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Autore: EyeInTheDark    18/01/2017    4 recensioni
Non era la fine. Il suo mondo sarebbe cambiato, ma quel profumo l'avrebbe accompagnata per mano.
Non erano più i suoi passi, ma i loro.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 : Guardami
 

 

"Non è colpa tua"

Quella frase l'aveva sentita fino allo sfinimento, tanto che adesso non ci faceva nemmeno più caso. Amici, infermieri, dottori. Dicevano tutti le stesse cose. Possibile che nessuno riuscisse a capire?

"Non eri tu al volante"

Rick continuava a sparare brevi sentenze. Sperava che le orecchie di Daryl riuscissero ad afferrare almeno qualche parola. In realtà, queste attraversavano il suo cervello per poi svanire senza lasciare traccia. Non si aggrappavano a lui, non si lasciavano elaborare dal suo subconscio. Daryl le esiliava seduta stante. I dettagli non facevano la differenza. Non importava se non erano stati i suoi piedi a non premere il freno in tempo, se non c'erano state le sue chiappe al posto di guida. Lui era comunque un passeggero. Anzi, il passeggero. Colui che non era riuscito ad insistere, ad imporsi con il fratello strafatto. Colui che gli aveva concesso di guidare. Perciò, sebbene non fosse stato il killer della situazione, restava comunque il mandante. Il che era anche peggio, dato che la sua scelta avrebbe potuto fare la differenza.

"Non farti annientare dai sensi di colpa"

Troppo tardi. Lui era più vuoto del solito. Era così ossessionato dall'accaduto, che non aveva più messo piede in quella strada. Aveva completamente disposto in quarantena quella zona. Nella sua mente c'era un enorme rettangolo rosso con sopra una X altrettanto rimarcata. Non avrebbe più rivisto quell'angolo della città. O almeno era questo il suo folle intento, ammesso che fosse possibile. Per lui aveva comunque una certa logica.

"Daryl, mi stai ascoltando?"

Per niente. Si era bloccato sulle sue labbra circondate da una barba curata, ma non aveva seguito il filo del discorso. Annuì, ma Rick di tutta risposta sbuffò alzandosi dalla poltrona per sedersi accanto all'amico. Daryl rimase immobile, ma lo pregava mentalmente di andarsene. Ormai non c'era giorno che Rick non suonasse il campanello, che non si presentasse davanti alla porta del suo appartamento. In questi casi, Daryl non riusciva a capire se si trovasse in presenza del suo migliore amico o dello psicologo Grimes. Poco importava se in passato avevano avuto una relazione di medico-paziente, dopo poche sedute i due si erano trovati affini su così tanti aspetti, che avevano deciso di interrompere le sedute. Dopotutto, se aveva bisogno di parlare, Rick era più che competente, ma adesso lui non voleva aprir bocca o parlare dell'incidente. Voleva solo essere lasciato in pace. Soltanto il cane pareva dargli retta. Quel fantastico lupo cecoslovacco nero. Se ne stava sdraiato con aria fiera, tenendo lo sguardo fisso su di lui. Occhi glaciali su occhi glaciali.

"Sono solo preoccupato per te"

"Lo so"

Almeno gli aveva risposto. Era una piccola vittoria. Dopo giorni di completo mutismo, si era deciso a far udire la propria voce. Rick diede un delicato colpetto alla spalla di Daryl e si diresse all'uscita. Sapeva che anche stavolta non sarebbe riuscito ad estrapolare un dialogo. Il cane lo seguì scodinzolante fino all'ingresso, ricevendo così due carezze, e quando la porta fu chiusa, tornò al proprio posto, alla giusta distanza dal padrone, come se sapesse davvero che aveva bisogno di spazio e tempo. Daryl lo fissava avvilito. In ogni brutto ricordo, c'era sempre di mezzo Merle o il padre. Il lupo gli era fedele, lo aveva scelto, ma anche in quel caso, lui era stato presente come compagno dell'assassino. Merle aveva cacciato la madre del cucciolo, uccidendola proprio davanti a quella piccola palla di pelo nera. Il sangue si era sparso sulla neve e le mani di Daryl avevano strappato via il fucile, mollando una gomitata al collo del fratello. Sebbene amasse la caccia, Daryl odiava uccidere gli animali, a patto che non fosse necessario o indispensabile. Da piccolo, ad esempio, era stato costretto a sgozzare la propria capretta sotto gli occhi vigili del padre. Altrimenti per l'ennesima volta non avrebbe mangiato, gli sarebbe stata negata la cena. Quel giorno, infatti, assaggiò per la prima volta del cioccolato come ricompensa. E pianse, con le labbra sporche di cacao. Il sapore era celestiale, ma le mani che tenevano la barretta erano sporche. E anche stavolta, la coscienza era sporca. 
 


