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Autore: Red_Coat    20/01/2017    2 recensioni
Genesis.
La mia vita, per te.
Infinita rapsodia d'amore
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DAL TESTO:
Un bagliore accecante invase la grotta, ed io capì che l'avevo raggiunta appena in tempo. Alzai gli occhi, e vidi uno splendido angelo con una sola ala, immensa, nera e maestosa, planare dolcemente su una roccia. Rimasi incantata, con gli occhi pieni di lacrime, a fissare la sua sagoma, fino a che non mi accorsi che i suoi occhi verdi come l'acqua di un oceano di dolore e speranza seguitavano a fissarmi, sorpresi e tristi.
Fissavano me, me sola, ed in quel momento mi sentii morire dal sollievo e dalla gioia
" Genesis! " mormorai, poi ripetei il suo nome correndogli incontro
C'incontrammo, ci abbracciammo. Mi baciò.
Ed io, per la prima volta dopo tanto tempo, piansi stretta a lui.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo X



Fante Di Cuori: Se la state nascondendo, direte addio alla testa.
Cappellaio Matto: L'abbiamo già salutata.

-ALICE IN WONDERLAND (2013) -
 
Quella sera, dopo averla cullata per diverso tempo e aver ascoltato in silenzio i suoi vaneggiamenti nel sonno carezzandole i morbidi capelli castani, Zack Fair rimboccò le coperte sul minuto corpo della giovane, e muovendosi pianissimo le si sistemò meglio accanto, tra la parete e la sua schiena, lasciandole infine qualche tenero bacio sulla guancia come avrebbe fatto con una bambina, per calmarla dopo un incubo.
Le sistemò i capelli che per il troppo sudore le si erano appiccati al viso, quindi poggiò la testa sul cuscino e si lasciò andare a qualche ora di sonno mentre la stringeva, passandole una mano attorno al ventre.
Avrebbe chiamato un medico per sincerarsi che le sue condizioni non fossero gravi, ma ormai era tardi, e lei era ancora troppo sconvolta. Forse sarebbe stato meglio attendere qualche ora per evitare che i Turks la trovassero, visto che a quanto pare era scappata da loro.
Comunque, per quello che era riuscito a capire, sembrava aver subito uno sforzo eccessivo e la sua mente era ancora in stato di shock. In più lo sbalzo termico e il sudore della probabile corsa avevano contribuito a provocarle quel leggero stato febbricitante.
Nulla che non si potesse curare, insomma. Ne ebbe la conferma quando, verso le quattro del mattino, riuscì a convincere un medico privato a fargli visita nell’HQ, chiedendogli il massimo riserbo.
Sospirò sollevato s0rridendo appena, dopo che il dottore ebbe raccolto il suo compenso e guadagnato la porta.
Quindi mise le medicine che gli aveva prescritto sul comodino, bevve un sorso d’acqua per colmare l’arsura che lo aveva colto e tornò ad accomodarsi accanto a lei, abbracciandola di nuovo.
Trascorse un lungo e incalcolabile lasso di tempo a guardarla mentre dormiva, rallegrandosi di come la sua espressione si fosse fatta meno terrorizzata e più felice, il suo sonno meno agitato e il respiro più calmo e regolare.
E mentre lo faceva, non poté fare a meno di sorridere, intenerito.
“Da che strano universo parallelo sei piombata nel nostro mondo?” si chiese, carezzandole piano la guancia e la fronte ora meno calda, per via degli impacchi di acqua fredda che gli aveva applicato. “Forse sei un angelo che all’improvviso si è ritrovato senza ali, ed è precipitato giù?”.
Avrebbe compiuto diciotto anni tra circa un mese. E per qualche minuto la sua mente da adolescente andò avanti per la sua strada, su un film che aveva come protagonisti loro due. Poi però ricordò la promessa che le aveva fatto, e anche se a malincuore scosse la testa, mentre le si accoccolava accanto.
“Non posso…” si ripeté, chiudendo gli occhi e cercando a malincuore di convincersene “Non posso proprio.”
Ma intanto si ritrovò a stringerla più forte, e lei a sorridere nel sonno, strofinando la testa contro il suo petto forte ancora coperto dalla maglia della divisa da SOLDIER.
 
