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Autore: controcorrente    15/01/2017    1 recensioni
Raccolta di pensieri del triangolo più famoso di Lady Oscar. Maria Antonietta, Fersen e Luigi XVI si susseguono negli episodi più famosi e non presenti nel corso della vicenda della storia principale. Buona lettura a tutti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel von Fersen, Luigi XVI, Marie Antoinette
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti a questo nuovo capitolo, dove metterò la seconda parte dell'episodio. Se il precedente era complicato, questo è anche peggio. Molto difficile entrare nei panni di questi personaggi. Ho scritto questo pezzo moltissime volte, senza esserne soddisfatta.

 

LA MENZOGNA (parte 2)

 

In quei giorni d'euforia, non mi curai di molte cose.

L'etichetta mi bloccava in una serie di rituali identici e ripetitivi, immersa in un insieme di persone dalle maniere riservate e un po'fredde. Il mio bisogno di affetto era stato rapidamente soffocato, dopo i primi anni di permanenza presso la corte e mi ero convinta che, come regina, avrei migliorato la mia situazione. Non ero più una bambina, eppure molte cose erano rimaste le stesse.

Come le lettere di Maman.

Le leggevo con ansia crescente, alla ricerca di parole di conforto, venendo puntualmente delusa. Maman mi illustrava, attraverso un'infinita serie di raccomandazioni, l'importanza dei doveri che come regina ero tenuta a rispettare. Era un linguaggio freddo ed intransigente, pregno di una severità che puntualmente mi lasciava delusa e ferita.

Questa relazione era rimasta immutata nel corso degli anni ma nel momento in cui divenni regina una parte di me avrebbe preferito qualcosa di diverso da quelle lettere. Desideravo sentire un po'di conforto ma ogni volta ne uscivo con il cuore pesante. Da quando mio padre era morto, Maman era divenuta una donna rigida e intransigente, completamente devota al proprio Paese. Quelle lettere mostravano un volto gelido e implacabile della cui approvazione avevo disperatamente bisogno. Maman additava come esempio mia sorella Maria Carolina, spiegandomi che avrei dovuto ispirarmi alla sua condizione e a come era riuscita ad assolvere pienamente al suo compito di regina di Napoli.

Le sue parole erano in netto contrasto con le lettere di mia sorella Carolina che, per tutta risposta, descrivevano quanto era stata terrorizzante la prima notte di nozze e quanta mortificazione provasse all'idea di vivere il resto della sua vita al fianco di un uomo rozzo, ignorante che non sapeva neppure parlare l'italiano.

Quelle lettere mi mettevano addosso una profonda tristezza. Maman era fiera della sua figlia prediletta malgrado quest'ultima lamentasse non pochi fastidi...mentre sembrava del tutto indifferente o, al massimo critica, nei miei confronti.

Sapevo perfettamente la causa della disapprovazione di Maman.

Avevo disatteso a molte delle sue raccomandazioni, non portando rispetto a Luigi XV, come mi aveva vanamente consigliato il conte De Mercy, né adempiendo agli obblighi che naturalmente spettavano alla regina e ai quali non potevo in alcun modo sottrarmi.

Il primo e più importante compito, per una regina, era garantire la successione al trono. Come sovrana, non avrei mai più potuto esimermi da questo obbligo e dovevo seguire l'esempio di Maria Carolina, che tanto degnamente aveva obbedito al suo ordine.

Lo sconforto allora tornava a ghermirmi, insieme alla consapevolezza di essere completamente sola, di fronte a quel problema che mi appariva sempre più insormontabile. Erano trascorsi ormai quattro anni dalle mie nozze ed ancora non avevo dato segno di malesseri rivelatori, pur essendomi docilmente piegata al dovere. La corte era sempre più impaziente nei miei confronti. Tutti attendevano che eseguissi quel compito ma il tempo passava e non vi era alcun segno sul mio corpo. Nessuno riusciva a spiegarsi la ragione di questa assenza. Godevo di ottima salute e discendevo da una dinastia nota per la sua fecondità, espressa pienamente da Maman e da mia sorella maggiore Maria Carolina.

La preoccupazione della corte evidenziava, in modo inequivocabile, l'inadeguatezza del mio ruolo. L'esempio di Maman era inarrivabile, come sembrava impossibile, per me, ricevere l'approvazione materna per le mie azioni.

Alcuni nobili si chiedevano quale fosse la causa di quella culla vuota mentre altri, i più vicini alla famiglia reale, non facevano mistero che fossi io la responsabile di quello stato di cose. Del resto, ero una straniera, un'austriaca. Non tutti avevano accettato le scelte del Re Luigi XV né, tantomeno, l'importanza di quel legame con gli Asburgo. Fu forse questa una delle ragioni che possono spiegare l'astio che si formò in quel periodo attorno a me.

