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Autore: Amantea    18/01/2017    14 recensioni
La storia ha inizio dal famosissimo episodio 35 dell’anime, “Accusa di tradimento” (23 giugno 1789).
Riprendo un’idea che avrei voluto sviluppare in un’altra mia long, ma qui ne faccio una storia a se stante. E come in altre mie storie, mi piace ricostruire l'episodio, restando fedele ai dialoghi e al dipanarsi della trama… fino a un certo punto ;)
"Un lampo, e un altro ancora.
Lo studio del Generale si illumina a tratti, un’acquaforte sinistra di chiaroscuri, che la luce tremolante dei candelabri ingentilisce a stento.
Oscar siede, immobile. Osserva il padre [...]".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-3-


IN NOMINE PATRIS



-3-





- No! Non lo fate! -.
Un urlo che spalanca la porta, e si rovescia sul generale, mani disperate a bloccargli le braccia, e con quelle la spada ancora levata in alto. Tale è l'urto che la schiena del padre sbatte contro la grande finestra, un candelabro si spegne, una sedia rovina aspramente a terra.
André preme la fronte contro il petto dell'uomo, gli occhi serrati, umidi, le spalle flesse a far forza, le cosce tese, gli stivali piantati al suolo, affinché
tutto si interrompa, e Oscar si salvi.
- André che vuoi fare?! Vattene! -, un digrignare di denti, mentre i muscoli si tendono e premono per liberarsi dalla stretta.
- No, non me ne vado! Non me ne vado, signor Generale! Non Vi permetterò di uccidere Oscar! -.
Trema la voce di André. 
E' il servo che si ribella al padrone. Al semipadre che l'ha cresciuto, per educazione, al pari di un figliastro.  
- André vattene via! Vattene! -.
Alain, al posto suo, l'avrebbe già steso a terra a suon di testate.
Ma André non è Alain.
C'è ancora un che di rispettoso nel modo in cui cerca di far desistere il generale dal suo intento.
Lo avverte: - Badate, sono pronto a sparare -, e nel proferire la frase ha lasciato la presa dalle braccia, ed è il metallo rilucente della pistola quello che ora mostra saldo in pugno.
- E adesso me ne andrò via assieme ad Oscar ... -.
Gli occhi si sono asciugati, il proposito è lucido, fermo.
    Lasciatemi salvare vostra figlia.
- Cosa? TU vorresti scappare con Oscar?! ... -.
Il tono è incredulo, quasi irridente. Ma André non si scompone.  
Anzi, lo fissa, con quell'unica luce rimasta, ciocche nere a coprire la cicatrice che infiora l'altra metà del suo volto da quel giorno infausto.
Il generale tace. Forse ascolta i proprio pensieri, osserva la scena: la sedia arrovesciata, Oscar in piedi, immobile, che li guarda.
    Sarai l'attendente di mio figlio Oscar, André. Sii all'altezza del compito che ti affido.
Davvero per tanti anni ha creduto che fosse solo dedizione, quella di André? Solo obbedienza ad un ordine del padrone impartito da giovinetto, una sola volta, e mai più ripetuto?
Solo aver reso un ottimo servigio quello di rischiare la cecità per lei, crescerle a fianco come un'ombra, arruolarsi tra i pulciosi soldati della guardia? E non, piuttosto... un "altro" tipo di dedizione? 

E allora il padre capisce. E' tutto così chiaro in quel momento.

I tuoni d'un tratto sembrano voler entrare nella stanza, spazzare via le ultime candele rimaste. I vetri tremano al fragore, solo una distrazione. Perché è la parola amore che gli risuona nella testa, e il sangue blu torna a pulsare veloce.
Quello che gli sale alla labbra ha solo il gusto aspro e feroce di un rimprovero: - E magari vorresti sposarla! -.

