Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Fuffy91    30/05/2009    6 recensioni
“ Ti va di fare un bagno?” “ Un bagno?” Lui annuì. “ Non lo abbiamo mai fatto insieme.” “ Si perché…” “ …la luce del sole ce lo impediva, e anche perché l’unica spiaggia di Forks è La Push, territorio dei licantropi.” “ Ma io non ti ho detto che voglio andare a La Push.” Cosa avrà in mente il nostro Edward? Se ho stuzzicato la vostra curiosità, cliccate, leggete ed emozionatevi!! A presto!!! ^___*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Edward&Bella! ^///^'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap3

L’acqua mi circondava, accarezzando e rinfrescando le mie membra accaldate, infiltrandosi tra i miei capelli sciolti e creando un moto ondoso simile ad alghe morbide ed appiccicose al tatto.

Sentivo i raggi del sole riscaldare la superficie lagunare, attraversarla e colpire il mio viso, donandomi una piacevole e calda carezza, mentre un sorriso incurvava le mie labbra serrate. Cercai di sollevare le palpebre, ma tutto mi appariva troppo offuscato ed indistinto, così decisi di risalire, per riprendere fiato, sottraendomi in un moto di masochismo a quella piacevole quiete dei sensi.

Una volta fuori, trassi un profondo respiro e prima di aprire gli occhi, mi godetti, ancora una volta, la sensazione di calore proveniente dal sole, perpendicolare alla mia figura gocciolante, questa volta in maniera più intensa, tanto che sentivo le guance andare in fiamme a contatto con l’acqua dolce che le ricopriva.

Sollevai le mani grondanti d’acqua, strofinandomi gli occhi per agevolarne l’apertura e una volta spalancati, mi guardai intorno, ancora incapace di credere di trovarmi ancora in quel piccolo e nascosto angolo di paradiso. Paradiso che avevo avuto modo di scoprire grazie ad Edward.

Al pensiero della sua immagine sorridente e perfetta, il sorriso mi si raggelò. Cominciai a guardarmi intorno, girando su me stessa e guardando in basso, tra i flutti tiepidi e limpidi, in cerca della sua presenza, mentre una sola domanda ricorrente affollava la mia mente: “ Dov’era Edward?”

Cominciai a chiamarlo, prima con voce sottile, poi via via sempre più squillante. Ma invano. L’unica cosa che sentivo era il vento che soffiava tra i rami, la cascata che continuava ad infrangersi sulle rocce e sulla superficie del lago, il cinguettio degli uccellini lontani, nascosti tra i rami e il cicalare nascosto delle cicale in amore. Mi imposi di non cadere nel panico, anche se il mio cuore, ormai, era partito per vincere il campionato degli infarti istantanei.

Ma proprio quando avvertii i primi lacrimosi pungere i miei occhi tristi e gli ansiti che fuoriuscivano incontrollati dai miei polmoni, tramutarsi nei primi singhiozzi, sentii al tatto qualcosa di freddo afferrarmi la vita, facendomi sobbalzare e, con una mossa degna di un perfetto lanciatore di pesi, scaraventarmi con un movimento secco e fluido nell’insieme, di nuovo verso le profondità lagunari. Non ebbi nemmeno il tempo di gridare.

Questa volta, l’impatto fu più violento e la risalita più rapida, e mentre ancora prendevo area, strizzandomi veloce nuovamente gli occhi, le mie orecchie furono tempestive nel compiacersi e compiacermi della risata cristallina e gioiosa del mio assalitore.

Mi sorpresi, dopo tre fulminei sbattimenti di ciglia, di trovami a circa venti metri da dove si trovava Edward, cioè nello stesso punto in cui ero sgusciata poco prima dall’acqua.

Molte volte quella risata felice e spensierata era stata fonte di gioia per me, ma ora quella sottile felicità aveva ceduto il posto ad una irritazione cieca.

