X
Saltarono
le lezioni del mattino, quel giorno. Rimasero tutto il tempo a
parlare, Harry aveva troppe domande e Draco, scocciato, prendendolo a
male parole, aveva tutte le risposte. Arrivarono all'ora di pranzo
che erano affamati ma soddisfatti, almeno sul piano psicologico, e
finalmente tutto aveva un senso.
La
parte più difficile fu, però, andare in Sala
Grande.
«Insieme?»
«No,»
Draco scosse la testa e incrociò le braccia al petto,
«niente mano
nella mano, Potter.»
«Ma
no, dico... insieme? Cioè, intendevo, entriamo
contemporaneamente o
prima uno e poi l'altro?»
Draco
alzò anche le sopracciglia, mostrandosi come un quadro di un
bellissimo uomo scettico, «Scusa, Potter, perché
dovremmo farlo
dato che tutti i Grifondoro, tutti,
hanno visto come mi
hai baciato davanti al tuo dormitorio?»
«Ah,
già.»
«E
poi ne staranno già parlando, no? Non ci hanno visto per
tutta la
mattina, quindi: o stanno pensando che ti ho ucciso in qualche angolo
buio di Hogwarts, oppure che ti ho scopato in qualche angolo buio di
Hogwarts.»
«E
tanto vale confermare?»
«Tanto
vale confermare che non ti ho ucciso.»
Harry
scosse il capo, senza però evitare di sorridere. Merlino, si
sentiva
così felice,
felicissimo come mai era stato. Voleva dormire tutte le notte con
Draco perché erano le notti più belle della sua
vita, senza
Dissennatori né incubi, ma solo il suo caldo respiro tra i
capelli.
Voleva sentire sempre nella sua Amortentia l'odore di Draco, ed
essere sicuro che Draco sentisse il suo. Voleva inebriarsi della
vaniglia e della menta che era la pelle di Draco, e voleva che Draco
sentisse il desiderio di lavarsi con il suo economico bagnoschiuma
Babbano.
Sorridendo
largamente, aprì il portone della Sala Grande, e tutti gli
occhi di
tutta la scuola si posarono su di loro.
Che
vedessero pure, non gli importava.
Che
guardassero pure quanto era felice.
«Volevo
parlarvi.»
Ron
ed Hermione alzarono lo sguardo in contemporanea dalle loro
pergamene. Intorno a loro, la biblioteca era in un silenzio tombale.
Alcuni Tassorosso lì vicino affondarono il naso nei loro
libri,
mentre altri Serpeverde – seppur in silenzio –
guardavano
sfacciatamente cosa stava per accadere.
Draco
non c'era. Non lo vedeva da dopo la lezione di Pozioni.
Hermione
gli sorrise calorosamente e gli fece posto. Ron, invece, mise da
parte da sua pergamena e lo guardo fisso con gli occhi cristallini.
«In
realtà dobbiamo parlarti noi.»
«Tu,
Ron,» lo corresse Hermione, «devi parlargli
tu.»
«Io,
sì» sbuffò. «Ecco, Harry...
volevo chiederti scusa. Ero
arrabbiato fino a stamattina, ma... ho visto a pranzo com'eri, ed eri
riposato e felice. Non
ti vedevamo così da mesi, nonostante le Pozioni
tranquillanti che ti
mettevamo nel succ...»
«Ron!»
Hermione lo schiaffeggiò.
«Miseriaccia.»
«Voi
cosa?!»
Non
gli risposero. Harry, mantenendo la calma, aggiustandosi con un tic
nervoso gli occhiali, portò lo sguardo su Hermione e fece:
«Hermione, parla.»
«Ti
vedevamo sempre stanco e non riuscivi a dormire, così
durante la
colazione e il pranzo ti mettevamo un po' di Pozione calmante nel
succo di zucca così potevi riposare durante le lezioni,
avevamo il
permesso dei professori e di Silente, però!»
«Tranne
Piton, ovviamente» aggiunse Ron. Poi sembrò
rendersi conto di
qualcosa, «Hey! Picchi me perché mi lascio
scappare le cose e poi
te gliele riveli così come se nulla fosse!»
«Se
tu non ti fossi lasciato scappare niente, magari!»
«Ok,
ok,» fermò il bisticcio, sorridendo,
«grazie, ragazzi. Magari
avrei preferito sapere cosa stavo bevendo, ma immagino fosse a fin di
bene.»
«Era
a fin di bene, Harry!»
«Quindi,
per il mio bene, accetterete anche la mia... il mio... la mia...
relaz... conoscenza con
Draco?»