Non c'è nessuna maschera da far cadere.
André è un ragazzo semplice, onesto, persino umile.
Lo è anche  in quel momento.
- Sì -, dice, un passo indietro.
    Sposarla.
Strano clima per una dichiarazione d'intenti. Girodel aveva gustato un calice di vino davanti al camino, ammesso alla presenza del padre con un certo compiacimento, i migliori abiti indosso (tanto più semplici e curati nei dettagli quanto più specchio di un animo nobile fin nel profondo).
    Sono venuto a chiedere la mano di Vostra figlia Oscar.
Ma per André non c'è nessun valletto ad annunciarlo, nessun abito di seta e oro, nessuna poltrona imbottita.
C'è una divisa da soldato del popolo, una pistola in pugno, e la responsabilità di dover fermare un omicidio-suicidio.
Egli ha mantenuto per anni i suoi sentimenti celati alla parola, ma non per questo sono stati meno veri. L'ha amata con gli occhi, con la presenza, con il sacrificio, con il calore che ha potuto darle.
Si è nutrito di sogni e di vicinanza - molto più fortunato, in fondo, rispetto a chi, la donna amata, nemmeno ha il permesso di vederla-.
L'ha amata con un cuore fanciullo che scoppiava di luce, e con un cuore da uomo che si è tormentato di desiderio. L'ha amata senza mai chiedere nulla, di un amore puro che è bastato a se stesso.
Ha dovuto sublimare quell'amore per non impazzire. Lo ha fatto così bene che nessuno se ne è mai accorto, nemmeno Oscar.
André non la guarda, non si volta verso di lei. Non deve chiederle il permesso di salvarla. Lo fa da una vita.
Non ha nessun'altra dichiarazione da farle. Nessun segreto.
E nemmeno Oscar si muove verso di lui.
Resta sospesa tra quei due uomini che la amano, ciascuno a suo modo, e che in modo opposto reclamano la sua vita.

Non era stato indolore apprendere dell'amore di André.
La furia di quel bacio impresso a forza, e poi un devastante senso di umiliazione. Quello aveva provato, nuda di fronte a lui, immobilizzata dalla forza e dal desiderio di un maschio. Cresciuta all'ombra del suo amore senza sapere che fosse tale, che di questo si trattasse, e di null'altro. Senza sapere che dall'amore è impossibile fuggire, perché sei destinato a ritrovarlo, anche se opponi ogni più razionale resistenza.
E l'aveva ritrovato proprio dove era fuggita per non vederlo più, quel lampo verde, inconfondibile, tra altri sguardi fissi, in caserma. Ne aveva udito la supplica di non sposarsi, quando semincosciente per il pestaggio la mente aveva liberato finalmente se stessa e aveva svelato il tormento che la cingeva di spine...
    Non ti sposare, Oscar
.
Testimone incredula del dolore dell'anima di André, il corpo era diventato all'improvviso pesante come piombo, tanto da aver bisogno di sorreggersi allo stipite della porta, a fianco un Alain sorridente e malizioso, e già consapevole.
    E' il caso che ve ne occupiate voi, Comandante.
Già, occuparsene. Il suo modo di occuparsene era stato condurlo in infermieria, assicurarsi che gli fossero prestate le cure necessarie, e poi far finta di ignorarlo per i mesi seguenti, continuare a dare ordini, restare scostante e formale, finché non aveva avuto bisogno di lui, nell'ufficio di Bouillé.
    Guardalo adesso il tuo André. Sfida tuo padre con coraggio, lo sfida per te. Lo sfida con dignità. Con immenso amore. L'amore rende eroici. L'amore del tuo André lo è.
Oscar non ha la forza di dire nulla. Non può scegliere tra André e suo padre. Proprio non può. Se fuggisse con André il padre si toglierebbe comunque la vita. Riuscirebbe a sopravvivere a quel senso di colpa?

- No, sarebbe una grossa sciocchezza -. C'è ancora tempo di fare il padre e il padrone. Di impartire l'ennesima lezione. Di rimettere ognuno al proprio posto. Il generale non ha paura della pistola puntata contro il petto. - Perché la differenza di rango che esiste tra voi non si cancellerebbe mai!-.
Ma la morte sospende ogni tempo e ogni pudore.
- Permettetemi una domanda... che cosa significa rango? Non siamo tutti uguali forse? -.
    Uguaglianza. Quella che André aveva iniziato a studiare nei libri proibiti, la parola di cui si era nutrito nelle riunioni sovversive cui aveva assistito al tempo del cavaliere nero. Lui il mondo lo aveva osservato e da vicino, e quel mondo stava cambiando. Non lo sapeva ancora, il Generale?
- Un nobile prima di sposarsi deve chiedere il permesso a Sua Maestà! -. La pazienza sta giungendo al limite. E' il generale che spiega come stanno le cose, non viceversa.
    Ognuno al proprio posto. E i servi, un po' sotto gli altri.
- Sì... ma se Sua Maestà si innamora di una donna... deve forse chiedere il permesso a qualcuno di sposarla? -.
Il limite è superato. L'ordine di Dio e del Re non è sovvertibile.
Un grido furioso che impone il silenzio, e la reazione si fa immediata, feroce.
Un colpo, e un altro, e André si ritrova inginocchiato, i palmi delle mani a terra, la pistola caduta sul pavimento. Battuto.
- Mi dispiace. Non posso perdonarvi! -.
E la tragedia riprende, quasi nello stesso punto in cui era stata interrotta.
Un pianto sommesso arriva da appena fuori la porta dello studio.
E' nonna Marie. Se la immagina, André, riversa su un gradino, il viso tuffato nel grembiule, a singhiozzare. I suoi bambini, tutti e tre. Che ingiusto incastro la vita, a volte...
André solleva la testa, fissa il generale. Chiede l'ultima clemenza.
- Allora, se ci dovete uccidere... Uccidete prima me. Perché se mi ucciderete dopo, sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo -.
    Il tuo André sta per morire. Per te.
Un dolore immenso le inonda il cuore. Si sovrappone a quello per il padre, e a quello si mescola, diventa bruciante, insostenibile.
- André!...-.
Altro non sa dire. E' come un mazzo di tarocchi truccato. Qualunque carta peschi dal mazzo, è sempre la Morte quella che esce fuori.
- Farò come vuoi. Ti ucciderò per primo, André -.

