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Autore: livevil_99    18/01/2017    3 recensioni
"Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo."
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"- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto.
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando.
[...]
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico."
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(DESTIEL)
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Castiel se n'era andato poco dopo aver comunicato tutto ciò che sapeva ai fratelli Winchester. Il bunker era ormai silenzioso. Il pulviscolo aleggiava nell'aria con mille giravolte. Sam stava leggendo un libro antichissimo. Le pagine ingiallite e sbiadite erano talmente fragili che aveva dovuto indossare i guanti per fare in modo che il libro non gli si polverizzasse tra le sue mani. Dean invece stava consultando un’edizione rilegata in pelle dell'Antico Testamento. L'odore di polvere e di vecchio impregnava ormai i mobili di legno. Le labbra di Sam si muovevano appena di tanto in tanto come se volesse sottolineare con un sussurro le parti che voleva ricordarsi meglio. Dean invece leggeva in modo distratto e spesso doveva tornare sugli stessi paragrafi più volte per comprenderne appieno il significato. Occhiaie vistose incorniciavano i suoi occhi verdi. La barba ispida, le labbra secche. 
Sam alzò lo sguardo dal libro e si appoggiò allo schienale della sedia. 
- Ci stiamo cacciando in qualcosa di grande, Dean. - mormorò Sam con lo sguardo perso nel vuoto. 
Dean sospirò e chiuse con un tonfo l'enorme tomo che stava consultando. 
Si guardarono negli occhi, e per quanto avessero entrambi gli occhi verdi, emanavano una luce diversa. Mentre gli occhi di Sam erano verde speranza, vivi e vispi, gli occhi del fratello erano più tristi, malinconici, spenti, stanchi, con una punta di amarezza e un fondo di sfiducia per tutto e tutti. E mentre negli occhi di Sam imperversava la tempesta, in quelli di Dean si leggeva chiaramente che ormai si era arreso. 
"Si fa chiamare Canaan." aveva detto Castiel. "Si dice che dimori sul monte Ararat, l'antico monte su cui Noè si era arenato con la sua arca." 
Dean si racchiuse il viso tra le mani. 
- Grande quanto l'apocalisse o quanto l'Oscurità che voleva distruggere il pianeta? - chiese a Sam con un sorrisetto ironico. 
Il fratello sorrise amaramente e scosse la testa. 
Dean riprese il libro in mano e lo aprì a caso sul tavolo. Un nome saltò all'occhio, casualmente. Canaan, scritto piccolo in mezzo alla pagina.
- Trovato! - esclamò calcando il dito sul libro. 
- "I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.” - Dean recitò i versi tutto d'un fiato. - La Bibbia ha parlato. - esordì stiracchiandosi sulla sedia. 
- Ok, è un inizio. - disse Sam massaggiandosi le tempie. - Adesso dobbiamo soltanto capire il perché. - 
Dean incrociò le braccia al petto. - E una maniera per ucciderlo. - aggiunse. - Perché Castiel non c'è mai quando serve...? Cass! - chiamò a gran voce. 
L'angelo comparve in mezzo alla stanza accompagnato da suoni di fulmini e saette che tuonavano fuori dal bunker. 
Era bagnato dalla testa ai piedi. Il trench aveva assunto una tonalità più scura ed era completamente impregnato d'acqua. Piccole goccioline continuavano a cadere sul pavimento ai piedi di Castiel. 
- Canaan è figlio di Cam, figlio di Noè. - annunciò. 
- Già. - disse Dean mentre si dondolava sulla sedia. – L’avevamo capito. - 
- Adesso dobbiamo solo capire il perché del diluvio. - mormorò l'angelo aggrottando la fronte. 
- E una maniera per ucciderlo... - aggiunse Dean con tono piatto. 