Sbattei adirata i pugni sull’acqua, creando violente increspature, e mi stavo dirigendo verso la riva, nuotando il più velocemente possibile. Ma prima che potessi toccare con entrambi i piedi il terreno ghiaioso, subito due braccia fredde mi circondarono la vita, conducendomi delicate verso un livello d’acqua più alto.

Anche se inutile, mi dibattei a quella presa d’acciaio, confidando nel fatto che, a un mio esplicito rifiuto, mi avrebbe concesso la libertà. Era evidente che avevo sbagliato anche questa volta. Infatti, più mi agitavo, facendo forza con le mani sui suoi avambracci duri come granito, e più Edward intensificava la sua stretta, evitando sempre accuratamente di non provocarmi alcun male.

“ Ti prego, calmati.”

Mi pregò, baciandomi lievemente la morbida linea del collo bagnato, facendomi rabbrividire per il contrasto fuoco-ghiaccio.

“ No.”

Dissi secca, continuando nella mia lotta contro le sue braccia.

“ Perché ti sei arrabbiata? Volevo solo giocare.”

Mi bisbigliò all’orecchio con tono innocente, sfiorandone delicatamente il lobo, mentre sentivo le goccioline che colavano dai suoi capelli, solleticarmi il collo e la spalla.

“ Giocare?! E quello lo chiami giocare! Mi sono preoccupata…non risalivi più…pensavo che…io, insomma…”

Ripresi fiato, dopo quel discorso privo di logica, arrendendomi e cercando di rilassarmi, portando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi, ancora ansimante.

Restammo ancora per qualche minuto in quella posizione, mentre lui mi depositava piccoli baci sulla tempia, sui capelli, sulla mandibola e sul collo soprattutto, cercando di placare totalmente la fiamma della rabbia che mi bruciava dentro.

Alla fine, come era prevedibile, vinse lui e lo capi quando trassi un ultimo sospiro, segno che la rabbia era diventata cenere e poi nulla nel mio cuore,  e quando ricambiai le sue attenzioni, depositando un lieve bacio sulla pelle liscia e marmorea del suo braccio e glielo accarezzai dolcemente e senza fretta.

“ Ti sei calmata?”

Mi chiese con voce soave, strofinando di poco le mani lungo i lati del mio busto.

“ Si.”

Bisbigliai, rapita dal suo corpo, dal suo profumo, dalla sua voce…da lui.

“ Bene.”

Sentenziò, sorridendo sulla mia pelle e contagiandomi con la sua ritrovata allegria.

“ Scusami, non avevo intenzione di scatenare una tua reazione, non di quel tipo, almeno.”

Mi disse, con una nota amara e spezzata, sintomo della sua naturale protezione nei miei confronti e il principio di una sua sofferenza.

Mi voltai subito, per evitare di farlo precipitare del tutto nel baratro del senso di colpa, quello che stava affliggendo me, in quel preciso istante, nel costatare quell’espressione di lieve tristezza sul suo incantevole viso d’angelo.

Lo accarezzai cercando di cancellarla, incorniciandogli il viso e tempestandolo con una pioggia di baci sentiti e curativi per il suo animo tormentato; per una sciocchezza di quel tipo poi, non ne valeva la pena e solo ora, razionalmente, riuscivo a capirlo.

“ Va tutto bene, davvero, non devi scusarti di nulla. Sono stata una sciocca a reagire in quel modo. Il fatto è che, l’ansia mi stava tormentando da più di venti minuti e quel tuo piccolo scherzo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e così sono scoppiata. Perdonami, ti prego, e non essere triste.”

Gli dissi accorata, baciandolo dolce sulle labbra socchiuse e fresche come petali di rosa rossa bagniate di rugiada.

“ Mi sono anche divertita nel volare a cinque metri di altezza e finire in acqua a venti di distanza. Il miglior tuffo della mia vita, davvero.”

Ci riuscii, lo feci ridere, unendomi a lui rassicurata dal suo ritrovato buon umore.

