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Autore: Somriure    28/01/2017    1 recensioni
-Sequel di Remember to see the lighthouse-
*
L'isola, il mare, il faro.
Niente sembra cambiato, ma quattro anni sono lunghi, lunghi anche per la monotona vita di un paesino di mare.
Louis ha abbandonato per sempre la sua fanciullezza per prendersi sulle spalle le proprie responsabilità, allontanandosi da inutili distrazioni.
Harry ha riscoperto la vita, imparando ad amarla per diventare finalmente un uomo.
Il faro che li ha visti allontanarsi irrimediabilmente forse infonderà nei loro cuori la giusta maturità per perdonarsi una volta per tutte, ma forse la sua luce non sarà così potente da sconfiggere il loro orgoglio e voltare una volta per tutte la pagina per iniziare a riscrivere un nuovo destino insieme.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Eccomi papà, sono arrivato!- esclamò il piccolo Connor svincolandosi tra la folla del mercato con un enorme casco in testa. -Zio Niall sta portando la mia bici. Sono pronto, andiamo!- urlò fiondandosi tra le braccia del padre. Louis rise scompigliandogli i capelli.

-Ma certo, amore! Prima però devo finire di vendere questo. Puoi aspettarmi?- chiese indicando il pesce. Il bimbo sbuffò teneramente sedendosi sul bancone accanto al padre.

-Dobbiamo passare a prendere Harry!- esclamò dondolando i piedini.

-Uhm... Harry... beh forse, amore, è meglio di no. Harry sarà impegnato e...-

-Ma che! Lui mi ha detto di chiamarlo in qualsiasi momento. Vive nell'enormissima casa della signora Pancy-Pou!- spiegò il bimbo.

-Nell'albergo della signora Pancy, Connor. Sii educato!- lo rimproverò teneramente Louis.

-Ma lo zio Niall e lo zio Ed la chiamano così!- protestò il bimbo.

-Spesso i grandi dicono cose che non dovrebbero dire.- spiegò Louis appuntandosi mentalmente di fare una bella sfuriata ad Ed e a Niall per evitare che si lascino sfuggire ancora altri soprannomi imbarazzanti sugli abitanti dell'isola.

Un colpo di tosse improvvisamente interruppe la chiacchierata di Louis e Connor. Un giovane uomo che Louis non aveva mai visto prima d'ora sull'isola osservava attento il pesce del ragazzo. I suoi vestiti erano ricercati e curati e i suoi capelli visibilmente mossi, ma nonostante tutto molto ordinati, riscendevano delicatamente sul suo volto.

-Uhm.. posso aiutarla?- chiese Louis improvvisamente imbarazzato. L'uomo alzò lo sguardo incatenando i suoi occhi color petrolio a quelli di Louis.

-Cercavo del pesce.- disse l'uomo spostando velocemente lo sguardo sul piccolo Connor che giocava tranquillo con Pop il suo orsacchiotto.

-Beh, è nel posto giusto...- mormorò frettolosamente Louis facendo scendere il bambino dal bancone, come se quello sguardo penetrante potesse in qualche modo fargli del male.

L'uomo, continuando ad osservare la testa riccioluta di Connor, indicò casualmente alcuni pesci azzurri che Louis si affrettò a raccogliere e a pesare.

-Come ti chiami, piccolo?- chiese l'uomo inginocchiandosi per osservare Connor da vicino.

-Connor, e lui è Pop. E tu?- si presentò il bimbo sorridendo.

-Io mi chiamo Chris. È un piacere conoscerti, sono sicuro che diventeremo buoni amici!- si presentò porgendogli la mano. Connor non sapendo riconoscere il gesto scoppiò a ridere porgendo all'uomo il suo orsacchiotto.

-Vuoi giocare con Pop?- chiese ignorando lo sguardo confuso dell'uomo. -Va bene, ma poi me lo devi ridare perché noi oggi dobbiamo imparare ad andare in bicicletta! Il mio papà ce lo insegnerà!- disse soddisfatto.

-Il tuo papà, eh...?- sospirò l'uomo alzandosi per rivolgersi a Louis.

-Sì, beh ecco.. noi andiamo di fretta. Sono 5£- disse Louis porgendogli frettolosamente la busta del pesce.

-Bene. A presto.- disse l'uomo pagando e prendendo la busta. -Ciao, Connie!- gli scompigliò i capelli prima di voltarsi e andarsene.

Louis accompagnò con lo sguardo quello strano uomo non riuscendo a capire se la sua presenza era stata piacevole o terribilmente imbarazzante.