Non
avevano ancora parlato su cosa erano, Harry aveva dato precedenza a
cose che gli premevano di più. Infondo, etichettare Draco
come suo
ragazzo, fidanzato o chissà altro, poteva aspettare, no?
Avevano
tutto il tempo.
Ron
fece una smorfia, «Draco?»
«Malfoy,
Draco Malfoy» si corresse Harry, arrossendo.
«Certo
che lo accettiamo. Lo accettiamo entrambi.
Vero, Ron?»
Ron
non rispose subito, ma dopo una gomitata di Hermione, sbuffò
e
annuì. «Ma appena ti fa qualcosa gli spacco la
faccia tante volte
quanto ho voluto farlo in questi giorni!»
I
Tassorosso risero ancora nascosti dietro i loro libri, mentre i
Serpeverde, indignati, smisero di prestare loro attenzione.
Li
abbracciò in modo goffo e stava per dire loro quanto li
adorasse e
quanto sarebbe perso senza di loro, ma ovviamente doveva immaginarsi
che non avrebbe potuto essere felice per più di qualche
giorno.
Perché
Piton li interruppe, sul viso un'espressione disgustata ma negli
occhi una scintilla di preoccupazione brillava senza pudore.
«Mi
dispiace interrompere questo teatrino insulso, ma il Signor Potter
è
atteso nell'ufficio del Preside» si girò per
andare via, ma prima
di sparire aggiunse, «Da solo.»
E
come si era aspettato... non erano buone notizie.
Non
per l'Harry felice che voleva passare ancora un po' di tempo con
Draco.
Doveva
andarsene.
Dopo
la discussione avuta con Silente, aveva deciso insieme a lui di
partire e andare alla ricerca degli Horcrux
e distruggerli, così
avrebbero indebolito Voldemort. E avrebbero finalmente vinto.
Era
per il bene superiore. Harry non poteva fare l'egoista, non in questo
contesto, e nonostante l'unica cosa che desiderava fosse restare
lì
con Draco – e dannazione, proprio in quel momento, proprio
quando
si erano chiariti, avevano sprecato così tanto tempo!
– doveva
andarsene.
Ron
ed Hermione sarebbero potuti venire con lui, aveva il permesso di
Silente di dir loro tutto.
Ma
Draco no. Draco sarebbe stato trattato come un traditore, e non
poteva permettersi di metterlo in pericolo solo perché non
voleva
allontanarsi da lui.
E
non aveva tempo neanche per salutarlo.
Scrisse
un biglietto e qualche lacrima traditrice bagnò la
pergamena, poi la
diede ad Edvige. «Portala a Draco Malfoy» le disse,
dandole un
biscotto.
Dietro
di lui, Hermione e Ron si stavano abbracciando e lo guardavano
tristi.
Si
girò verso di loro e sorrise con le guance bagnate.
«Andiamo a
vincere.»
Quando
torno, quando,
giuro che ti darò tutto ciò che vuoi.
Sì,
Draco, anche il culo.
Ti
prego, aspettami.
HP.
EPILOGO
Due
anni.
Due
fottutissimi anni.
In
quei due anni, era successo di tutto – Draco non sapeva da
dove
iniziare. Be', principalmente i suoi problemi erano iniziati proprio
quando il fottuto Salvatore del Mondo Magico – ribattezzato
così
da qualche mese a questa parte – aveva deciso di lasciarlo
senza dirgli nulla.
O
meglio, dicendo qualcosa. Tre frasi striminzite scritte in un
foglietto.
Foglietto
che tutt'ora Draco stringeva tra le dita, lo faceva ormai tutte le
sere, aspettando il suo ritorno.
Non
era perché gli avesse promesso sesso sfrenato – gli
aveva promesso qualsiasi cosa –
e quello era come un contratto firmato al quale, quando sarebbe
arrivato il momento, non avrebbe potuto sottarsi. O almeno, non solo.
Lo rincuorava un po' leggere ogni volta il quando
torno, e non il se
torno.
Si
sarebbe avadakevadrizzato piuttosto che ammettere l'ingiustizia della
cosa, e che Harry, infondo... infondo gli mancava. Ok, senza infondo,
gli mancava da morire, e bruciava così tanto aver avuto
così poco
tempo a disposizione! Quando sarebbe tornato, gli doveva molto
più
del culo.
Gli
doveva del tempo.