Mi strinse a sé, poggiando la sua fronte sulla mia, e accarezzandomi la schiena con le sue mani di ghiaccio, che mi causarono un brivido lungo la schiena. Era sorprendente come il freddo della sua pelle, in contrasto con il calore della mia, invece che inorridirmi, fosse fonte di piacere per i miei nervi febbricitanti.

“ Se preferisci, posso fartene fare un altro.”

“ No, uno mi è bastato, grazie!”

Dissi, alzando la voce e ridendo insieme a lui.

Seguirono minuti di silenzio, colmato solo dai nostri respiri regolari e dai nostri sguardi languidi nello scorgere il volto dell’altro.

“ Vieni.”

Mi disse, intrecciando le dita della mia mano destra e trascinandomi verso il centro del lago.

Una volta lì, ci stringemmo in un abbraccio dolce ed intenso allo stesso tempo, e io godetti nel sentire il suono musicale del suo respiro fuoriuscire dal suo petto michelangiolesco e la dolcezza delle sue labbra tra i capelli, mentre sott’acqua le nostre gambe si attorcigliavano, in un incastro perfetto.

Risi quando cominciò a farmi il solletico sulla pancia e d’istinto, mi allontanai da lui, cercando di nuotare il più lontano possibile dalle sue mani, le cui braccia si allargarono come ad abbracciare il liquido tiepido e trasparente che, furtivo, le accarezzava, mentre un’espressione felina modificò i tratti dolci del suo viso perfetto, trasformandolo nel predatore quale era in realtà.

“ Dove scappi? Non ho finito con te.”

Dispettosa lo schizzai stupendolo, mentre ridevo della sua faccia sconvolta.

“ Ah, è così, eh? Bene, se vuoi la guerra amore…”

“ No, Edward, no!”

Strillai, quando un’onda mi colpì in pieno viso, nonostante mi fossi riparata.

Ben presto mi ritrovai più fradicia di quanto non fossi, ma le mie risate sembrarono sovrastare l’infrangersi dell’acqua cristallina su di me, come se fossi una roccia solitaria in balia del mare in tempesta. La stessa tempesta che mi travolse quando Edward ritenne che la sua piccola vendetta fosse stata più che compiuta, si avvicinò a me, ancora preda agli ultimi sussulti di risa e gli occhi serrati per impedire alle goccioline dispettose di irritarli, mi scollò i capelli bagnati dal viso e fu allora, quando avvertii il suo respiro intenso, fresco e dolce stuzzicare la punta del mio naso, che capii che stava per baciarmi.

Gli cinsi il collo con le braccia, attirandolo a me, e lo aiutai ad unire le nostre labbra nel più assurdo e spettacolare dei baci. Assurdo perché eravamo entrambi bagnati ed elettrici, il che mi ricordò molto uno di quei baci da romanzetto rosa di mia madre o da film sdolcinato e scontato; spettacolare non solo perché era Edward Cullen a muovere le sue labbra perfette sulle mie mai sazie del loro sapore mieloso, ma anche perché sentii una fiammata di calore scorrere nelle mie vene al momento del contatto ed oltre, le sue braccia stringermi a sé con forza e tenerezza, in un delizioso ossimoro, e la durezza e la freschezza del suo corpo di ghiaccio modellarsi con il mio friabile, morbido e caloroso, perfettamente, in un gioco di incastri e di contrasti stupendo ed irripetibile.

Desiderai che quel bacio non finisse mai, come il lieto fine di una bella favola che ti lascia immaginare il futuro dei protagonisti, mentre loro continueranno a gioire l’uno tra le braccia dell’altro per sempre, in quell’ultima pagina consumata ed ingiallita dal tempo.

Ma sapevo che, nella realtà, tutto ciò che poteva durare era destinato a finire, prima o poi. E così fu anche per noi, quando decidemmo di distaccarci, frastornati da tanta passione, ma contenti del nostro amore.

