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Autore: Redferne    15/01/2017    5 recensioni
Un figlio, si sa, è sicuramente il tesoro più prezioso, per un genitore.
E la sua felicita rappresenta per lui il massimo traguardo raggiungibile.
Ma fino a che punto sarebbe disposto a spingersi, pur di poter realizzare il suo più grande desiderio, quello che coltiva sin da piccolo?
Scopriamolo in questo racconto che segna il ritorno alle atmosfere comico-demenziali delle mie prime due storielle degli esordi.
E che mi ha permesso finalmente di poter dire la mia su due personaggi importantissimi, ma che fino ad ora non ho mai avuto occasione di trattare.
Enjoy!!
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellwether, Bonnie Hopps, Judy Hopps, Sindaco Lionheart, Stu Hopps
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CUORE DI MAMMA

 

 

(SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, mi dica: come posso aiutarla?” Chiese Lionheart con tono cordiale ed il sorriso stampato in fronte, mentre scrutava attentamente l’inaspettata visitatrice.

Era una femmina di coniglio di circa mezz’età, dall’aspetto piuttosto florido ma, tutto sommato, ancora piacente. Doveva essere stata senz’altro un bel bocconcino, da giovane…

Per carità. Con certi termini era meglio limitarsi al solo pensiero. Guai, a dare del TENERO o del BOCCONCINO ad un esponente della loro specie, soprattutto se non ne si faceva parte!

Il suo manto era grigio cenere con una chiazza più chiara, quasi bianca, che partiva dal muso e proseguiva giù, lungo il collo e poi ancora più giù, chissà fino a dove…

Leodore avrebbe tanto voluto scoprirlo.

Gli occhi erano di un viola talmente intenso da farli sembrare due gemme d’ametista, e lo fissavano con aria ansiosa e preoccupata. Ma, del resto, che gli andassero a trovare un coniglio che non fosse terrorizzato o angosciato da qualcosa! Non sarebbero conigli, se così non fosse…

Indossava una camicetta a manica corta, in tinta ciclamino, ed una gonna lunga fino alle caviglie, color blu di Prussia. Abbigliamento semplice ma delizioso, come solo tutto ciò che proviene dalla campagna sa essere, nella sua genuinità.

Il suo aspetto in generale non gli era nuovo, tuttavia. Gli ricordava qualcuno o, meglio, QUALCUNA, ma proprio non riusciva a mettere a fuoco…

“Allora?” La esortò, di nuovo. “Guardi che non la MANGIO MICA, sa?”

La coniglia, a quelle parole, ebbe un leggero sussulto.

“Ah, ah, ah!! Si rilassi, era solo una battuta!” replicò il sindaco, con tono divertito. “Se lo desidera si può accomodare, intanto.”

Le indicò lo scranno a rotelle proprio di fronte alla sua scrivania.

“Grazie mille.” rispose timidamente lei, avvicinandosi e spostandolo.

“Di nulla. Ed ora, veniamo al sodo.” La avvertì lui, mentre si sedeva. “Sentiamo: come posso esserle utile? Ci sarà pure un motivo, per cui é venuta fin qui. Senza nemmeno fissare un incontro, come tra l’altro prevederebbe la procedura.”

“Ehm...sì, lo so bene, ma...”

“Lasci stare. Sono sempre pronto ad ascoltare le richieste dei miei concittadini, e a fare qualcosa per soddisfarle. Nei limiti del possibile, ovviamente. Ma la prego di essere estremamente rapida e concisa, perché oggi ho un mucchio di cose da fare. Se, intanto, volesse essere così gentile da ripetermi il suo nome...perdiana, con tutti i grattacapi che ho per la testa, me lo sono persino scordato, ma tu guarda...”

“Mi chiamo Bonnie. Bonnie Hopps.”

HOPPS, eh? Stà a vedere che…

“Ecco, io...” proseguì lei, titubante. “...sono la madre di Judith Laverne Hopps.”

BINGO!! Ecco chi era!!

“Forse...forse non si ricorda...del resto, come ha detto prima, con tutto quello che avrà da pensare...ma mia figlia si é arruolata nelle forze dell’ordine, a seguito della sua iniziativa per le pari opportunità rivolta a i mammiferi di piccole dimensioni...”

