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Autore: emylee    26/01/2017    4 recensioni
Harry ha iniziato il suo sesto anno già stanco di tutto e di tutti, e mentre sembra che Voldemort si sia preso una vacanza lontano dalla sua testa, Harry sospetta che abbia lasciato il compito di ucciderlo a qualcosa che non fa parte né dei Mangiamorte, né di tutto il resto delle minacce che incombono su di lui.
In ogni caso, Malfoy c'entra sempre.
E fu proprio per quello scontro che le sue giornate si trasformarono e non erano più opache.
Perché fu in quel momento, nell'istante in cui i capelli perfettamente pettinati di Malfoy solleticarono le sue narici, che iniziò a starnutire.
E starnutire.
E starnutire.
E starnutire ancora.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Saltarono le lezioni del mattino, quel giorno. Rimasero tutto il tempo a parlare, Harry aveva troppe domande e Draco, scocciato, prendendolo a male parole, aveva tutte le risposte. Arrivarono all'ora di pranzo che erano affamati ma soddisfatti, almeno sul piano psicologico, e finalmente tutto aveva un senso.
La parte più difficile fu, però, andare in Sala Grande.
«Insieme?»
«No,» Draco scosse la testa e incrociò le braccia al petto, «niente mano nella mano, Potter.»
«Ma no, dico... insieme? Cioè, intendevo, entriamo contemporaneamente o prima uno e poi l'altro?»
Draco alzò anche le sopracciglia, mostrandosi come un quadro di un bellissimo uomo scettico, «Scusa, Potter, perché dovremmo farlo dato che tutti i Grifondoro, tutti, hanno visto come mi hai baciato davanti al tuo dormitorio?»
«Ah, già.»
«E poi ne staranno già parlando, no? Non ci hanno visto per tutta la mattina, quindi: o stanno pensando che ti ho ucciso in qualche angolo buio di Hogwarts, oppure che ti ho scopato in qualche angolo buio di Hogwarts.»
«E tanto vale confermare?»
«Tanto vale confermare che non ti ho ucciso.»
Harry scosse il capo, senza però evitare di sorridere. Merlino, si sentiva così felice, felicissimo come mai era stato. Voleva dormire tutte le notte con Draco perché erano le notti più belle della sua vita, senza Dissennatori né incubi, ma solo il suo caldo respiro tra i capelli. Voleva sentire sempre nella sua Amortentia l'odore di Draco, ed essere sicuro che Draco sentisse il suo. Voleva inebriarsi della vaniglia e della menta che era la pelle di Draco, e voleva che Draco sentisse il desiderio di lavarsi con il suo economico bagnoschiuma Babbano.
Sorridendo largamente, aprì il portone della Sala Grande, e tutti gli occhi di tutta la scuola si posarono su di loro.
Che vedessero pure, non gli importava.
Che guardassero pure quanto era felice.


