Momenti di eternità
Shelly è diventata parte di me, oramai.
È una persona buona e divertente. Dal nostro primo incontro ne sono venuti molti altri, sempre a casa mia, il giovedì, dalle quattro alle otto. Io studio, lei gironzola per la stanza, parla, mi racconta dello Utah, delle sue amiche, di quello che si sono dette la mattina o il pomeriggio prima con Daphne e Ginger, e del suo gruppo di amici.
Alla fine Shelly è diventata l’attrazione della nostra scuola.
Ha fatto di quelli che erano degli emarginati, nelle loro classi, una cerchia solida di amici inseparabili.
Il suo talento è proprio quello di circondarsi della gente più disparata e di tirare fuori il meglio di loro con una spontaneità fuori dal comune.
Mi sembra così strano che una persona fuori dal comune come lei abbia scelto di stare proprio con me.
Insomma, lei è petrolio, ed io sono olio extravergine.
Eppure sta qui, vicino a me tutto il giorno.
Arriva in ritardo regolarmente, e dopo nemmeno mezz’ora fugge in bagno a fumare una sigaretta.
A ricreazione, con i suoi amici, regolarmente fumano due o tre canne, e così lei ritorna in classe bella alticcia. Si sdraia sul banco, e dalla quarta ora inizia lo spettacolo.
Perché Shelly è mezza fatta, e così cominciamo a prenderci a parolacce, a fare battute su battute e iniziamo a ridere come pazze.
Questa è la vita scolastica di norma con accanto Shelly, una specie di tornado, umorale e volubile: non sai mai come si alza la mattina, se arriverà arrabbiata o felice, o con che pazzia se ne uscirà oggi.
Come di norma arriva tardi, durante l’ora della professoressa di letteratura, Lucille Brennen, butta per terra la borsa e si toglie il bomber verde evidenziatore, poi si lascia cadere sulla sedia e mi saluta con la mano.
“Ciaooo!”
“Indovina indovina!” mi sussurra lei nell’orecchio.
“Cosa?”
“Domenica c’è un rave a pochi chilometri da qui, mi ha avvertita Daphne.” Mi sventola il Blackberry sotto il naso, con la schermata di MSN messenger accesa.
“Ci vai?” le chiedo, invidiosa.
Daphne, Daphne, Daphne. Che cosa ha lei in più? Perché il suo legame con Shelly è così diverso dal nostro? Beh, d’altro canto, lei può essere una Toxicdoll. Solo io non posso.
Colpa dell’AIDS, tutta colpa dell’AIDS.
“Piccola, certo che sì. Tu vieni?”
“Non posso. Piuttosto, grandissima troia, che hai fatto ieri sera? Mi hai svegliata con quella telefonata alle tre di notte, e tu eri completamente fatta e parlavi di qualcosa come di una micia ed un uccellino….ma che volevi?”le chiedo bisbigliando.
“Non si dicono le parolacce!-
finge di rimproverarmi –Ieri ero in riunione a casa mia con le Toxicdolls, e ci
siamo completamente strafatte, e poi Ginger ha letto, mezza nuda, ad alta voce,
le regole..e leggendo quella che chiede che noi siamo bisexual, ha detto
Arrossisco e mi sento stupida, capendo troppo tardi il doppio senso. E dire che mi ci ero arrovellata tutta la notte, su questa cazzata.
“Non lo so. Forse né l’uno né l’altro…chi lo sa.”mi tengo sul vago.
“Tu sei problematica, ragazza. Comunque è una norma che ho eliminato.”conclude, facendomi l’occhiolino, e si mette a mandare messaggi con il Blackberry nascosto nell’astuccio.
Capisco che la conversazione è conclusa, e mi volto con gli occhi bassi sul quaderno.
Mi
sento completamente stravolta.
Conosco
poche persone, ma fortunatamente sono così belle e uniche che non vorrei
assolutamente stare da nessun altra parte.