Ancora con il fiatone, Edward mi prese per mano, senza dire nulla, forse per non rovinare il momento magico, e mi condusse dolcemente verso la cascata. Dopo averla aggirata accuratamente, per non essere trascinati dalla sua corrente, Edward mi aiutò a salire sulle rocce verdastre e grigie dietro di essa, accomodandosi vicino a me.

Sospirai lieta e felice, tendendo la testa verso la sua spalla, che subito mi accolse pronta e generosa.

Guardai i mille filamenti d’acqua toccare la superficie e creare una leggera nebbia di vapore nel punto in cui precipitavano, ricoprendoci e nascondendosi al mondo intero come un velo di diamanti scintillanti.

“ è bellissimo.”

Sussurrai piano, come per non turbare il magnifico spettacolo della natura, più a me stessa che ad Edward.

“ Si, è stupendo.”

Mi rispose di rimando lui, guardandomi intensamente e io sorrisi a fior di labbra, cosciente del fatto che non si riferisse alla cascata o alla valle fatata, ma a me.

Gli toccai i capelli ora umidi, facendoli scorrere fra le mie dita ormai asciutte, ammirandone estasiati i riflessi rossicci e dorati che il bronzo del loro colore naturale conferiva loro.

Con la mano libera, invece, gli accarezzai la base del collo liscio e teso, per poi solcare con le dita i contorni dei muscoli del petto. Lo sentii trattenere il respiro e chiudere gli occhi dalle lunghe ciglia scure, estasiato.

In moto istintivo, feci per interrompere le mie dolci ma pericolose attenzioni, ma lui fu più veloce di me, come sempre, e mi trattenne la mano, che scomparve tanto che sembrava così piccola e fragile, con una sola delle sue, grandi, forti, ma modellate.

Ne sciolse le dita una ad una, per poi appiattirla nel punto in cui, un tempo, più di cento anni fa, doveva battere il suo cuore, ma che ora lasciava il posto solo al ritmo regolare del suo respiro.

Lo guardai dritto negli occhi, affondando in quelle iridi caramellate, mentre intrecciavo le dita della sua mano destra, libera, e imitavo il suo stesso gesto, consentendogli di ascoltare il battito frenetico del mio muscolo vitale.

“ Sei agitata.”

Costatò sorridendo sghembo, mentre io abbassavo gli occhi arrossendo imbarazzata. Possibile che mi facesse ancora questo effetto devastante?

“ Il tuo cuore sembra quasi voler uscire dal petto, tanto va veloce.”

“ Immagino, sia il suo modo di dirti che è felice di sentirti vicino.”

Dissi, ancora in imbarazzo.

Lui rise contento, cominciando a giocherellare con ogni singolo dito della mia mano, prigioniera tra la sua. E ogni tocco, era una scarica dritta alla mia spina dorsale.

“ Oh, ma io non sono così tanto vicino.”

Disse pensieroso, cominciando ad avvicinarsi in modo lento ma inesorabile.

“ Forse…così, sarebbe meglio.”

Sussurrò dolce, scostando la sua mano, senza che potessi fare nulla per oppormi, e bloccando la mia stringendola sulla roccia umidiccia e scivolosa, mentre contemporaneamente, in sincronia, schiacciava delicato il suo orecchio sul mio petto, sorridendo e sospirando beato sulla mia pelle surriscaldata.

Il mio cuore, inevitabilmente, andò in iperventilazione, come lui voleva, visto che aggiunse:

“ Si, così va benissimo.”

Cercai di riprendere aria e calmarmi…ma fu quasi inutile. Passarono vari minuti, fino a quando mi concesse di liberare la mano nascosta nella sua, ancora sul suo petto, e stringerlo a me come un tesoro o un cuscino ancora di più, accarezzandogli i capelli e cingendogli il collo in una presa strangolatrice, mentre lui, sorridendo sornione, mi stringeva la vita, accarezzandomi la schiena con l’intero palmo della mano, in un moto sensuale ma tenero allo stesso tempo.