«Volevo parlarvi.»
Ron ed Hermione alzarono lo sguardo in contemporanea dalle loro pergamene. Intorno a loro, la biblioteca era in un silenzio tombale. Alcuni Tassorosso lì vicino affondarono il naso nei loro libri, mentre altri Serpeverde – seppur in silenzio – guardavano sfacciatamente cosa stava per accadere.
Draco non c'era. Non lo vedeva da dopo la lezione di Pozioni.
Hermione gli sorrise calorosamente e gli fece posto. Ron, invece, mise da parte da sua pergamena e lo guardo fisso con gli occhi cristallini.
«In realtà dobbiamo parlarti noi.»
«Tu, Ron,» lo corresse Hermione, «devi parlargli tu.»
«Io, sì» sbuffò. «Ecco, Harry... volevo chiederti scusa. Ero arrabbiato fino a stamattina, ma... ho visto a pranzo com'eri, ed eri riposato e felice. Non ti vedevamo così da mesi, nonostante le Pozioni tranquillanti che ti mettevamo nel succ...»
«Ron!» Hermione lo schiaffeggiò.
«Miseriaccia.»
«Voi cosa?!»
Non gli risposero. Harry, mantenendo la calma, aggiustandosi con un tic nervoso gli occhiali, portò lo sguardo su Hermione e fece: «Hermione, parla.»
«Ti vedevamo sempre stanco e non riuscivi a dormire, così durante la colazione e il pranzo ti mettevamo un po' di Pozione calmante nel succo di zucca così potevi riposare durante le lezioni, avevamo il permesso dei professori e di Silente, però!»
«Tranne Piton, ovviamente» aggiunse Ron. Poi sembrò rendersi conto di qualcosa, «Hey! Picchi me perché mi lascio scappare le cose e poi te gliele riveli così come se nulla fosse!»
«Se tu non ti fossi lasciato scappare niente, magari!»
«Ok, ok,» fermò il bisticcio, sorridendo, «grazie, ragazzi. Magari avrei preferito sapere cosa stavo bevendo, ma immagino fosse a fin di bene.»
«Era a fin di bene, Harry!»
«Quindi, per il mio bene, accetterete anche la mia... il mio... la mia... relaz... conoscenza con Draco?»
Non avevano ancora parlato su cosa erano, Harry aveva dato precedenza a cose che gli premevano di più. Infondo, etichettare Draco come suo ragazzo, fidanzato o chissà altro, poteva aspettare, no? Avevano tutto il tempo.
Ron fece una smorfia, «Draco?»
«Malfoy, Draco Malfoy» si corresse Harry, arrossendo.
«Certo che lo accettiamo. Lo accettiamo entrambi. Vero, Ron?»
Ron non rispose subito, ma dopo una gomitata di Hermione, sbuffò e annuì. «Ma appena ti fa qualcosa gli spacco la faccia tante volte quanto ho voluto farlo in questi giorni!»
I Tassorosso risero ancora nascosti dietro i loro libri, mentre i Serpeverde, indignati, smisero di prestare loro attenzione.
Li abbracciò in modo goffo e stava per dire loro quanto li adorasse e quanto sarebbe perso senza di loro, ma ovviamente doveva immaginarsi che non avrebbe potuto essere felice per più di qualche giorno.
Perché Piton li interruppe, sul viso un'espressione disgustata ma negli occhi una scintilla di preoccupazione brillava senza pudore. «Mi dispiace interrompere questo teatrino insulso, ma il Signor Potter è atteso nell'ufficio del Preside» si girò per andare via, ma prima di sparire aggiunse, «Da solo.»
E come si era aspettato... non erano buone notizie.
Non per l'Harry felice che voleva passare ancora un po' di tempo con Draco.


Doveva andarsene.
Dopo la discussione avuta con Silente, aveva deciso insieme a lui di partire e andare alla ricerca degli Horcrux e distruggerli, così avrebbero indebolito Voldemort. E avrebbero finalmente vinto.
Era per il bene superiore. Harry non poteva fare l'egoista, non in questo contesto, e nonostante l'unica cosa che desiderava fosse restare lì con Draco – e dannazione, proprio in quel momento, proprio quando si erano chiariti, avevano sprecato così tanto tempo! – doveva andarsene.
Ron ed Hermione sarebbero potuti venire con lui, aveva il permesso di Silente di dir loro tutto.
Ma Draco no. Draco sarebbe stato trattato come un traditore, e non poteva permettersi di metterlo in pericolo solo perché non voleva allontanarsi da lui.
E non aveva tempo neanche per salutarlo.
Scrisse un biglietto e qualche lacrima traditrice bagnò la pergamena, poi la diede ad Edvige. «Portala a Draco Malfoy» le disse, dandole un biscotto.
Dietro di lui, Hermione e Ron si stavano abbracciando e lo guardavano tristi.
Si girò verso di loro e sorrise con le guance bagnate. «Andiamo a vincere.»


Quando torno, quando, giuro che ti darò tutto ciò che vuoi.
Sì, Draco, anche il culo.
Ti prego, aspettami.

HP.