“Che? Ma vuole scherzare, signora? Ma certo, che mi ricordo di sua figlia!” La interruppe lui, entusiasta. “La nostra cara Judy Hopps! Mi lasci dire che ci tengo molto, alla riuscita del mio pian...cioé, del mio progetto di integrazione mammifera! Ne faccio motivo di vanto e di orgoglio! E sua figlia rappresenta sicuramente una delle colonne portanti di questo mio progetto, senza dubbio alcuno! Anzi, mi lasci aggiungere che, ora che la guardo bene, comprendo finalmente da dove ha preso quel suo aspetto così grazioso, la nostra piccola Judy! Le somiglia molto, sa?”

“Oh, beh...grazie, lei mi lusinga...” rispose Bonnie, con una leggera punta di imbarazzo.

“Dico sul serio, mi creda!” Insistette Lionheart. “Comunque, tornando ai discorsi seri: cosa vorrebbe sapere?”

“Ecco, signor sindaco...io e mio Marito Stu siamo molto preoccupati, riguardo alla nostra bambina...e gradiremmo capire come stanno VERAMENTE le cose, laggiù all’accademia. Insomma, dicono che gli addestramenti siano molto duri...e come saprà anche lei, in quel posto non é permesso portare con sé cellulari o smartphone. Lei...lei ci può telefonare soltanto una volta al giorno, e ci dice sempre che va tutto bene. Ma noi, ecco...temiamo lo stesso che le possa accadere qualcosa di brutto, lei capisce...é pur sempre l’unica coniglietta in mezzo a tutti quei mammiferi grandi e grossi e...e molti di loro, senza offesa, sono PREDATORI...ormai mancano solo due settimane alla fine del corso, ed io e mio marito vorremmo avere qualche notizia in più, se é possibile...magari lei potrebbe intervenire di persona, e farci sapere qualcosa...”

Pfui! I tipici genitori di tipo apprensivo, con il loro ridicolo affetto morboso. Li fulminasse il cielo, una buona volta! Fosse per loro i figli non dovrebbero mai andarsene di casa, neppure a ottant’anni suonati! Tsk, la loro bambina...ma chi vogliamo prendere in giro, per la miseria? La BAMBINA in questione dovrebbe avere la bellezza di VENTIQUATTRO ANNI o giù di lì, e chissà quante ne ha già passate, senza che loro sappiano nulla…

“Vede, signora: io la comprendo perfettamente, mi deve credere. Ma, anche se sono il sindaco, non posso compiere ingerenze di alcun genere.” le spiegò Leodore, con voce accomodante.

“M-ma...non le sto certo chiedendo di fare favoritismi, ci mancherebbe altro!”

“Qui non si tratta di favoritismi, signora. Autorizzare una cosa simile significherebbe dare vita ad un precedente, con tutte le conseguenze del caso. Si sa che poi, quando qualcuno ottiene una cosa nuova, subito dopo pretendono di averla tutti quanti. Lei capisce...Inoltre, sono fermamente convinto che tutti i cuccioli debbano lasciare al tana, presto o tardi, ed imparare a camminare con le loro zampe, anche a costo di inciampare. Vorrei tanto poterle dare una mano, ma proprio non posso. Mi dispiace.”

“La prego,” lo implorò Bonnie. “Lei é l’unico, a poterci aiutare…”

A fronte di quella nuova, accorata supplica, il sindaco rimase in silenzio, adagiando per bene la schiena sul fondo della poltrona, intrecciando le dita e appoggiando gli indici ben dritti ed uniti contro la punta del mento ed assumendo un’espressione pensosa, come a riflettere attentamente su ciò che avrebbe dovuto dire nell’istante successivo.

“E va bene.” Rispose. “Mi ha convinto, signora. Fortuna vuole che io abbia una cara amica, laggiù all’accademia. Fa il sergente istruttore ed é la migliore, mi creda. Non a caso, ho affidato Judy direttamente tra le sue grinf...cioé, alle sue mani. Però le devo chiedere di uscire al mio ufficio per qualche istante. Si tratta di una questione della massima riservatezza.”