 

Beth percepiva il suono del liquido della flebo sgocciolare lentamente nel deflussatore. Aveva sempre apprezzato il silenzio, ma adesso era tremendamente ingombrante. Si sentiva schiacciare in quel letto. Aveva perso la cognizione del tempo. Giorno, pomeriggio e notte, non c'era alcuna differenza. Gli orari erano scanditi dai pasti della mensa ospedaliera e dalle visite di sua sorella Maggie. Era confusa, dolorante. Si sentiva in trappola. Erroneamente, si era detta che col passare dei giorni, la situazione sarebbe migliorata. Invece, era sempre peggio. Stava impazzendo. Ne era sicura. Quel buio l'avrebbe presto divorata. Qualcuno bussò allo stipite della porta e Beth si voltò nella direzione del rumore grave e pieno, sperando di non apparire ebete.

"Beth, mi spiace doverti disturbare, ma sono lo psicologo che ti è stato affibbiato"

La voce era rauca, graffiata, ma gentile.

"Non ho fatto una richiesta del genere"

Non ne aveva bisogno. Non voleva averne bisogno. Già era stressante di per sé parlare con la propria famiglia, senza che qualcuno si mettesse a piangere.

"È la prassi dell'ospedale, purtroppo non hai scelta" l'uomo fece qualche passo, fermandosi ai piedi del letto "Non preoccuparti, dovrai sopportarmi soltanto per poche ore, poi dovrai partecipare regolarmente ad un gruppo di sostegno. Ma almeno sarai già tornata a casa"

Sospirò. Le sembrava di aver dovuto accettare già abbastanza. Sollevò la mano, lasciandola sospesa in attesa di una stretta. L'uomo l'afferrò con delicatezza, ma Beth sobbalzò al contatto.

"Lo so, è dura all'inizio" lo psicologo strinse quelle piccole dita con entrambe la mani "Ma imparerai a non avere paura"

La sensazione di non sapere cosa avvenisse attorno. La difficoltà nel basarsi soltanto sui sensi rimasti. La consapevolezza di star perdendo molto. Era stato orribile svegliarsi nell'oscurità. Ma sarebbe stato altrettanto orribile doverci convivere.

"Io sono Rick Grimes e ti prego di chiamarmi direttamente per nome. Niente 'dottore' , 'psicologo Grimes' o, anche se non credo sia il tuo caso, 'strizza - spiaccicacervelli'. Soltanto Rick"

Beth sorrise, immaginandosi che dovesse essere difficile avere a che fare con pazienti poco collaborativi.

"La chiamano davvero con quegli appellativi?"

Rick prese una sedia, avvicinandola al bordo destro del letto.

"Spiaccicacervella è il più gentile, fidati" rivelò, pensando a Daryl "Ma dammi pure del tu"

Beth stava concentrando la propria attenzione sul costruire un volto dello psicologo. Le mani le erano sembrate grandi, ma era convinta che avesse una corporatura equilibrata. Alto e fisico asciutto, forse.

Rick intanto osserva la sua piccola fronte aggrottarsi e distendersi alternativamente.

"Stai fantasticando su di me?"

Beth arrossì colpevole, vergognandosi. Dopotutto era di fronte ad uno psicologo. Lei non poteva vederlo, ma lui sì.

