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Autore: Azeria    23/01/2017    1 recensioni
Dal primo capitolo: "Quella sera, allo Smistamento, Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley finirono in Grifondoro. Draco Malfoy, come previsto, finì in Serpeverde. Emma Renard, che venne chiamata subito dopo di lui, dopo lunghi minuti di incertezza per il cappello, venne smistata in Serpeverde con lui. Emma si sedette vicino a Draco quella sera, che le tese la mano. Emma la accettò".
Emma è bella, affascinante e orgogliosa. Ma non indossa l'uniforme verde argento per caso: è una vera Serpe. Ma i serpenti mordono e avvelenano per difendersi, o per il semplice gusto di ferire?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 4
Draco consegnò con calma la sua pozione, poi salì, diretto in Sala Grande per il pranzo. Non rivolse la parola a nessuno, immerso come era nei suoi pensieri. La sera prima era andato a letto con una biondina magrissima. Non era stato male; era stata così servizievole da fare tutto quello che lui le aveva chiesto, pensò con un ghigno. Gli sarebbe piaciuto richiamarla. Peccato che non riuscisse a ricordare il suo nome.
Appena girò l’angolo del corridoio, si sentì trascinare in un’aula vuota. Emma Renard lo sbatté al muro senza molta grazia, mentre con la bacchetta faceva scattare la serratura della porta. “Si può sapere che cavolo ti prende, Emma?” borbottò Draco un po’ sorpreso, massaggiandosi la testa, che aveva battuto al muro. Emma non riusciva a stare ferma, camminando avanti e indietro per l’aula. Si era fatta una doccia e poteva sentire l’odore dei suoi capelli anche da quella distanza. Dopo aver aspettato per un bel po’ con le braccia conserte, appoggiato al muro, finalmente Emma sembrò prendere una decisione, e si fermò, girandosi a guardarlo.
“Ho incontrato Montanah in dormitorio” disse, guardandolo fisso. Montanah! Ecco come si chiamava la biondina! Draco ghignò. “Quella ragazza ha un fisico da paura”; sapeva di farla arrabbiare dicendolo. Emma però sembrò calma. “Oh, fammi il piacere, Draco. Sappiamo tutti e due che non c’è paragone tra me e lei”. Draco fece spallucce, staccandosi dal muro e dirigendosi verso la porta, “se vuoi scusarmi…”.
Non fece in tempo a finire la frase, che Emma gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte a sé. “Mi sei mancato” disse piano. Draco spalancò gli occhi, ma la strinse a sé anche lui, mettendole una mano nei capelli. Tuttavia borbottò “è un altro dei tuoi trucchetti, Renard? Perché continuo a cascarci”.
Emma si staccò, avvicinando il viso a quello del biondo. “Sai, a volte credo di non meritarti, Draco” sussurrò guardandolo negli occhi. “A volte credo che tu meriteresti di meglio”. Avvicinò ancora di più il suo viso affilato a quello del ragazzo, mentre Draco rimaneva immobile. Lei gli sorrise. “Sono arrivata alla conclusione, però, Draco, che noi due siamo fatti per stare insieme”.
Il ragazzo trasalì leggermente, incapace di trattenersi. Era stato innamorato di Emma dal primo anno. Anzi, dire che ne era stato innamorato era riduttivo. L’aveva venerata, letteralmente.
Lentamente, come attirato da una forza invisibile, Draco si chinò a baciarla. Non era la prima volta che lo faceva, ma tutte le altre volte era stata una delle sottili e terribili torture di Emma. Lei lo sapeva, lo sapeva sin dall’inizio, e aveva sempre trovato crudelmente divertente il torturarlo così. Non che Draco se ne fosse dispiaciuto, anzi; non si era mai tirato indietro, eppure quelle volte non si era sentito felice. Era solo un burattino nelle mani perfettamente curate di Emma.  
In quel momento, invece, il ragazzo si sentì per la prima volta esultante. Qualcosa era cambiato. Emma rispose al bacio, mordendogli il labbro e sogghignando, spingendolo contro il muro. Si fermarono solo per riprendere fiato. Draco intanto aveva passato la mano sotto la camicetta di Emma, e stava passando le dita sulla sua schiena perfetta. Quando si staccò dalle sue labbra per baciarle il collo, Emma ne approfittò per allentarsi la cravatta, ridendo. Veloce, Draco la aiutò a toglierla, poi prese a sbottonare i bottoncini della camicetta dell’uniforme, mentre Emma diceva, ridendo “non ho mai sopportato le camicie, sono così lente da togliere. Sono poco pratiche”. Draco passò le dita sul seno perfetto di lei mentre Emma, chiudendo gli occhi, gli affondò le dita tra i capelli.