EPILOGO


Due anni.
Due fottutissimi anni.
In quei due anni, era successo di tutto – Draco non sapeva da dove iniziare. Be', principalmente i suoi problemi erano iniziati proprio quando il fottuto Salvatore del Mondo Magico – ribattezzato così da qualche mese a questa parte – aveva deciso di lasciarlo senza dirgli nulla.
O meglio, dicendo qualcosa. Tre frasi striminzite scritte in un foglietto.
Foglietto che tutt'ora Draco stringeva tra le dita, lo faceva ormai tutte le sere, aspettando il suo ritorno.
Non era perché gli avesse promesso sesso sfrenato – gli aveva promesso qualsiasi cosa – e quello era come un contratto firmato al quale, quando sarebbe arrivato il momento, non avrebbe potuto sottarsi. O almeno, non solo. Lo rincuorava un po' leggere ogni volta il quando torno, e non il se torno.
Si sarebbe avadakevadrizzato piuttosto che ammettere l'ingiustizia della cosa, e che Harry, infondo... infondo gli mancava. Ok, senza infondo, gli mancava da morire, e bruciava così tanto aver avuto così poco tempo a disposizione! Quando sarebbe tornato, gli doveva molto più del culo.
Gli doveva del tempo.
Il Signore Oscuro era morto definitivamente due mesi prima, ma Draco ancora non aveva ricevuto notizie di Harry Potter. Suo padre era ancora in carcere e sua madre, quando le cose avevano iniziato a mettersi male, se n'era andata in Francia. Draco era rimasto da solo al Malfoy Manor, buio, vuoto e spettrale, mai stato così spaventoso.
Eppure neanche gli toccava, quel posto, come eredità. Suo padre l'aveva rinnegato, ma continuando a tenere il suo cognome, dopo la dipartita del Signore Oscuro, tutti i suoi averi gli erano toccati di diritto. Grazie anche al fatto che si era tenuto lontano dalla guerra, da vigliacco che era, altrimenti sarebbe andato tutto in beneficenza. Rabbrividì a quel pensiero.
Erano due mesi che si era stabilito lì. Prima aveva continuato la scuola, allontanandosi da tutto e tutti, non parlando neanche più con Pansy e Blaise. Si era diplomato con il massimo dei voti, rinfacciando ad un fantasma di Harry di come lui fosse riuscito a finire la scuola e lui non era stato capace neanche di far quello.
E poi il non fantasma aveva vinto la guerra, chissà come.
Lui e i suoi amichetti, però, chissà che fine avevano fatto. Forse stavano festeggiando in qualche tugurio degno degli Weasley – mentre Potter si era dimenticato che Draco lo stava aspettando, e lo aveva sempre aspettato. Salzar, non voleva essere sdolcinato ma lo avrebbe, probabilmente, aspettato per sempre.
Dei tonfi leggeri echeggiarono nel salone.
«Padron Malfoy, c'è un ospite.»
Senza rispondere all'elfo domestico, marciò verso il portone. Fuori pioveva a dirotto, non dando tregua a nessuno. Tirava vento, tanto vento. Ma avrebbe scacciato di malo modo lo stesso lo scocciatore di turno, perché ne aveva abbastanza degli scherzetti stupidi che continuavano a rifilargli.
Come volevasi dimostrare, alla porta c'era Harry.
Indossava un lungo mantello nero, e il cappuccio dello stesso colore era alzato per coprirlo dalle forti intemperie. Nulla che non avesse visto già.
«Draco!»
«Potter.»
Harry sospirò, tormentandosi le dita. Anche quella era una scena già ripetuta. «Mi... mi dispiace. Del ritardo, dico. Ho fatto prima che ho potuto, lo giuro! Dovevo solo, uhm, mettere a posto determinate cose, ma ora... sono venuto. A cercarti, dico. Sono tornato.»
La barba era cresciuta, probabilmente era da tanto che non se la radeva. Anche i capelli morbidi ma orribili erano lunghi almeno fino alla spalla. Non li tagliava da mesi, sicuramente.
Non gli rispose, ma gli chiuse la porta in faccia.
Fece pochi passi per tornare al salone, per affogare ancora negli stessi pensieri che gli stavano facendo compagnia da due anni a quella parte, quando, di nuovo, qualcuno picchiò sul legno del portone. Stavolta più forte, però.
«Draco! Apri, per favore! So che sei arrabbiato, ma...»
«Arrabbiato?» aprì il portone, gli occhi rossi di rabbia repressa. Harry lo guardò fisso, arretrando di un passo. «Non sono arrabbiato. Sono stufo. Stufo di voi che vi presentate davanti alla mia porta con le sue sembianze e alimentate stupidamente le mie speranze, per poi prendermi solo in giro!»
«Cosa?»
«Sono mesi che puntualmente un Harry Potter si presenta da me, sorridendo, dicendo che è tornato. Mi considerate così stupido? Credete che non riesca a riconoscere l'originale da una sua pallida imitazione con la trasfigurazione umana? Idioti. Idioti e vigliacchi!» urlò.
