VI
«Harry! Ma dove eri
finito?! Prima mi dici che dovevo toglierti il trucco prima di andare
a dormire, e poi invece sparisci e non ti fai vedere per tutta la
notte! Si può sapere che hai combinato?»
Harry deglutì, dopo
la sfuriata di Hermione. «Mi sono addormentato in
bagno» ammise.
La ragazza, seduta
sulla poltrona rossa della Sala Comune, lo fissò apprensiva,
mettendo da parte il libro che stava sfogliando in sua attesa.
«Stai
bene, Harry?»
«Vuoi la verità,
Hermione?» Lei annuì, e lui sentì un
vago senso di déjà-vu. «Non
sono mai stato meglio. Ho dormito almeno otto ore di fila senza
neanche avere un misero incubo. Non mi sono svegliato urlando,
né in
una pozza di sudore, né sanguinando dalla bocca
perché mi sono
morso la lingua. Ho dormito... normalmente.»
Hermione sorrise e
gli fece posto sul bracciolo della poltrona, in modo che si sedesse
accanto a lei. «Era l'ora, Harry, che ti decidessi a farti
una bella
dormita. Certo, magari sarebbe stato meglio se ti fossi trovato un
posto un po' più comodo, ma...»
«Sono stato comodo»
la interruppe, per poi arrossire al ricordo di quello che era
successo poco prima che cadesse addormentato come il peggiore degli
amanti.
Dio, si era
addormentato sulla spalla di Malfoy! Di Draco Malfoy!
E la
cosa strana era che si sentiva benissimo, vivo e vegeto, e non solo
per la nottata passata a dormire come non la passava da mesi, ma
soprattutto perché era sopravvissuto, era incolume, dopo una
notte
passata con Draco Malfoy.
Una notte passata
con Draco Malfoy.
Merlino, come
suonava male come frase.
Sentiva vagamente lo
sguardo indagatore di Hermione sul suo viso che, ne era sicuro, stava
andando a fuoco.
«Harry? Devi dirmi
qualcosa?»
«Vorrei ma... uhm,
non so come la prenderesti.»
Hermione sbuffò.
«Non devi avere paura di dirmi niente, lo sai. Sono o non
sono tua
amica? Sono qui per aiutarti, ascoltarti e consigliarti, se
vuoi.»
«Sei la mia
migliore amica, Herm.»
La ragazza si
intenerì – e capì anche che quello era
un pallido tentativo di
sviare il discorso, inutilmente perché lei, anche se con
più
dolcezza, lo ignorò e continuò con il terzo
grado. «Cosa devi
dirmi, Harry?»
«Ecco...» si
grattò la nuca, nervoso. «Ecco, mi sono
addormentato in bagno
con... ehm, uh, qualcuno, e, vedi, ero con...
uh.»
«Con Malfoy,
Harry?»
«Sì, esatto...
eh?» Harry sgranò gli occhi e
si disse che riusciva sempre a
stupirsi, ogni volta, della sagacia di Hermione. Soprattutto quando
Hermione sembrava decifrare i suoi balbettii con quello che voleva
effettivamente dire. «Ok, non ti chiederò come
diamine tu sia
riuscita a capirlo, e passerò direttamente alla parte dove
ti dico:
non so che mi è preso. Lui era in bagno, e io mi sono
addormentato
sulla sua spalla, tutto qui, nulla di eclatante.»
«Hai dormito sulla
sua spalla?»
«Sì, io...» si
fermò, rendendosi conto della gaffe. «Ho detto
più di quello che
volevo dire. Essere amici con Hagrid ha i suoi difetti.»
Hermione scoppiò a
ridere, finendo con persino asciugarsi delle finte lacrime ai lati
degli occhi, mentre Harry voleva soltanto venir inghiottito dal
pavimento e sparire dalla circolazione una volta per tutte. Il mondo
avrebbe dovuto aspettare un altro Prescelto – forse avevano
tempo,
dato che Voldemort sembrava davvero essersi preso un anno sabbatico
–
perché lui aveva appena deciso di vivere come gli struzzi.
Trovarsi
un pezzettino di terra abbastanza confortevole dove infilarci la
testa e restarci per tutto il tempo che gli restava.
«Harry,» lo chiamò
Hermione, posandogli una mano su una gamba e distraendolo nei suoi
tentativi di organizzare un viaggio per intraprendere la carriera da
eremita, «va tutto bene, Harry. So che ti piace Malfoy
dall'episodio
dell'Amortentia, questo non ha fatto altro che confermare i miei
dubbi.»