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Una tazza di fumante the caldo, un libro di quelli assegnatagli da leggere per i compiti a casa, e un divano comodo su cui sdraiarsi, la testa poggiata sul bracciolo sinistro mentre la pantera, il suo unico e prediletto animale domestico, gli sonnecchiava affianco, ai piedi del sofà.
Ecco un tipico inizio di giornata per Rufus Shinra, anzi, il giovane Rufus Shinra, quindici anni appena compiuti e già aspirante alla carica di vice presidente di una delle più grandi multinazionali esistente al mondo.
Se ne stava lì, immerso nella lussuosa atmosfera della piccola stanza ai piani alti dell’HQ, arredata con mobili moderni, divani in pelle, una scrivania degna del direttore e piante e libri di ogni genere a riempire le librerie, con indosso solo una camicia, un pantalone e dei mocassini bianchi indosso, e scorreva assorto i suoi occhi disinteressati sulle righe del libro che stringeva tra le dita della mano destra, inumidendosi ogni tanto il dito indice di quella libera prima di voltare pagina mentre dietro di lui, oltre la vetrata che dava su una spettacolare veduta di Midgar, sulla quale risplendeva vivida la luce del sole del mattino.
Tra qualche anno, tre per la precisione, avrebbe compiuto diciotto anni e finalmente quella carica avrebbe potuto essere sua.
Per il momento però gli toccava studiare sodo, e accompagnare suo padre ogni qual volta lui lo richiedesse per imparare quanto più possibile da lui. Anche se, per quanto lo riguardava, aveva già le idee molto chiare sul modo del vecchio di gestire gli affari, ma per ora preferiva annuire e acconsentire, in attesa di “tempi migliori”.
Dietro di lui, in piedi con lo sguardo perso sullo skyline della città, Tseng preferiva invece pensare al qui e adesso, sperando che la sua punizione per quella che in realtà era stata una voluta disattenzione non fosse troppo grande da sopportare.
Quella mattina era uscito di casa col cuore in pena, mentre si chiedeva come avrebbe reagito il Presidente alla notizia che “la ragazza caduta dal cielo” era riuscita a fuggire e a far perdere le sue tracce con una simile facilità.
Quando gli aveva riferito la notizia del suo arrivo, subito dopo il suo ritrovamento, si era stupito di quanta curiosità il presidente aveste dimostrato nei confronti di quella giovane estranea una strana curiosità che non si era sentito di approfondire, e se doveva essere sincero anche il professor Hojo, all’inizio, lo aveva fatto.
Era stato una sorpresa che avesse voluto ascoltare il racconto di persona da lui e dagli altri testimoni, tranne i SOLDIER che in quel momento a quanto pare non avevano potuto presenziare alla riunione.
Hojo aveva ascoltato attentamente e poi era sembrato da subito disinteressato all’argomento, tanto che se n’era andato dalla stanza. Il Presidente invece aveva ordinato di monitorare la ragazza e l’aveva posta sotto la tutela dei turks, che oggi tutta via era riuscita ad evadere.
Perciò ora si ritrovava lì, nel quartier generale, in attesa di essere chiamato a riferire da Cissnei e Reno, che erano andati già da qualche minuto mentre invece a lui era toccato restare ad aspettare da Rufus, che proprio ora aveva richiesto inaspettatamente la sua presenza.
Lui e il giovane Shinra si conoscevano da quando quest’ultimo non era che un bambino. Era stato il suo babysitter per qualche anno, almeno i primi sei da quello in cui aveva iniziato a camminare, e aveva avuto il merito d’insegnargli anche a sparare, pure se già di per sé fosse molto portato per le armi da fuoco.
In pratica, se non fosse stato per le loro scomode posizioni sociali, il loro rapporto era quasi uguale a quello di una qualunque altra coppia di fratelli.
Nello specifico una in cui adesso il maggiore rischiava davvero grosso per una stupida negligenza.
 
-Che ti ha fatto quella ragazza per riuscire a smuoverti, Tseng?-
 
La voce del giovare Shinra lo riscosse da quei pensieri, proprio nel momento in cui essi riuscirono a farlo tremare.
Si voltò a guardarlo, e lo vide scrutarlo dritto negli occhi col solito sorriso un po’ cinico sulle labbra.
Sospirò. E voltatosi a guardarlo scosse la testa, preoccupato. Stava per rispondere, ma il ragazzo lo interruppe tornando a posare gli occhi sul libro, quasi come se fosse totalmente disinteressato alla sua reazione e alla risposta che avrebbe ricevuto in cambio.