Per
fortuna oggi è tornata Mia. Vorrei dirle che mi è mancata, che mi è mancato il
suo profumo, sentire il calore nell’averla accanto.
Lei
è diversa da tutte le altre, lei non sarà mai una Toxicdoll.
Perché
Mia ha degli obiettivi, e si aggrappa al presente, al momento, cerca di vivere
con impegno e rettamente, di preservare la sua anima. Lei che ce l’ha.
La
mia dov’è, Mia? Perché da quando ti conosco comincio a volere anche qualcosa di
diverso? Temo di desiderare qualcosa che non posso avere.
La
campanella della ricreazione mi riporta alla realtà.
Scatto
in piedi ed esco per prima, spintonando, e corro giù per le scale, verso il
nostro nascondiglio, sicura di non aver lasciato tracce.
Mi
arrampico sulla grata verde e mi lascio cadere sull’erba secca.
Trovo
già due dei ragazzi, Kurt e Joshua, e l’immancabile Ginger.
Ginger
e Weed si piacciono. Stanno sempre a battibeccare, a punzecchiarsi, scherzano
come bambini, litigano, si odiano, fumano e fanno pace.
Lui
la prende in giro per la sua statura, lei invece gli rifila scenate di gelosia
camuffate da amorevoli scherni per le altre ragazze con cui si diverte a farla
arrabbiare.
Una
volta aveva addirittura baciato una delle ragazze per bene.
All’uscita,
Ginger e delle altre le avevano fatto una “chiusa” come se ne fanno
poche, e
l’avevano
lasciata rantolare a terra, con le labbra spaccate e piene di ematomi.
“Sfido io chi ti vorrà baciare adesso,
puttana”.
Da
allora lui si limita a fare il solletico o a prendere in braccio qualche
compagna di classe, ma chiaramente Ginger resta l’ape regina, nello sciame
delle favorite di Joshua.
Poi
c’è Kurt. Kurt è la nostra guardia del corpo, un ragazzone largo quanto alto e
con un’aria minacciosa…che in realtà è tutta apparenza.
Kurt
è un ragazzo dolcissimo e disponibile al 100%.
Per
capirci, è quello che alle feste non beve, non si stona e controlla che tutti
gli altri non esagerino e stiano piuttosto bene a fine serata, quando ci
riaccompagna uno per uno a casa con la sua macchina, con l’unico patto che
tutti mettano dei soldi per la benzina e, a turno, lo aiutino a scuola con le
materie più ostiche.
L’ultimo
membro della compagnia è Francis. O anche il Nerd.
Il
soprannome si spiega da solo, no?
Francis
è un ragazzo mingherlino, sempre in camicia e pantaloni scuri, con tanto di
cintura, a vita altissima. Ha degli splendidi ricci scuri e gli occhi da Bambi,
nascosti dagli occhiali spessi con la montatura nera e pesante modello
Wayfarer, una parlata forbita ed espressioni lapidarie tutte votate a smontare
lo sfortunato di turno.
Il
Nerd è, ovviamente, molto dotato e colto. Un vero e proprio mangiatore di
libri.
Il
suo punto debole è la matematica, determinato semplicemente dal fattore noia.
“I
numeri mi buttano giù, e lo Stanford ancora di più, se possibile.”
Quando
aveva sentenziato così, si era pronunciato nel suo totale disinteresse per la
materia, accompagnato alla compassione per il povero Prof. Stanford, un uomo
sulla cinquantina con baffoni biondi e chierica, tanto frustrato quanto le sue
cravatte.
Il
genio della matematica e della fisica –perché dovunque ce n’è uno,
innegabilmente- è Ginger.
Mettile
in mano una calcolatrice scientifica, un quadernetto a quadretti, una penna e
una ventina di esercizi universitari di matematica pura, e lei li risolve nel
giro di due ore.
Ed
eccoci qui, tutti riuniti nel nostro ritaglio di libertà.