"Scusami. Io non.."

"È normale, Beth. Non sentirti in imbarazzo"

"Ora che sono.. sono in questo stato.. non riesco a fare a meno di immaginare come sia qualunque cosa mi circondi.."

Beth aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Le mancavano i colori, le sensazioni che riuscivano a scaturire. Tutti quei piccoli dettagli dati per scontati.

"Posso almeno sperare che tu mi abbia costruito carino?"

Rick la buttò sullo scherzo e la ragazza lo apprezzò, sorridendo. Dalla voce non le era parso un brutto uomo, ma era anche vero che in questa condizione avrebbe potuto prendere un sacco di cantonate.

"Sono sicura che tu lo sia già"

"Vuoi toccarmi?"

"Cosa?"

Rick ridacchiò avvicinandosi alla paziente, prendendole le mani con cautela, e posizionò i palmi sulle proprie guance.

"Guardami"

Beth deglutì a fatica. Era imbarazzata da quella vicinanza, ma seguì il consiglio. Lo guardò, per come poteva guardare lei. Accarezzò delicatamente i lineamenti di quel volto, quando con i polpastrelli quando con l'intera mano. Scansionó minuziosamente ogni dettaglio, senza badare al tempo che ci stesse mettendo. Si era persa nelle informazioni tattili che stava ricevendo, ignorando quel contatto fisico prolungato. Tralasciando l'iniziale senso d'insicurezza, adesso si era lasciata andare. Nella sua mente, Rick stava cominciando ad avere una forma sempre più precisa. Capelli mossi, qualche ricciolo ribelle, naso dritto, fronte non troppo alta, occhi piccoli, sebbene li percepisse loquaci, e labbra morbide a cuore. Avendo le mani sul collo, sfiorò con i pollici il mento dello psicologo, avvertendo una barba insipida ma curata, e ne seguì la linea fino alle spalle, notando così che la propria supposizione era giusta. Alla faccia del carino, Beth aveva di fronte un bell'uomo. Resasene conto, spezzò quel magico momento staccandosi, balzando come un gattino impaurito.

"A giudicare da come sei saltata, devo averti spaventato"

"No no, al contrario"

Beth non sapeva cosa dire, aveva il cuore che le scoppiava. Percepiva le guance in fiamme. Cosa le era saltato in mente? Lo aveva toccato con fame, con voglia di riuscire veramente a vedere.

"Non dirmi che mi hai immaginato moro, però"

Rick cercava di mantenere un dialogo amichevole, senza metterle pressioni. La voleva a proprio agio, per evitare che si incupisse sulla propria perdita. Beth le era parsa una ragazza combattiva. A differenza di tanti altri individui osservati, lei ancora sorrideva. Non era apatica. Al momento almeno, non era ancora caduta in preda alla depressione.

"Allora ho sbagliato, ti credevo castano scuro"

"Sai, Beth. Ora sto per fare un discorso a parte, non è per farti sentire più fortunata a scapito di altri, ma chi diventa cieco durante il tragitto, per così dire, ha la possibilità di dare un senso a tutto ciò che ha attorno. I colori, ad esempio, sono qualcosa di inconcepibile per un non vedente dalla nascita" Rick fece una breve pausa, osservando l'espressione riflessiva della paziente "C'è chi dice 'beh almeno non sanno cosa si perdono' , ma la faccenda è molto più complicata di questa leggera affermazione"

"È vero.. la prima cosa che ho fatto è stato dare un colore ai tuoi capelli, ai tuoi occhi.. e, non giudicarmi, ma ti ho dato un outfit che si abbinasse al look immaginato"

"Ti do un aiutino, Beth. Indosso una camicia blu scura, per far risaltare i miei bellissimi occhi, ovviamente"

Beth continuava a sorridere senza ritegno. Non si era di certo immaginata così un incontro con lo psicologo di turno.

"Quindi, sono azzurri. E i capelli biondi?"