«Perché li chiami
dubbi?» sbuffò Harry, leggermente più
tranquillo, «I tuoi dubbi
vengono sempre, sempre confermati. È
frustrante, ma non saprei come andare avanti senza di te.»
«Arruffianarmi non
cambierà la situazione.»
«Lo so» sospirò,
«Ma è comunque la verità.»
«Quindi? Cosa vuoi
fare in proposito? Hai finalmente capito che hai una cotta
stratosferica per il tuo nemico numero due – il numero uno
sappiamo
benissimo chi è – il quale, dubito fortemente, ma
è un potenziale
Mangiamorte?» Prima che potesse risponderle, Hermione
continuò, «E
che probabilmente ce l'ha a morte con te perché hai sbattuto
ad
Azkaban suo padre e che, non dimentichiamolo perché
è un dettaglio
essenziale, lui è un Purosangue e tu, ahimé, un
Mezzosangue che lui
ripudia con tutto il suo intero ed egocentrico essere?»
Riaprì di
nuovo le labbra, ma lei lo interruppe di nuovo, «Anche se
devo
ammettere che se non ti ha schiantato ripetutamente dopo che gli hai
dormito sulla spalla, mi dà a pensare che, forse, ma forse,
non
ti odia poi così tanto. O gli hai fatto solo fin troppa
pena. Cosa
ha fatto quando ti sei svegliato?»
Quando alla fine
Hermione aspettò una risposta e gli diede il permesso di
parlare,
Harry non seppe che dire. Cosa aveva fatto quando si era svegliato?
Beh. Niente. Non aveva fatto niente.
«Niente,» ribadì
ad alta voce, «non c'era quando mi sono svegliato.»
E ci era rimasto
anche piuttosto male quando, solo appena mezz'ora prima, si era
svegliato infreddolito sul pavimento del bagno del primo piano senza
il calore e la morbidezza che
lo aveva accompagnato per
tutta la notte. Per un piccolo attimo temette di essersi sognato
tutto – anche perché lo aveva pure sognato,
perdinci, aveva
sognato Malfoy che gli accarezzava i capelli! – ma subito
scacciò
quel pensiero, perché ricordava tutto fin troppo
nitidamente,
nonostante durante la loro conversazione non fosse poi così
sveglio.
Le sensazioni provate, purtroppo, le sentiva ancora attaccate alla
pelle come il sudore dopo una partita di Quiddich.
Ora che era riposato
e sveglio, l'imbarazzo per tutta la situazione con l'altro ragazzo
gli piovve addosso con violenza come il getto freddo e forte
dell'acqua della doccia. Come aveva fatto, nei giorni scorsi, a non
curarsene molto? Adesso non sapeva neanche come guardarlo negli
occhi.
Soprattutto dopo
quello che gli aveva detto il giorno prima.
Quale poteva essere
un buon posto per poter vivere a tutti gli effetti come uno struzzo?
Uno zoo?
«Non vorrei fare la
saccente come al mio solito, ma credo che dovresti parlargli.»
«Certo, Hermione,
lo farò.»
Magari tra qualche
anno.
Hermione lo aveva
mandato subito a fare una doccia, dicendogli di strofinarsi per bene
il viso perché gli erano rimasti dei residui di trucco.
Poco, ma
c'era ancora. Non ricordava di esserselo tolto, ma forse era stato lo
stesso Malfoy, quando l'aveva asciugato dopo il suo poco consono
bagno, ad avergli tolto quella roba alla meno peggio.
Infondo, non avrebbe
permesso di appoggiarglisi contro con il rischio di lasciargli un
qualsiasi stupido segno, che fosse indelebile o no.
In ogni caso, si
fece una veloce doccia, notando subito un odore differente che,
però,
subito scomparve non appena il getto d'acqua l'aveva colpito. Era
l'odore di Malfoy, un misto tra vaniglia e menta, un odore fresco e
dolce. Aveva avuto l'odore di Malfoy addosso e si sentiva
terribilmente a suo agio. Ci aveva dormito. Ci aveva dormito bene.
Un po' gli
dispiacque notare che l'odore se n'era andato, una volta uscito dalla
doccia. Adesso sentiva solo quello del suo bagnoschiuma, quello di
una sottomarca Babbana con il quale a malapena ne spiccava l'odore.
Si sentì un po'
scemo, mentre si asciugava, ad annusarsi. Chissà se anche
Malfoy, la
sera prima e la notte appena trascorsa, aveva avuto il suo odore
addosso per tutto il tempo.