Cala un silenzio irreale e sospeso, che rende vivi i rumori fino a quel momento inascoltati: lo scroscio della pioggia contro i vetri, il singhiozzare sommesso di Marie, lo scricchiolino del legno torturato dai tarli delle antiche travi del soffitto.
E un rumore di cavalli al galoppo che si fa via via più distinto. Cavalli!
Una voce urla il nome dei Jarjayes.
Lo fa più volte, con urgenza.
E' sotto le loro finestre.
Il generale fa un respiro profondo, liberando una tensione celata alla perfezione. Solca a grandi passi lo studio, esce dalla stanza, si precipita giù per lo scalone. Un valletto apre ossequioso la porta, e il padre esce, incurante della pioggia, fin nel piazzale.
    Forse Sua maestà...
Dietro di lui si sono precipitati anche Oscar e André. Si sono rivolti uno sguardo veloce dentro la stanza, nessuna parola. Ognuno calato di nuovo nel suo ruolo.
- Sono un messaggero di Sua Maestà, vengo da Versailles e ho un messaggio da consegnare a Oscar François de Jarjayes!-.
Non scende da cavallo.
Il mantello tirato fin sopra la testa gronda acqua, ed è quasi più scuro del sipario d'acqua che nasconde il paesaggio dei campi.
- Dite pure -, annuncia Oscar, facendosi avanti al padre. - Sono io -.
Alcune guardie reali entrano a loro volta dal cancello. Hanno il fucile, scendono di sella, si avvicinano.
- Oscar François de Jarjayes, in relazione ai fatti intercorsi nella giornata di oggi 23 giugno 1789 Vi è dato ordine di consegnarvi alle guardie -.
- Consegnarmi!? Ma cosa... -.
Oscar strattona il soldato che l'ha afferrata per il braccio, guarda il messaggero, non capisce.
André si fa avanti d'impeto, il generale lo blocca.
- Consegnatemi il messaggio di Sua Maestà!-, ordina a sua volta, il braccio proteso verso il messaggero. - Ho diritto di sapere dove volete condurre mia figlia!-.
- Alla famiglia Jarjayes non verrà inferta alcuna punizione. Sua Maestà si augura soltanto una maggiore lealtà nei confronti della famiglia reale. Ma vostra figlia Oscar deve essere allontanata da Parigi. Ho l'ordine di comandare il fuoco, se verrà fatta qualsivoglia resistenza -.
Si protende col busto, consegna il documento al generale.
- Generale... come potete permettere che ... - digrigna André, le braccia aperte in un ultimo gesto disperato, mentre le guardie trascinano Oscar verso uno dei loro cavalli. 
- Non ci sarà alcun bisogno di comandare il fuoco -, riprende il generale, la pioggia che ancora non dà tregua, e confonde le orme, e i contorni di Oscar, appena fuori dal cono di luce che fuoriesce dalla casa paterna. 
- Ma non potete!-
- Non possiamo fare nulla adesso André. Nulla, adesso -. Il generale lo guarda in modo allusivo. Non hanno armi con sé, hanno davanti le guardie del Re e un' inequivocabile "lettre de cachet" in mano.
- Oscar! -. E' un grido, ancora.
- Pensa ai tuoi compagni André. Salva Alain e gli altri! Salvali, André! -.
E' l'ultima cosa che Oscar riesce a dire, prima che una guardia la carichi in sella e le metta sulla testa un cappuccio.
Andrè la guarda svanire nell'incerto buio della notte.
La sua Oscar... Nella testa l'unico pensiero di riuscire a salvarla, e per davvero questa volta.



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Vi avevo promesso il what if :)
Grazie di cuore a chi preferisce, ricorda e segue!
Grazie a chi legge, e a chi lascia il suo come sempre graditissimo riscontro.
Un abbraccio,
Amantea
   
 
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