-Ora possiamo andare?- chiese Connor tirando suo padre dai pantaloni.

-Sì, tesoro. Andiamo.- borbottò Louis ancora sovrappensiero accingendosi a ripulire il bancone.

.-.-.-.-.-.-.-

-Sei sicuro che sia proprio qui?- chiese Louis imbarazzato lasciandosi trasportare da un determinatissimo Connor che camminava davanti a lui come un vero capitano.

-Sì papà! Harry mi ha detto che vive nel grande palazzo che sembra una melanzana. E questo palazzo è proprio una melanzana.- constatò Connor fermandosi ad osservare il palazzo viola.

-Sì, hai ragione. Sembra proprio una melanzana..- borbottò Louis ridacchiando, rendendosi conto che certi paragoni potevano venir fuori solo da Harry e da un bambino di quattro anni.

-Entriamo!- esclamò deciso Connor.

-No, tesoro. Magari Harry non c'è o è impegnato e...-

-Louis, che piacevole sorpresa. Ciao, piccolo Connor!- disse una vecchia signora sorridendo leggermente e mostrando tutti i suoi denti neri.

-Salve signora Pancy-Pou!- esclamò Connor salutando con la sua manina. Louis si schiaffeggiò mentalmente pronto a ricevere la sfuriata della signora, che però, contro ogni altra aspettativa scoppiò a ridere.

-Vedo che anche dalle vostre parti è arrivato il mio soprannome! Cosa posso fare per voi?- chiese.

-Harry è nella tua casa?- chiese Connor.

-Harry... Harry come?- rifletté la donna portandosi due dita sotto al mento.

-Il mio amico Harry!- esclamò il piccolo come se fosse una spiegazione più che sufficiente.

-Uhm.. Harry Styles...- borbottò Louis diventando immediatamente rosso, imbarazzato anche dal pronunciare il suo nome.

-Ah...- disse la donna scocciata. -Cercate il signorino Styles...- sbuffò. -Mi meraviglio che dopo tutto quello che lui e la sua famiglia hanno fatto a quest'isola tu voglia ancora la sua compagnia, e oltretutto che voglia farlo frequentare a questa ingenua creatura di tuo figlio!- esclamò la donna torturando nervosamente un canovaccio.

-Harry non c'entra nulla con la sua famiglia.- spiegò Louis con calma, sorprendendosi di aver preso le sue parti. -Sono moltissimi anni che non si frequentano..-

-Mh.. sarà... In ogni caso è qui. Camera 221.- disse rientrando nell'albergo.

Connor strinse la mano di suo padre correndo su per le scale come un fulmine.

-Piano, scheggia! Siamo arrivati!- disse Louis fermandosi davanti ad una porta. Senza aspettare il permesso di suo padre Connor iniziò a bussare velocemente alla porta di legno scuro.

Dopo qualche secondo questa si aprì rivelando un Harry sorpreso e trafelato. Era quasi completamente nudo tranne che per un asciugamano bianco legato alla vita e un altro, di un improbabile color rosa pastello attorno ai capelli.

Louis sobbalzò osservando incantato i muscoli definiti dell'uomo davanti a lui. Quelle goccioline che scendevano dal suo corpo rendendolo ancora più attraente non aiutavano la situazione, anzi, Louis stava iniziando a sentire molto caldo. Se qualcuno gli avesse detto che il suo piccolo Hazzold sarebbe diventato così sarebbe scoppiato a ridere per la divertente battuta. Non riusciva a trovare neanche una caratteristica del ragazzino che lo aveva lasciato anni prima.

-Harry!- esclamò Connor saltando in braccio al riccio che per proteggere le sue intimità si accinse a sistemare meglio il suo asciugamano.

-Ehi ragazzi!- borbottò con una leggera sfumatura rossa che copriva le sue guance. -Stavo facendo la doccia.- spiegò facendo scendere Connor dalle sue braccia.

-Uhm.. sì...- si riprese leggermente Louis. -Noi..torneremo più tardi....- borbottò. -Probabilmente domani o... mai...- prese al volo suo figlio dal braccio del ragazzo e si allontanò da colui che stava mandando in tilt il suo sistema nervoso.

-Ma no! Aspettate!- li inseguì Harry che con poche falcate riuscì a raggiungerli.

-Harry ti va di andare in bicicletta?- propose Connor sorridendo.

-Ma certo, piccolo. Fammi solo mettere qualcosa di più comodo e sarò subito da voi.- ridacchiò.

Louis, incapace di dire qualcosa osservava attentamente la punta delle sue scarpe rovinate.