Harry si scurì in volto, e fece un passo verso di lui.
«Draco, sono davvero io.»
«Lo dicono sempre tutti. Ma non ci sono mai caduto.»
«Posso provarti che sono io.»
Ghignò, «Prego.»
Harry si morse il labbro inferiore, poi sospirò. «Durante la guerra... avevo un nome in codice.»
«Un nome in codice.»
«Sì. Questo non lo sa nessuno, se non i miei più stretti amici, che non farebbero mai una cosa del genere come prendere le mie sembianze – ma che idiozia è?! Draco, giuro che dirò a Ron di castare un po' di Incantesimi Urticanti per loro! – per tenersi in contatto con me, sai. Per dirmi cosa stava succedendo in mia assenza, cosa Voldemort stesse facendo, senza però far capire ai Mangiamorte che li intercettavano chi fossi in realtà. Il nome in codice era... gel per capelli.»
«Gel per capelli.»
«Il tuo gel per capelli. Me lo facevano capire, che intendessero proprio quello» ridacchiò.
Nessuno di loro gli aveva mai detto una cosa del genere. Di solito, i falsi Harry Potter gli rivelavano cose che sapeva già, che sapevano tutti. Erano degli imbroglioni che andavano ad imbrogliare senza una buona scusa da usare.
Ma il ragazzo davanti a lui era davvero Harry Potter. Le labbra piene erano le sue, i falsi non riuscivano mai a trasfigurarle così bene. E anche gli occhi, nascosti dietro gli spessi occhiali, erano grandi e brillanti, di un verde che non aveva mai visto se non su di lui. Sul vero Harry Potter. Sul suo Harry.
«Potter... Harry.»
Harry sorrise, e le guance si tinsero di rosa, nel grigiore di quella giornata fredda e piovosa. «Sì.»
«Era l'ora! Ci hai messo troppo!»
Lo baciò mordendogli le labbra per fargliela pagare, pagare per tutto. Per l'abbandono, per non avergli mai scritto, per non essersi presentato subito da lui, per tutto il tempo perso, per gli scherzi di pessimo gusto e per la solitudine che adesso stava pian piano andando via per, sperando, non tornare mai più. Lo baciò mangiandogli la bocca e succhiandogli la lingua, e i gemiti di Harry non li aveva mai sentiti ma sembravano dire "sono io e sono tornato".
Lo lasciò andare solo per trascinarlo dentro casa, tirandolo verso una delle camere degli ospiti del primo piano – non aveva voglia di salire le scale e perdere ancora del tempo prezioso.
«Draco?» Il suo respiro era affannato.
«Mi devi il culo, Potter. Te ne sei dimenticato?»
Harry rise, «No. Ti ho promesso qualunque cosa. Ti darò qualunque cosa.»
«Merlino, come sei stucchevole.»
Lo lanciò sul letto fresco e profumato, baciandogli la mandibola e il collo. Era leggermente sudato, e il suo odore spiccava buono e salato sulla sua lingua. Rischiava seriamente di innamorarsi senza neanche vergognarsi! Suo padre, se fosse morto, si starebbe rivoltando nella tomba.
Ma Lucius non era morto, e a Draco non fregava più niente di quello che lui pensava.
«Sai che quel tipo di gel l'ho usato solo al sesto anno? Prima ne usavo un altro. Mi ha portato così tanta fortuna che ne ho comprate venti confezioni. Nel secondo cassetto ne ho un tubetto, potremmo usarlo come lubrificante.»
«Scordatelo, Malfoy!»
Lo guardò ed era bello, purtroppo. Lo vedeva bello pure con la barba poco curata, i capelli spettinati riversi sul cuscino e gli occhiali storti sul naso. Era bello e non era giusto che lo vedesse così bello anche dopo due anni. Non è giusto che gli fosse mancato così tanto.

Lo guardò. Poi ghignò e si leccò le labbra. «Allora useremo altri mezzi per aprirti, Potter.»
Harry rise, anche se sbiancò preoccupato.
Ma era felice, Draco lo vedeva. Era felice così come era felice lui.
Gli avrebbe ridato tutto il tempo perso.
Fecero l'amore, quella notte.
Per tutta la notte.




Spazio Autrice:
E siamo arrivati alla fine.
Questa storia - e il titolo - è praticamente nata dal epilogo. Ho scritto prima quello che il primo capitolo XD
Questo capitolo + epilogo dovrebbe riempire tutti i buchi di trama, più o meno. Se qualcosa non vi torna, sarei ben felice di poter rispondere alle vostre domande!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita in questo piccolo e breve viaggetto. Ho amato scrivere questa storia, perché era leggera, non ho dovuto penare per scriverla. E' stata divertente e spero di aver divertito anche voi.
Ringrazio anche le tantissime persone che l'hanno seguita, e le altrettante che hanno messo tra i preferiti e le ricordate.
Grazie mille di cuore <3

Emily


  
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