“M-ma certo, comprendo benissimo...vado via subito!” Disse Bonnie, raggiante.

Detto questo, si alzò dalla poltroncina e si diresse verso l’uscita, non finendo più di ringraziarlo.

Rimasto solo, Lionheart consultò al volo la piccola rubrica di fianco al telefono, poi alzò la cornetta e compose il numero dell’accademia, rimanendo in attesa. Dopo un paio di minuti circa, qualcuno finalmente si decise a rispondere.

“Pronto? Accademia di Polizia di Zootropolis? Sono il sindaco Leodore Lionheart. Mi passi il sergente istruttore Hurtlocker, per favore. Si, attendo in linea, grazie.”

Seguirono un altro paio di minuti, poi…

“Pronto, Miranda? Sei tu? Oh, ma ciao, caro il mio FIOCCO DI NEVE!! Come stai? Ah, bene, mi fa piacere...sempre intenta a far vomitare l’anima a qualche cadetto a furia di flessioni, non é vero? A tal proposito...te la ricordi, Judith Laverne Hopps? La coniglietta che ho inviato proprio lì da voi? Si, proprio lei...e , dimmi, come se la sta cavando? Ah...ho capito. Va bene, ti ringrazio molto. Parlando d’altro...tuo marito é fuori casa, questo week-end? Si? Oh, benissimo!! Lo organizziamo un po' di movimento, allora? Che ne dici? No? Ok, sarà per la prossima volta, allora...ma sappi sin da ora che, per sdebitarti, ti voglio con il TANGA LEOPARDATO...si, proprio quello, lo sai bene che mi fa impazzire...a presto allora, TIGRE...ROOOAARGGH!! Si, lo so che sei un’ORSA POLARE, stavo soltanto scherzando, tesoro...ciao, si, anche a te, ciao...”

 

Tsk, le femmine. Hanno sempre mille cose da fare. Pensò, non appena ebbe terminato la chiacchierata. Meno male che ce ne sono tante, così un maschio del mio rango non ha che l’imbarazzo della scelta, grazie al cielo.

 

Decise che era l’ora di richiamare la cara mammina.

“Ho appena finito!” Gridò. “ Può tornare dentro!”

Bonnie rientrò giusto in tempo per vedere Lionheart fissarla dritto negli occhi, con aria solenne.

“Ehm...mi rincresce dover essere proprio io, a doverle comunicare una simile notizia...” annunciò il sindaco, con aria solenne.

“Oh, mio Dio!” Esclamò lei, allarmata. “Cosa...cosa é successo?”

“No, signora, non si deve preoccupare. Non é accaduto nulla di grave.” la rassicurò il leone, un attimo dopo. “Anche se, in un certo qual senso...”

“La prego, signor sindaco: non mi tenga sulle spine! Mi dica ogni cosa, per favore!”

“D’accordo. Vede...ho appena finito di parlare con il mio contatto all’accademia e, stando a quanto mi ha riferito, sua figlia non se la sta cavando tanto bene...”

“Oh, santo cielo! Non...non può essere...” disse Bonnie con aria affranta, coprendosi la minuscola bocca con entrambe le mani.

“Purtroppo le cose stanno così, mi dispiace.” aggiunse lui, fatalmente. “Temo proprio che non riuscirà a venire promossa, di questo passo.”

“La...la scongiuro, lei deve fare assolutamente qualcosa! Entrare in polizia é il sogno di Judy, fin da piccola!!”

“Comprendo i suoi sentimenti di madre, mi creda...ma guardiamo in faccia la realtà: per un coniglio é praticamente IMPOSSIBILE, superare i test fisici a cui vengono sottoposte le reclute. Si tratta di addestramenti specifici, tarati su mammiferi di taglia ben più grossa e ben più forti e resistenti! Persino animali come orsi, tigri, leoni e rinoceronti hanno grosse difficoltà, alle prese con allenamenti così massacranti, figuriamoci uno della vostra specie! Senza offesa, ma é già tanto che la nostra piccola Judy abbia superato la prova di ammissione!!”