In quello strano clima, le preoccupazioni di mia madre e dei nobili miei ostili, tuttavia, sembravano portare ad un'unica conclusione.

La Francia non aveva un erede...e la responsabile di quel disastro ero io.

Mi ritrovai completamente sola, in quella corte bella e fredda, sola contro quella ostilità latente. Nessuno si pose in mia difesa. Neppure Luigi, mio marito, sembrava curarsi della mia situazione, preferendo ridurre i nostri incontri più di quanto già non lo fossero.

Ogni tanto, sembrava volermi dire qualcosa ma c'era sempre un cortigiano o un servitore nelle vicinanze, pronto a spifferare le nostre conversazioni. Gli occhi dei nobili penetravano ovunque, fin dentro le nostre stanze, fin dentro le lenzuola, pronte a vedere, a commentare. Quella sensazione di essere perennemente sotto esame rendeva difficoltoso ogni mio gesto e respiro, fomentando la mia percezione di corpo estraneo. Ero completamente sola, con l'angoscia di compiere quel dovere che tutti attendevano. Dovevo dare alla Francia un figlio, per dimostrare la mia adeguatezza al ruolo...e tutto sarebbe andato bene. Quella tristezza che sentivo sarebbe svanita.

Avrei smesso di sentirmi sola, oggetto di critiche e di cattiverie. Finalmente, la Francia avrebbe cessato di trattarmi come un ospite sgradito. Così andavo convincendomi...ma le cose non mutavano. Luigi frequentava raramente le mie stanze e, quando ciò avveniva, se ne stava rigido al mio fianco o eseguiva i suoi compiti in modo frettoloso e scostante, come se non vedesse l'ora di ritornare nella sua camera personale.

Quel comportamento mi mortificava. Luigi non mi aveva mai fatto del male ma era anche vero che la sua riluttanza esprimeva, in tutta la sua evidenza, quanto fossi sgradevole ai suoi occhi, malgrado fossi considerata la Dama più bella di Versailles. Il suo rifiuto, espresso nel corpo e nel modo con cui sfuggiva a qualsiasi occasione per conoscerci un po' meglio, mi aveva spinto a considerare quel riserbo come un fatto naturale ma in quel momento avrei preferito che mi fosse rimasto vicino, anziché rifugiarsi in quella sporca fucina.

Neppure i radi incontri notturni che ormai rappresentavano la mia quotidianità bastavano a placare l'angoscia che provavo. Per quanto mi sforzassi, non avevo ancora ricevuto la benedizione di un figlio...ma le mie sfortune non erano ancora compiute.

La notizia della mia presunta sterilità aveva iniziato a correre di bocca in bocca, dando coraggio ai più arroganti e perplessità agli altri. Un giorno udii alcuni aristocratici, i più vicini al Principe d'Orleans, discutere sui problemi della successione. In assenza di un figlio, l'erede più prossimo era il cugino ed il fratello del re, entrambi sprezzanti nei miei confronti. Maman continuava a ripetermi di usare maggiore impegno e andava chiedendomi la causa della mia ribellione.

Non sopportavo più quella situazione, quelle continue richieste prive di clemenza e misericordia...e feci una cosa che mai mi sarei aspettata di fare.

Fuggii.

Superai i corridoi, incurante dei sospiri scandalizzati e dei sussurri delle persone intorno a me, e una volta nella camera che ormai occupavo da quattro anni, scoppiai in un pianto disperato.

Mi sentivo in trappola,sola come mai ero stata in vita mia, disperando in un'uscita da quello stato di sospetti e disprezzo. Rimpiansi l'assenza di Madamigella Oscar. Se lei fosse stata a corte, avrebbe certamente affrontato quei ribaldi ma poi ricordavo di essere stata io ad allontanarla dalla corte, per proteggerla dalla sua impulsività.

Fu proprio allora che giunse in mio soccorso la contessa di Polignac.

Subito mi rivolsi a lei, in cerca di scampo...ma la contessa mi confermò, affranta, che dovevo adempiere a quel dovere, adducendo delle ragioni che nessuno aveva, fino a quel momento, osato pronunciare. Mi raccontò così una storia terribile. In un regno lontano, vi era una regina che non riusciva ad avere dei figli. Qualche tempo dopo, ella morì ed il re si risposò. Si raccontava che, dietro alla morte della sventurata, vi fosse del veleno, dal momento che ella aveva da sempre goduto di ottima salute.

Quella notizia mi fece ben comprendere la gravità della mia posizione ma la Sorte non mi aveva benedetto con la nascita di un figlio ed ero devastata dalla prospettiva terribile che mi si poneva innanzi, tanto da non sapere come reagire. La contessa, con la sua inventiva, però, mi propose un piano, per proteggermi. Dovevo raccontare che attendevo un figlio e fingere di essere incinta.