In un certo senso, era imbarazzante, visto che eravamo coperti solo dai nostri costumi, quindi per la maggior parte, nel complesso, potevamo definirci mezzi nudi. Ma il nostro abbraccio non aveva nulla di malizioso, almeno ai nostri occhi, e solo questo era importante.

Fu proprio in quel momento che il sole, prima oscurato da una nuvola dispettosa, fuoriuscì dalla coltre plumbea ed illuminò la valle, l’erba smeraldina, il lago scintillante, la cascata cristallina e la pelle candida e levigata di Edward. Ben presto il mio vampiro fu interamente rivestito da un manto di diamanti, mentre le goccioline sulle sue braccia, le sue gambe e sulla sua fronte, crearono un gioco di arcobaleni indescrivibile, e la grotta scoperta e nascosta, si illuminò di mille pagliuzze colorate, e la cascata si colorò di strisce multicolore.

Ora sì che mi sembrava di stringere un dio greco sceso dall’Olimpo per deliziare, con la sua bellezza impareggiabile, lo sguardo adorante di una comune mortale!

Risi a quel pensiero, e lui decise di distaccarsi, non prima di avermi donato un bacio sul cuore e sul lato del collo.

“ Cosa c’è?”

Chiese con voce leggermente roca e impastata, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.

“ Nulla, pensavo a quanto mi sento insignificante in questo momento vicino a te.”

Gli disse sorridente e senza peso, sentendomi leggera. Ma lui non la prese allo stesso modo, visto che il suo sguardo si incupì in una smorfia di irritazione.

“ Cosa dici? Non pensarlo e non dirlo mai più. Tu non sei affatto insignificante.”

“ Per te no, ma in confronto a te.”

Aprì la bocca per controbattere, ma poi si ricredette e scuotendo la testa, come per cancellare quell’espressione di adorabile rimprovero alla mia testardaggine e regalandomi un sorriso, mi abbracciò di nuovo stretto stretto, quasi per non lasciarmi più

“ Ah, Bella, Bella. Sei così assurda.”

Io ricambiai l’abbraccio con tutta la forza che avevo, mentre, con un movimento invisibile, mi prese in braccio, facendomi sedere tra le sue gambe.

“ Ma è proprio per questo che ti amo.”

Concluse melodioso, baciandomi il collo, le guance, la punta del naso e infine le labbra.

“ Anch’io ti amo.”

“ Sempre.”

Sentenziò lui, e io sorridendo e mordicchiandogli il labbro inferiore, dispettosa e facendolo sospirare di piacere e sorpresa.

“ Per sempre.”

Aggiunsi e dopo, non fu più tempo delle parole, ma solo dei nostri baci, delle nostre carezze e dei nostri giochi di contrasti, fatti di fuoco e di ghiaccio.

 

 

 

Spero ardentemente che vi sia piaciuto!!! Era l’ultimo cap, ma tranquille, ne scriverò di nuove, ancora più ricche di sorprese e ancora più dolci, magiche e avventurose!!!! Scusate se vi ho fatto attendere così tanto, ma purtroppo il mio pc si era rotto e ho dovuto cambiarlo, risalvare tutto, riistallare i programmi, ….uff, non vi dico che faticaccia!!!

Ma alla fine non vi ho deluse, no????

Ringrazio tutte coloro che mi hanno commentato, seguito e messo tra i preferiti la mia storia!!!!

Siete così tante che ci metterei una vita a scrivere i vostri nick, ma sappiate che vi abbraccio e vi bacio tutte dal più profondo del cuore, per dammi la spinta e la voglia di legararvi tante meravigliose emozioni!!!

Bacioni a tutte voi e ad un’altra fantastica storia!!!!

Baci baci Fuffy91!!! ^_____________________^

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Fuffy91