Erano le 14 e 30 quando Dean parcheggiò accanto ad una caffetteria in mezzo alla statale. La pioggia aveva ricoperto l'asfalto di uno strato d'acqua tale da arrivare quasi fino alle caviglie. I due non se ne preoccuparono, indossavano stivali alti e resistenti 
C'erano 32° quando Sam uscì dall'abitacolo dell'Impala. Il nero della macchina risaltava al sole e i raggi che si stava propagando in quel caldo pomeriggio d'estate ferivano la pelle delicata di Sam come bruciature. 
Lo scroscio della pioggia era un suono talmente forte e frastornante che i due fratelli non sarebbero riusciti a dirsi nemmeno una parola. 
Entrarono a passi lunghi nella caffetteria. L'aria condizionata li investì nel momento stesso in cui misero piede nel locale. 
Era deserto. I tavolini erano sistemati asimmetricamente rispetto alla pianta rettangolare dell'edificio. Il posto era arredato con colori sgargianti sui toni caldi in stile anni 50'. Le sedie erano vecchie e un po' malconce, ma i due non ci fecero troppo caso. Si sedettero ad un tavolino in disparte vicino alla finestra, lasciando dietro di loro le impronte umide dei loro piedi, lucide sul parquet ormai consumato. 
Sam allungò lo sguardo fuori dall'enorme finestrone alla sua destra. Il parcheggio era deserto, ad eccezione di un furgoncino un po' scassato e l'Impala che luccicava sotto il sole di Agosto. La pioggia non aveva colpito la finestra, che era rimasta incrostata di polvere, grazie ad una tettoia che circondava l'intero perimetro del locale. 
Dean tirò le tende facendo scendere l'ombra sul loro tavolo di legno. 
Una cameriera sulla quarantina, con un grembiule a righe rosso e giallo, si avvicinò incespicando sui suoi tacchi alti verso il loro tavolo. 
- Volete ordinare? - chiese con un tono piatto che sembrava annoiato. 
- Un cheeseburger. - disse Dean dopo aver dato un’occhiata veloce al menù appeso al muro. - Doppio, per favore. - 
- Io solo caffè, grazie. - aggiunse Sam mentre la cameriera scribacchiava disordinatamente l'ordine. 
La donna si allontanò con ampi movimenti delle anche e Dean sporse il collo per guardala. 
- Dean... - lo richiamò il fratello. - Abbiamo cose più importanti delle forme di una cameriera di cui preoccuparci. - 
Sam tirò fuori dalla sua borsa il computer. Dean incrociò le mani sul tavolo di legno. 
Sentiva il formaggio sfrigolare sulla piastra nella cucina poco distante. 
- Allora qual è il piano? - chiese Dean schierandosi la voce. 
Sam fece capolino da dietro lo schermo del suo computer. 
- Non lo so... - rispose spostando il computer da davanti a sé. - Non riesco nemmeno a capire come sia possibile che sia ancora in vita. - mormorò pensieroso. 
- Forse non lo è... - replicò Dean aprendo leggermente la sua giacca di pelle in modo tale che Sam riuscisse a cogliere il flebile bagliore della lama ammazza-demoni. 
- Almeno abbiamo una pista. - disse in tono consolatorio. - È già qualcosa. - 
Sam annuì. Effettivamente Castiel aveva fornito loro un indirizzo. Da quanto avevano capito, Canaan aveva contatti con una cerchia ristretta di angeli. Alcuni di essi Castiel non li vedeva da tempo e non frequentavano il Paradiso da mesi. 
Sam si collegò al satellite e cercò l'indirizzo che gli era stato fornito. 
- Sembra deserto. - mormorò concentrato. 
Dean aggrottò le sopracciglia. - Uh? - 
Sam girò lo schermo verso di lui. 
- Il posto che ci ha indicato Castiel, - disse cercando di mantenere un tono di voce basso - sembra deserto. - 
Dean scrutò le immagini del computer. Un bosco poco fitto e una baracca in legno con porte e finestre sprangate. 
- Non ci si può mai fidare di questi aggeggi. Andremo di persona. - 
La cameriera arrivò al tavolo con il loro ordine. Sam cercò di chiudere velocemente il computer ma la donna riuscì a vedere comunque le immagini. 
- Volete dirigervi verso il vulcano? - chiese in un sussurro. 
I due fratelli si scambiarono un'occhiata fugace. 
- Quale vulcano? - chiese Sam. 
La cameriera apparve spaventata. - Nessuno. - rispose sbrigativa. - Non andateci. - 
Posò in fretta il vassoio sul tavolo e fece per allontanarsi ma Dean le afferrò un polso. 
- Di che vulcano stavi parlando? - chiese di nuovo Sam. 
- Non è veramente un vulcano, è un monte. Pikes Peak, ma noi della zona lo chiamiamo vulcano. È un luogo pericoloso, non vi avvicinate. - 
Dean mollò la presa e la cameriera si allontanò in tutta fretta e sparì dietro la porta della cucina. I due fratelli si guardarono. 
- C'è qualcosa che non va. - constatò Sam. 
- Hmm. - annuì Dean addentando il suo cheeseburger.

 

Erano in viaggio. Ormai solo pochi chilometri li dividevano dalla loro meta. Castiel si materializzò sul sedile posteriore.

- Dean… - mormorò Castiel mettendogli una mano sulla spalla.

Dean sobbalzò e frenò di colpo. Sam si girò di scatto. L’Impala scivolò sull'asfalto bagnato. La macchina si fermò completamente solo dopo qualche istante. 
Dean sospirò e scosse la testa. - Ti ho detto di non comparire all'improvviso mentre sto guidando. - 
- Scusa. - rispose l'angelo sporgendosi verso i posti anteriori mentre Dean metteva di nuovo in moto il motore. - Ho avvertito un forte presenza angelica attorno al monte Ararat. - 
- Pikes Peak. - Intervenne Sam - Pare sia chiamato così adesso. - 
- Non è tutto. - disse cupo. - Una Mano di Dio risiede su quel monte. -
Dean inchiodò in mezzo alla strada e la macchina scivolò in avanti per ancora qualche metro.
Si voltarono lentamente, a rallentatore, insieme. Castiel si trovò due paia di occhi che lo fissavano intensamente.
- Non è possibile. - Balbettò Sam. 
- Le Mani di Dio sono andate tutte distrutte. - Proseguì il fratello.
Castiel scosse la testa. - Questa ha un’aura… diversa. - Mormorò. - Ma sono abbastanza sicuro che si tratti di una Mano di Dio. -
Dean fece ripartire la macchina. Si addentrarono in un piccolo borgo. Le villette a schiera erano sistemate in fila verso un unico grande viale alberato che si diramava poi in tante vie. 
- Sarebbe meglio dividersi. - disse Dean. - Uno di noi dovrebbe approfondire la questione del vulcano con la gente del posto. -
- Che vulcano? - Chiese Castiel con aria interrogativa. 
- Il monte. - rispose Sam. - A quanto pare lo chiamano Vulcano e lo ritengono un luogo pericoloso. -
- Lo è. - Concordò l'angelo. 
- Vado io. - Disse Sam. - Fammi scendere. -
Dean accostò a lato della strada. Il livello dell'acqua aveva ormai raggiunto il marciapiede. Il fratello scese dalla vettura con un cigolio e si allontanò nella pioggia. 
   
 
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