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Autore: BereniceKerr    16/01/2017    0 recensioni
Zoe dopo due anni torna a casa per il funerale del padre ed in questa occasione conosce Daniel, con il quale all'inizio non vorrà avere nulla a che fare. Tuttavia i due, pur provandoci, non riusciranno a vincere l'attrazione che provano l'una verso l'altro.
C'è solo un problema: Daniel è il giovane amante di Victoria, la madre di Zoe.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Zoe

Esco di casa facendo attenzione a non incontrare di nuovo Daniel. 
Devo confessare che questa mattina, trovarmelo in cucina in tenuta da jogging appena rientrato dalla corsa, mi ha molto turbato ed innervosita. 
Quando si è seduto accanto a me, nonostante fosse ancora accaldato e sudato, aveva un odore molto gradevole... Come l'odore di terra bagnata quando ha appena piovuto.
Perché diamine adesso mi metto a pensare a lui e al suo profumo? 
Di colpo mi sento a disagio e mi ritrovo con il viso in fiamme. Accidenti a lui! 
Sicuramente devo essere ancora sconvolta a causa del funerale di mio padre, e per quello a cui mi hanno costretta ad ascoltare lui e mia madre! E' stata una cosa davvero imbarazzante e sgradevole. Spero che non si ripeta mai più altrimenti davvero stavolta gli faccio vedere io!
Sono molto soddisfatta di averlo messo a disagio. Non sapeva cosa dire e quasi boccheggiava cercando di prendere aria. Ben gli sta! Così la prossima volta starà più attento!

Arrivo a piedi fino alla fermata dei bus vicino casa. 
Da quando sono andata via per frequentare il college, ho perso i contatti con quasi tutti i miei amici, ed adesso non ho idea di dove poter andare. Dovrei avere i loro numeri registrati qualche parte... 
Magari stasera chiamo qualcuno di loro così ci rivediamo.

Salto sul primo autobus che passa lasciando al caso la mia destinazione. Durante il percorso cerco di annullare la mia mente ascoltando la musica del mio ipod a tutto volume. Estraniarmi dal mondo è sempre stato il mio modo di affrontare un dolore o comunque ciò che mi fa stare male.
Da quando ho saputo della morte improvvisa di mio padre, mi sento come se mi trovassi dentro ad uno strano sogno, come se tutto quanto non fosse accaduto realmente.
Anche ieri, al suo funerale, nonostante abbia pianto sulla sua bara, dentro di me mi sentivo distante da tutto e tutti, come se tutto quello che stava accadendo non mi riguardasse direttamente.
Eppure mi manca tantissimo e mi chieso come farò ad affrontare tutto quanto senza di lui.

L'autobus mi porta in centro. Scendo ad una fermata a caso per poter fare due passi a piedi e godermi la bellissima giornata.
Siamo in piena estate e fa veramente caldo. Per fortuna stamattina ho deciso di indossare un semplice prendisole di cotone leggero e dei sandali comodi.
Il centro è caotico come sempre. La gente procede spedita da ogni parte. 
Alcuni negozi sono ancora chiusi, ma all'interno di essi si possono intravedere le commesse che si apprestano a sistemare tutto quanto prima dell'apertura. 
I bar sono stracolmi di avventori, uomini e donne in eleganti abiti da ufficio si mischiano ad altri in divisa da lavoro o a ragazzi di tutte l'età che stanno per andare a scuola.
Attratta dal profumo di ciambelle appena fatte, mi siedo al tavolino di un bar,  dove un efficiente cameriere prende veloce la mia ordinazione. 
Dopo meno di dieci minuti ho la mia ciambella calda tra le mani ed un bel cappuccino cremoso da bere.
Mangio lentamente assaporando la mia seconda colazione. 
Che strano, normalmente ne faccio a malapena una di corsa prima di andare a lezione, ed oggi me ne concedo addirittura due! 
Della prima ne avrei anche fatto volentieri a meno... O almeno avrei rinunciato molto volentieri alla compagnia di quello scocciatore!

Sorseggio il mio cappuccino, godendomi il sole che riscalda la pelle delle mie spalle e di tanto in tanto vengo accarezzata da una dolce e leggera brezza che mi provoca un piacevole brivido sulla pelle accaldata.
Mi soffermo a guardare la gente che mi passa accanto veloce e distratta ed 
Improvvisamente il ricordo di mio padre si fa vivo nella mia mente. 
Penso a quando la mattina presto andava a lavorare e mi lasciava sempre un bigliettino con il buongiorno sopra il mio comodino; a quando ero ancora una bambina e tornava la sera e, anche se era stanco, trovava sempre il tempo o di giocare con me o di raccontarmi una fiaba. 
Penso alle nostre chiacchiere in salotto, o d'estate sotto il gazebo a bere te freddo illuminati solo dalla luce della luna. 
Anche quando sono andata via per frequentare il college, trovava comunque il tempo di chiamarmi, anche solo cinque minuti ritagliati tra una riunione di lavoro ed un'altra e, se avevo bisogno, ovunque fose lasciava tutto e tutti ed era da me. 
E pensare che solo due giorni prima di morire,  mi aveva promesso che tra un paio di settimane sarebbe passato a trovarmi. 
Ma quel maledetto arresto cardiaco se l'è portato via nel sonno, e per la prima volta nella sua vita non ha potuto mantenere la promessa che mi aveva fatto.
Una forte fitta al cuore mi fa realizzare di colpo che da adesso in poi non sentirò più la sua voce allegra; non vedrò mai più il suo volto stanco che ha sempre un sorriso speciale per me; che non berremo più del te freddo sotto il gazebo illuminati dalla luna; che il mio punto fermo, la mia roccia, non c'è  più. 
Comincio a piangere senza alcun freno.
La gente seduta ai tavoli accanto mi guarda preoccupata, ma io non mi curo di loro e lascio che finalmente tutto il mio dolore esca fuori.
Il cameriere di prima mi si avvicina lentamente e con un tono preoccupato mi chiede se sia tutto a posto o se mi occorra aiuto.
Gli faccio un piccolo sorriso e lo rassicuro di stare bene. 
Pago la mia colazione e mi butto anche io tra la folla visitando tutto quello che incontro per strada come negozi, musei e mercatini vari.

