casa loro. Lei mi ha accolto come se fossi sua figlia sin da subito, penso avesse anche bisogno di una figura femminile, Pietro è figlio unico.
Lo squillo del telefono mi riporta alla realtà.
«Salve, scusi se disturbo, lei è la signorina Bonanni?»
«Sì. Chi parla?»
«L’ospedale! Abbiamo cercato di chiamare sua madre ma c’è sempre la segreteria. La chemio inizia il 1 Marzo, deve recarsi all’ospedale verso le 9.»
«Ah, grazie mille, avviserò mia madre.»
Chiudo la telefonata e le lacrime scendono da sole, senza freno e non posso farne a meno.
   
 
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