"Ding, esatto! Un biondo spento però, c'è l'età di mezzo"

A giudicare da quello che aveva sentito sotto le dita, però, non pareva un uomo provato dall'età. Era giovane. Sicuramente molto più adulto di lei, ma si portava bene gli anni.

"Non credo che sua moglie sia felice del fatto che venga tutto tirato a lucido per flirtare con le donne di questo ospedale"

Rick si toccò d'istinto la fede.

"Oh beh, in realtà sono divorziato da poco"

Non voleva toglierla. Non voleva pensare ad altre donne. Era una sottospecie di repellente. Non sempre molto efficace, visto che molte gli si avvicinavano comunque. Sapete com'è, il fascino dell'uomo sposato.

"Sto collezionando una serie di gaffe" ironizzò Beth.

"Questa è colpa mia, dovrei smettere di portarla"

Ci fu un momento di silenzio e Rick ne approfittò per recuperare la cartella clinica della ragazza. Beth sospirò, udendo il rumore delle pagine di carta.

"Ti spiace se adesso passiamo all'argomento delicato?"

Annuì e si distese nel letto, intrecciando le mani al petto.

"Tuo padre mi ha detto che non hai voluto sapere nulla dell'incidente..chi è stato, come è successo.. perché?"

Aveva importanza? A Beth non interessavano i dettagli dell'incidente. Conoscere il nome del guidatore, il modello dell'auto, il motivo dello scontro, avrebbe fatto la differenza? Sapere, avrebbe comportato la guarigione? No. Per questo evitata qualsiasi dialogo inerente l'accaduto. Non voleva nemmeno sapere che tipo di pena fosse toccata all'individuo al volante. Nulla di nulla. Dopotutto, dava più la colpa a se stessa che agli agenti esterni. Al momento non provava rabbia, soltanto disorientamento.

"So quello che devo sapere"

"Cioè?"

"Cecità corticale, perdita della vista dovuta a un danno della corteccia visiva. Il paziente, Beth Greene di età 18, ha subito un trauma simultaneo ad entrambi gli emisferi causato dall'impatto con l'asfalto in un incidente stradale"

Beth aveva sentito quelle parole ad ogni visita medica da parte degli strutturati accompagnati dai tirocinanti, essendo quello un ospedale universitario. Le bastava ciò, due righe sulla propria condizione fisica. Non le interessava altro.

"Hai dimenticato l'emorragia alla milza e le viti in titanio alla spalla sinistra"

"Non le trovo fondamentali, piccoli dettagli secondari"

"Insignificanti, giusto?"

"Giusto"

Rick ripose la cartella clinica, poggiando la caviglia sul ginocchio destro. Era chiaro che non fosse il momento adatto per parlare della cecità in modo approfondito, non alla prima seduta almeno. Anzi, già chiamarla seduta era un eufemismo. Stava solo cercando di instaurare un rapporto funzionale. Si guardò attorno, contando ogni mazzo di fiori presente nella stanza.

"Viene spontaneo ipotizzare che tu abbia uno spasimante"

Lo psicologo ovviamente sapeva che quelle composizioni non erano altro che la firma del passaggio di Daryl, sebbene non gli avesse confessato la cosa. Sapeva pure da dove provenivano, dal piccolo negozietto sotto il palazzo in cui abitava. Dove, tra l'altro, Dixon lavorava saltuariamente per aiutare Carol, amica recente. Non che gli si addicesse come occupazione, ma almeno lo teneva lontano dalla strada.

"Purtroppo no. Credo me li mandi qualcuno che era presente quel giorno. O chissà, magari qualcuno che era in quella macchina. Se non il guidatore stesso"

Rick non aveva ancora detto a Daryl che Beth sarebbe stata una sua paziente, né Daryl aveva fatto domande al riguardo, visto che era a conoscenza della sua collaborazione con l'ospedale.

"Quindi, non sai niente di questo possibile individuo/a?"

"Qualcosa so. Insomma, il poco che ho scoperto"

"Del tipo?"