Affiancò Hermione,
Ron – il quale era stato l'ultimo a svegliarsi – e
Ginny per
andare in Sala Grande.
«Ginny, mi dispiace
per ieri sera. Mi sono addormentato in bagno... non volevo
abbandonarti da sola alla festa, te lo assicuro!»
«Harry, calmo»
ridacchiò Ginny, e mentre entrarono nella Sala Grande gli
avvolse il
braccio intorno alle spalle, «va tutto bene, anzi, sono
contenta che
tu sia riuscito finalmente a dormire, anche se si tratta pur sempre
del pavimento di un bagno.»
«Oh, ma non è
stato così male, vero Harry?»
Guardò male
Hermione, imporporandosi senza alcun pudore. Forse era un segno che
doveva dirlo anche a Ron e a Ginny? Dire poi, cosa? Della cotta?
Proprio come Hermione, anche loro due credevano già
dall'episodio
dell'Amortentia che avesse una cotta per Malfoy, quindi, forse,
doveva solo dar loro la conferma.
Anche se Ron non
l'avrebbe presa molto bene. Come gli aveva già detto,
appunto, il
problema non era che la sua cotta fosse un maschio, ma che fosse
proprio Malfoy.
Sentì pizzicare
piacevolmente dietro la schiena, e riconobbe subito lo sguardo di
Malfoy perforargli la nuca. Ormai riusciva a sentirli proprio
fisicamente i suoi occhi, quando si posavano su di lui.
All'improvviso, non li sentì più, e decise di
lanciargli
un'occhiata solo dopo essersi seduto al suo posto al tavolo dei
Grifondoro. Lo vide chino sul suo piatto, le posate ancora intatte.
Non riusciva a vederlo dritto in volto, ma sembrava teso. Anche da
quella distanza riusciva a vedere i pugni stretti delle mani e
immaginare le unghie conficcate nei palmi.
Ecco, lo sapeva. Si
era pentito di avergli prestato la spalla. Magari adesso si sentiva
male perché sentiva i suoi germi da Mezzosangue attaccati
sulla
pelle, o forse era rinsavito e si stava mentalmente cruciando per non
avergli lanciato qualche Maledizione Senza Perdono quando ne aveva
avuto l'occasione. Lo capiva, più o meno. Per quel poco che
lo
conosceva, era strano che non fosse già al cospetto di
Voldemort con
un Draco gongolante accanto pronto a ricevere la sua ricompensa.
«Harry, mi passi il
latte?»
Sbatté le palpebre,
tornando al suo tavolo e dando attenzione a Ginny. «Che? Il
latte?»
«Sì, Harry,
accanto a te. Me lo passi?»
Harry annuì,
ricambiando il sorriso con il quale Ginny lo ringraziò.
Un rumore di
stoviglie sbattute zittì metà degli studenti
della Sala Grande –
Corvonero, per di più, i Serpeverde semplicemente ignorarono
la
faccenda nata proprio al loro tavolo. Harry se ne accorse
perché
ormai tendeva ad avere sempre la sua attenzione in quel preciso punto
del tavolo Serpeverde e vide subito Draco in piedi, con le mani
tremanti che stringevano il legno – l'odore dei
tavoli della
Sala Grande – e guardava con occhi di fuoco i suoi
compagni. La
Parkinson e Zabini ridacchiavano sottovoce e lui tremava di rabbia.
Incomprensioni tra
serpi, eh?
Quando ormai nessuno
più badava allo scatto d'ira di Draco, questi
scavalcò la panca
senza aver toccato cibo e marciò fumante verso la porta.
Hermione gli sfiorò
un braccio, «Lo insegui? Io gli porterei una mela.»
Fissò Hermione come
un bambino fisserebbe i genitori che gli stavano dicendo che
quell'anno era sulla lista dei bambini buoni di Babbo Natale e che
poteva aprire i suoi regali. Felice come una Pasqua.
E saltellando come
il coniglio pasquale, afferrò una mela e corse dietro Draco.
Spazio Autrice:
Salve! Eccomi con un nuovo capitolo, decisamente di passaggio perché non succede niente di particolare.
Ma è comunque importante perché, proprio come i precedenti capitoli, ci sono delle piccole cose che torneranno più avanti. Seguite che poi vedrete XD
Ringrazio chi segue/precerisce/ricorda e ovviamente sottolineo di nuovo che se mi lasciate qualche commentino non fa male né a voi né tantomeno a me XD
Grazie <3
Emily ♦