Eccoci al
finale di questa breve, ma intensa storia! Ciao e
grazie a chi mi
ha seguito! Grazie davvero.
Parte Terza
“In
my dreams I’ll always see you soar above the sky
In
my heart there always be a place for you
For
all my life I’ll keep a part of you with me
And
everywhere I am there you’ll be”
(Faith
Hill – There you’ll be)
Amy aprì gli occhi di scatto. Qualcuno l’aveva chiamata anche se non sapeva con esattezza chi o come.
Intorno a lei la situazione non era cambiata per nulla. C’era sempre quello
strano fascio di luce candido che la illuminava e da ogni parte era presente solo oscurità.
Non sapeva chi l’avrebbe
potuta chiamare ora che era in quel posto così tetro, ma nonostante si
sforzasse, non riuscì ad individuare a chi appartenesse
quella voce. Anzi, più si sforzava e più dimenticava. Ma quella voce doveva ricordarla,
perché era di una persona importante che gli era stata sempre vicina nella sua
difficile esistenza :
“Tom!!” – urlò Amy –“Devo
assolutamente uscire di qui!”. Amy iniziò
a correre velocemente, desiderosa di uscire da quel posto per tornare dal suo Tom. Dopo pochi metri percorsi si fermò di scatto.
L’intenzione di uscire c’era, ma la volontà da sola non bastava.
“Come faccio
ad andarmene da qui?”. Continuò a parlare all’aria per molto tempo
interrogandola su come fare ad abbandonare quel posto. L’aria sembrò non
rispondere lasciando Amy ancora di più nello
sconforto. Si lasciò cadere a terra ormai priva di forza e con il fiatone.
Doveva concentrarsi su qualcosa che le ridesse il
coraggio e cosa c’era di meglio che pensare a Tom? Si
concentrò profondamente cercando di convogliare i suoi ricordi. Durante questa operazione, la luce su di lei, si intensificò
parecchio e poco a poco, estendeva il suo raggio d’azione illuminando sempre di
più lo spazio circostante.
“Ce l’hai
fatta…” – le disse una voce calda e rassicurante – “sei riuscita a farmi
splendere di nuovo…grazie”. Amy non credette a chi che era apparso davanti ai suoi occhi.
“Amy,
piccola, ascolta la mia storia che ti riguarda molto da vicino perché la tua
storia è la mia storia”.
………………………………………………………………………………………………....
“Ho detto di fermarti!” –
urlò di nuovo Amiaezy – “Lasciati uccidere, umano!
Non ho tempo da perdere, io!”.
Tom correva come un forsennato. Non doveva essere colpito da quegli strani raggi amaranti che le uscivano dalle mani. Se ne fosse venuto a contatto, avrebbe fatto la stessa fine dei suoi compagni. Corse in direzione della sua aula e, per farlo, attraversò tutto il cortile della scuola. Trovò la forza per salire le scale e, una volta giunto in quello che
poche ore prima era l’ingresso della scuola, si girò all’indietro. Dietro di lui non c’era nessuno. Che l’avesse seminata? Allora era salvo…
“Dove credi di andare?”. Il
ragazzo alzò la testa verso il cielo. Su di lui stava precipitando Amiaezy
e Tom si scostò giusto in tempo per non essere
trapassato da una lunga spada.
“Ti ho detto di stare ferm…”. Tom oservava
la scena assolutamente inorridito. Il corpo di Amiaezy era scosso da fremiti febbrili e il sudore
scendeva abbondante sul suo viso. Il corpo cominciò a gonfiarsi sempre di più e
ad ogni respiro veniva espulsa una quantità di sangue
dai tessuti. Non ebbe più la forza di mantenere la spada fra le mani e la
lasciò cadere, producendo un tintinnio metallico. Gli spasmi aumentavano e Tom si allontanò da lei riparandosi dietro un banco
rovesciato.
“Non…puoi…vincere…tu…non…puoi” – biascicò Amiaezy sputando
saliva e plasma.
Ma ormai non poteva più sottrarsi alla fine. Un forte
boato fece vibrare la terra. Amiaezy urlò in un modo
disumano e scoppiò come scoppia un palloncino pieno
d’acqua. Il silenzio.
“E’ finita” – pensò Tom e fattosi coraggio fece
sbucare la testa dal banco. Tutto era avvolto da uno
fitto strato di fumo e, mentre si diradava, scorse l’ombra di una persona
venirgli incontro. Tom era terrorizzato. Il demone
era ancora vivo e pronto ad ucciderlo e questa volta nulla avrebbe
potuto salvarlo. Si preparò quindi a combattere mettendo in pratica le scarne nozioni di pugilato imparate alla palestra. La figura
era di fronte a lui. Alzò i pugni posizionandone uno
vicino al mento e uno pochi centimetri più avanti ed esclamò:
“Sono pronto! Fatti sotto!”.
Ma quella non rispose. Si sentì solo una risatina e Tom sentendosi preso in giro
caricò il destro. Ma non colpì la persona dinanzi a
sé.
“Ciao, Tom!”
– gli disse con tono gentile e aggraziato- “stai
bene?”
Oramai la nebbia si era
diradata del tutto. Chi aveva pronunciato quelle
parole era l’essere più bello che Tom avesse mai
visto. Capelli biondi, lunghi fino alle spalle, le decoravano il volto angelico
e occhi più blu dell’oceano sbucavano da una frangetta forse un po’ troppo
lunga. Per coprire la pelle bianca e morbida, aveva un
vestito verde acqua che arrivandole alle ginocchia, mostrava i piedi scalzi
della giovane. Ma la cosa più strabiliante di tutte, erano un paio di
meravigliose e candide ali che le spuntavano dalla
schiena. Avevano piume morbide e lisce che riflettevano la luce sotto i raggi
del sole.