-Dai, venite dentro. Si gela qui fuori!- esclamò sfiorando delicatamente l'esile braccio di Louis intento a torturarsi le mani.

Connor entrò saltellando buttandosi a peso morto sul soffice letto di Harry ancora da rifare.

-E' comodissimo questo letto!- esclamò testando il materasso.

-Sì, lo è! Se vuoi puoi saltarci, è divertente!- ridacchiò Harry strofinando con vigore i suoi capelli.

Louis osservava la scena, decisamente imbarazzato, appoggiato al muro, ben deciso a non farsi notare da nessuno.

-Accomodati, Louis!- disse Harry affrettandosi a togliere tutti i suoi vestiti, abbandonati disordinatamente su una sedia. -Scusa per il disordine..- ammise arrossendo.

-Ma che! Scusaci tu per l'intrusione!- si affrettò a rispondere Louis.

-Non è un intrusione! Vi stavo aspettando in realtà! Sapevo che sareste venuti da un momento all'altro.- disse iniziando a piegare i vestiti. -Per la bicicletta...- aggiunse notando l'espressione confusa sul volto di Louis.

-Uh, certo... la bicicletta...-

-Harry metti questa maglietta! Mi piace!- esclamò Connor frugando nell'armadio del riccio.

-Connor, non si fruga negli armadi altrui. Comportati bene!- lo rimproverò Louis. Harry rise.

-Non c'è problema! Ti piace questa?- chiese Harry tirando fuori una T-shirt nera con una grossa penna stampata sopra.

-Sì, è strana!- rise il bambino.

-Vada per la maglietta strana.- rispose Harry infilandosi la maglia che fasciava incredibilmente i suoi pettorali scolpiti. E se Louis era rimasto sollevato quando il riccio aveva deciso di infilarsi la maglietta ora non lo era più così tanto perché non riusciva letteralmente a staccargli gli occhi di dosso.

Harry notò la sua espressione e sorrise lievemente.

-Mi piace correre e... nuotare...- spiegò rispondendo alla domanda che tanto non sarebbe mai uscita dalla bocca di Louis. Il ragazzo infatti arrossì imbarazzato spalancando gli occhi.

-Io non stavo...-

-Lo so!- rispose ridacchiando. -Era per dire...-

-Mh...- annuì Louis. -A me piace fare surf, come sempre, anche se è tanto che non lo faccio...- Harry annuì.

-Bene, vi va allora di andare a provare questo nuovo sport?- chiese Harry infilandosi una felpa sportiva e infilando il suo telefono in una sacchetta.

Connor urlò eccitato e si fiondò fuori dalla porta.

-Uhm, Louis.. il mio equilibrio è instabile... volevo dirtelo... uhm... non sono una persona propriamente agile...- borbottò Harry appena vide le biciclette parcheggiate fuori dall'albergo.

-Me lo ricordo, Harry.- rispose Louis rilassandosi. Vedere l'espressione leggermente terrorizzata di Harry lo aveva fatto sentire per una volta in una posizione di superiorità. Non si sentiva più molto vulnerabile con il riccio che si torturava le mani accanto a lui.

-Sta tranquillo, tutti hanno imparato ad andare in bici. E poi ho scelto un posto isolato così la tua reputazione non verrà rovinata.- spiegò ridacchiando. Harry annuì non ancora del tutto tranquillo.

-Mi fido di te! Alla fine sei stato tu ad insegnarmi tutte le cose più importanti della mia vita! So che andrà bene.- Louis sorrise e iniziò ad incamminarsi verso la fine del lungomare, dove d'estate allestivano un piccolo palco per ospitare gli artisti locali emergenti.

Il piccolo Connor non stava più nella pelle.

-Papà, insegna prima a me! Sento di essere pronto! Ho fatto finta di guidare la tua bici un milione di volte!- esclamò il piccolo. Louis rise.

-Va bene, Connie!- rispose. -Salta in sella allora!- Dopo aver fissato il casco sulla testa del bambino si posizionò dietro di lui tenendo saldamente il sellino. -Quando ti senti pronto inizia a pedalare, io ti terrò da dietro fino a che non sarai in equilibrio. Va bene?-

Il bimbo annuì e iniziò a pedalare con quanta più forza aveva nelle gambe. Louis iniziò a correre dietro di lui. Dopo qualche metro lo lasciò e osservò il suo bimbo prendere velocità da solo.

-GUARDA PAPO! STO PEDALANDO DA SOLO!- urlò staccando i piedi dai pedali.