 
-Sono secoli che provi a catturare quella ragazzetta nei bassifondi, e non ti riesce mai.- aggiunse -E ora che la preda ce l’avevi direttamente nelle mani sei riuscito a fartela sfuggire pure così.- infine sollevò di nuovo gli occhi su di lui e sorrise di nuovo, sarcasticamente divertito -A questo punto, qualcuno potrebbe cominciare a pensare che anche il turk più fedele abbia una specie di cuore che gli batte in petto.- soggiunse, toccandosi il suo all’altezza del cuore con il dito indice sinistro e strappandogli un sorriso, per poi infierire con la stoccata finale -O magari che semplicemente non è così infallibile come vuole far credere.- che inevitabilmente lo fece rabbrividire e strappò in mille pezzi quel leggero velo di allegria che era riuscito a ritrovare.
 
Rufus tornò a leggere, sghignazzando mentre la pantera sollevò per un attimo la testa guardando entrambi per poi tornare a dormire, la testa appoggiata sulle zampe anteriori una sopra l’altra.
Pochi istanti dopo, qualcuno bussò alla porta.
 
-Signorino, siamo noi!-
 
La voce di Reno ebbe l’effetto di una dolorosissima pugnalata in pieno petto e per poco Tseng riuscì a non trattenere il fiato, voltandosi a guardare la porta mentre cercava di capire solo dal tono quale fosse l’entità reale della situazione.
Rufus non rispose subito. Si soffermò a guardare dapprima il turk, osservandolo attentamente per poi rivolgergli un ghigno divertito quando i loro sguardi s’incrociarono. Sicuro di sé, divertito e disinteressato quello del futuro vice presidente, quasi terrorizzato quello del turk wutaiano.
Attese ancora qualche attimo, poi li autorizzò ad entrare.
Il primo ad accedere alla stanza fu proprio il rosso, che dopo un saluto rispettoso al più piccolo si rivolse direttamente al moro mentre Cissnei chiudeva la porta alle sue spalle e si limitava a tacere, per il momento.
 
-Hey amico, nottataccia eh?- fu la prima battuta di Reno, non appena lo vide
 
Lui si voltò verso il collega, serio e teso.
Aveva ragione, stavolta. Non era riuscito a chiudere occhio, e come se non bastasse adesso avrebbe anche dovuto cercare un modo accettabile per spiegare al Presidente in persona il primo fallimento della sua carriera. Decisamente sì, era stata una nottataccia.
Ancora non riusciva a capire cosa gli era passato per la testa, quale era stato il motivo.
 
-Spero solo che quella ragazza non mi ricapiti tra le mani …- bofonchiò cupo
 
La risposta di Cissnei non tardò ad arrivare.
 
-Lo sapevo che te ne saresti pentito, Tseng.- ribatté, incrociando le braccia sul petto, più intristita che contrariata
 
Qualsiasi cosa lo avesse spinto ad agire in quel modo, si era cacciato in un guaio bello grosso, ed era solo fortuna che non ci fossero state conseguenze. Non era da lui commettere simili impudenze, lo sapevano tutti.
Lui dal canto suo non rispose, e non la guardò nemmeno.
Si limitò a sospirare quando, subito dopo, Reno si sciolse in un sorriso.
 
-Cos’è, prima la salvi e poi la vuoi ammazzare?- scherzò, per poi strizzargli un occhiolino e concludere -Abbiamo parlato noi con il Presidente. Se vuoi, non è necessario che tu ci vada.-
 
Immediatamente, si ritrovò a sospirare sollevato, guardando dapprima i colleghi, che sorrisero di rimando, e poi Rufus che si limitò a lanciargli un’occhiata di sbieco inclinando in su un lato delle labbra, mentre faceva finta di continuare a leggere.
 
-Gli abbiamo detto ti ha aggredito e che abbiamo provato a riacciuffarla ma non ci è stato possibile.- lo informò Cissnei -Ci ha detto solo di provare a rintracciarla e a recuperarla. Per il resto, è disposto a passarci sopra.- lanciando un’occhiata loquace al giovane Shinra alle sue spalle
 
Bene. Ma questo significava che non era ancora finita, anzi. Ora la situazione si complicava.
 