Una ventina di minuti dopo, Emma Renard e Draco Malfoy uscirono insieme da quell’aula, con aria assolutamente impassibile. Mentre si dirigevano verso la Sala Grande per il pranzo, però, Draco fece scivolare il suo braccio per cingere la vita di Emma, sotto gli sguardi di decine di studenti diretti anche loro in Sala Grande. Per una frazione di secondo, Emma si accigliò, provando l’impulso di respingerlo come faceva sempre con tutti. Durò solo un secondo; l’attimo dopo il suo sguardo era freddo come il ghiaccio, come sempre. Tutti gli studenti che li videro passare, iniziarono immediatamente a parlottare tra di loro: era quindi successo quello che oramai sembrava impossibile? Emma Renard e Draco Malfoy stavano insieme?


Ron arrivò di corsa al tavolo di Grifondoro, dove c’erano già Harry, Hermione, Ginny, i gemelli e gli altri. “Non ci crederete mai, ragazzi!”. Tutti lo guardarono, accigliati. Ron si sedette e si prese da mangiare prima di rispondere, assaporando quei momenti di protagonismo, finché Ginny, irritata, non sbuffò “allora, idiota, a che cosa non crederemo mai?”.
“Emma Renard si è ufficialmente fidanzata”. Fred si sentì come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso. “Ne sei sicuro?” rispose all’istante. Ron si grattò la testa “si, beh… è quello che si dice in giro”. “Si può sapere con chi, di grazia?” intervenne Ginny. “Sarà qualche Caposcuola dell’ultimo anno, o giocatore di Quiddich” borbottò Harry. “No, no, quelli se li porta solo a letto” ridacchiò Dean, che stava ascoltando. “Ron! Allora, ti muovi?” sbottò Fred, inquieto, mentre Hermione lo osservava accigliata. Ron fece un respiro teatrale. “Draco Malfoy!” scandì, trionfante. La notizia venne accolta da una decina di bocche spalancate. La prima a riprendersi fu Ginny. “Ne sei certo, Ron? A me sembra una voce di corridoio. Lo sanno tutti che lui è innamorato di lei da anni, ma a lei si diverte solo a torturarlo. Quella ragazza è crudele!”.
Fred rimase in silenzio fino alla fine del pranzo, alzandosi insieme agli altri per non destare sospetti. Non si girò nemmeno una volta verso il tavolo di Serpeverde. Ma gli altri sì, e quello che videro sembrò confermare quello che Ron aveva detto: Emma e Draco sedevano vicini, belli e sorridenti, il Principe e la Principessa delle Serpi, mentre gli altri compagni di casa erano stretti intorno a loro e riempivano Draco di pacche sulle spalle e occhiate invidiose. George notò che Emma sorrideva, ma sembrava immersa nei suoi pensieri. Improvvisamente si girò, come se avesse percepito che c’era qualcuno a guardarla, e i loro sguardi si incontrarono; l’espressione di Emma si trasformò subito in uno sguardo freddo e distaccato, e le labbra si strinsero tra di loro con forza. George distolse subito lo sguardo.


Fred sedeva in Sala Comune, mentre tutti gli altri erano a lezione. Non aveva voluto nemmeno la compagnia di George.
“Visto, l’ha fatto di nuovo!” aveva detto il fratello appena erano rimasti soli “lo fa per ferirti, fratello! Quella ragazza è un demonio!”.
Le parole del fratello gli rimbombavano nelle orecchie mentre giocherellava pigramente con il gatto di Hermione. No, pensò, questa volta non l’aveva fatto per ferirlo. L’aveva fatto per evitare di essere ferita lei stessa, ne era certo. Perché anche lei era ancora innamorata di lui, lo erano sempre stati l’uno dell’altro. Solo che erano pessimi a dimostrarselo. E avevano un tempismo ancora peggiore.
Il rumore della porta che si apriva lo distolse dai suoi pensieri, e l’ultima persona al mondo che si aspettava di vedere in quel momento fece il suo ingresso in Sala Comune.
“Hermione!” disse sorpreso “che diamine ci fai qui?”. Lei abbozzò un sorrisetto. “È orario di lezioni!” continuò Fred, sempre più sorpreso, scoppiando poi a ridere. Lei si unì alla sua risata. “Molto divertente Weasley, mi inventerò una scusa…”.
“Ah, certo” la interruppe Fred “e sentiamo, quale sarebbe questa scusa?”. Hermione fece la finta offesa “sono la strega più brillante della scuola, Weasley” disse con una punta di orgoglio nella voce, “saprò inventarmi una semplicissima scusa. Tu lo fai di continuo, perciò non deve essere tanto difficile” concluse con un sorriso furbo. Fred incassò il colpo con un sorriso. “Beh, i professori oramai hanno anche smesso di chiedermi il perché delle mie assenze”. Questa affermazione venne accolta dal cipiglio severo di Hermione, la cui indole di Prefetto stava facendo capolino. “Comunque” disse velocemente Fred, per cambiare argomento “che cosa ci fa Hermione Granger qui, in orario di lezioni, con il peggiore studente di Hogwarts?” rise ironico. L’espressione di Hermione però si fece improvvisamente seria. “Volevo vedere come stessi” disse piano, con dolcezza. Fred si lasciò cadere sul divano dove era steso poco prima, ed Hermione gli si sedette di fianco.
