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Autore: xx_cla_xx    25/01/2017    0 recensioni
Sherlock Holmes è sempre stato un ragazzino sveglio, dedito alla sapienza e alla scienza della deduzione.
non ha mai provato una particolare attrazione verso i sentimenti.
O almeno questo è quello che lui pensa.
Questo è ciò che il suo cervello si è sempre detto. Perchè anche la minima probabilità che lui abbia provato dei sentimeti lo manda fuori di testa.
Ma c'è stato un momento in cui era vulnerabile.
E con l'arrivo di questo suo amico d'infanzia i ricordi potrebbero iniziare a tornare a galla, a farsi rivivere.
ATTENZIONE:la storia è mia. Forse, non so ancora, potranno comparire scene prese dai libri/ dalla serie.
MA SAPPIATE CHE TUTTO CIÒ CHE SCRIVO È MIO, SONO MIE PAROLE.
Pertanto, se qualcuno la "rendesse sua" o la utilizzasse senza chiedermi il permesso potrebbe correre il rischio che io lo denunci per violazione di copyright.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Moriarty, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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la madre sorrise compiaciuta al figlio e gli spettinò i capelli ricci e ribelli in un gesto amorevole. Sherlock se li ripettinò subito. si alzò poi dalla poltrona e si avvicinò alla finestra, a guardare fuori, pensieroso. -suono il violino-disse senza riferirsi ad una persona in particolare. -come?- chiese John, guardando la madre come per chiedere una risposta. -quando sono triste o ho bisogno di pensare. Allora, suono il violino- chiarì Sherlock. –E lei? Ha qualche difetto?- si girò verso John, guardandolo negli occhi. -io?- fece sorpreso l’altro – bhe, ho un blog su tutto ciò che mi capita, anche se è da tanto che non lo aggiorno e può essere che io scriva spesso- -oh. E cosa scrive in questo blog?- chiese Sherlock, con voce altezzosa. -voglio dire, scrive testi scientifici, pedagogici o cosa?- domandò al ragazzo con una voce che suggeriva che non sarebbe stata gradita una risposta che non fosse stata nella domanda precedentemente formulata. -scrivo della mia vita, di ciò che mi capita, dei miei pensieri e delle persone che incontro- spiegò lui. -capisco, quindi è come un diario segreto?- lo derise il riccio. - no, è molto diverso. In un diario si scrivono i sentimenti, io qui scrivo i miei pensieri- spiegò chiaramente irritato il ragazzo. Sherlock cercò di immaginare come il ragazzo avrebbe parlato di lui. Si guardò nello specchio sopra il caminetto. Al suo sguardo rispose quello di un giovane uomo dagli occhi azzurro ghiaccio, capelli ricci e corvini, spettinati e unti. -bhe- si disse- non è proprio ottima come impressione…- Si girò verso le due poltrone e osservò con cura il ragazzo ancora seduto: aveva gli occhi grandi e grigi, capelli corti e marroni e ordinatamente pettinati. C’era qualcosa in quel ragazzo che lo attraeva. Non si era mai sentito così, ma non diede importanza a quella sensazione. Dopotutto lui non era abituato a nessun tipo di sentimento. Sherlock si sedette di nuovo sulla poltrona e rimase a fissare il vuoto. Nella stanza c’era un silenzio imbarazzato, che la madre cercò di spezzare. Così disse: -ehi Sher, perché non fai sentire al tuo amico come suoni il violino?- lui la squadrò, senza capire il motivo di quella sua uscita. Poi, quando capì, si alzò lentamente dalla poltrona e si diresse verso la camera da letto, dalla quale prese la custodia con dentro il violino. Tornato in salotto, fissò imbarazzato il vuoto aspettando che qualcuno dicesse qualcosa. Quando gli fu chiaro che nessuno avrebbe fiatato, aprì con estrema lentezza la custodia, prese il violino e l’archetto e se lo posò sulla spalla. Iniziò a muovere quest’ultimo sulle corde, mentre le sue dita lunghe e agili pigiavano code producendo suoni striduli e acuti. Pensò a qualcosa, a quella giornata in cui era piccolo e in cui aveva deciso di accantonare i sentimenti per la più sicura arte della deduzione. E decise che nessuno ci sarebbe rimasto male se lui avesse fatto uno strappo alla regola. Si lasciò così trasportare dalle emozioni, la prima volta dopo anni. E fu rosso, fu verde, fu blu. Fu rosso, come l’amore che non provava da anni. Verde, come la calma che provava solo suonando il violino. Blu, come la fredda conoscenza. E tutto gli passò addosso, e dal violino uscivano suoni armoniosi, una volta striduli una volta dolci, una nota dopo l’altra. Nella stanza tutte le note si mescolarono, formando una musica paradisiaca. Tutti erano in silenzio, ascoltando meravigliati quella strana melodia. Strana come il ragazzo che la suonava. Sherlock era come in estasi, in una dimensione parallela, dove non arrivavano i suoni dell’esterno, stava in una dimensione dove esistevano solo lui, i suoi pensieri e il suo violino. Poi, improvvisamente, si fermò. Semplicemente smise di suonare. Tutti lo guardarono chiedendo una risposta, ma lui non se ne curò. Semplicemente ripose il violino nella sua custodia e in tutta fretta prese il giacchetto, se lo mise, e uscì, sbattendosi dietro la porta. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ spazio autrice ciao! come va? allora, siamo arrivati a 100 visualizzazioni, e per me è bellissimo. se vi va, vorreste lasciarmi scritto un commento? mi farebbe iacere sapere se vi piace o se avete delle cose/errori da segnalare. sarebbe stupendo. grazie per l'attenzione, Claudia
   
 
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