-Chi è stato assegnato al recupero?- chiese, domandandosi subito dopo il perché di quella domanda alquanto fuori luogo e idiota
 
“E a te cosa importa?” si disse “Sei un turk, ricordi? Fa il tuo dovere e ringrazia il cielo di essertene liberato. Vedi di non cacciarti in altri guai.”
 
-Noi.- fu comunque la risposta di Reno
 
Alzò lo sguardo, e vide che a lui e Cissnei si era unito Rude. Sorrise.
 
-Sempre la stessa storia, quindi.- si azzardò a scherzare, ritrovando la serenità
-Escluso te.- confermò Reno -Hai bisogno di riposare. Va a casa e fallo nel tuo letto. Una dormita e passa tutto.-
 
Tseng scosse la testa, e si voltò a guardare Rufus, che si limitò a rispondere senza distrarsi dalla sua attività.
 
-Prendimi qualcosa da bere e poi vai. Ho sete.-
 
Annuì, e si diresse verso il retro della scrivania a pochi passi da dove stava lui, verso il frigo bar posto dietro di essa, tra una libreria e la fotocopiatrice.
Non poteva dormire, pensò mentre prendeva un bicchiere dalla mensola posta sopra al mobile e vi versava un po’ di succo d’ananas, di quelli costosi provenienti direttamente dalla zona tropicale di Costa del Sol.
Tutta quell’agitazione, la rabbia che ancora ribolliva in lui e sempre quella stessa domanda che gli ronzava in testa glielo impedivano. Aveva bisogno di calmarsi prima, altrimenti non ci sarebbe stato verso per lui di riuscire a chiudere occhi.
 
***
 
Il primo squillo del cellullare risvegliò Zack che, ancora intorpidito dalla lunga notte trascorsa a dormire sul pavimento, riaprì subito gli occhi preoccupandosi di rispondere in fretta, per non svegliare la ragazza che ancora dormiva beatamente accoccolata tra le lenzuola.
Si schiarì la voce, accorgendosi solo allora con sgomento di come ormai il giorno avesse già preso a dipingere con la sua luce dorata le pareti bianche della stanza a lui assegnatagli dalla Shinra. Era uno dei pochi a non dormire in una camerata doppia, ma in una stanzetta singola, e in questo caso non sapeva se ritenerla una fortuna o meno.
Aveva la schiena a pezzi, e quanto pareva era pure in ritardo.
 
- P-pronto?- rispose, la voce ancora un po’ impastata dal sonno
-Zack, non stavi dormendo vero?-
 
Si riscosse all’improvviso, tossendo e rizzandosi in piedi sull’attenti, quasi come se il suo mentore potesse realmente vederlo.
 
-Nossignore!- rispose prontamente -E’ successo qualcosa, Angeal?- chiese poi, subito dopo
 
L’altro parve non essere tanto convinto della risposta ricevuta, ma finse di accettarla per buona e ribatté, sorridendo e ammorbidendo il tono.
 
-Niente di grave. Da oggi hai tre giorni di ferie, vedi di non sprecarli.-
 
Zack sgranò gli occhi ed esclamò, incredulo.
 
-Tre giorni?? Sul serio, Angeal??-
 
Per la miseria, come mai tutta questa fortuna, così all’improvviso? Fortuna poi … che cosa avrebbe potuto fare in tre giorni per passare il tempo? Quasi come per cercare una soluzione si voltò verso il suo letto, e si ritrovò ad osservare con un sorriso la giovane addormentata.
“Forse lo so, cosa potrei fare …”
Proprio mentre Angeal rispondeva divertito.
 
<< Si. Cerca di non annoiarti troppo. >> concluse
<< Contaci. >> rispose lui, voltando le spalle alla giovane per poi chiudere il pugno e tirando il braccio all’indietro, in quel gesto di esultanza che ormai era diventato il suo segno distintivo.
 