“Ma...ma é stato proprio LEI, a fornirle questa possibilità, signor sindaco! Lo ha forse dimenticato?

Non...non può finire così...”

“Ha detto bene, signora. Io ho SOLAMENTE concesso alla sua cara figliola l’ingresso in accademia, ma non le ho garantito certo una sicura promozione! Già il fatto che la polizia abbia aperto le sue porte ai piccoli mammiferi é un notevole passo in avanti, mi deve credere...ma da qui ad avere il PRIMO AGENTE CONIGLIO...beh, ne dovrà passare, di acqua sotto i ponti!!”

“Dico! Ma lei ha solo una vaga idea, di quel che succederà?” Si sfogò Bonnie, ormai sull’orlo della disperazione. “E’ da quando ha imparato a parlare che nostra figlia ci fa una testa così con questa storia della polizia, a me e a suo padre! Lei non immagina nemmeno che cosa accadrà, nella nostra casa e nella nostra famiglia, se Judy non dovesse riuscire a superare il corso! Sarebbe una catastrofe! Per lei, questa é l’opportunità della sua vita! Se fallisse, potrebbe andare in depressione, oppure...oppure...non voglio neanche pensarci!”

“Mmmh...senta, signora...come ha detto che si chiama...BONNIE, giusto? Facciamo così: io le voglio venire incontro, sul serio. Ma prima, ci terrei a controllare una certa cosuccia, mi perdoni un attimo...”

Lionheart aprì l’ultimo cassetto del piccolo schedario situato sotto il tavolo, alla sua destra. Al suo interno vi era un’agendina di colore nero. Al centro della copertina rigida, stampata su di un’etichetta adesiva, vi era la scritta TROFEI DI CACCIA.

Sganciò la piccola fibbia laterale che la teneva sigillata e cominciò a sfogliarla, tradendo una certa frenesia.

 

Non credo di sbagliarmi, ma ne sono passate talmente tante, per questa stanza e tra le mie mani, che é sempre meglio controllare, non si sa mai...dunque, animali FEMMINE, lettera C, vediamo...Camoscio, ce l’ho...Canguro, ce l’ho...Capriolo, mi manca...Castoro, ce l’ho...Cavallo, ce l’ho...Cervo, ce l’ho...Cinghiale, mi manca...Koala...Koala?! Ma Koala inizia con la k, perdinci!! Comunque, mi manca...Coyote...veramente andrebbe in fondo alla lista, ad ogni modo, ce l’ho...ah, ecco! Coniglio...lo sapevo, MI MANCA!!

 

Con un ghigno soddisfatto, richiuse agenda e cassetto e riprese a parlare.

“Mi ascolti, Bonnie: voglio essere sincero con lei, fino in fondo. Quindi, le farò una domandina semplice semplice. Ma prima si sieda, per favore.”

“D...d’accordo.” rispose la coniglia, mentre riprendeva posto sullo scranno.

“Mi stia bene a sentire: lei cosa sarebbe disposta a fare, pur di realizzare il più grande desiderio di sua figlia?” Chiese Leodore, con il tono perentorio di chi si aspetta una risposta immediata.

“Qualunque cosa, mi deve credere!” Esclamò decisa Bonnie.

“Tutto, dunque?”

“Tutto.”

“Ma...PROPRIO TUTTO TUTTO?” rilanciò lui, poggiandosi sul tavolo con entrambe le mani ed alzandosi ritto in piedi.

“Che...che intende dire?” Disse la coniglia, guardandolo stupefatta.

Lionheart allungò la zampa destra verso di lei e gli slacciò il primo bottone della camicietta, alla base del collo.

“Glielo ripeto ancora, Bonnie: proprio TUTTO TUTTO?” Ammiccò.

“...Tutto...” concluse lei con un sospiro, mentre si slacciava anche il secondo bottone, un paio di dita più in basso.

“Bene, bene, bene...”

Il sindaco premette nuovamente il pulsante dell’interfono.

“”Brutt-wether!!”

“Oh, per tutti i montoni...la mia testa...la mia povera testa...” rispose dolente una vocina dall’altro capo del microfono.

“Brutt-wether! Non me ne importa un fico secco delle sue emicranie, lo sa?”