Il
Signore Oscuro era morto definitivamente due mesi prima, ma Draco
ancora non aveva ricevuto notizie di Harry Potter. Suo padre era
ancora in carcere e sua madre, quando le cose avevano iniziato a
mettersi male, se n'era andata in Francia. Draco era rimasto da solo
al Malfoy Manor, buio, vuoto e spettrale, mai stato così
spaventoso.
Eppure
neanche gli toccava, quel posto, come eredità. Suo padre
l'aveva
rinnegato, ma continuando a tenere il suo cognome, dopo la dipartita
del Signore Oscuro, tutti i suoi averi gli erano toccati di diritto.
Grazie anche al fatto che si era tenuto lontano dalla guerra, da
vigliacco che era, altrimenti sarebbe andato tutto in beneficenza.
Rabbrividì a quel
pensiero.
Erano
due mesi che si era stabilito lì. Prima aveva continuato la
scuola,
allontanandosi da tutto e tutti, non parlando neanche più
con Pansy
e Blaise. Si era diplomato con il massimo dei voti, rinfacciando ad
un fantasma di Harry di come lui fosse riuscito a finire la scuola e
lui non era stato capace neanche di far quello.
E
poi il non fantasma aveva vinto la guerra, chissà come.
Lui
e i suoi amichetti, però, chissà che fine avevano
fatto. Forse
stavano festeggiando in qualche tugurio degno degli Weasley –
mentre Potter si era dimenticato che Draco lo stava aspettando, e lo
aveva sempre aspettato. Salzar, non voleva essere sdolcinato
ma lo avrebbe,
probabilmente, aspettato per sempre.
Dei
tonfi leggeri echeggiarono nel salone.
«Padron
Malfoy, c'è un ospite.»
Senza
rispondere all'elfo domestico, marciò verso il portone.
Fuori
pioveva a dirotto, non dando tregua a nessuno. Tirava vento, tanto
vento. Ma avrebbe scacciato di malo modo lo stesso lo scocciatore di
turno, perché ne aveva abbastanza degli scherzetti stupidi
che
continuavano a rifilargli.
Come
volevasi dimostrare, alla porta c'era Harry.
Indossava
un lungo mantello nero, e il cappuccio dello stesso colore era alzato
per coprirlo dalle forti intemperie. Nulla che non avesse visto
già.
«Draco!»
«Potter.»
Harry
sospirò, tormentandosi le dita. Anche quella era una scena
già
ripetuta. «Mi... mi dispiace. Del ritardo, dico. Ho fatto
prima che
ho potuto, lo giuro! Dovevo solo, uhm, mettere a posto determinate
cose, ma ora... sono venuto. A cercarti, dico. Sono tornato.»
La
barba era cresciuta, probabilmente era da tanto che non se la radeva.
Anche i capelli morbidi ma orribili erano lunghi almeno fino alla
spalla. Non li tagliava da mesi, sicuramente.
Non
gli rispose, ma gli chiuse la porta in faccia.
Fece
pochi passi per tornare al salone, per affogare ancora negli stessi
pensieri che gli stavano facendo compagnia da due anni a quella
parte, quando, di nuovo, qualcuno picchiò sul legno del
portone.
Stavolta più forte, però.
«Draco!
Apri, per favore! So che sei arrabbiato, ma...»
«Arrabbiato?»
aprì il portone, gli occhi rossi di rabbia repressa. Harry
lo guardò
fisso, arretrando di un passo. «Non sono arrabbiato. Sono
stufo.
Stufo di voi che vi presentate davanti alla mia porta con le sue
sembianze e alimentate
stupidamente le mie speranze, per poi prendermi solo in giro!»
«Cosa?»
«Sono
mesi che puntualmente un Harry Potter si presenta da me, sorridendo,
dicendo che è tornato. Mi considerate così
stupido? Credete che non
riesca a riconoscere l'originale da una sua pallida imitazione con la
trasfigurazione umana? Idioti. Idioti e vigliacchi!»
urlò.
Harry
si scurì in volto, e fece un passo verso di lui.
«Draco,
sono davvero io.»
«Lo
dicono sempre tutti. Ma non ci sono mai caduto.»
«Posso
provarti che
sono io.»
Ghignò,
«Prego.»
Harry
si morse il labbro inferiore, poi sospirò.
«Durante la guerra...
avevo un nome in codice.»
«Un
nome in codice.»
«Sì.