"È senz'altro un uomo. Le infermiere sono sempre molto su di giri la mattina, quindi deve essere anche molto carino"

Rick trattenne una risata, temendo di interromperla, ma anche Beth rise. Non era colpa sua se questo fantasma aveva fatto colpo su tutto il genere femminile del reparto.

"E credo abbia un cane"

"Mh, un cane?"

Rick era stupito. In poche settimane aveva sviluppato un ottimo senso dell'olfatto.

"Sì, spero uno di quelli grandi. Per adesso me lo immagino con un pastore tedesco"

"Però, niente male questo tizio"

"Dal momento che devo fantasticare, tanto vale farlo in grande"

Se solo Daryl avesse saputo che la ragazza già lo riteneva carino, probabilmente avrebbe smesso di farle visita scappando imbarazzato. O almeno così se lo immaginava Rick.

"E fuma. Tanto, davvero tanto"

Aveva nuovamente ragione. Daryl era una ciminiera ambulante. Soprattutto di recente.

"Vorresti che si fermasse, vero?"

Era un desiderio lecito, no? Beth non capiva tutto questo distacco. Dal momento che si prendeva la briga di venire ogni dannata mattina a portarle dei fiori, poteva anche sedersi per due chiacchiere.

"Sì, ma non credo che lo farà. Vuole restare anonimo, perciò viene qui solo per assolvere i sensi di colpa"

Rick non aggiunse altro, continuando a scrutarla. A giudicare dalla posizione del corpo, era rilassata. Ma con le unghie si stava torturando una pellicina sull'anulare. Era ovvio che edificare teorie su teorie la aiutasse a tenere occupata la mente.

"Sto parlando troppo, scusami. Ma stare ferma in questo letto è davvero snervante"

"No, va benissimo. È postivo"

"Davvero? Di solito non parlo così tanto, sono abbastanza chiusa"

Si sentiva diversa. Era diversa. Ma non le dispiaceva l'essere obbligata a sostenere delle sedute con uno psicologo. Finalmente stava chiacchierando di altro. Nessun commento sulla scuola, nessun pianto, nessuna gentilezza estrema da parte della sorella. Rick la trattava come una persona qualsiasi.

"Credimi, non hai idea delle ore che ho passato in silenzio con altri pazienti. Ognuno ha i propri tempi, nessuno reagisce allo stesso modo"

"E se fossi stata zitta?"

"Sarei rimasto qui fino allo scadere dell'ora"

"Senza dire una parola?"

"Senza dire una parola"

Beth fece un sospiro corto. Non sarebbe mai stata capace di conseguire una laurea in psicologia. Non aveva il carattere adatto. Già. La scuola. Sprofondò nel cuscino. Tutto sarebbe cambiato. Ogni cosa che fino a qualche giorno fa aveva fatto autonomamente, adesso avrebbe necessitato di un sostegno. Persino usare il cellulare sarebbe diventato complicato. Addio Facebook, film e serie tv straniere in streaming con i sottotitoli. Non avrebbe più visto un singolo attore. Niente più notti insonni ad osservare le stelle dalla finestra di camera. Niente più fotografia compulsiva ad ogni animale del parco. Ma, soprattutto, non avrebbe più potuto seguire la propria passione, la pittura.

"Niente sarà come prima" disse con filo di voce.

"Sarà tutto nuovo per te, Beth"

Nuovo, non per forza migliore. Il passato le era sempre andato a genio, non aveva ricordi particolarmente infelici. Tralasciando il presente incerto, il futuro sarebbe stato altrettanto fortunato? Non aveva certezze. Un salto nel buio, letteralmente. Avrebbe dovuto saltare, aggrappandosi a quell'oscurità che tanto la spaventava.


*angolino*
Eccomi col primo capito *-*
Spero sia piaciuto! Ho bene in mente le dinamiche che ci saranno, quindi non dovrei incontrare strane difficoltà nel scrivere la storia. Ma mai dire mai xD
Che ne pensate di Grimes versione psicologo? ;) E di Daryl? E di Beth? Insomma, di tutto xD 

Grazie a chi mi sta seguendo in questa nuova strampalata AU <3

   
 
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