“Sto benissimo, perché dovrebbe essere il contrario?” disse brusco. A Hermione tornò il cipiglio severo. “Fred. Ti ho appena ricordato che stai parlando con la strega più brillante di Hogwarts. E, in questo caso, non ci vuole neanche un genio particolare per capire quello che stai passando. Non fare quella faccia. Non c’è nulla di cui vergognarsi” aggiunse, notando l’espressione del gemello.
Fred sospirò. “Sai, la gente è strana” disse dopo una lunga pausa “prima si odia e poi si ama. È una cosa così stupida da fare”. Hermione annuì comprensiva, poi abbozzò un sorrisetto. “A volte, però, vale la pena di insistere, non credi? Almeno io la penso così” disse guardandolo negli occhi, marrone nell’azzurro “io credo che anche quando la situazione sembra dannatamente complicata, se quella persona ne vale la pena, veramente, intendo, allora non si dovrebbe smettere di provarci. La domanda, perciò, è: quella persona, quella persona per cui si lotta, ci si arrabbia, si è tristi, si è felici, quella persona, ne vale davvero la pena?”.
Fred rimase in silenzio, guardandola negli occhi e non sapendo cosa dire. Venne investito improvvisamente da un’ondata di consapevolezza e di dispiacere. Era stato così occupato a pensare a Emma che non si era nemmeno accorto di Hermione. Si sentì in colpa, per chissà quale ragione; capì che Hermione aveva capito tutto sin dall’inizio: lui, Emma, i litigi, le occhiate; ben poco le sfuggiva.
Cercò di formulare una risposta adatta, ma non ci riuscì. Cosa poteva dirle? Si? Si! Emma Renard ne valeva la pena. Non una, mille volte! Dire di no sarebbe avrebbe significato mentire, e lei se ne sarebbe accorta.
“E quella persona per cui secondo te vale la pena di lottare…” iniziò lentamente, scegliendo accuratamente le parole da usare. Ma Hermione non gli diede il tempo di finire la frase. Sorrise, guardando la sua espressione, poi lo guardò negli occhi.
“Sei sempre stato tu, Fred, sempre. Anche se probabilmente non te ne sei mai accorto prima di adesso, ho sempre pensato che ne vali la pena. E lo penso ancora”. Fred non rispose. Hermione attese per qualche secondo, poi si alzò. “Scusami, mi dispiace. Non volevo confonderti ancora di più le idee. Credevo solo che fosse il momento di dirtelo, ma evidentemente mi sbagliavo. Mi dispiace” disse velocemente. Si girò per andarsene, ma Fred le prese la mano, bloccandola. Lei si irrigidì all’istante, guardando con occhi spalancati le loro mani intrecciate.
Poi, lentamente, senza dire una parola, Fred la attirò a sé e la baciò. Hermione sussultò per la sorpresa, poi si lasciò andare a un bacio che stava aspettando da tempo. Fred cercò di liberare la mente, di pensare solo a Hermione e al fatto che la stava baciando; ma non riuscì a non pensare a Emma. Gli sembrò di sentire la sua risata sprezzante a quel bacio così impacciato.
Già, Emma; lei non sarebbe mai stata così sorpresa, non avrebbe esitato nemmeno per un momento. Erano così diverse, lei ed Hermione…
Sentirono la porta aprirsi, e un paio di primini entrarono parlottando in Sala Comune. Fred e Hermione si staccarono all’istante. Quando lui la guardò, lei era rossa in viso.
“Senti, Fred” disse poi, timidamente, “pensaci. Ora sei completamente sopraffatto dalle emozioni”.
Come se tu non lo fossi, pensò Fred, ironico.
“Ti chiedo di pensarci a mente fresca, solo questo”. Poi scomparve su per le scale del dormitorio femminile.
“Ci penserò”. Fu l’unica cosa che Fred riuscì a dire, ma lei se ne era già andata.
Si fiondò fuori dalla porta della Sala Comune. La prima cosa che vide furono i corpi avvinghiati l’uno all’altro di Emma e Draco.
“Molto maturo, Renard! Davvero molto maturo” sbottò, passando velocemente oltre. Sentì Draco scoppiare a ridere fragorosamente ma, quando si voltò, si accorse che Emma lo stava guardando senza nemmeno sorridere, come se sapesse tutto, come se sapesse leggergli negli occhi. Scacciò dalla mente quel pensiero e si allontanò il più in fretta possibile dalle due Serpi.



Spazio Autrice:
Salve a tutti! E' da un po' che non aggiornavo, nè avevo intenzione di farlo, dato lo scarso interesse suscitato dalla storia. Ma poi, entrando di nuovo sul sito quasi per caso, una recensione che finiva con "aspetto con ansia il prossimo capitolo" mi ha fatto cambiare idea! :) Anche per una sola persona, vale la pena continuare ad aggiornare. E così eccovi il quarto capitolo, con tutte le sue sorprese.
Aggiornerò anche il quinto adesso, ma lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate!!!
Vi abbraccio,
#C
  
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