Daphne
si cala dalla recinzione elegantemente, con forti reminescenze della sua
attività di ballerina classica, mentre il Nerd, impacciato come al solito, per
scavalcare ci impiega un’eternità.
“Forza
e coraggio, Frankie!” urla Daphne, che non ha ancora imparato che lui si chiama
Francis, e non Frankie.
“Francis,
Daph, Francis. Per gli amici, quindi non per te, il Nerd.”annaspa lui,col
fiatone.
“Vero!
Per quelli come me, no?” chiede Ginger, in punta di piedi anche per dare un bacino
sulla guancia a Francis, che è piuttosto basso per essere un ragazzo.
“Già.
Ora vai a scaricare la tua furia omicida su Weed” le risponde lui con
sufficienza ironica, spintonandola verso Joshua, seduto a terra, che invece la
stringe dal basso.
Mi
metto a gattoni e mi allungo verso Weed a mo’ di gatto.
“Vero
che hai quella cosuccia che mi fa taaanto felice?”sbatto le ciglia,
supplichevole.
“Hrm.”
Grugnisce lui, in segno si assenso, mentre fruga nelle tasche e sposta Ginger,
mettendola a sedere su una delle sue cosce.
“Certo
che sei piccola ma pesicchi!” lamenta Weed, provocando l’indignazione
della bionda.
“Ma
come ti permetti? Ho anche perso peso, sono arrivata a ventisette chili!”
strilla lei con la vocetta acuta.
“Sì
vabbè dai un chilo Ginger a quanti chili del Sistema Internazionale equivale?
Sei un piombino!”ribatte lui, canzonandola.
“Se
alludi all’altezza, nella botte piccola c’è il vino buono.” Momentanea rimonta
di Ginger.
“Nella
botte…ma nel tappo no.” L’ultima frecciata di Weed la fa ammutolire ed
imbronciare, mentre riflette su cosa rispondergli.
A
questo punto comincia il rituale della ricreazione.
Weed
prepara la canna, Ginger lo riprende in continuazione fingendo che non le vada
bene niente, Kurt fa la guardia, scherzando sul fatto che quei due stiano
sempre a rimbeccarsi come una vecchia coppietta di pensionati, Daphne osserva
con rispettosa contemplazione, il Nerd e io chiacchieriamo impazienti e ci
prendiamo in giro.
E
io penso che queste cose in Utah, queste emozioni, queste risate non le avrei
conosciute.
Non
avrei mai saputo che qui, nel quartier generale dei paperini perfettini, la
felicità dell’amicizia fa si che la vita sia eterna.
.: Spazio
Cos :.
Eccomi
qua, perdonate il ritardo nell’aggiornamento ma questo mese, al solito, è
sempre il più impegnativo per quanto concerne gli impegni accademici.
Così, tra
un argomento e l’altro, sono riuscita a revisionare anche questo capitolo e a
pubblicarlo.
Dal
prossimo attendetevi una maggiore strutturazione della trama che prende una
piega più intelligibile.
Al solito,
leggete e recensite in virtù della mia beata gioventù, eccetera eccetera, tanto
sappiamo tutti che non lo farete, ma d’altra parte uno spera sempre che sotto
Natale (che dista soli sette mesi, essù!) voi siate tutti più buoni!
Special Thanks to:
Nafasa: sì, quel
dolce è decisamente da provare!
Black
Lolita: abbi fiducia sia per la recensione alla tua storia, che
arriverà di certo, sia per il tuo nick :P un elefante non dimentica niente! Ti
ringrazio per la recensione, anche io amo moltissimo Ginger e spero ti piaccia
ancora di più col passare del tempo. Per quanto riguarda Mia…beh, vedrai,
vedrai.
Talpina
Pensierosa: come vedi qui sono già più comprensibili le fila del
racconto, incluso il rapporto tra Ginger e Weed e l’amicizia biscottosa di
Shelly e Mia. Che dire? Spero ti piaccia anche questo capitolo!