Questo non lo sa nessuno, se non i miei più stretti amici,
che non
farebbero mai una cosa del genere come prendere le mie sembianze
–
ma che idiozia è?! Draco, giuro che dirò a Ron di
castare un po' di
Incantesimi Urticanti per loro! – per tenersi in contatto con
me,
sai. Per dirmi cosa stava succedendo in mia assenza, cosa Voldemort
stesse facendo, senza però far capire ai Mangiamorte che li
intercettavano chi fossi in realtà. Il nome in codice era...
gel
per capelli.»
«Gel
per capelli.»
«Il
tuo gel
per capelli. Me lo facevano capire, che intendessero proprio
quello»
ridacchiò.
Nessuno
di loro gli aveva mai detto una cosa del genere. Di solito, i falsi
Harry Potter gli rivelavano cose che sapeva già, che
sapevano tutti.
Erano degli imbroglioni che andavano ad imbrogliare senza una buona
scusa da usare.
Ma
il ragazzo davanti a lui era davvero
Harry Potter. Le
labbra piene erano le sue, i falsi non riuscivano mai a trasfigurarle
così bene. E anche gli occhi, nascosti dietro gli spessi
occhiali,
erano grandi e brillanti, di un verde che non aveva mai visto se non
su di lui. Sul vero Harry Potter. Sul suo
Harry.
«Potter...
Harry.»
Harry
sorrise, e le guance si tinsero di rosa, nel grigiore di quella
giornata fredda e piovosa. «Sì.»
«Era
l'ora! Ci hai messo troppo!»
Lo
baciò mordendogli le labbra per fargliela pagare, pagare per
tutto.
Per l'abbandono, per non avergli mai scritto, per non essersi
presentato subito da lui, per tutto il tempo perso, per gli scherzi
di pessimo gusto e per la solitudine che adesso stava pian piano
andando via per, sperando, non tornare mai più. Lo
baciò
mangiandogli la bocca e succhiandogli la lingua, e i gemiti di Harry
non li aveva mai sentiti ma sembravano dire "sono io e sono
tornato".
Lo
lasciò andare solo per trascinarlo dentro casa, tirandolo
verso una
delle camere degli ospiti del primo piano – non aveva voglia
di
salire le scale e perdere ancora del tempo prezioso.
«Draco?»
Il suo respiro era affannato.
«Mi
devi il culo, Potter. Te ne sei dimenticato?»
Harry
rise, «No. Ti ho promesso qualunque cosa. Ti darò
qualunque cosa.»
«Merlino,
come sei stucchevole.»
Lo
lanciò sul letto fresco e profumato, baciandogli la
mandibola e il
collo. Era leggermente sudato, e il suo odore spiccava buono e salato
sulla sua lingua. Rischiava seriamente di innamorarsi
senza neanche
vergognarsi! Suo padre, se fosse morto, si starebbe rivoltando nella
tomba.
Ma
Lucius non era morto, e a Draco non fregava più niente di
quello che
lui pensava.
«Sai
che quel tipo di gel l'ho usato solo al sesto anno? Prima ne usavo un
altro. Mi ha portato così tanta fortuna che ne ho comprate
venti
confezioni. Nel secondo cassetto ne ho un tubetto, potremmo usarlo
come lubrificante.»
«Scordatelo,
Malfoy!»
Lo
guardò ed era bello, purtroppo. Lo vedeva bello pure con la
barba
poco curata, i capelli spettinati riversi sul cuscino e gli occhiali
storti sul naso. Era bello e non era giusto che lo vedesse
così
bello anche dopo due anni. Non è giusto che gli fosse
mancato così
tanto.
Lo guardò. Poi ghignò
e si leccò le labbra. «Allora useremo altri
mezzi per aprirti,
Potter.»
Harry
rise, anche se sbiancò preoccupato.
Ma
era felice, Draco lo vedeva. Era felice così come era felice
lui.
Gli
avrebbe ridato tutto il tempo perso.
Fecero
l'amore, quella notte.
Per
tutta
la notte.
Spazio Autrice:
E siamo arrivati alla fine.
Questa storia - e il titolo - è praticamente nata dal epilogo. Ho scritto prima quello che il primo capitolo XD
Questo capitolo + epilogo dovrebbe riempire tutti i buchi di trama, più o meno. Se qualcosa non vi torna, sarei ben felice di poter rispondere alle vostre domande!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita in questo piccolo e breve viaggetto. Ho amato scrivere questa storia, perché era leggera, non ho dovuto penare per scriverla. E' stata divertente e spero di aver divertito anche voi.
Ringrazio anche le tantissime persone che l'hanno seguita, e le altrettante che hanno messo tra i preferiti e le ricordate.
Grazie mille di cuore <3
Emily ♦