“Tom?
Mi riconosci?”- chiese molto lentamente. Tom scosse piano
la testa abbassando le braccia.
“Sono io, Amy!”
– continuò. Tom ripeté nella sua testa l’ultima frase.
La guardo dritta negli occhi e dopo pochi secondi non ebbe
dubbi:
“Sei
proprio tu?”- chiese e, senza attendere la risposta l’abbracciò con
dolcezza. I due rimasero in quella posizione per molto tempo e Amy ne approfittò per raccontargli
la sua incredibile avventura e la scoperta delle sue origini. Lo ringraziò
tante volte per aver avuto fiducia in lei e per averla destata dallo sconforto
in cui la sua anima era caduta. Quando i ragazzi si sciolsero dall’abbraccio entrambi si guardarono intorno. La scuola
ormai era distrutta, così come le vite di tutti i suoi occupanti.
“Cosa
ne sarà di loro?” – chiese Tom facendo vagare lo
sguardo sui corpi privi di vita.
“Non preoccuparti” – gli
disse prendendogli la mano – “Staranno benissimo…oh”. Una lieve fitta colpì Amy in pieno petto facendole portare la mano al torace.
“Amy!!! Stai male?” – le chiese angosciato Tom.
“No, non preoccuparti! E’
solo il nostro segnale” – rispose sorridendo – “Significa che è ora di andare”.
“Ora di andare? Non capisco,
dove?”. Adesso Tom la fissava con occhi imploranti.
Non voleva separarsi da lei, non dopo che l’aveva creduta persa e poi l’aveva
ritrovata.
“Tom”
– iniziò lei – “ci sono tante cose del mio passato che
non so e...vedi...mi è stata offerta la possibilità di…”.
“Basta così, ho già capito
tutto”. La ragazza lo fissò sorpresa, ma ormai sapeva che Tom
la conosceva troppo bene.
“Solo una cosa” – continuò lui – “vedi di non stare via molto, intesi?”
“Intesi” – fu la sua
risposta. I loro sguardi si fusero in uno solo. Amy
si avvicinò a Tom e gli schioccò due baci su ogni
guancia.
“Ti voglio bene” –
esclamarono entrambi all’unisono.
“Avanti, vai! Non vorrai fare
aspettare
“Arrivederci, Tom” – rispose mentre apriva le
sue ali facendovi filtrare una piacevole brezza appena alzata. I piedi si
staccarono da terra e, con molta naturalezza, Amy
coordinò i battiti delle sue ali e salì sempre più in alto fondendosi con la
prima nuvola che incontrò.
Quasi speranzoso, Tom rimase per qualche minuto col naso all’insù. La nuvola
dove era sparita la ragazza era ancora visibile. Ma ad
un tratto iniziò a mutare colore, assumendo una sfumatura grigiastra. Iniziò a
nevicare e argentei cristalli si posarono sui numerosi corpi esanimi
ridonandogli la vita.
“Grazie!” – esclamò Tom verso la nuvola.
Attese pazientemente che
tutti gli alunni si fossero destati. Costruì un
rudimentale ponteggio usando qualche banco e attirò l’attenzione dei presenti:
“Ascoltatemi, tutti! Dovete
sapere la storia di una ragazza che è stata sempre derisa e disprezzata da
tutti noi, ma che però ha lottato per resistere e salvarci! Il suo nome è Amy e nonostante…”
La narrazione proseguì fino
all’arrivo delle autorità che allarmati da qualcuno,
raggiunsero la scuola immersa nel parco. Tutti vennero
trasportati nelle proprie abitazioni e il bilancio finale fu solo di pochi
feriti. Alcuni credettero alla storia di Tom, ma altri si convinsero che la scuola fosse esplosa per
una fuga di gas. Da quel giorno Tom, si sentì un
ragazzo speciale perché aveva vissuto un esperienza
che nessuno avrebbe mai più provato e perché era stato salvato dalla persona
che amava.
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La luna è
alta nel cielo, saranno le due di notte o poco prima. Stanotte c’è una brezza
piacevole. Porta profumi da ogni paese in cui ha
soffiato. E’ un po’ fredda, ma è molto gradevole e per questo decido che la
finestra deve restare aperta. Le tende respirano ad ogni arrivo d’aria.
Ormai è primavera e tutti gli
alberi sono in fiore, ma penso che da lassù la vista migliore ce l’abbia tu. Chissà com’è guardare la terra dall’alto…mi
piacerebbe guardarla, magari insieme a te. Spengo la
luce sul comodino. Devo riposare, domani c’è compito
in classe.
Buonanotte
angelo mio e come ogni notte so che veglierai su di me.
Mi rimbocco
le coperte, adesso fa freddo. Meglio chiudere la finestra, il vento è
aumentato.
Mi alzo e
chiudo le ante, ma mentre sto per farlo si riaprono violentemente: colpa di una
nuova ondata di vento: istintivamente mi copro il viso con il braccio.
Pochi secondi e il vento si dissolve.
Ancora incerto, scosto l’arto
dagli occhi e metto a fuoco.
Le ali ti si sono fuse con le
tende in una delicata danza. Poggi i candidi piedi sul davanzale e mi guardi in un modo da togliere il respiro.
Non so cosa pensare, ma credo
che la cosa più giusta da fare sia dire semplicemente:
“Bentornata,
amore mio”.
Piaciuto il
finale? A me tantissimo perché mi immagino la scena
come in un film. Quando Tom
parla c’è un sottofondo di pianoforte che sfocia in un’orchestra di violini,
quando arriva Amy! Aaaaaaaaaaaah
che sogno! Ciao e alla prossima avventura.
Ringrazio tantissimissimo tantissimississsississimo:
Eirinya
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