Quando rientro a casa mi accorgo che sono le diciannove e trenta passate. 
Vengo travolta da uno strano via vai di domestici che si affaccendano da tutte le parti. 
Non curandomi di loro, mi dirigo spedita verso camera mia al piano di sopra. 
Sperando di non incontrare gli altri due, cerco di fare meno rumore possibile ed evitare di passare troppo vicina all'arco che conduce nel salone dove mi è sembrato di intravedere l'ombra di qualcuno.

Sto per poggiare il piede sul quarto gradino delle scale, quando la voce strascicata e melliflua di mia madre mi blocca.
«Mi hanno detto che sua altezza la principessa stasera vuole mangiare in camera sua da sola...» 
Esclamo sotto voce una breve imprecazione. 
Torno indietro sui miei passi poggiando pesantemente i piedi sui gradini per fare volutamente rumore e mi dirigo rigida e seria in volto, verso la stanza che poco prima avevo cercato di evitare ma con scarsi risultati. 
Trovo mia madre semi distesa in una delle due chaise longue in pelle nera che sono lì presenti. 
In una mano tiene un tumbler con all'interno i resti di qualcosa che doveva essere sicuramente alcolico, mescolato a quello che rimane di alcuni cubetti di ghiaccio. Nell'altra mano c'è una sigaretta accesa, la cui cenere è pericolosamente in bilico sulla punta, in procinto di finire sul tappeto sotto i suoi piedi.
Victoria indossa un lungo abito a sottana di seta color champagne che le modella perfettamente la sua figura snella, mantenuta in perfetta forma grazie alla costante palestra e all'intervento delle mani esperte di un bravo chirurgo estetico. I lunghi capelli color mogano le scendono voluminosi sulle spalle, formandole intorno al viso una sorta di criniera leonina, mentre il trucco impeccabile le mette in risalto i suoi grandi occhi castani dal taglio felino e la sue labbra carnose rosse come il sangue, mi sorridono soddisfatte.
«Da come sei vestita deduco che uscirai anche stasera...» le dico «Cosa ti importa se voglio cenare nella mia camera? Dopotutto ieri non ho cenato da sola mentre tu festeggiavi da qualche parte la morte di mio padre?»
Come se le avessi appena raccontato una barzelletta divertente, getta indietro la testa e fa una risata roca che poco dopo si trasforma in alcuni colpi di tosse dovuti al fumo della sigaretta.
«Piccola sciocca che non sei altro! Stasera darò una cena e verranno alcuni miei amici. Tuo padre avrebbe voluto così. Non avrebbe mai permesso che il mio bel volto potesse essere oscurato dalla tristezza! Mi diceva sempre che adorava il mio sorriso e che non avrei mai dovuto spegnerlo! Un giorno mi disse che quando sarebbe morto avrei dovuto dare una festa per ricordarlo con tutti i nostri amici, quindi, mi dispiace per te, ma dovrai rimandare il tuo piccolo rendez-vous solitario ad un altro giorno».
«Scusa, ma sono stanca e preferirei davvero andare in camera mia. Dopotutto la mia presenza non è mai stata richiesta alle cene con i tuoi amici. Pensavo che non dovessero sapere che hai anche una figlia! » le rispondo aspra.
Ma mia madre come al solito sembra non avermi ascoltata perché continua «Ci sarà anche il figlio di una mia carissima amica. Mettiti qualcosa di decente addosso. Qualcosa che ti levi quell'aria da educanda repressa e cerca di non fare troppo la stronzetta con lui! Vedrai... Non morirai di certo se almeno una volta nella tua triste vita proverai a divertirti! Potrebbe persino piacerti avere ogni tanto le attenzioni di un uomo!»
Vorrei risponderle che preferirei mangiare del vetro piuttosto che stare insieme ai suoi amici ipocriti e falsi e  peggio ancora, ai loro figli boriosi e snob! Tuttavia so bene che quando mia madre vuole una cosa la ottiene anche con la forza, e pur di farmi partecipare a questa stupida cena, sarebbe capace di trascinarmi fuori dalla mia stanza in pigiama o fare una delle sue solite scene isteriche, mettendomi in imbarazzo davanti a tutti e facendomi diventare lo zimbello della serata.
Cercherò di mantenere un basso profilo e di avere meno contatti possibili con tutti quanti, soprattutto con il fantomatico figlio della sua carissima amica!
Do un veloce sguardo all'antico orologio a pendolo, si sono fatte da poco le venti. Tra poco dovrebbero cominciare ad arrivare tutti quanti e, seppur controvoglia, non mi rimane che andare in camera mia e prepararmi per questa lunga e terribile serata.

   
 
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