-Stai attento, Connor!- urlò Louis iniziando a rincorrerlo seguito da un Harry agitatissimo.

Il bambino dopo qualche metro perse l'equilibrio, ma contro ogni aspettativa riuscì a riposizionare i piedi sui pedali ritrovando stabilità. Louis si fermò e sorrise. Era stato più facile di quello che aveva pensato.

-Ouch...- mormorò Harry dietro di lui. -Ora mi sento ancora più in imbarazzo. Connor è stato bravissimo! Uhm... possiamo imparare un'altra volta. Che dici?- si morse il labbro guardandolo con quegli occhi da cucciolo che Louis credeva di aver dimenticato per sempre.

Il ragazzo del faro ridacchiò e scosse il capo. -Non ci pensare neanche, Harry!- esclamò posandogli le mani sulle spalle in segno di incoraggiamento. -Devi solo rilassarti e fare quello che ti dico.- disse sorridendogli timidamente. Harry arrossì e annuì. Per quel sorriso avrebbe fatto di tutto.

Dopo essere salito in sella, Louis si mise in punta di piedi per infilargli il casco e legarglielo premurosamente.

-Allora.- esordì posizionandosi, come aveva fatto per il figlio, dietro al sellino. -Io ti spingerò e tu inizierai a pedalare, va bene?-

Harry annuì titubante.

-Non perdere la calma, Harry. Ce la puoi fare.- lo incitò per poi iniziare a spingere delicatamente il mezzo.

Harry cercò di posizionare le sue lunghe gambe sui pedali e quando fu pronto iniziò a pedalare. Dopo qualche metro Louis lasciò la presa e iniziò a sperare che quel bambinone gigante riuscisse ad imparare senza farsi troppo male.

Purtroppo le sue preghiere furono vane perché dopo qualche pedalata la bici iniziò a sbandare ed Harry finì dritto dritto addosso ad un bidone della spazzatura che si rovesciò sparando rifiuti da tutte le parti.

Connor si fermò dal suo giretto per osservare Harry. Dopo qualche secondo di perplessità scoppiò a ridere fragorosamente. Louis invece fu più discreto: ridacchiò coprendosi la bocca con la mano.

Harry, al contrario, non se la passava piuttosto bene. Cercava di rialzarsi, ma la bicicletta gli rendeva questo semplice lavoro praticamente impossibile.

-Aiuto...- mormorò. Louis con un grosso lavoro di autocontrollo riuscì a smettere di ridere e corse verso il ragazzo prendendolo per le ascelle per poi rimetterlo in piedi.

Harry, con gli occhi lucidi, guardava un punto indefinito, troppo imbarazzato per guardare gli altri due. Louis si intenerì e dopo aver esortato Connor a farsi un giretto intorno a loro con la bicicletta, prese Harry per mano e lo fece sedere su una panchina poco distante.

-Ti sei fatto male?- chiese con cautela. Harry, ancora troppo scosso per parlare, indicò il suo ginocchio che, come Louis poté costatare, era leggermente sbucciato, facendo fuoriuscire qualche gocciolina di sangue.

-Oh! Sembra messo maluccio!- disse Louis osservandolo con occhi critici, ma allo stesso tempo cercando di trattenere una risata. -Me ne occupo io!-

-Non preoccuparti... E' solo un ginocchio!- mormorò Harry non del tutto convinto.

-Sciocchezze! Le ginocchia sbucciate bruciano!- spiegò. Harry annuì con un'espressione seria, troppo esagerata per essere reale. Louis provò a mordersi il labbro per non ridergli in faccia, ma questa volta fallì miseramente.

La sua risata sonora squillò per tutta la piazza.

-Scusa!- provò cercando di calmarsi. Harry si riprese e il suo sguardo si illuminò.

-Perché sorridi?- chiese Louis con un cipiglio divertito. -Il ginocchio non brucia più?-

-Brucia ancora, ma sono riuscito a farti ridere, quindi è quasi passato!- spiegò il riccio continuando a sorridere.

-Quasi?- chiese Louis continuando a sorridere con il capo chinato da un lato. -E come potrebbe passarti del tutto?-

-Baciami!- disse Harry semplicemente, forse neanche accorgendosi della bomba che avrebbe potuto scatenare.

Louis non ci pensò. Quella volta i suoi muri decisero di non erigersi lasciandolo senza alcuna maschera di doveri. In quel momento era solo Louis, un ragazzo di 24, cresciuto troppo in fretta.

Chiuse gli occhi e accostò le labbra a quelle carnose del ragazzo che per quattro anni aveva sognato invano.