Riattaccò, e si fermò un attimo ancora a fissarla, pensieroso.
Ci sarebbe voluta ancora qualche ora prima che mi svegliassi, giusto il tempo di uscire a comprare due cosette che, ne era sicuro, le sarebbero piaciute, o almeno le sarebbero tornate utili.
Ah, e poi doveva assolutamente trovare Kunsel, e chiedergli quel piccolo favore al quale aveva pensato prima di addormentarsi. Era l’occasione giusta per metterlo in atto.
 
***
 
Genesis chiuse il libro, non appena Angeal bussò alla porta della loro camera. Non capiva ancora perché, nonostante la condividessero solo loro due, si ostinasse ancora ad attenersi a quell’ormai superfluo gesto di buona educazione, anche se lui doveva ammettere di non essere esente dal commettere lo stesso peccato, a volte.
Ad ogni modo aveva l’abitudine di prenderlo in giro per questo, anche perché aveva un tocco deciso e i suoi colpi non erano mai più di tre, e lo fece anche per quel giorno, non appena lo vide entrare.
S’alzò dal letto afferrando la Rapier che riposava appoggiata alla testiera in ferro, e scoccandogli un ghigno provocatorio chiese, divertito
 
-Risparmi anche sulla forza, adesso?-
 
Angeal sorrise, accostandoglisi di fronte
 
-Se voglio battermi come si deve, si.- rispose semplicemente
 
Genesis lanciò un’occhiata alla Buster Sword, sempre sacrificata sul fodero dietro la schiena dell’amico
 
-Se usassi anche un po’ la tua spada, invece di consumare quella giocattolo che ci hanno affibbiato per l’addestramento, combatteresti di certo molto più alla tua altezza.- gli fece notare
 
L’altro sorrise di nuovo
 
-Ti ringrazio per il complimento.- replicò, annuendo quasi lusingato
 
Rhapsodos finse di averla presa male, scacciando con una mano l’aria infastidito per poi guardarlo nuovamente e sorridere, complice.
 
<< Piuttosto tu, vedi di non lasciarti prendere la mano anche oggi. >> lo ammonì infine il moro, e lui annuì, memore dell’ancora bruciante sconfitta subita da Sephiroth due giorni addietro, quando ormai abitudinariamente si erano intrufolati in camera di simulazione.
 
Per non pensare al colloquio con quella strana ragazza, che lo aveva a dir poco turbato, si era concentrato su quella sconfitta e aveva programmato tutta la sua strategia nei minimi particolari stavolta, uno schema di battaglia perfetto che avrebbe spiazzato il suo amico/nemico e gli avrebbe permesso di trionfare, stavolta.
Avrebbe battuto Sephiroth, ci sarebbe riuscito costi quel che costi!
Ma per il momento meglio non parlarne con Angeal.
Non rispose, ma si limitò a prendere con sé Loveless e a prendere con sé Loveless e ad uscire dalla stanza, seguito dall’amico che ancora non sospettava nulla.
Del resto ormai lo sapevano anche i muri: dei tre, Angeal era il più giudizioso, Sephiroth il più potente, e lui il più cocciuto e pericolosamente imprevedibile.
Un nemico assolutamente da non sottovalutare.
 
  
Rufus Shinra e Dark Nation


 Genesis Rhapsodos e Angeal Hewley

 

NOTE:

Eccomi, sono tornata anche con questa storia!! :D
Dunque, apro questo spazio per scusarmi per l'assenza e per darvi come al solito qualche curiosità. Anche in questo capitolo c'è stato molto da lavorare, e credo ce ne sarà ancora ma vabbè, questo è un lavoro che mi riservo di fare nel corso del tempo.
La scena con Rufus, che a questo punto viene introdotto nella storia da giovanissimo, è una di quelle che ho inserito nella ristesura della stessa, considerato anche il ruolo che ha assunto nel corso del tempo nella timeline che ho in testa. Sarà un personaggio importante, ed era da sempre un mio desiderio approfondirlo e approfondire il suo rapporto con i turks, visto che sembrano avere molta più sintonia insieme, di quella che si crea tra un capo e i suoi sottoposti.
Ho letto molto, riguardo questo, e alla fine ho deciso di porli in questo modo, dato anche che a quanto pare Rufus è cresciuto solo dopo la morte prematura della madre. Comunque, avremo modo di parlare molto di questo, perciò vi lascio e aspetto tanti commenti.
Un bacio :*

 

Sarah

   
 
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