Quella soluzione non mi piacque e mi opposi in ogni modo. Maman mi aveva istruito ad essere fedele, devota ed onesta. La bugia era contraria a tutti questi valori ed il solo pensiero d'infrangere quei principi mi lasciava smarrita ed inquieta. La contessa però mi ricordò che la mia vita era in pericolo e che dovevo fidarmi di lei.

Agii con una debolezza di cui tuttora mi vergogno e cedetti.

La contessa annunciò alla corte la nascita di un figlio e che avevo bisogno di tranquillità. I nobili, il clero ed il popolo esultarono, felici della notizia. Anche Maman ne fu lieta, come ebbi modo di leggere nelle lettere successive.

Gli occhi maligni dei nobili non c'erano più...ma il mio animo era preda del rimorso. Simulare una gravidanza era per me fonte di nuovi sensi di colpa. Per allietare la mia angoscia, la contessa usò ogni energia, introducendo nuovi giochi e passatempi, come il gioco d'azzardo. Luigi mostrò una certa riluttanza a questa richiesta perché era un'attività immorale e viziosa...ma non mi negò nulla, scambiando la mia angoscia per le afflizioni di una futura madre. In completa balia dei miei rimorsi, mi ritrovai nelle sale di Versailles adibite, per l'occasione, alle scommesse, con la fedele compagnia della contessa che, per impedirmi di crollare, si occupava di curare i rapporti tra me e la corte.

Non sapevo quanto tempo avrei resistito con quella farsa. La contessa mi aveva suggerito d'indossare abiti sempre più larghi poi, al momento opportuno, avrebbe condotto nelle mie stanze un neonato vivo, che avrei fatto passare per mio.

Quel suggerimento era un vero abominio per i miei insegnamenti, un inganno eccessivo perfino per la colpa che avevo commesso nelle settimane precedenti e mi rifiutai con fermezza, malgrado la contessa ripetesse quanto fosse importante portare fino in fondo quella recita.

Fu in quel momento che ricevetti visita di Madamigella Oscar.

Il mio cuore accellerò i battiti.

Mi mancava la sua presenza rassicurante...ma quel sollievo sfumò, schiacciato dal peso che sentivo nell'anima. Ignara di ciò, Madamigella si inchinò al mio cospetto e mi rivolse congratulazioni per il mio stato, insieme a dei doni, provenienti dalla famiglia De Jarjayes. Man mano che proseguiva con le sue felicitazioni, ero travolta sempre più dalla pena, dall'umiliazione e dal rimorso. Non ero degna di quella devozione, non dopo quella scelta scriteriata.

Dovevo rimediare, prima che fosse troppo tardi.

Quando Madamigella se ne andò, dissi alla contessa che non ero in grado di proseguire con quella recita e che se la Sorte aveva deciso di punirmi negandomi la gioia di un figlio, l'avrei accettata. La contessa accolse la mia scelta ma la sorte non mi risparmiò.

Qualcuno disse che, a seguito di una reazione violenta di Madamigella, avevo perso il mio bambino. Quella notizia mi devastò. Ero riuscita a tornare indietro dalla mia terribile azione ma non avevo evitato il coinvolgimento di Madamigella nelle mie azioni insensate. Mio marito venne a confortarmi, portandomi alcune parole di circostanza che non mi rasserenarono in alcun modo.

Dopo il terribile evento, nessuno osò più dire una parola cattiva sulla mia sterilità.

La menzogna che avevo detto aveva provato che potevo avere figli.

Ero salva...Ma a quale prezzo?

 

Questa parte è stata difficilissima da realizzare, sia per mantenere un equilibrio tra le cose storiche e quanto dice Ryoko Ikeda. Ho avuto moltissime difficoltà a narrare questo episodio dal punto di vista della regina. Fu una situazione tremenda, secondo me. Secondo le fonti, Luigi impiegò alcuni anni per deflorare la moglie, preda di una notevole ansia da prestazione ma, praticando il coito interrotto, non riusciva mai ad assolvere al suo compito, cosa che preoccupava tutti. Sembra che l'ultimo re di Francia non si operò e non avesse malformazioni ma un grosso blocco psicologico che, insieme ad una privacy inesistente contribuiva a rendere la sua performance impraticabile. Maria Antonietta non sapeva molto di questo genere di cose e si affidava al marito...con conseguenze poco piacevoli per lei.

Ho dovuto documentarmi molto per questo episodio che penso che sia il più difficile da realizzare. Chiedo quindi scusa per il ritardo e spero che sia venuto fuori qualcosa di buono. Continuerò ad aggiornare non appena possibile. Vi informò che da metà del prossimo mese questo aggiornamento potrebbe essere più complicato.

 

   
 
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