“M-mi scusi, signor sindaco, c-come posso esserle utile?” Domandò la pecorella, riprendendo il consueto tono servile.

“Glielo dico io: ANNULLI TUTTI I MIEI IMPEGNI! OGGI, NON CI SONO PER NESSUNO!!”

“M-ma signore,” replicò la segretaria, “e le riunioni del pomeriggio? Non può assolutamente rinviarle!”

“E allora vorrà dire che se occuperà lei!” Tuonò secco Lionheart. “La prenda come un’esercitazione in vista di una sua possibile candidatura a sindaco, in un remoto futuro. Chissà, forse quando le stelle cadranno dal cielo sulla terra, e le zebre impareranno a volare, potrebbe arrivare la sua occasione, no? In ogni caso, il resto dei miei ex-impegni giornalieri é affar suo, sono stato abbastanza chiaro?”

Premette di nuovo il pulsante, ponendo fine alla breve conversazione.

“Ed ora a noi, mia cara.” disse sorridendo un attimo dopo, e guardando Bonnie dritta negli occhi. “Sa, il sottoscritto non si ritiene una persona che si basa sui luoghi comuni, quindi non vedo l’ora di scoprire se certe vocine sul conto di voi conigliette sono veritiere. E lei mi darà una mano a scoprirlo!”

“Beh, ecco...io...” rispose imbarazzata Bonnie, abbassando lo sguardo.

“Su, su, animo!” La esortò Leodore con tono mellifluo, prendendole il piccolo mento tra la punta del suo pollice e l’incavo del suo indice. “Si rilassi. Non c’é motivo di aver paura. Mi dica, conosce Gazelle?”

“Beh, si...ne ho sentito parlare...insomma, chi non la conosce? E’ una delle cantanti preferite dei miei figli, tra cui Judy...”

“Ecco...sa, cosa direbbe lei? TRY EVERYTHING!! PROVA TUTTO!! PAROLE SANTE! E’ COSI', CHE SI DEVE VIVERE!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dawn Bellwether premette il pulsante, assicurandosi di interrompere la comunicazione, questa volta.

La sua manina destra reggeva un sacchetto con del ghiaccio, posizionato nel bel mezzo della fronte, nel tentativo di riassorbire il più in fretta possibile un grosso bernoccolo.

Stava letteralmente ribollendo di rabbia.

 

Inaudito, pensò. E disgustoso. Semplicemente disgustoso. Quando le stelle cadranno dal cielo, eh? Quando le zebre impareranno a volare, vero? Ed invece le cose non si svolgeranno come pensi tu.

Goditela pure finché ne hai ancora il tempo e la possibilità, razza di borioso pallone gonfiato. Se le cose andranno secondo i miei piani, diventerò il nuovo sindaco di Zootropolis prima di quanto tu stesso riesca ad immaginare. Sei ad un passo dal pagarmele tutte, Lionheart, e non lo sai nemmeno. Basta solo che tutto vada come stabilito. A partire da quell’insulsa coniglietta, giù all’accademia…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Chiedo scusa, ma avevo promesso di dividere questo racconto in sole due parti, ed invece ne salterà fuori una terza (ma é veramente l’ultima, stavolta, promesso!!).

Diciamo che, come al solito, temevo che sarebe venuta fuori troppo lunga. E poi, ci sarebbe un piccolo colpo di scena che ho riservato per il gran finale.

Una piccola precisazione: TRY EVERYTHING, la nota canzone di Gazelle/Shakira, non significa propriamente PROVA TUTTO, perlomeno nel senso che intende il nostro caro sindaco. E’ piuttosto un’esortazione a non mollare mai, a provare e riprovare nonostante si fallisca in continuazione, fino a riuscirci. Non a caso, é una delle canzoni preferite da Judy: credo che racchiuda in pieno il suo spirito perseverante!

Inoltre, come sempre, ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questo racconto, ed in particolare Freez shad e Plando per le recensioni (ma non temete: se, nel frattempo, ne arriveranno altre, vi ringrazierò più avanti!).

Ci si rivede tra qualche giorno per la terza ed ultima parte.

Alla prossima,

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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