Durò solo pochi secondi, ma furono i secondi più liberi di tutta la sua vita. Per un attimo Louis era ritornato a respirare a pieni polmoni e non ricordava che quella sensazione fosse così bella.

Louis non voleva aprire gli occhi. Era convinto che se li avesse riaperti, tutto gli sarebbe precipitato nuovamente addosso rendendolo ancora una volta schiavo di se stesso.

Fu solo quando la vocetta eccitata di Connor giunse alle sue orecchie si rese conto che quella libertà non era più cosa per lui. Aveva dei doveri, era padre, non doveva avere distrazioni.

Il ragazzo sospirò e aprì gli occhi proprio prima di ascoltare ciò che in quel momento le sue orecchie non avrebbero dovuto sentire.

-Posso chiamarti mamma ora? Avrei voluto che fosse lo zio Niall, ma anche tu mi stai molto simpatico!- esclamò Connor tutto eccitato.

-No Connie.- balbettò Louis rendendosi conto dei disastro che aveva appena combinato.

Harry ridacchiò scompigliando i capelli del piccolo. -Campione, non posso essere la tua... mamma! Sono un maschietto io! Torna a giocare con la tua bicicletta mentre io e papà parliamo ancora un pochino, va bene?- Il bimbo annuì e corse nuovamente dalla sua bicicletta nuova.

-Abbiamo fatto un errore. Questo non sarebbe mai dovuto succedere.- mormorò Louis con lo sguardo rassegnato che lo accompagnava da ormai troppo tempo.

-E invece sì, Louis. Questo doveva succedere.- disse Harry dolcemente e quando Louis scosse il capo vigorosamente prese il suo mento con due dita e lo guardò negli occhi. -Se pensi che sia stato solo un errore, dimmelo. Dimmelo ora guardandomi negli occhi.- sorrise sfiorando con un dito la guancia di Louis.

-Non posso, Harry! Sai che non posso.- sussurrò Louis deviando lo sguardo ma non allontanandosi da quel contatto.

-Perché non puoi? Cosa c'è che ti blocca?- chiese lasciando il mento del ragazzo e spostandosi ad accarezzare i suoi capelli.

-Ho delle responsabilità, un lavoro stressante e un bambino. Mi sembra già abbastanza. Non sono... in grado di avere una relazione. Se mi distraggo per un attimo mi crolla tutto addosso.- spiegò Louis semplicemente guardando finalmente Harry con occhi pieni di rimpianto e tristezza.

-Non ti crollerà nulla addosso. Saremo in due a mandare avanti tutto.-

-No, Harry. Non ti permetterò di addossarti tutti i miei problemi.-

-Ehi Lou! Questo non mi spaventa. Non mi spaventa nulla di questa situazione, se non la mancanza del sorriso sul tuo volto. Ti prego, dammi una possibilità.- mormorò stringendogli le mani. -Non desidero altro.... e poi...- proseguì facendogli uno scherzoso occhiolino. -In questo modo il mio ginocchio guarirebbe immediatamente.-

Louis sospirò e lasciò sfuggire uno sbuffo di risata.

-Se poi ti renderai conto che le cose non andranno bene potrai dirmelo! In ogni momento. E ti prometto che ti lascerò stare, o almeno ci proverò.-

Louis sospirò e appoggiò la sua testa sul petto del ragazzo.

-Sei cresciuto, piccolo Hazzold.- constatò sovrappensiero sovrapponendo la sua manina a quella di Harry.

Il modello sorrise a quel soprannome e arrossì.

-Me lo dicono in tanti e io rispondo sempre che è solo merito tuo. Se non ci fossi stato tu sarei rimasto per sempre il bimbo-caramella.- Louis sorrise e sospirò.

-Va bene...- mormorò impercettibilmente.

-Che cosa?-

-Ti do una possibilità.-

Angoletto
Scusate.
Non so proprio come chiedervi perdono. Era veramente una vita che non aggiornavo. Non è stato un periodo molto facile, avevo perso ogni ispirazione, in particolare con questa storia. Ho pensato a lungo di abbandonarla, ma non me la sono mai sentita fino in fondo, sia per voi che per i personaggi ai quali mi ero affezionata. In più con l'inizio dell'università i miei ritmi sono completamente cambiati e ancora non riesco a trovare un equilibrio.
Ringrazio con il cuore tutti voi che nonostante tutto siete ancora qui.
Spero di aggiornare un nuovo capitolo presto.
Scusate ancora, Somriure. <3
  
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